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Lo studio critico veterotestamentario ha dato poca importanza all’ultima parte del canone ebraico, chiamata con il termine generico di “Scritti”, che raggruppa un coacervo di diversi testi letterari senza una coerenza interna, né di forma né di contenuto. Si è voluto, qui, offrire una panoramica teologico-sistematica dei libri che compongono la terza e ultima parte della Bibbia ebraica per mostrarne il contesto letterario più ampio.
Polisemie
The aim of this study is twofold: on the one hand, it purports to develop a model to investigate universal or generic propositions (e.g., theses, maxims, proverbs, aphorisms) and their effects in poetry; on the other, it applies such model to four poetry collections by Cristina Annino, Milo De Angelis, Marco Giovenale, and Guido Mazzoni. The analysis, guided by the criteria and parameters established by the model, has allowed to discover in what textual forms and pragmatic functions the aforementioned authors express contents worth of memic transmissibility, as well as related effects of authority, necessity, wisdom, intuition, collective relevance. Mazzoni’s reliance on theses, for instance, has been interpreted as an attempt to gain an objective knowledge of the world, differently from Annino’s more subjective aphorisms or De Angelis’ utterances, which are rooted in the here-and-now and yet capable of transcending themselves by virtue of their archetypal relevance. The model propo...
Qiaderni di Palazzo Serra 19 (2009), 2009
in "Mi metto la mano sulla bocca. Echi sapienziali nella letteratura italiana contemporanea", ed. Massimo Naro, Città Nuova Editrice, Roma 2014, pp. 177-192
Εὐφορίων δὲ καὶ Παναίτιος εἰρήκασι πολλάκις ἐστραµµένην εὑρῆσθαι τὴν ἀρχὴν τῆς Πολιτείας, ἣν Πολιτείαν Ἀριστόξενός φησι πᾶσαν σχεδὸν ἐν τοῖς Πρωταγόρου γεγράφθαι Ἀντιλογικοῖς. Euforione e Panezio affermavano che furono scoperte diverse varianti dell'inizio della Repubblica; e della stessa Repubblica Aristosseno dice che sta scritta quasi tutta nelle Antilogie di Protagora. (DK 80 B5). Significativo che uno dei grandi miti di fondazione dello spazio politico e la prima giustificazione teorica della «democrazia partecipativa» 1 risalgano proprio a un pensatore, Protagora, nella tradizione indicato, a un tempo, come (precoce) contestatore dell'ontologia di marca eleatica 2 : ἐγὼ δ' οὖν ἧι κατὰ τύχην περιπέπτωκα Πρωταγόρου τὸν Περὶ τοῦ ὄντος ἀναγινώσκων λόγον πρὸς τοὺς ἓν τὸ ὂν εἰσάγοντας Mi è per caso accaduto di leggere il discorso di Protagora Sull'essere, rivolto a coloro che sostengono che l'essere è uno (Porfirio; DK 80 B2), e tra i primi a valorizzare l'arte retorica: P. qui sophista fuit longe multiscius et cum primis rhetoricae repertoribus perfacundus… Protagora fu sofista di vastissime conoscenze e molto versato all'eloquenza, tra i primi inventori della retorica… (Apuleio; DK 80 A4), a sottolineare, forse, come l'attenzione specifica alla dimensione politica implicasse sia la scoperta della centralità del logos, sia l'emancipazione dall'ontologia 3. Secondo quanto attestato da Sesto Empirico, Protagora avrebbe clamorosamente palesato gli effetti della crisi del modello di comprensione della realtà che il poema parmenideo aveva proposto: καὶ Πρωταγόραν δὲ τὸν Ἀβδηρίτην ἐγκατέλεξάν τινες τῶι χορῶι τῶν ἀναιρούντων τὸ κριτήριον φιλοσόφων, ἐπεί φησι πάσας τὰς φαντασίας καὶ τὰς δόξας ἀληθεῖς ὑπάρχειν καὶ τῶν πρός τι εἶναι τὴν ἀλήθειαν διὰ τὸ πᾶν τὸ φανὲν ἢ δόξαν τινὶ εὐθέως πρὸς ἐκεῖνον ὑπάρχειν. ἐναρχόμενος γοῦν τῶν Καταβαλλόντων ἀνεφώνησε• 'πάντων χρημάτων μέτρον ἐστὶν ἄνθρωπος, τῶν μὲν ὄντων ὡς ἔστιν, τῶν δὲ οὐκ ὄντων ὡς οὐκ ἔστιν'. Alcuni poi compresero anche Protagora di Abdera nella schiera dei filosofi che eliminano il criterio [per riconoscere la verità], dal momento che afferma che tutte le rappresentazioni e le opinioni sono vere, e che la verità è parte dei relativi, perché tutto ciò che appare o sembra a qualcuno, per lui senz'altro esiste. Al principio dei Demolitori si espresse così: «l'uomo è di tutte le cose misura, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono» (Sesto Empirico, Contro i logici, 1. 60; DK 80 B1). Abbiamo tradotto il frammento secondo tradizione e nel senso implicito nel contesto della testimonianza, che suggerisce come la rinuncia (distruzione: ἀναίρησις) a un κριτήριον comporti di fatto una frantumazione (della rappresentazione) del reale: esso diventa qualcosa di estremamente complesso, variabile secondo le esperienze,
Info tratte da L'incontro intimo con la natura, affascinante e maestosa anche nelle più semplici espressioni, è l'elemento più caratteristico dello Shinto; ogni luogo è considerato come abitato da Kami, cioè i geni locali (Amatsukami = divinità celesti che abitano nel Takamagahara o "pianure celesti" e rappresentano le funzioni sovrana, rituale e guerriera, oppure Kunitsukami = divinità terrestri che vivono in ogni luogo terreno, e rappresentano la funzione produttiva, generatrice della fertilità) Essi sono vicini all'uomo che li ricorda e venera in certi luoghi particolarmente deputati per la bellezza estetica o per il ricordo dei defunti che hanno meritato l'onore di kami: per questo tutta la terra è considerata come un grande tempio.
La relazione mira a fornire in maniera divulgativa una panoramica complessiva sul fenomeno dello Gnosticismo. Si tratta di una importante corrente religiosa di pensiero, molto complessa a causa delle sue numerose varianti, che si sviluppa principalmente tra il II e il III/IV sec. d.C. Le nostre conoscenze su tale corrente sono state aumentate dalla scoperta della biblioteca di Nag Hammâdi (Egitto) avvenuta nel 1945. Il testo intende delineare per sommi capi gli aspetti più importanti dello Gnosticismo, in particolare nella sua versione valentiniana. Se c'è un argomento ostico, difficilissimo e complesso nella storia del Cristianesimo antico, dal I al III-IV secolo, è senz'altro lo Gnosticismo. In questa sede io mi limiterò sostanzialmente a esporvi solamente i punti cruciali, fondamentali e decisivi di questa temibile eresia che mise seriamente a rischio la "compattezza" teologica e strutturale della Chiesa cattolica. Naturalmente chiamo eresia lo Gnosticismo perché tale è stata considerata da parte della Chiesa cattolica. Sono i cosiddetti eresiologi cattolici, cioè gli antichi scrittori cristiani che si occuparono di confutare le eresie (in particolare proprio quella gnostica), che considerarono unanimemente lo Gnosticismo una tremenda eresia.
La ricerca del Sacro Graal . . La storia del tesoro più prezioso di tutta la terra racconta di un cavaliere innocente e di una magica coppa custodito in gran segreto per secoli. Ma dove porta la ricerca? Alla vita eterna? O alla dannazione eterna? . La leggenda del Sacro Graal ha inizio nell'anno 63 d.C, quando Giuseppe d'Arimatea, discepolo di Gesù, lasciò la Terra Santa per una missione segreta. Dopo un lungo e pericoloso viaggio per mare l'imbarcazione di Giuseppe raggiunse uno stretto estuario a est dell'Inghilterra. Innanzi a lui, si ergeva la sua destinazione ultima: Glastonbury Tor, l'isola di vetro. Una volta sbarcato, Giuseppe alzò il suo bastone al cielo in segno di ringraziamento e lo affondò poi nel terreno. Con sé, aveva portato un prezioso tesoro: si trattava di una coppa contenente il sangue di Gesù Cristo, il Sacro Graal. In Inghilterra il Graal restò a lungo. Per secoli la sua custodia venne tramandata ad una discendenza di guardiani. Come Giuseppe prima di loro, ciascuno era protetto dalla magica coppa. Essa spegneva la loro sete, saziava i loro appetiti, guariva le loro ferite mortali. Aveva un enorme potere di vita e di morte. Durante il regno del leggendario re Artù il Graal veniva custodito in una grande fortezza nella quale era sorvegliato da un valoroso cavaliere. Tuttavia questi tradì il suo sacro dovere per amore di una donna. E così la benedizione del Graal divenne una maledizione. Un giorno, mentre il cavaliere duellava per amore della sua signora, fu ferito di una ferita gravissima, e poiché aveva trascurato la difesa del Graal, non accennava a guarire. Tutto intorno alla fortezza che ospitava il Graal, la terra si fece arida e deserta. Ferito a morte, e tuttavia incapace di morire, il cavaliere vide spegnersi a poco a poco il suo potere. Solo pescando era in grado di dimenticare il dolore della sua condizione. E fu così che incominciarono a chiamarlo il Re Pescatore. Eppure, c'era ancora una speranza. La profezia parlava di un cavaliere innocente che un giorno avrebbe annullato la maledizione. Il cavalierecosì si diceva -avrebbe posto al re una domanda precisa, e la terra sarebbe rifiorita. Ma qual era questa domanda? Nel frattempo, in una foresta molto distante, viveva una vedova con l'unico figlio rimasto. Aveva perso il resto della famiglia in guerra, e quindi, decisa a salvare almeno il più giovane, lo aveva portato a vivere in quella zona selvaggia, lontano dal mondo degli uomini. Quel ragazzo si chiamava Parsifal. Un giorno Parsifal vide dei cavalieri nella foresta e decise di andarsene per diventare a sua volta cavaliere. Non si girò neppure mentre si allontanava, e non vide la madre cadere a terra morta. Lui le aveva spezzato il cuore. Dopo un lungo viaggio, raggiunse la sua destinazione, Camelot, il castello di re Artù. Entrando a Camelot, sentì levarsi una risata di donna e la profezia aveva detto che una risata di donna sarebbe nuovamente riecheggiata al castello solo in presenza di un uomo abbastanza valoroso da mettersi alla ricerca del Santo Graal. Era il segnale. E Parsifal era l'eletto. Ora, sarebbe stato introdotto alla nobile arte del cavalierato. E il giovane aveva molto da imparare: le astuzie in battaglia, i voti di onore e di coraggio custoditi nel codice della cavalleria, e soprattutto, il codice del silenzio. Ma un giorno Parsifal, preso dal rimorso per aver lasciato la madre, si rimise in cammino e si addentrò nella foresta. All'improvviso, si alzò una nebbia che lo fece smarrire. Fu allora che incontrò il Re Pescatore, e con esso, il suo destino. Vedendo che il giovane cavaliere s'era perso, il re gli offrì riparo per la notte al suo castello. Più tardi, mentre sedevano insieme nel grande salone, cominciò a svolgersi un misterioso rituale. Come dal nulla, apparse una processione di candele. Alla sua testa una donna portava un calice scintillante, oltre il quale apparve un magico banchetto. Con grande sorpresa di Parsifal, il Re Pescatore non si unì a lui per il banchetto. Parsifal vide che era tormentato da una gran pena, e se ne chiese il perché. Ma nonostante la curiosità, si ricordò del codice del silenzio dei cavalieri, e lo rispettò. Poi cadde in un sonno profondo. Svegliandosi il mattino seguente, Parsifal era solo, come se la notte precedente fosse stata un sogno. Il castello era deserto e il Graal era scomparso. Il giovane cavaliere aveva fallito la sua ricerca. Per arroganza, non aveva chiesto al re quale fosse la sua pena. Quella era la domanda da porre. Per anni Parsifal vagò sulla terra in cerca della sua innocenza ormai perduta. Ma invece del Graal, tutto ciò che riuscì a trovare furono gli inganni e le falsità del mondo. Infine, quando ormai le sue speranze erano quasi svanite, raggiunse la cappella di un vecchio eremita. Grazie a lui, comprese di aver peccato di orgoglio, d'aver prima spezzato il cuore di sua madre, e di non aver poi mostrato amore per le sofferenze del prossimo. Solo arrivando a questa consapevolezza, lasciando da parte il suo orgoglio terreno, egli poté riaccostarsi a Dio, rimarginare la ferita del re, allontanare la maledizione dalle sue terre, e restituire tutto il suo potere al Graal. . Questo dice la leggenda. E da qui ha inizio la nostra ricerca.
Socrate. Alla scoperta della sapienza umana.
Il Pozzo di Giacobbe, 2024
La cultura è il luogo di incontro tra fede e ragione, in cui la ricerca della verità e la ricerca di Dio possono convergere in un dialogo fecondo. Questo dialogo apre la riflessione su temi cruciali per la nostra epoca: identità dell'uomo, etica, rapporto tra scienza e teologia, superamento delle divisioni tra le diverse discipline, ruolo della cultura per l’Europa. Visti i notevoli progressi della scienza, deve essere sancito un divorzio e così rinchiudere la fede nella superstizione, o è possibile ancora ricercare Dio con la propria ragione? A queste e altre domande risponde papa Benedetto XVI. Da questa magistrale opera emerge con chiarezza il carattere del Papa quale educatore impegnato nell'arricchire il patrimonio intellettuale dell'umanità.
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La misericordia di Dio messa in discussione nel libro di Giobbe, 2015
The Biblical Annals
Byoblu - Informazioni classificate, 2024
Studium Biblicum Franciscanum: Analecta 85, 2018
Introduzione alla teologia del popolo, 2015