Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2015, Scienze e ricerche
…
5 pages
1 file
In questo breve articolo prendo spunto dalla odierna "gastromania" per pormi qualche domanda sulla relazione fra cibo ed etica. Riflettendo sul soggettivismo della cultura morale moderna, sostengo alla fine che il nesso fra alimentazione e scrupoli morali va ricercato nel radicamento dell'eccedenza simbolica del cibo nell'identità personale.
in A. Giannitrapani, I. Ventura Bordenca, a cura di, Politiche della cucina. Discorsi, conflitti, culture, EC, Rivista dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici, 2019
De gustibus non disputandum quando oggetto del gusto sono il bello e il brutto. Ma se sono il buono e il cattivo, che almeno in cucina incontrano oltre alla vista l’olfatto, il tatto e propriamente il gusto, la disputa c’è eccome. Buono e cattivo, infatti, sommuovono il corpo e lo fanno stare bene o male; e in cucina permettono di giudicare, attraverso il cibo, comportamenti e modi dell’uomo. Si dice perciò “cattivo” sia di un cibo sia di una persona. Questo articolo elabora una semiotica del disgusto a partire da una ricerca dei rapporti fra gastronomia ed etica. La nostra ipotesi è che l’etica abbia sempre trovato nella gastronomia, che ha una scala di valori dove in alto c’è il buono e in basso il cattivo e il cui programma di base è la conoscenza del bene e del male per il ristoro altrui, il suo linguaggio metaforizzante e il miglior campione di se stessa. Il cibo a tavola è un’allegoria costruita dagli uomini, un grande Gedankenexperiment, per dire altrimenti di che sanno gli altri, che sapore hanno, con la speranza che sappiano di buono o che buoni possano diventarlo. Finendo poi, invece, per imbattersi nella situazione contraria, nel marcio, come nella serie Perishables (2005) di Pinar Yolacan, con gli effetti di disgusto che ne discendono. La cucina ci eleva dalla condizione di mortali, disgustati al pensiero di “mangiare polvere e tornare a essere polvere” (Genesi 3, 14-19).
anno 44 n. 390 giugno 2014 L'etica in bilico (dalla padella della biologia alla brace della cultura)
Il saggio considera l'insieme degli atteggiamenti di Petrarca nei confronti del cibo, testi-moniati da una lunga serie di passi sparsi nella sua opera, e in particolare in alcune impor-tanti lettere «Senili». Da questo esame risultano varie funzioni assegnate al discorso sull'alimentazione: quella oppositiva, che distingue tra gozzoviglia e moderazione, tra cibi artefatti e cibi naturali, tra sporcizia e pulizia, e infine, sul piano sociale e politico, tra lusso e corruzione da una parte, e modestia e virtù dall'altro; quella positiva, che associa la buona e semplice alimentazione naturale alla salute e alla vita tranquilla e solitaria; quella estetica, non meno importante delle altre, che fa del modo di nutrirsi un «test» particolarmente importante sulla civiltà e la buona educazione. Cibarsi, insomma, è per Petrarca un fatto assolutamente culturale, e con ciò egli chiaramente supera i dilemmi della morale cristiana, e pone per primo le basi per una riflessione moderna sull'argomento. Abstract The research considers the combined attitudes of Petrarch in comparison with food, attested by a long series of scattered steps in his work and, in particular, in some significant «Senile» letters. There are various functions resulting from this research, aimed at the discussion of nutrition: The opposing, which distinguishes between gluttony and moderate eating, artificial and natural foods, cleanliness and dirtiness —on both a social and political level, between luxury and depravation, on the one hand, and modesty and virtue, on the other. The positive, associates a good, simple natural diet with health and a peaceful, private life. The aesthetic, of no less importance than the others, tests eating habits, proven particularly important with regard to civilisation and good education. In short, for Pe-trarch, eating was a completely cultural event, with which one clearly overcame Christian moral dilemmas and which firmly stood by its foundations for a modern reflection on the debate.
Liberazioni - Rivista di critica antispecista, 49, pp. 6-17, 2022
La carne coltivata viene sempre più promossa sia dall’industria alimentare che da molte organizzazioni animaliste come un’alternativa sostenibile alla carne tradizionale proveniente dalla macellazione. Di primo acchito, la carne coltivata, che viene prodotta da cellule staminali raccolte mediante una biopsia apparentemente innocua e poi “coltivata” in bioreattori, sembra una soluzione logica e pure ingegnosa al problema apparentemente insormontabile di bilanciare la crescente domanda globale di prodotti animali con i disastrosi costi ambientali e animali della produzione industriale di carne. Sfortunatamente, a un esame più attento risulta ben presto evidente che quest’ottimismo è infondato: la carne coltivata è ben lungi dall’essere una panacea per i mali intrinseci della produzione industriale di carne. Anzi, collaborando strettamente con le grandi industrie del cibo e con i produttori industriali di carne per sviluppare e promuovere la carne coltivata, e distogliendo così l’attenzione dallo sviluppo di alternative vegetali sostenibili alle proteine animali, il progetto della carne coltivata finisce proprio per perpetuare i mali dell’industria alimentare.
In questo saggio discuto, tra il serio e il faceto, il cortocircuito che si crea quando dilemmi morali giganteschi - come la scelta se mangiare o no carne animale - penetrano nello spazio conviviale della tavola. La conclusione del ragionamento è aporetica.
2000
La nutrizione è un bisogno primario e vitale d'ogni individuo: senza nutrimento, infatti, il corpo (soma) deperisce e muore. Ci si aspetterebbe che gli esseri umani attuassero strategie di comportamento alimentare basati sul pragmatismo e sull'utilizzo di quante più risorse alimentari possibili; in realtà sono molte di più le sostanze commestibili di cui l'uomo si priva volontariamente, perché ritenute "disgustose",
A cura di Lorenzo Geri, Marco Grimaldi, Nicolò Maldina e Maria Rita Traina. 🔗 https://bit.ly/2YUiIgo. Premessa di L. Geri, M. Grimaldi, N. Maldina, M. R. Traina. GUITTONE MORALE. TRADIZIONE E INTERPRETAZIONE. L. Leonardi, Guittone morale, o la precaria egemonia di un intellettuale rivoluzionario. I. TESTI, TRADIZIONE. A. Beretta, I sonetti morali di Guittone d’Arezzo nella tradizione manoscritta: appunti per una nuova edizione (con un saggio in appendice) - V. Brancato, Per una nuova edizione delle canzoni morali - M. R. Traina, Appunti sulle «Lettere» guittoniane (con una nota su Finfo) - R. Mercuri, Dante storico e critico della letteratura: Guittone (s)canonizzato. II. POLITICA, RELIGIONE, MORALE. L. Geri, La poesia religiosa di Guittone - C. Menichetti, Guittone e la lirica moralistica dei trovatori - A. Montefusco, Politica, religione e società: Guittone e i frati gaudenti - E. Fenzi, Guittone d’Arezzo, ovvero l’etica del «ben fare» V. Torregiani, Guittone d’Arezzo: le parole della politica - F. Fusaroli, Per il lessico morale di Guittone d’Arezzo “Amico” e “Filosofo” III. GUITTONE NEL TRECENTO. S. Finazzi, Le canzoni morali di un guittoniano della metà del Trecento: Gregorio d’Arezzo - M. S. Lannutti, «Ama chi t’ama». Petrarca interprete di Guittone. - F. Zinelli, Guittone civile: le canzoni di Bindo Bonichi (e altri episodi di guittonismo trecentesco). Indici.
An introduction to anthropology of food, its interests and foci, and to intersections between food and culture(s).
Articolo divulgativo apparso sulla rivista Prometeo
Io, la Regina II, 2020
Sommario: Il saggio esamina il nuovo paradigma alimentare introdotto a Napoli da Maria Carolina e la sua penetrazione nel costume dell’aristocrazia napoletana, tanto nei banchetti uffciali quanto nella vita privata. Attraverso i documenti dell’Archivio Loffredo si individuano le novità portate da questo modello e le contaminazioni con la cucina tradizionale, nonché il loro influsso sulle abitudini sociali. A PRINCE AT THE TABLE. FOOD CONSUMPTION AT COURT BETWEEN BANQUETS AND PRIVATE MEALS abStract: This essay analyzes the new alimentary paradigm introduced in Naples by Maria Carolina and its penetration into the customs of Neapolitan aristocracy, both at offcial banquets and in private life. Trough the documents of the Archivio Loffredo are identifed the novelties introduced by this model and the contaminations with the traditional cousine, as well as their influence on social habits.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Della carne degli animali e del consumo etico, 2020
In "Fucilati per l'esempio. La giustizia militare nella Grande Guerra e il caso di Cercivento", a cura di Luciano Santin e Andrea Zannini , 2017
Parole da gustare. Atti del Convegno Di mestiere faccio il linguista. Percorsi di ricerca, Palermo – Castelbuono 4-6 maggio 2006 ; a cura di M. Castiglione, G. Rizzo , 2007
Le tavole di corte tra Cinquecento e Settecento, a cura di Andrea Merlotti (Rome: Bulzoni, 2013), 2013
Manifesto per una sinistra cosmopolita, a cura di Luca Taddio, Mimesis, Milano, pp. 211-241, 2013
Parolechiave, 2018
Scienza & Politica. Per una storia delle dottrine, 2010
Virtù, o i 100 ingredienti della dieta sostenibile., 2020
Ricerche Aristoteliche. Etica e politica in questione, 2021
ECONOMIA AGRO- …, 2009
Annali della Facoltà di Scienze della Formazione Università degli Studi di Catania, 2020