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2021, Psichiatria e Psicoterapia Culturale
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è in quanto creatura che l'uomo impara a conoscere in un primo tempo come suo signore il Dio, sempre più grande e perciò sempre più nascosto. E questo rapporto di velamento e svelamento è iscritto nel suo stesso essere. [...] Se egli si ribella a questa legge intacca se stesso. Certo, la rivelazione della parola è molto di più che il risveglio dell'ordine immenso nell'oblio del peccato. Ma essa è sempre anche questo e perciò rimanda sempre anche a una zona della necessità, dietro la quale la creatura non può più ritornare. Nella particolare non evidenza della fede cristiana si manifesta quindi anche e sempre qualcosa che, con le necessarie precisazioni, può essere chiamata evidenza del creatore, che si rivela velatamente come principio e fine di tutte le vie del mondo.
Il secolo di Dante, Bompiani, 2012 (trad. di Dante and the Origins of Italian Literary Culture)
(sulle ultime parole di Ludwig Wittgenstein) Dare inizio ad una ricerca è sempre un'operazione difficile da compiersi anzi, spesso si è sospinti a desistere proprio perché diviene veramente complesso trovare l'espediente che giustifichi un principio. Queste brevi ed incerte riflessioni d'esordio non vogliono essere per nessuna ragione fuorvianti, ma suggerire una via d'uscita al dilemma. Così, anche per dare avvio ad una dissertazione che dovrà condurre all'elaborazione di una tesi finale, è vitale trovare il giusto aggancio che, in questo specifico caso, può essere rinvenuto in mezzo alle complesse ed articolate motivazioni che possono invitare alla speculazione tra tutte le quali una emerge: la passione del sapere, il gusto dello scoprire, dell'illuminare l'oscurità che sempre circonda l'intelligenza. La passione deve essere sostenuta, poi, dalla meraviglia, altrimenti rischia di scadere in un patire senza frutto alcuno, in una esanguità, mentre la sua accidentalità non è costretta fare altro che germinare dal terreno in precedenza dissodato dallo stupore di scoprire. Solo così, le parole che di sotto seguono assumono quel senso che devono possedere e trasmettere al lettore. Proviamo a cominciare usando un espediente.
All'interno di questo elaborato viene approfondita la relazione controversa esistente tra i diversi posizionamenti teorici all'interno dell'attuale dibattito etnopsichiatrico.
Un viaggio alle radici del monoteismo. L'individuazione della creatio ex-nihilo come momento fondante del monoteismo, dove fu detto che il Nulla è all'origine di tutto ciò che è, impone di rivalutare l'opinione comune sul presunto monoteismo biblico. Dalla Bibbia alla gnosi cristiana, dalla filosofia giudeo-ellenistica alla Qabbalah medievale, da Meister Eckhart al Chassidismo, un sintetico percorso storico che si propone di evidenziare le differenze antropologiche che, attorno al concetto di "nulla", hanno segnato profondamente l'evoluzione e i drammi della civiltà occidentale.
La sirena bicaudata, o bifida, la figura di donna con una doppia coda di pesce da lei saldamente tenuta in alto con le mani, è certamente il più frequente, oltre che incompreso, simbolo che nel medioevo romanico tra il X ed il XIII sec. troviamo inserito su mura e pavimenti di Chiese e Pievi cristiane. La sua diffusione è vastissima e spazia dalla Irlanda, dove con più frequenza si trova la simile ma diversa "Scheila-na-gig", fino a Francia, Spagna, Svizzera e, qui altamente presente, l'Italia. Qui la si vede a Como, Milano, Pavia, Lucca, Pienza, Modena, Ravenna, Sovana (Vt), Cerveteri (Roma) e poi, in modo particolare, in tutta la Puglia. In territorio pugliese infatti si vede a Bitonto (Ba), a Monte S.Angelo (Fg), a Galatina a Bagnolo (Le) e, in ben quattro chiese, a Lecce città. Elenco, questo, puramente indicativo e certamente incompleto. Indubbia quindi, si evince da tutto ciò, è la grande importanza e valenza cristiano-religiosa data a quella figura in quel periodo storico. Ma questa figura-allegoria però la vediamo testimoniata, evidentemente con una pari o simile valenza, già nel V-IV sec. a.C. in ambito etrusco in una necropoli a Sovana (Gr). Restando al medioevo quella figura, vuole poi notato, non si trova solo in Chiese e Pievi: seppure molto più raramente essa la si vede in vari palazzi nobiliari ed anche su qualche stemma, sempre nobiliare. Questo denota, vedremo come e perché, che quella figura era caricata di un aspetto filosofico, era legata ad una nobiltà intesa quale condizione dell'uomo, del filosofo socraticamente inteso. Più tarda, del 1555, è la grande statua di Sirena, corpo di donna e doppia coda di pesce, che si trova a Bomarzo (Vt) nel Parco dei Mostri e citata spesso, erroneamente a mio avviso, quale figura di Echidna. Largamente oggi incompresa, generalmente considerata una tra le tante figure di un supposto solo fantastico ed inspiegato "bestiario medioevale", essa è oggi al più suggerita secondo la lettura che delle Sirene, quelle classiche con una sola coda, è stata fatta a partire dal 300/400 dai padri della cristianità paolina : al più essa è considerata per come Ambrogio, assieme a tanti altri, la cita ovvero quale : < ..simbolo della melodiosa lusinga della voluttà. La voluttà del mondo ci lusinga anch'essa coi diletti della carne..> (U. Rahner-Le sirene di Ulisse). Ma quella figura dice ben altro, vediamo perché. La analisi del simbolo qui in esame, quello della sirena bifida, simbolo che manca di compiuti racconti mitologici che lo contemplino, deve con evidenza rivolgersi e partire da quanto ci è detto per le sue antenate Sirene omeriche. Sirene queste viste dapprima con volto femminile e corpo di uccello e poi, dopo alcune ibridi passaggi, con il corpo diviso: femminile per la parte superiore e di pesce, con una sola coda, per la parte inferiore. Su queste prime Sirene vedremo ora cosa si può dire e ricavare per potere, di conseguenza, capire come si può motivare e spiegare la lettura e l'uso in ambito "religioso-cristiano" della Sirena dalla doppia coda. Ultima importante nota è poi il fatto che, assieme ad Omero, di Sirene ci parla anche la tradizione giudaica. Per la versione della Settanta infatti, ci informa Rahner nel testo citato, i cui traduttori rendono il nome ebraico di una bestia sconosciuta con il greco "seirénes" cioè Sirene, ne dicono Giobbe (30.29), Isaia (13.21,22 ; 34.13 ; 43.20), Michea (1.8), Geremia (50.39). Quel termine, seirénes, in latino viene poi variamente riportato come "sciacallo o struzzo", ma anche Gerolamo, continua Rahner, traducendo direttamente dall'ebraico Is. 13.22, legge quel termine come Sirene. Ora, su tutte queste più antiche Sirene che per la iconografia ci sono mostrate ornitomorfe e poi ittiformi ma con una sola coda di pesce, possiamo vedere e dire che :-esse ci sono ben testimoniate sui sarcofagi questo fatto ci mostra una certa vicinanza delle Sirene all'animo umano. Esse sono infatti messe sui sarcofagi ad indicare un loro importante compito in quel momento di passaggio: accompagnano-seguono il defunto, la sua anima. Questa similitudine-legame con l'animo umano dalla critica è poco seguita ma così il loro ruolo nel momento del trapasso, generalmente ben riconosciuto, resta assolutamente inspiegato e misterioso. Vedremo proseguendo come e perché quella vicinanza può e deve invece essere portata a vera analogia.-esse hanno una doppia natura : in entrambe le forme con cui in antichità sono rappresentate, ornitomorfe ed ittiformi, si mette in evidenza la costante di una loro doppiezza di natura. Ma tale doppiezza resta pur anche interna ad una unica figura e pertanto più che dirci di "doppia natura quale origine-essenza" ci dice di una "doppia natura come carattere-azione" riportabile e riconducibile ad "una sola natura-origine-essenza. Non sempre considerato a pieno, questo aspetto è invece piuttosto importante, vedremo più avanti come e perché.-esse sono variamente attestate nel numero di due o tre, ma anche quattro o sei: stante ciò è evidente che tali dati numerici, in sé non possono né devono servire al nostro intento. Significativo è invece il fatto che, comunque, è di una pluralità che si dice. Anche Omero nel dirne usa un "duale" che facilmente voleva dire di una generica pluralità. La conseguenza che quindi si può trarre da ciò è il fatto che sono diverse le "azioni-strumenti-modi" coi
Sommario del volume 7 maria clotilde camboni (A)sistematiche, (ir)razionali, (extra)schematiche: le rime interne 33 nadia belliato Per un commento al «Dittamondo»: il Paradiso terrestre e la personificazione di Roma (I xi) 49 alessia di dio «Per altrui sospira»: gelosia e tradimenti. Su un sonetto conteso tra Domizio Brocardo e Giorgio Musca 71 giulia raboni L'anti-idillio di Vittorio Sereni Le forme dell'italiano scritto. Convegno internazionale di storia della lingua italiana (9-10 ottobre 2014). Atti, a cura di chiara gizzi 93 piero g. beltrami Storia della lingua e filologia romanza 111 paolo d ' achille Storia della lingua. Lo stato della disciplina 133 michele loporcaro Storia della lingua e linguistica 159 uberto motta, niccolò scaffai, luca d ' onghia «Storia dell'italiano scritto». Una tavola rotonda sommario 6 183 rita librandi Una storia dell'italiano scritto per i nodi della storia della lingua italiana 191 Abstracts Indici, a cura di enea pezzini 197 Indice dei nomi, dei personaggi e delle opere anonime 206 Indice dei manoscritti e dei documenti d'archivio <[email protected]> Quaderno di italianistica 2015, Pisa, ETS, 2015, pp. 33-48. 1. Uberti Rime 2013. 2. Uberti Ditt. 1952. 3. Si pensi, per fare solo qualche esempio, alle pagine scritte sulle terzine in provenzale e in tedesco (Renier 1898; Nicolussi 1898a), sullo studio dedicato al basilisco (Basile 2009), sulla geografia dell'Italia (Nicolussi 1898b) o, in tempi più recenti, sulla raffigurazione di Roma (D'Amico 2009, pp. 152-74).
La provedenza, che cotanto assetta, del suo lume fa 'l ciel sempre quieto nel qual si volge quel c'ha maggior fretta; 121 e ora lì, come a sito decreto, cen porta la virtù di quella corda che ciò che scocca drizza in segno lieto.
Études platoniciennes, 2008
La generazione del mondo Il mondo e generato, e uno, e retto provvidenzialmente. Cosi Filone nel De Opificio 171. Che il mondo sia generato viene detto per rispondere a coloro - Aristotele in primis - che pensano ad un cosmo non creato ed eterno ; che sia uno, e tesi sostenuta contro quanti credono nell’esistenza di piu mondi, addirittura in numero infinito. Il mondo, dio visibile, e uno come uno e Dio secondo il cui modello il mondo e generato. Che sia retto da provvidenza, infine, e chiaro ...
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, 2004
https://www.ciid.science/blog/2023/01/17/la-dialettica-delluniverso-prima-parte/, 2023
Panorama Numismatico, 2017
Il miracolo di Pentecoste, 2021
“Viaggio intorno all’Esoterismo”, 2024