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Un'estetica senza fondamenti: Berleant e l'approccio relazionale

Abstract

All'inizio del paragrafo "La necessità di una nuova estetica" dell'Introduzione a questo volume, si legge: Forse stiamo attraversando una fase paragonabile alla rivoluzione einsteiniana della fisica, la quale non ha scartato la teoria newtoniana bensì l'ha inserita in un quadro più ampio, inclusivo e meno assoluto. Ecco: è possibile sviluppare una nuova estetica che conservi le intuizioni della teoria tradizionale ma ne ampli notevolmente la portata? Un'estetica che offra cioè apertura e flessibilità al posto dell'esclusività e del dogmatismo del passato? 1 Fin dagli anni '60 del secolo scorso, Arnold Berleant ha tentato-in sostanziale isolamento-di costruire un'estetica coerente sia con le rivoluzioni scientifiche della relatività, della fisica quantistica, della biologia e dell'ecologia, sia con i mutamenti sociali, artistici e culturali nati nel XX secolo. Se, in prima istanza, il paragone tra la rivoluzione einsteiniana e la rivoluzione estetica potrebbe sembrare azzardato, in realtà esso cattura perfettamente il presupposto dal quale si sviluppa il suo pensiero, magistralmente espresso anche in quest'opera, Ripensare l'estetica. Si tratta appunto di ripensare una nuova estetica mettendone in radicale discussione le stesse fondamenta nate nel contesto moderno; per Berleant questo significa però anche elaborarne le implicazioni al di là di una mera analisi concettuale e intellettuale, immaginando un diverso modo di percepire più aperto e flessibile, non dogmatico e non esclusivo. Anche se molte delle sue riflessioni più note si sono sviluppate attorno alle arti, Berleant non propone certo un'estetica quale filosofia dell'arte. Si tratta di un approccio plenario al sentire e al pensare profondamente immerso nella continuum della corrente della vita 2. L'analogia tra le vicende dell'estetica e quelle della fisica viene precisata ulteriormente in un passo poco oltre a quello citato, quando viene chiarito che l'inadeguatezza del modello newtoniano nella spiegazione di molti fenomeni della realtà, inadeguatezza che emerse all'inizio del Novecento e che portò alla rivoluzione di Einstein, va di pari passo con l'inadeguatezza propria dell'estetica tradizionale nel far fronte alle nuove dimensioni dell'arte e dell'estetico che sono emerse a partire dallo stesso periodo storico. Se dunque la fisica della relatività e la fisica quantistica hanno cercato negli ultimi cento anni di rendere ragione di una realtà alla quale le griglie concettuali dello spazio-tempo newtoniano risultano strette, allo stesso modo-e da questa precisa esigenza origina il progetto di Berleant-occorrono una filosofia e, nello specifico, un'estetica che corrispondano ai fenomeni percettivi e artistici che popolano da circa un secolo lo spazio-tempo culturale e sociale che viviamo. Come Kant cercò di ripensare l'estetica in 1 Si veda infra, p. ??. 2 Si veda a questo proposito l'ultimo suo libro,