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2016, Universa. Recensioni di filosofia
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Universa. Recensioni di filosofia, 2015
Universa. Recensioni di filosofia, 2016
Il presente volume è costruito su due grandi parti: la prima (La separazione) mostra una grande apertura speculativa e sintetizza la metafisica di Barbaras esposta nei suoi precedenti lavori sul pensiero di Jan Patočka (di cui l'autore è uno dei maggiori interpreti internazionali), la seconda (Il sentimento), finora inedita, espone la sua teoria del sentimento. La motivazione fondamentale di questo lavoro, come si legge nell'introduzione, è "la volontà [...] di conferire alla poesia la sua portata metafisica massima" (p.9). Il poetico, inteso come ciò che eccede la poesia, non è un gioco letterario, ma un modo di esistere e un'esperienza umana fondamentale. Ha un significato rivelativo (significa apertura ad altro) e anche un versante ontologico (trascende il linguaggio e tenta di accedere allo spessore del mondo). Tale dimensione, secondo Barbaras, è il sensibile come tale. Il sensibile, quindi, non indica l'oggetto di una percezione fisica, né qualcosa di interiore, ma ciò che permette l'esperienza del mondo in quanto tale. Ha a che vedere con l'ontologico perché "l'essere è intrinsecamente sensibile" (p.54). Il mondo, però, conserva un carattere fondamentalmente opaco: si assenta in ciò che presenta, si ritira negli enti in cui si manifesta. Se fosse accessibile, diventerebbe un oggetto come gli altri, ma il mondo non è la totalità degli oggetti. Al contrario, esso è "movimento originario e superpotenza" (p.164), è l'ambiente in cui ogni ente si situa e che conferisce a ogni ente il suo carattere d'essere, la sua presenza. Il mondo ha una profondità (o distanza) irriducibile e mai raggiungibile perché non è oggettivabile. Da parte sua il linguaggio, in quanto oggettivante, è un elemento di separazione dal mondo dato che l'oggettivazione è la perdita del mondo in quanto tale. Il poetico, invece, è una sorta di movimento (o di esperienza) attraverso cui il linguaggio si porta al proprio limite. La poesia, come manifestazione del poetico, porta il linguaggio ai suoi limiti. Il poeta accoglie l'appello del mondo che si fa segno e lo elabora linguisticamente. Se nella parola il mondo si raddoppia, il linguaggio deve indietreggiare da se stesso perché il proprio del mondo è di sfuggire a una relazione di possesso. Il linguaggio,
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a cura di Francesca SANNA * Fin d'un monde ouvrier. Liévin, 1974 Diacronie. Studi di Storia Contemporanea Diacronie Studi di Storia Contemporanea www.diacronie.it Risorsa digitale indipendente a carattere storiografico. Uscita trimestrale.
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Recensione a : Ran Lahav, Comprendere la vita, Milano, Apogeo, 2004, in «Pratiche Filosofiche /Philosophy Practice», n.5, aprile 2005, pp. 99-100 Nel difficile percorso che la Consulenza Filosofica sta compiendo in questi anni per arrivare ad una adeguata consapevolezza di sé, un momento fondamentale è probabilmente rappresentato dal volume di Ran Lahav pubblicato da Apogeo alla fine del 2004 col titolo Comprendere la vita.
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