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2024, tremolardellmarina.wordpress.com
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È andata in scena al Gran Teatre del Liceu di Barcellona è andata in scena Orgia del compositore Héctor Parra su libretto di Calixto Bieito, che ne cura anche la regia.
(articolo divulgativo) in "Essere", II 2015.
genio senza fine e confini, diceva che l'umano è tubo digerente con contorni metafisici. Avesse visto il mio vicino di casa, del resto, avrebbe tolto anche i contorni. Ora, seriamente, il contatto quasi banale tra il realismo e la biopolitica è il corpo: la nostra nudità, la zoé se vogliamo citare Giorgio Agamben, o la nostra animalità se vogliamo tirare in ballo Jacques Derrida . Ma le cose, a mio avviso, sono più semplici (almeno prima facie). Se Guido Ceronetti può affermare, con serenità «salvate il mondo. Mangiate carne umana» , è perché siamo un ammasso di carne : letteralmente. Nell'aforisma celeberrimo della Gaia Scienza denominato "I quattro errori", Friedrich Nietzsche, come sempre, picchia duro sulla distinzione pesantemente costruita e articolata che separa, soprattutto entro la cultura occidentale, l'essere umano dal resto dei viventi (dalla natura tutta, dunque). Se qualcosa di reale c'è, e contro l'inemendabilità del banale ha ragione Maurizio Ferraris in troppi, onestamente, si sono scagliati, questo qualcosa è prima di tutto il corpo. La sua effimera presenza in questo mondo, la sua crescita che mira alla decomposizione, il suo costringere la mente, in barba all'idiota dualismo cartesiano, a fare i conti anche con gli umori dell'intestino, che ricorda a noi tutti che la struttura del reale è piano su cui possiamo edificare i nostri futuri castelli. Non che la corporeità sia immodificabile: il transumanesimo, deriva attiva del postumano, altro non è che tentativo di arginare un limite: corpi tecnologici, ibridi e mostri, umani dis-umani, sono azione sul reale. Ma, appunto, sul reale: non surreale. Dalle realtà, quale che sia il progetto, si deve pur partire.
La produzione zootecnica, con particolare riferimento alla carne bovina, è fortemente diretta dai modelli di crescita dei consumi alimentari che si sono succeduti negli ultimi sessant’anni. Dall’espansione verso il mito della fettina, fino agli hamburger “vegani”, in correlazione alla miglior distribuzione del reddito e del diverso assetto demografico che ha contraddistinto la società. In questa evoluzione si è inserita la nuova corrente di pensiero che ha finito per demonizzare gli allevamenti zootecnici, colpevoli di inquinamento e di praticare metodi di gestione degli animali non conformi alle esigenze di benessere degli stessi, nonché lo stesso alimento “carne rossa” ritenuta in sé pericolosa per la salute. Inoltre, il verificarsi negli ultimi anni di episodi allarmanti per la sicurezza alimentare e la salute del consumatore, quali quelli che hanno interessato prima i bovini inglesi e poi anche quelli del Continente, colpiti dalla malattia della BSE, e quelli riguardanti i mangimi alla diossina del Belgio, solo per citarne alcuni, hanno aperto una ulteriore frattura tra il sistema zootecnico ed il consumatore. Quest’ultimo, oltre a porre una maggior attenzione alla presenza della carne bovina nella propria dieta, se non ad eliminarla del tutto, ha cercato le certezze mancanti nel sistema di produzione biologico, mentre il mondo produttivo ha invocato l’etichettatura e la tracciabilità. In questo lavoro viene quindi inquadrata questa problematica, con riferimento al comparto dell’allevamento del bovino da carne, alla luce degli accadimenti che hanno interessato il settore.
Hermann Nitsch & Das Orgien Mysterien Theater , 2021
An introduction to Hermann Nitsch & Das Orgien Mysterien Theater
Siculorum Gymnasium, 2017
Sentiamo una donna gridare. I suoi bambini sono piccoli e tranquilli nei giubbottini e giocano tra loro, fratellino e sorellina, a rincorrersi. Fila alla cassa, kebab e moretti. Non si trovano le valigie: non si trovano, le hanno prese, per questo la donna è nel panico, e per questo vedo Youssef alzarsi dal nostro tavolino e raggiungere il proprietario. Bisogna risolvere perché la donna e piccoli tra poco hanno l’autobus per Roma. Hanno appena lasciato il CARA di Mineo, e queste valigie bisogna che tornino, bisogna che si sappia chi le ha prese, con i tablet e i soldi, e per questo chiedono a Youssef, buono e perduto, tunisino malacarne, magrissimo lupo, che è violento quando serve, in difesa di, per tirare a campare senza annegare. Annegare qui, nel ventre magro della città, che tutti contiene, sfama e affama.
Passato (o meglio tornato), in una feconda deriva senile, dall'immagine alla parola, David Cronenberg pubblica un romanzo, Divorati (Consumed) (2014) che costituisce quasi il compendio e la summa delle ossessioni visuali e tematiche da sempre alla radice del suo immaginario: la decantazione e l'essenza di quel body horror che la critica ha voluto identificare e definire nel suo cinema. Nato come sceneggiatura per un possibile film e poi rimasto ancorato alla pagina scritta, il libro è in realtà un'esperienza cinematica vissuta attraverso il testo anziché attraverso l'immagine filmata ma che a questa costantemente rimanda con efficace e tetragona icasticità. La meticolosa elencazione, dislocata ossessivamente lungo tutto il corso della narrazione con precisione maniacale e menzione esplicita di marche e modelli esistenti, di apparecchi elettronici, computers, macchine fotografiche digitali, focali e obbiettivi, programmi di catalogazione e montaggio di immagini, sembra -più che un manieristico esercizio di competenza tecnologica -un rituale esorcistico e apotropaico di dislocazione che esalti e celebri la transustanziazione della carne in feticcio mediatico e la speculare incarnazione dell'icona telematica in carne e sangue, in personaggi immaginari ma virtualmente concreti e corporei: l'affermazione di una centralità del corpo in assenza di un corpo, di una narrazione ed una rappresentazione del corpo e di una corporizzazione del rappresentato e del narrato. Quattro protagonisti principali: una giovane coppia di giornalisti, tanto esteticamente telegenici quanto moralmente ed intellettualmente inconsistenti, Nathan e Naomi, ossessionati dalla tecnica e dall'immagine virtuale e collezionisti compulsivi di gadget elettronici; una coppia, molto matura ma ancora sessualmente attiva e seducente, di filosofi marxisti, teorici del consumismo, Aristide e Célestine Arosteguy, disincantati, cinici e libertini, ispirati apertamente alle coppie Jean Paul Sartre/Simone de Beauvoir e Louis Althusser/Hélène Rytmann, la moglie assassinata dal filosofo marxista francese; quinto protagonista: la puntuale elencazione (e stigmatizzazione -in senso neutro: segnalazione, senza connotazioni negative -in tutti i personaggi) di disturbi, patologie o alterazioni psicofisiche estreme, analoghe a quelle che da sempre
2017
Ma un'opera autentica (libro, quadro, musica) serve a farti vedere altro, o meglio a cambiare il tuo modo di vedere, di percepire le cose e il mondo, serve a illuminare il tuo sguardo su aspetti della realtà che ti sono sconosciuti, a scuoterti per un istante dal tuo stato abituale di robot sonnambolico. A risvegliarti, anche se per pochi istanti, dandoti la vertigine di qualcosa di ignoto, che infrange le norme e le regole nelle quali vivi incastrato e anestetizzato.
Un antidoto alla deriva neogotica. L'attualità della visione tomista circa la risurrezione della carne, 2021
C. Dalpozzo - F. Negri - A. Novaga (a cura di), La realtà virtuale. Dispositivi, estetiche, immagini, Mimesis, Milano, pp. 41-54., 2018
Visibile e mobile, il mio corpo è annoverabile fra le cose, è una di esse, è preso nel tessuto del mondo e la sua coesione è quella di una cosa. Ma poiché vede e si muove, tiene le cose in cerchio intorno a sé, le cose sono un suo annesso o un suo prolungamento, sono incrostate nella sua carne, fanno parte della sua piena definizione, e il mondo è fatto della medesima stoffa del corpo.
Liberazioni - Rivista di critica antispecista, 49, pp. 6-17, 2022
La carne coltivata viene sempre più promossa sia dall’industria alimentare che da molte organizzazioni animaliste come un’alternativa sostenibile alla carne tradizionale proveniente dalla macellazione. Di primo acchito, la carne coltivata, che viene prodotta da cellule staminali raccolte mediante una biopsia apparentemente innocua e poi “coltivata” in bioreattori, sembra una soluzione logica e pure ingegnosa al problema apparentemente insormontabile di bilanciare la crescente domanda globale di prodotti animali con i disastrosi costi ambientali e animali della produzione industriale di carne. Sfortunatamente, a un esame più attento risulta ben presto evidente che quest’ottimismo è infondato: la carne coltivata è ben lungi dall’essere una panacea per i mali intrinseci della produzione industriale di carne. Anzi, collaborando strettamente con le grandi industrie del cibo e con i produttori industriali di carne per sviluppare e promuovere la carne coltivata, e distogliendo così l’attenzione dallo sviluppo di alternative vegetali sostenibili alle proteine animali, il progetto della carne coltivata finisce proprio per perpetuare i mali dell’industria alimentare.
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Della carne degli animali e del consumo etico, 2020
Carne e macellai tra Italia e Spagna nel Medioevo, a cura di B. Del Bo e I. Santos Salazar, 2020
Storiografia. Rivista annuale di storia, 2014
Scientia et Fides, 2019
Soglie del linguaggio: Corpo, mondi, società (a cura di A. Bertollini e R. Finelli), 2017
Studi irlandesi. A Journal of Irish Studies
Versione del 31 mag 2023, prima del 3 ottobre 2008, 2023
Revista De Filologia Romanica, 2000