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Uno dei temi oggigiorno più discussi a cavallo tra filosofia della mente ed epistemologia è se e in che modo le percezioni possano fungere da ragioni per le credenze empiriche corrispondenti. Il problema sembrerebbe banale. Dopo tutto, guardo fuori dalla finestra e vedo che piove e questo pare ovviamente giustificare la mia credenza occorrente che sta piovendo. Tuttavia, sotto l'apparente banalità del problema si nasconde un intrico complesso di profonde questioni filosofiche. La credenza che sta piovendo è davvero giustificata dalla percezione che ora come ora ho della pioggia che cade fuori dalla finestra di casa mia, o non è piuttosto giustificata dalla credenza di stare vedendo la pioggia? E se è giustificata dalla percezione stessa, in che modo e in che misura questa riesce, da sola, a fornirne una giustificazione? 1 Il dibattito attuale si articola secondo due linee fondamentali: (1) come dobbiamo concepire il contenuto percettivo affinché possa fungere da giustificazione delle credenze empiriche corrispondenti; e (2) come dobbiamo intendere la nozione stessa di giustificazione affinché si possa correttamente dire che la percezione può, a determinate condizioni, fungere, come tale, da giustificazione per una data credenza empirica. Vedremo come esse si articolino e si intreccino nel tentativo di fornire una risposta alla domanda al centro di questo saggio.
Percepire le ragioni, 2011
In questa tesi affronto due questioni filosofiche sulla percezione. La prima concerne la natura del contenuto percettivo, se essa sia concettuale o non-concettuale. La seconda concerne il tipo di giustificazione che abbiamo per le credenze percettive. Introduco entrambe le questioni a partire dal celebre attacco di Wilfrid Sellars al Mito del Dato. L’attacco stabilisce, fra le altre cose, che se l’esperienza non è altro che la causa delle nostre credenze percettive, allora queste ultime non possono essere giustificate sulla base dell’esperienza percettiva. D’accordo con questa tesi, Donald Davidson sostiene che l’esperienza può solo essere la causa delle nostre credenze percettive, mai la ragione che le giustifica. McDowell sostiene invece che la percezione ha un contenuto concettuale e che perciò non è solo la causa delle nostre credenze percettive, ma anche la ragione che le giustifica. Prendo in esame questa tesi, le obiezioni che le sono state mosse e le ragioni per accettarla, e argomento in difesa delle teorie del contenuto non-concettuale della percezione. Sulla base della teoria dello scenario e delle proto proposizioni di Peacocke, esploro in che senso si può parlare di un contributo dei concetti nel contenuto percettivo e concludo che, in certi casi, dei concetti sono necessari per vedere le cose che vediamo. Infine, prendo in esame le tesi di Peacocke e Burge sulla nozione di garanzia percettiva (perceptual entitlement), le metto a confronto con approcci internisti alla nozione di giustificazione, e suggerisco un’interpretazione di questo dibattito secondo la quale concezioni interniste e esterniste della giustificazione non sono mutuamente esclusive.
Un incontro dedicato all’esplorazione della percezione visiva. La riscoperta del territorio parte da chi osserva.
Scritto sul lavoro di A. Gentili, Senso e consenso, Giappichelli, 2015, di prossima pubblicazione in un volume per i tipi Ets. Versione provvisoria da non citare.
One should not search for an abstract meaning of life. Everyone has his own specific vocation or mission in life to carry out a concrete assignment which demands fulfillment" V.Frankl, Man's searching for meaning Consiglio a chiunque di addentrarsi nella lettura del libro Man's searching for meaning, scritto da Viktor Frankl.
Rivista di estetica, 2015
Il senso comune tende a credere all'esistenza delle illusioni ottiche e percettive ma difficilmente sostiene la tesi di un ragionamento illusorio. Nel campo della psicologia del ragionamento si parla piuttosto di errori di ragionamento, che l'esperienza può correggere e modificare. Per questo nel tempo si è consolidata la credenza che esista una netta distinzione tra le une e le altre. Le prime sarebbero più forti, le seconde più deboli e con possibilità di correzione. In questo lavoro intendo dimostrare, attraverso la presentazione e analisi di una topologia delle illusioni, che esiste, in realtà, una struttura universale sottostante a ogni tipo di illusione. Questa stessa struttura è quella che ci permette di parlare di un criterio universale per identificare le illusioni, una parte fondamentale del mondo esterno. Common sense tends to believe in the existence of optical and perceptual illusions but it hardly supports the thesis of an illusory reasoning. In the psychology of reasoning, one rather talks of errors of reasoning that experience can fix and change. For this reason, over the years, the belief that there is a clear distinction between optical and perceptual illusions has been reinforced. The former would be stronger, the latter weaker and correctable. In this paper I intend to demonstrate, through the presentation and analysis of a topology of illusions, that there is indeed a universal structure underlying every kind of illusion. This same structure allows us to talk about a universal criterion to identify illusions: a key part of the outside world.
Diritto penale e processo, n. 12/1998, pp. 1559-1566., 1998
Le ragioni del gruppo Un percorso tra gruppi, collettivi, sigle, comunità nell'arte in Italia dal 1945 al 2000, 2020
Questo libro propone un percorso storico, dal secondo dopoguerra al Duemila, che attraversa la fenomenologia dell'arte di gruppo, inteso come formazione definita dall'adesione dei singoli membri a un'ipotesi fondativa di natura sempre collettiva. Il lavoro di gruppo, che esplode con le avanguardie storiche del Novecento, sebbene alcuni sodalizi abbiano trovato luogo anche precedentemente, appare come il segno del moderno e verrà interpretato, nel bene e nel male, come portatore di ideologie. Se la prima caratteristica dell'arte di gruppo consiste nell'affermazione di un impianto programmatico, reso pubblico attraverso manifesti e dichiarazioni di poetica firmati collettivamente e nella sua storia la critica per solito non è protagonista del suo atto di fondazione, nel corso del tempo la sua fenomenologia si modifica profondamente. Vengono anche trattati, nei diversi capitoli, gli spazi autogestiti collettivamente dagli artisti, che hanno svolto un importante ruolo di aggregazione. Nel tempo cambiano anche le modalità di auto-presentazione: al manifesto pubblicato in catalogo, alle dichiarazioni distribuite in occasione degli eventi espositivi, scelte comunicative che legano ancora alle avanguardie storiche i gruppi degli anni Cinquanta e Sessanta, si sostituisce l'azione diretta poetico-politica degli anni Settanta.
2016
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E|C Serie Speciale Anno VII, n. 17, 2013, 2013
A. Lavazza, M. Marraffa,in (a cura di) La guerra dei mondi? Scienze e senso comune, , 2016
V. Borghi, O. de Leonardis e G. Procacci (a cura di), La ragione politica 2. I discorsi delle politiche, 2013
L'ora dello spettatore, a c. di M. Di Monte, Roma, 2021
Anales De La Fundacion Francisco Elias De Tejada, 2009
Demitizzazione e comprensione. Tra Rudolf Bultmann e Martin Heidegger, 2018