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“Alle redici della passione orientalistica di Federico Borromeo”, in AA.VV., Il progetto culturale di Federico Borromeo tra passato e presente, Milano, Biblioteca Ambrosiana – ITL srl, 2023, 109-119
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"Cenobio", LXIX/1, gennaio-marzo 2020
Da quanto nel 1607 Agostino Agazzari, considerando il grado di trasparenza polifonica della Missa Papae Marcelli, fissò il luogo comune di Palestrina salvatore della musica liturgica a più voci di fronte al tentativo del Concilio di Trento di restaurare l'austera monodia, l'alone leggendario sorto intorno all'aneddotica scoraggiò per molto tempo l'indagine su una vicenda politico-culturale fondamentale sia come rilevamento della lacerazione estetica inferta al corpo dell'espressione musicale cinquecentesca richiamata all'impassibilità di un ordine esaltato nel suo valore statico, sia come manifestazione paradigmatica di un dirigismo la cui severità trova paralleli solo in epoca più recente, nella condizione totalitaria di società rigidamente organizzate. Dietro l'idealizzazione dell'artista, in questo caso determinatasi ben prima dell'avvento del Romanticismo, nessuno seppe intravvedere il ruolo culturale della grande personalità di Carlo Borromeo la cui posizione cruciale venne riconosciuta solo da qualche studio intrapreso agli inizi del Novecento (Karl Weinmann, Das Konzil von Trient und die Kirchenmusik, Lipsia, 1919) per essere messa a fuoco solo attraverso ricerche successive (Lewis Lockwood, The Counter-Reformation and the Masses of Vincenzo Ruffo, Vienna-Venezia, 1970).
Vincenzo Cassì, L’estimo di Niccolò Borromei (Bologna, 1296-97), «Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano», 2014-2015, pp. 225-44
L'articolo presenta un'interessante e inedita testimonianza di volgare bolognese d'età dantesca: l'estimo di Niccolò Borromei (1296). Dopo i primi capitoli preliminari dedicati all'istituzione dell'estimo a Bologna e al rapporto che lega tale tipologia documentaria al volgare, si procederà, attraverso la documentazione d'archivio, a ricostruire parte della storia familiare dei Borromei, concedendo particolare attenzione alle denunce dei redditi dei vari componenti della famiglia. Dopo un'attenta analisi codicologica e paleografica del manoscritto, verrà discussa l'autografia del documento, anche mediante il confronto, sincronico e diacronico, tra i diversi estimi di Niccolò e quelli dei familiari. Saremo in grado pertanto di riflettere sulle competenze scrittorie del Borromei e dei membri della famiglia; e si potrà mettere in evidenza eventuali differenze stilistiche tra redazione latina e volgare. Per concludere, seguirà l'edizione e l'analisi linguistica del documento. "Il contributo riprende, amplia e sviluppa la mia tesi di laurea triennale: V. Cassì, L’estimo di Nicola Borromei, Tesi di laurea in Paleografia latina e Diplomatica, relatore prof. Giovanni Feo, correlatore prof. Armando Antonelli, Sessione III, Anno accademico 2006 – 2007. Un ringraziamento particolare va ad Armando Antonelli per aver seguito il lavoro a partire dal suo inizio, contribuendo a migliorarlo con utili consigli". [Per una svista, questa nota iniziale è stata eliminata dall'edizione a stampa: la redazione del «BOVI» se ne dispiace e chiede scusa]
Di questa costa, là dov'ella frange più sua rattezza, nacque al mondo un sole, come fa questo tal volta di Gange. Però chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vole. (Par., XI, 50-54)
Edizioni Qui Edit -Verona 2016 "Il Comitato Scientifico esamina direttamente tutti i lavori proposti a questa Collana, avvalendosi altresì della consulenza di specialisti italiani e/o stranieri attraverso un processo di double blind peer review, i cui atti restano secretati presso la Segreteria del C.R.E.S."
Attraverso uno scambi epistolare in parte inedito (e integralmente ripubblicato, il saggiop ricostruisce il rapporto tra Scipione Ammirato, tacitista e scrittore politico del XVI secolo, e Federico Borromeo, principe della Chiesa e arcivescovo di Milano, autore a sua volta di trattati politici. Emergono in particolare il tema dello scontro con gli Ottomani, l'urgenza dunque della difesa della fede cattolica, e quello della ragione di stato. Ma soprattutto si dewlinea ilq uadro delle letture politiche di Federico Borromeo, che poi in qualche modo egli utilizzerà nelle sue scritture politiche.
1999
Il lavoro descrive le condizioni inerenti alla fondazione e all \u27atti vità del vecchio lazzaretto fiumano. La ricerca è incentrata sull \u27analisi architettonica, finora mai compiuta, di questo complesso, che ri sulta essere grandioso per la situazione fiumana di quei tempi. Confrontando i resti conservati si fin o ad oggi, con la documentazione archi vistica nota e quell a di recente elaborazione, si rip ropone la ricostru zione del suo aspetto originario, supportata dall a spiegazione delle funzioni dei singoli edifici. Il vecchio lazzaretto di S. Carlo viene raffrontato con quello omonimo di Trieste ed entrambi con il loro comune diretto punto di partenza, ossia con l\u27atti vità edificatoria lubi anese dei primi decenni del XVIII secolo.Rijecko se gradanstvo izgradnjom lazareta zeli rijesiti obveze ugoséivanja carskih trupa, koje su se u gradu zaddavale na proputovanju prema panonskom ratistu. Dakako, i svih zala koje je donosilo njihovo konacenje unutar gradskih zidina. Ca...
Milano, 6-7 ottobre 2005 BIBLIOTHEC A ERUDITA www.vitaepensiero.it Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano,
2018
La collana «Studia Borromaica» è in distribuzione presso l'Editore ITL. Per l'acquisto di singoli volumi e la sottoscrizione di un ordine continuativo rivolgersi al medesimo.
Orientalismi italiani (eds Gabriele Proglio), 2012
Orientalism di Edward Said, ormai da decenni, è al centro di un vivo dibattito. Forse perché, fin dalla prima citazione, da quel 'non possono rappresentare se stessi; devono essere rappresentati' ripresa dal Der achtzehnte Brumaire des Louis Bonaparte di Karl Marx, il contesto messo a fuoco, insistendo sulla linearità dell'Europa, di alcuni tratti dominanti del suo pensiero, produce nel lettore una forma di straniamento, di disallineamento con la retorica del passato, delle identità, delle nazioni. Privati del manto che apparentemente unifica, altro non è che l'effetto delle modulazioni dei confini, si dischiude un universo che va trattato nelle sue specificità. E, sebbene con declinazioni diverse, si scopre che, alla fine, si sta parlando di altri volti dell'Europa, proprio come succedeva per Venezia nelle Città invisibili di Italo Calvino. Di qui l'idea di orientalismo come 'mali della -e aggiungerei nellacultura europea ', del Soggetto (Mellino 2009, Young 1990): un universo valoriale che, proprio in quanto creato in seno al logos europeo, ne conferma la centralità e la coerenza. Dunque, non un sistema dicotomico, ma la riproduzione, su altri frangenti, della discorsività europea, di un modus ponens che, secondo Said, iniziò con la descrizione e classificazione degli altri, delle forme di alterità, per poi diventare un approccio consueto e diffuso. L'elemento patologico, in tal senso, andrebbe riscontrato nell'estensione su grande scala della 'capacità processuale' -Said parla di distribuzione della consapevolezza geopolitica, di elaborazione d'"interessi" e di volontà. Non si tratta solo di condividere delle rappresentazioni, ma della capacità di fare propri, di adottare nella pratica, certi modelli interpretativi. Percorrendo questa linea, Said individua nella cultura greca le origini epistemologiche delle forme di relazionalità, delle funzioni che permisero l'affermazione e l'ancoraggio, in una
Premesse Nel proposito più generale di indagare come la cultura orientalizzante sia stata recepita e interpretata nell'antichità, ho scelto di iniziare dai troni, quali oggetti che caratterizzano al meglio l'ambiente principesco o regale. Qui di seguito mi dedicherò ai crateri, comunque sarebbe interessante allargare l'indagine ad altri oggetti rappresentativi della cultura orientalizzante.
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Pinacoteca Ambrosiana. Tomo sesto - Collezioni Settala e Litta Modignani - Arti applicate da donazioni diverse - Numismatica, Musei e Gallerie di Milano, 2010
Scritti dedicati a Vincenzo Aversano a cura di Silvia Siniscalchi, 2014
Byzantium, Russia and Europe. Meeting and Construction of Worlds, Opuscula Historiae Artium (Supplementum), 2013
Teatro e Storia , 2019
RiDESN I/2 (2023), 31-45
Modigliani scultore, a cura di G. Belli, F. Fergonzi, A Del Puppo (Rovereto, 2010-2011), Milano, Silvana Editoriale 2010 , 2010
Italian Studies, 2016
Incontri Rivista Europea Di Studi Italiani, 2013
Democrazia, Inclusione e Pace nel Mediterraneo, cur. G.G. Curcio, P. Nepi, Roma 2017, pp. 179-185, 2017
Almo Collegio Borromeo. La resistenza della bellezza, 2020
QUADERNI BORROMAICI. SAGGI STUDI PROPOSTE, 2015
Aristonothos Scritti Per Il Mediterraneo Antico, 2009
Carte romanze, 2020
Atti del Congresso Internazionale di Musica Sacra (Roma, 26 maggio - 1 giugno 2011). Edited by Antonio Addamiano e Francesco Luisi. 3 vols. Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2: 665-676., 2013
Andrea Spiriti, Dario Generali, Ezio Vaccari (eds.), "Clelia Grillo Borromeo Arese. Un salotto letterario Settecentesco tra arte, scienza e politica", vol. I, Florence, Olschki, 2011, pp. 91-112., 2011