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2024, [RECENSIONE] G. DESSÌ, F.M. DI SCIULLO (a cura di), Leggere i classici della politica. Il realismo politico, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2024 (Storia e politica
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Il libro analizza alcuni testi di classici del realismo politico in età contemporanea, da Gaetano Mosca a Lenin, da Carl Schmitt a Reinhold Niebuhr. In questi autori il rapporto tra ideali e realtà si esprime in modo tale da suggerire il superamento di una prospettiva concentrata esclusivamente sui rapporti di forza. In alcuni di essi si prospetta una diversa forma di realismo, in grado di tenere conto dei limiti di ogni realizzazione storica e di proporre un più stretto legame tra ideali e specifici contesti storici. Dai diversi saggi emerge la proposta di un realismo politico in grado di avvertire sia il rischio di voler piegare la storia ad un illusorio mondo perfetto, sia quello di considerare una determinata situazione storica il migliore dei mondi possibili.
Questo è un tipo di domande cui non è facile rispondere senza pensarci. Uno potrebbe trarsi d'impaccio ricorrendo alla tipica risposta del filosofo analitico: dipende da quel che intendi per 'realista'. Ma io non voglio cavarmela così a buon mercato, quindi provo a fare una proposta più impegnativa. Direi che alla domanda si può dare una risposta affermativa se non la prendiamo troppo sul serio. Come non prenderemmo troppo sul serio una persona competente che ci chiedesse se c'è una filosofia analitica antica, o un positivismo giuridico antico, o un liberalismo, o un socialismo antichi. Beninteso, di ciascuna di queste bizzarrie cronologiche possiamo affermare l'esistenza, purché non si perda di vista il carattere allusivo che tali classificazioni culturali o politiche acquisiscono quando se ne suggerisce l'applicazione in un periodo anteriore a quello in cui
La sfida tra realismo e egemonia liberale, 2019
Recensione a John J. Mearsheimer, La grande illusione. Perché la democrazia liberale non può cambiare il mondo
AlboVersorio, Etica e Politica, 2023
L’esercizio del pensiero filosofico-politico, specialmente quando è condotto con finalità normativa, è un atto immaginativo. Quando ci chiediamo se le circostanze politiche che abitiamo rispondono pienamente a criteri di adeguatezza normativa – quali, ad esempio, criteri di giustizia o di legittimità – non facciamo altro che chiederci se sia possibile immaginare un mondo politico alternativo al nostro che sia più desiderabile di quello attuale. In modo simile, quando ci interroghiamo sulle scelte che siamo chiamati a compiere in ambito politico, valutiamo quale corso d’azione sarebbe preferibile perseguire prefigurando gli scenari alternativi a nostra disposizione e confrontandoli sulla base della loro maggiore o minore desiderabilità. Ma quanto in là possiamo condurre la nostra immaginazione politica? Vi sono dei limiti ai mondi politici alternativi, oggetto della nostra immaginazione, che possiamo considerare rilevanti da un punto di vista normativo, ossia in grado di porsi come guide della prassi politica nel mondo reale? Porsi questa domanda equivale a interrogarsi sulla relazione tra fatti e principi in filosofia politica, ovvero a chiedersi se vi siano dei limiti di natura descrittiva che avremmo ragione di porre ai mondi politici alternativi quando questo esercizio immaginativo assume una finalità normativa. Definire i confini dell’immaginazione in filosofia politica normativa e, di conseguenza, il rapporto che dovrebbe intercorrere tra fatti politici e principi politici è dunque cruciale al fine di poter condurre un’indagine normativa adeguata. I limiti che imponiamo all’immaginazione politica hanno un impatto sulle norme che dovrebbero guidare l’agire politico, sul modo in cui valutiamo il mondo politico che abitiamo e sul ruolo che assume il teorico politico stesso. È dunque ben motivato l’interesse recente che l’indagine metodologica attorno alla relazione tra fatti e principi ha suscitato tra coloro che si occupano di filosofia politica normativa. All’interno di questo articolato dibattito, la corrente filosofica del realismo politico – corrente oggetto di studio di questo libro – ha assunto un ruolo centrale. Coloro che si fanno promotori dell’adozione di un approccio realista in teoria politica, infatti, prendono posizione rispetto questa fondamentale questione metodologica e ne offrono una lettura originale, perlopiù critica verso le metodologie tradizionalmente adottate in filosofia politica contemporanea. In questo libro, mi occupo di analizzare il realismo politico in quanto metodologia di ricerca per la teoria politica normativa e ne offro una sistematizzazione; ossia, mi occupo di chiarire in che modo realtà e teoria si intreccino all’interno di questo paradigma teorico.
Angelo Panebianco e Portinaro
Guido Cusinato; Ferdinando Luigi Marcolungo; Alberto Romele (a cura di), Interpretazione e trasformazione, 2017
[Note: it's a pre-proofreading version of my paper, there are some typing errors] Il dibattito apertosi negli ultimi anni, sia a livello nazionale che internazionale, intorno al "nuovo realismo", al di làdella sua genesi e delle relative motivazioni storiche e contingenti, èindice di un’esigenza profonda, che pare essere stata fondamentalmente espressa da D’Agostini nell’Introduzione al volume "Realismo? Una questione non controversa" (2013): si tratta cioèdi riprendere le fila del discorso metafisico e dare una sorta di consistenza alle diverse visioni del mondo e alle teorie intorno al reale che, evidentemente, non era avvertita nelle piùdiverse forme di costruttivismo. Lo scopo del presente saggio è quello di contribuire a tale dibattito suggerendo dei punti di riferimento che possano orientarci nell’individuazione di una posizione in grado, se non d’interrompere la contrapposizione dialettica dei sistemi, quanto meno di sottrarsi il piùpossibile a quello che si potrebbe descrivere, attingendo dall’ambito fisico della meccanica, l’eterno oscillare del “pendolo delle correnti e delle posizioni filosofiche” e, in ultima analisi, delle concezioni gnoseologiche e metafisiche.
La lettura di Ipermodernità -dove va la narrativa contemporanea di Raffaele Donnarumma è un passaggio imprescindibile per la comprensione del dibattito, attuale e vivissimo, sulle vie contemporanee della narrativa italiana e occidentale. E non solo perché si tratta di una rassegna ampia e ragionata del presente letterario, che propone alcune coordinate per muoversi nella contemporaneitàoperazione difficoltosa a causa della prossimità temporale dell'oggetto d'indagine -, ma anche per il tentativo di declinare in ambito letterario la proposta del ritorno alla realtà che ha nel Manifesto del nuovo realismo (2011) di Maurizio Ferraris il suo programma filosofico. Il libro raccoglie anni di articoli e dibattiti, condotti in gran parte sulle pagine di Allegoria, ed ha il merito di comporre in modo organico e complessivo un discorso rimasto fino ad ora relativamente frammentario.
Convivium Assisiense, 2015
Quello della testimonianza storiografica e delle sue fondamenta documentali sono temi strategici della metodologia della scienza storica e, più in generale, di ogni filosofia della storia. Dalla prospettiva logico-epistemologica ed ontologica della filosofia analitica, o da quella ermeneutica della tradizione continentale, che si accolgano o meno le suggestioni dei più disparati storicismi filosofici, classici o moderni come quello di Toynbee, Croce, Dray o Collingwood, o, al contrario, le raccomandazioni antistoriciste di un Popper o di autori come Hempel, Von Wright, Margolis, Danto 1 , trovare un accordo il più possibile unanime su cosa sia l'oggetto di studio della storiografia è un obbiettivo imprescindibile. Anche nell'ambito di questo tema, però, come nel resto della filosofia contemporanea, si scontrano due visioni completamente opposte, e, come spesso accade in politica, a loro volta divise tra un orientamento "forte" o "intransigente" e uno più "moderato" o "debole": il realismo e l'antirealismo ontologico. Se, infatti, la risposta alla domanda di cui sopra dovesse essere, come ritiene la quasi totalità dei ricercatori storici "sul campo", i documenti storici, le loro fonti, e gli eventi da essi testimoniati, quale atteggiamento andrebbe adottato verso queste tre ultime forme del reale considerate come categorie ontologiche e metafisiche? Poniamo il caso, per semplificare il problema in partenza, che la nostra scelta vada a cadere sull'approccio realista, senza sbilanciarci su quanto ontological commitment (per usare una famosa espressione di Quine) venga o debba essere profuso in questa preferenza. Abbracciato un qualche tipo di realismo "storiografico" riguardo agli enti/oggetto dell'indagine storica, quale sorta di ontologia sociale dovrebbe, a propria volta, essere invocata e utilizzata per inquadrare al meglio la natura e il ruolo causale di questi enti? In quel che segue tenteremo di fornire a questo problema una soluzione che, nella propria articolazione, terrà conto dello scenario teorico attuale dell'ontologia sociale. Quest'ultima, a propria volta, conosce oggi tre importanti proposte teoretiche: la teoria dell'intenzionalità collettiva di John Searle, la teoria della documentalità di Maurizio Ferraris e la teoria ontologica di Barry C. Smith.
Balthazar
Dobbiamo davvero preoccuparci dei concetti di realtà e verità? Come è proceduto, negli ultimi quindici anni, il dibattito italiano in merito? In questo articolo proveremo a dare risposta a queste e altre domande. Nel §1 introdurremo il dibattito e i suoi attori. Nel §2 ci concentreremo sulle connessioni tra i principali concetti coinvolti nella discussione cercando di proporne un’interpretazione che abbia l’obbiettivo di evidenziare eminentemente cosa è in gioco in termini etico-politici. Nel §3 cercheremo di dare un assaggio delle teorie proposte da ciascun autore per portare alla luce le reali motivazioni che muovono le differenti visioni. Infine, nel §4, trarremo delle conclusioni per quanto riguarda la validità e il valore del dibattito sottolineando cosa è comune alle varie posizioni e cercando di connettere il dibattito teorico con la situazione critica in cui attualmente versa il dibattito pubblico e con le problematiche etico-politiche che sono in gioco.
Questo testo, con alcune minime variazioni, è stato pubblicato in A. Campi -S. De Luca (a cura di), Il realismo politico. Figure, concetti, prospettive di ricerca, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2014, pp. 750-771.
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Byoblu - Informazioni classificate, 2024
AA.VV., Il realismo politico. Figure, concetti, prospettive di ricerca, a cura di Alessandro Campi e Stefano De Luca, 2014
ECPS - Educational, Cultural and Psychological Studies, 2014
Biblioteca della libertà, 2016
Lo Sguardo. Rivista di Filosofia, 2018
Il realismo politico, edited by Alessandro Campi and Stefano de Luca, 2015
Jura Gentium, IX, 1, pp. 155-60, 2012
Alessandro Campi, Stefano De Luca (editors), Il realismo politico. Figure, concetti, prospettive di ricerca, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2014, pp. 916, 2014
M.C. Addis, S. Jacoviello (eds.), Tra il dire e il fare. Enunciazione: l'immagine e altre forme semiotiche, 2020
Jura Gentium: Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 2021