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2015, Aut Aut
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L'articolo esamina il rapporto tra cittadinanza e paradigma dell'indebitamento alla luce dei flussi precarizzanti che la recente crisi finanziaria ha mobilitato in Europa. Ciò consente di tracciare il contesto genealogico in cui inserire una discussione su alcune fondamentali torsioni del discorso neoliberalista degli ultimi anni ed esaminare, per questa via, alcune pratiche di auto-organizzazione articolate attorno all’esperienza del comune.
Aggiornamenti Sociali, 2013
Socialità e bene comune Il costo dello Stato Redistribuzione del reddito
Uninomade, 2012
Desiderio ed etica sovversiva del comune. Conricerca e produzione del comune oltre la famiglia, il welfare e la cittadinanza di ROBERTA POMPILI e GISO AMENDOLA Fuori e contro l'identità Chandra Talpade Mohanty, nel recentemente tradotto in italiano Femminismo senza frontiere (Ombre Corte), ha evidenziato come il contributo del femminismo postcoloniale abbia in qualche modo aiutato a mettere in luce le forme dell'oppressione e dello sfruttamento a partire dall'intreccio di razza, genere, classe: non il sesso o il colore come terreni politici separati, segnati da identità omogenee, ma il modo in cui sono stati "utilizzati" dal capitale e il modo stesso in cui noi li ripensiamo. Queste chiavi di lettura aiutano a rinnovare l'analisi delle strutture di dominio, a ridare visibilità alle differenze: alla loro cattura come dispositivi di produzione del valore e, allo stesso tempo, alle loro particolari ricombinazioni, alle strategie di risignificazione che possono attraversarle e riconnetterle. Se pensiamo alla complessità e all'articolazione delle differenze dentro la contemporanea composizione di classe (di per sé costitutivamente eterogenea), possiamo forse provare a pensare a genere e razza non solo come terreni su cui intervenire attraverso esercizi di decostruzione e di critica, ma anche come linee di forza, utilizzabili come leve contro il capitale, perché intorno ad essi si animano resistenze e prendono vita forme di controsogettivazione. Il piano moltitudinario può darsi come l'elemento unificante: laddove per moltitudine si intende un rinnovato e più articolato concetto di classe; non la classe esclusivamente come forma specifica, "presupposta", della condizione lavorativa, ma come il processo di tensione verso una rinnovata composizione dell'eterogeneo, e proprio per questo attraversato da una coalizione straordinaria di singolarità. Un piano "di classe", non solo distante anni luce da qualsiasi nostalgia di omogeneità, ma capace di farsi critica di qualsiasi politica dell'"identità" e apertura alla sperimentazione di una nuova produzione di soggettività, ricca delle differenze che la cooperazione contemporanea esprime. Vedere le differenze è, infatti, un passaggio importante: ma da solo non basta, non solo perché le differenze sono continuamente prodotte dentro le dinamiche sociali, ma perché esse si incarnano, hanno a che fare con corpi concreti e singolari, le singolarità. Le differenze non si misurano tanto né sul piano di costruzione di identità omogenee (sebbene provvisorie e contingenti), né su quello della costruzione di gerarchie di priorità. Le composizioni possibili, i concatenamenti politicamente virtuosi delle differenze, hanno piuttosto a che fare con il piano moltitudinario orizzontale della dimensione etica e delle lotte. Se infatti il comune è ciò che insieme produciamo, è nella tensione per liberarlo dalle griglie del potere e restituirlo alla sua potenza che prende vita il nostro desiderio costituente, il nostro approccio etico-militante. Oltre la cittadinanza e il lavoro Rileggiamo, quindi, la razza, il genere e la classe e il loro intreccio, attraverso due terreni di interesse, che rappresentano lo sfondo trasversale delle molteplici questioni che affrontiamo. Pensiamo in particolare al lavoro e alla cittadinanza. Tradizionalmente, lavoratori e cittadini sono stati i dispositivi di produzione di soggettività attorno ai quali il modello welfaristico classico si è affermato. Oggi, pur nella crisi di quel modello, l'ombra di quei dispostivi identitari continua, anche se attraverso trasformazioni radicali, a stendersi sulle nuove forme che assume la cooperazione sociale: lavoro e cittadinanza, dimessa oramai ogni parvenza di "integrazione", si mostrano esplicitamente come dispositivi di selezione, ma, soprattutto, come meccanismi per bloccare le soggettività, per impedire la combinazione delle singolarità, per mortificare la capacità trasformativa dei desideri e ricondurla alla "dura" disciplina dell'identità. Proprio mentre, nella trasformazione produttiva post-fordista, le forme del lavoro si diversificano e si individualizzano, il lavoro e la sua ideologia unificante e identitaria, con la loro funzione di soffocamento e imbrigliamento, si pongono-ancor più che come una forma di sfruttamento-come la forma del comando e del controllo sociale. Il capitalismo contemporaneo distende i suoi dispositivi di cattura su tutta la produzione sociale, al di là delle delimitazioni spaziali o temporali, al di là dei luoghi elettivi dello sfruttamento e/o della disciplina e ignorando qualsiasi misura del tempo: tutta la vita
Il debito si configura, al giorno d’oggi, al contempo come una delle strutture economiche più rilevanti della moderna economia e come una delle figure sociali più controverse ed irriflesse. Difatti, fintanto che lo si considera sotto la luce della semplice scienza economica, esso si presenta come un perfetto funtore e riproduttore dell’ordine della macrostruttura economica; se, tuttavia, si considerano le sue implicazioni etico-politiche, non si può non riconoscere nel debito il vettore di una ben determinata relazione di potere. Il seguente saggio si propone di abbozzare una genealogia della società del debito, sulla scorta della riflessione etico-politica francese che passa da Foucault a Deleuze. Muovendo dalle analisi degli anni Sessanta e Settanta del primo, intorno allo sviluppo delle società disciplinari e della governamentalità liberale, intendiamo mettere a frutto il contributo deleuziano sulle società di controllo, ovvero quella particolare configurazione di poteri che viene formandosi quando, nel cuore della società disciplinare, si sostituisce al principio analogico dell’internamento quello del controllo all’aria aperta, perfettamente incarnato dalla figura del debito in tutte le sue forme, dallo Stato assistenziale al debito d’esistenza. ----------------- The debt shapes itself, at the present time, as one of the most important structures of modern economy and, at the same time, the most controversial and unquestioned social configuration. As a matter of fact, as long as it is considered merely by the economical point of view, the debt presents itself as the perfect functor, which reproduces a certain order in macroeconomics; yet, if we consider its ethical and political implication, then we should also acknowledge the peculiar relation of power it induces. The following essay proposes to outline the genealogy of debt society, guided by French ethical-political philosophy from Michel Foucault to Gilles Deleuze. Moving from Foucault’s Sixties and Seventies researches about the birth and development of disciplinary societies and liberal governmentality, we intend to continue the Deleuzian suggestion about control societies. With this concept, Deleuze expressed the specific alignment of powers framing at the hearth of disciplinary society, when the analogical principle of internment is substituted by the en plein air control, flawlessly embodied by the structure of the debt – in each and every form it takes.
Un'etica comune alle sapienze religiose e filosofiche Nell'attuale contesto mondiale diventa sempre più urgente elaborare delle relazioni con le culture. Queste devono tenere conto, da un lato, delle differenze specifiche e, dall'altro, del fatto che tali differenze, se non vogliono finire in un mutismo senza speranza, necessitano di rinvenire dei modelli di senso che rispecchino il loro stesso divenire.
Il testo offre una revisione analitica di costrutti linguistici, cospicui ai fini delle scienze sociali e delle politiche pubbliche, che tuttavia risentono nella loro configurazione del porsi nel senso comune e non nel senso scientifico. Ciò non permette di attestarsi sulla descrizione e impegna i soggetti che a vario titolo se ne occupano nella generazione di interpretazioni non condivisibili e non terze. Il riesame mira a trattare tali costrutti come parte del linguaggio e a sottrarli alla immediata referenza, così da poter produrre oggetti osservativi in virtù di teorie condivisibili. Ciò permette inoltre di generare strategie di implementazione di interventi sociali e di comunità che mirino alla produzione di “coesione sociale” come responsabilità condivisa, monitorabili e valutabili.
Il nuovo movimento globale è stato caratterizzato da una forma particolare di azione, l'occupazione, che ha caratteristiche precise. E' un atto di disobbedienza nei confronti della linea di confine che distingue legale e illegale, legittimo e illegittimo. E' un no alla distribuzione e alla gestione di risorse, di diritti, così come previsti dall'ordine esistente. Occupare, come azione puntuale, equivale a dire "adesso basta".
2017
In what way can we say that the University is a common good for the Common Good? How can the University contribute to the Common Good? In a logic that places a symmetry between common goods and Common Good, the vocation to the Common Good of the University is revised through the “three missions” that have historically been assigned to it. This contribution intends to put forward the hypothesis of a Fourth Mission of the University which constitutes the meaning itself of the University as a common good for the Common Good and which dynamically structures the relationship between the different Missions. The Common Good calls for political commitment of the institutions: The Fourth Mission is therefore the “political mission”. In this direction, we are questioning the political dimension of the University and the role of intellectuals as a critical consciousness.
Il contributo "Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria" è pubblicato in "La rivolta della cooperazione. Sperimentazioni sociali e autonomia possibile", a cura di Andrea Fumagalli, Giovanni Giovannelli e Cristina Morini, Mimesis edizioni (2018). Sintesi del volume: Di quale bagaglio di antidoti analitici è necessario dotarsi per rendere materiale una rivolta della cooperazione capace di introdurre innovative forme del vivere in comune e di distribuzione della ricchezza sociale prodotta, contro la rapina del capitalismo biopolitico? Gli autori e le autrici i cui interventi si trovano raccolti in questo volume interrogano le esperienze di welfare dal basso che operano sui territori, rispondendo a istanze di solidarietà e mutualismo. Sintesi del contributo: Schematicamente viene raccontato in che modo a Napoli una serie di categorie quali Beni comuni, Usi collettivi e Comune si sono implicate reciprocamente. Se il Comune come modo di produzione racconta un altro modo di stare insieme, un altro modo di produrre relazioni sociali è anche vero che una diversa forma di relazione basata sulla cooperazione e la convivialità produce molto spesso un tipo nuovo di bene: i Beni comuni, per l’appunto. Questi a loro volta implicano, però, una diversa forma di relazione tra beni e soggetti. Ma è proprio qui che, dal punto di vista del diritto, sta il passaggio più insidioso: perché nei nostri ordinamenti l’unica forma di relazione possibile tra soggetti e beni pare essere lo schema proprietario esclusivo. Da qui la necessità, attraverso la nozione di Usi, di scardinare la nozione stessa di proprietà esclusiva dei beni.
La Commissione europea ha di recente imposto al governo italiano di approvare una nuova manovra correttiva per ridurre il proprio deficit di bilancio. In altre parole, ci viene chiesto ancora una volta di rispettare rigidi vincoli sui conti pubblici con l'obiettivo dichiarato di abbattere progressivamente il debito pubblico[1]. Dietro queste "raccomandazioni" si celano teorie economiche di ispirazione neoclassica che la stessa Commissione europea ha richiamato espressamente nei propri documenti ufficiali [2]. Secondo queste teorie, infatti, un'espansione del deficit finanziata a debito può influenzare negativamente la crescita principalmente attraverso due canali:
Danno e responsabilità, 2014
Il contributo esamina la complessa fattispecie relativa all’illegittima trasmissione di un’opera cinematografica da parte di più emittenti televisive poi condannate solidalmente al risarcimento del danno dalla Suprema Corte, mettendo poi la decisione a confronto con i vari orientamenti dottrinali e giurisprudenziali formatisi sull’art. 2055 c.c. Emerge così, accanto ad ricostruzione propriamente eziologica, quella realmente applicata dalla pronuncia e che fa leva sull’identità dell’interesse della vittima leso dai convenuti, la quale viene passata al vaglio delle più recenti elaborazioni in tema di ripartizione di responsabilità.
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I. POZZONI, L’etica di Mondo Piccolo: la deonticità del bene in G. Guareschi, in “Per la filosofia”, Pisa/Roma, Serra, XXIX, n.85, 2012, 43-57
"Collettivo trickster" - www.collettivotrickster.net, 2025
Rinaldi, G., Sul Gran Libro del debito pubblico nell’Italia unita, in Historia et ius, 2021, early release, 2021
in G. Perlingieri e A. Fachechi (a cura di), L’operatività dei principi di ragionevolezza e proporzionalità in dottrina e giurisprudenza, Napoli, 2017, p. 473-492., 2017
Giurisprudenza commerciale, 2008
Giornale di bordo, 5: Il "fra" dell'interdisciplinarità al limite – Polimnia Digital Editions, 2024
Bene comune. Fondamenti e pratiche, a cura di F. Botturi e A. Campodonico, Milano 2014
Mondoperaio 6/2012 ISSN 0392-1115, pp. 23-27, 2012
PARALELLUS Revista de Estudos de Religião - UNICAP, 2017
Economia Aziendale Online, 2013