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2024, ORC | Observatoire du Récit Criminel - Osservatorio del Racconto Criminale
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Esaminare la rappresentazione della malavita organizzata nelle arti performative, in particolare nell'opera lirica.
2016
Rappresentazioni della mafia nella non-fiction di Andrea Camilleri CLAUDIO MILANESI La mafia e stata spesso oggetto, a volte implicito in altre esplicito, della produzione narrativa di Andrea Camilleri, sia nel ciclo di Montalbano che nei romanzi storici. A proposito del proprio contributo alla conoscenza del fenomeno mafioso, ricordando l'invito – poi mancato – che ricevette da Antonino Caponnetto per partecipare a una tavola rotonda sulla mafia, Camilleri scrisse: «Quel poco che ho scritto sulla mafia e una faccenda, in fondo, letteraria. Lui [Caponnetto] la mafia l'aveva invece vissuta e combattuta sul campo di battaglia, attraverso le indagini, i processi, le condanne. Le atroci perdite. Esponendosi e pagando di persona. Io invece me ne ero stato comodamente seduto al mio scrittoio» Camilleri ha dunque scritto e raccontato di mafia. Se, nella sua produzione narrativa, la mafia viene rappresentata in modo a volte diretto in altre in modalita trasversali, una sola pubblica...
La mafia e le sue maschere: riflessioni per la classe di cultura italoamericana Questo intervento vuole essere un momento di riflessione pedagogica riguardo alcune difficoltà e modalità nell'affrontare l'argomento della mafia all'interno di corsi di cultura italoamericana. Le osservazioni e idee che seguiranno provengono da esperienze di insegnamento nel contesto di tre corsi di formazione generale con concentrazione in cinema, letteratura e cultura italoamericana svolte recentemente presso l'università del Connecticut, i corsi sono: Cinematic Representations of Italian-Americans, Sicily, Sardinia and the Other Islands, e The Italian-American Experience in Film and Literature. Gli studenti iscritti, come succede spesso per corsi simili nelle università nordamericane, sono in maggioranza di origine italoamericana, cosa che assicura un certo livello di motivazione nella partecipazione ma non per questo un più facile raggiungimento degli obiettivi pedagogici, soprattutto per quanto riguarda il tema della mafia.
Lo spettacolo della mafia. Storia di un immaginario tra realtà e finzione., 2019
Marcello Ravveduto applica il metodo della Public History per analizzare la moderna mitopoiesi mafiosa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione: «non possiamo ignorare che i new media hanno ridefinito gli orizzonti spaziali e temporali; hanno contribuito a ricodificare l’immaginario collettivo, mutando il nostro rapporto con la realtà». Dalla nascita della letteratura di genere fino ai mafia movie, passando per le serie televisive, la musica neomelodica, i social network e il made in mafia nella moda e nella cucina, Ravveduto esamina l’immaginario mafioso ben oltre quello delle stragi e della violenza per il controllo del territorio. Una quantità inesauribile di stereotipi e immagini che travalica i confini locali e approda nelle pubblicità, nella musica, nei ristoranti. «Gli spettatori non conosceranno mai personalmente un mafioso, né lo incontreranno, eppure nella loro mente l’immagine delle mafie è più che reale».
In La Valle dell'Eden, no. 37, 2021
Mi chinai a guardare dal buco della serratura e indietreggiai inorridito. La stanza era inondata dal chiarore lunare e illuminata da un chiarore vago e sfuggente. Dirimpetto ai miei occhi, sospeso, per così dire, nell'aria perché tutto al di sotto era in ombra, pendeva un viso -lo stesso viso del nostro compagno Thaddeus. Lo stesso cranio allungato e lucido, la stessa corona di ispidi capelli rossi, lo stesso aspetto esangue. Ma i lineamenti erano sconvolti in un sorriso orribile, un ghigno fisso e innaturale che in quella stanza silenziosa, illuminata dalla luna, era più terrificante di qualsiasi espressione minacciosa o stravolta.
Comparative Cultural Studies - European and Latin American Perspectives
Tesi di Master OPPRESSIONE E LIBERTÀ IN "Morte accidentale di un anarchico", e "Isabella, tre caravelle e un cacciaballe" DEL DRAMMATURGO ITALIANO "Dario Fo" Il Cairo -2016 II Dedica Alla tua anima che sta dentro il mio cuore, piena di gioia in questo giorno speciale.. All'eroe della guerra di ottobre, A te, mio padre! ***** III
2017
The article explores the performative strategies adopted in Making a Murderer and The Jinx in order to represent the artificiality of legal truths in the contemporary American society. Considering True-crime not only a successful and ambivalent TV program, but above all a crucial genre for post-modernist documentary cinema, this essay aims at analysing the different aesthetical choices developed by the authors for the purpose of orienting the viewers in a horizon of relative and contingent truths. Theoretical tools borrowed from Stella Bruzzi’s studies in non-fictional films will be applied to compare these two series, highlighting how they have been influenced by the history of documentary film. The purpose of the article is to investigate the authorial ambitions towards the problematization of the concept of truth in relation with the opportunities offered by the new platforms and formats.
Introduzione L’abito fa il monaco? L’abito fa il padrino? L’analisi della cultura mafiosa che segue nelle prossime pagine, ha obiettivo di rispondere alla domanda. Questa tesi, tratta di mafia, ma è ben lontana dal voler tracciarne una storia e ancor più dal concentrarsi sull’analisi della mafia in quanto tale; piuttosto, nel solco aperto da alcuni studiosi italiani, vuole concentrarsi su certi aspetti culturali e simbolici che ne delineano i contorni di fenomeno sociale. In particolare, la mia analisi si concentrerà sugli oggetti culturali prodotti da… o riguardanti la mafia, tramite il metodo messo a punto dalla sociologa americana Wendy Griswold. Nel corso dell’elaborato si vedrà come i simboli, singole componenti dell’oggetto culturale, siano spesso ripresi dalle industrie culturali ( ex le case di moda) per costruirne un prodotto di consumo: è questo il caso delle t-shirt “Mafia made in Italy”. L’obiettivo è quello di dimostrare come anche l’abito, tra i tanti oggetti appartenenti alla produzione culturale della mafia, svolga un ruolo importante nello stile di vita dell’uomo di Cosa Nostra, come questo si evolva nel corso degli anni, in un rapporto di scambio con la società esterna. Uno stesso indumento (ex una camicia di seta) si vede indossato negli anni Sessanta da un boss del calibro di Tommaso Buscetta, e a metà anni Novanta, viene ripreso e tradotto dalla griffe Dolce&Gabbana. Lo stesso abito dunque, ma con un’accezione diversa; lo stesso oggetto culturale in entrambi i casi, ma, con un mondo sociale, un creatore, e un ricevente differenti. Questi ultimi, sono gli elementi chiave del diamante culturale elaborato da Griswold che mi guiderà lungo tutto l’elaborato, e tramite il quale analizzerò volta per volta ogni oggetto. Il diamante, sostiene Griswold, “permette la comprensione della relazione tra un oggetto e il mondo” [Griswold 2005]. Il lavoro è strutturato in tre parti: nella prima mi sono concentrata sull’aspetto teorico,vi sono descritti i mezzi e le teorie che mi hanno permesso di giungere alla ricerca affrontata nelle parti successive. La seconda parte la definisco come un’analisi degli oggetti culturali più tipici della cultura mafiosa, con una piccola introduzione di quelle che per me sono le più importanti connotazioni attribuibili alla mafia: la pratica, il sistema, e la cultura. Nella terza parte infine mi concentro sul rapporto che esiste tra mafia e moda: un punto cruciale lo svolgono sia il “Buscetta-style” proposto da Dolce&Gabbana nel 1994, sia le diversità nell’identità vestimentaria esibita che si incontrano, ad esempio, osservando un “anziano padrino” come Bernardo Provenzano e una giovane “new entry”, già in carcere, come Gianni Nicchi. “Che cosa c’entra la mafia con la moda?” Con la ricerca, e con la lettura, con il dialogo e con una maggiore sensibilità sviluppata verso certi argomenti, ho capito che anche argomenti all’apparenza dissonanti e lontani tra loro possono avere elementi in comune; tutto ciò anche grazie al grande fil rouge che è la cultura. La moda esiste dove vi è cultura diceva Blumer, e la mafia esiste, anche e soprattutto, come “cultura mafiosa”.
An historical survey of occurences for blackface in Italian performative arts, with reference to film and TV shows. This intervention is to be taken as a response to a return of blackface in two recent Italian comedies and in a TV live show currently broadcasted on Rai.
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'Forum Italicum', XLVI, 2012, 1, pp. 53-81
Il laudario Illuminati e la "costellazione assisiate", a cura di F. Santucci, G. Scentoni, D. Sini, 2017
E/C, www.ec-aiss.it
Il Bollettino, 2013
n. 23, "Azione", 2014
Il teatro allo specchio: il metateatro tra melodramma e prosa, a cura di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione, Napoli, Turchini Edizioni, 2012, pp. 203-218., 2012
Crimes « excellents » au xxe siècle, 28 Centre AixoisCentre Aixois d’Études Romanesd’Études Romanes Aix Marseille UniversitéAix Université, 2024
1. L’attore nel cinema italiano contemporaneo. Storia, performance, immagine, a cura di Andrea Minuz, Pedro Armocida, Marsilio, Venezia 2016, 2017
Senecio, 2013
Grammatica della musica, grammatica della percezione, 2016