Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2012, Il duomo di Monreale
…
101 pages
1 file
Storia del Duomo di Monreale
Theriaké, 2022
Descrizione di un capolavoro nel capolavoro, il chiostro del Monastero di Santa Maria la Nuova a Monreale
Come si è visto, il territorio di Monreale era caratterizzato da una struttura polinucleare formata da circoscrizioni più o meno ampie, ciascuna delle quali gravitante attorno ad un centro -generalmente un casale -di dimensioni variabili. Come ha rilevato Franco D'Angelo, benchè a prima vista sembri di poter conoscere anche le dimensioni delle divise, termini come «recipit predicta divisa seminaturam centum viginti salmarum» o «sunt ad quattuor parricla scilicet ad seminaturam» indicano un'unità mista, la superficie coltivabile ponderata alla produttività 1 . Notevoli anche le perplessità sul reale valore della salma. Nella descrizione fornita dal rollo, la misura più frequentemente attestata è di 250 salme, che corrisponderebbe -secondo Henri Bresc -«alla dimensione del casale ideale dei reintegratores del 1248: 30 parricchiate di 8 salme di terra ciascuna» 2 . Ma tra le cinquanta divise descritte nel rollo superano di gran lunga questa estensione le due magnae divise di Corleone e Iato -dove si conta anche il maggior addensamento di casali -e quelle, meno grandi ma ugualmente importanti, di Calatatrasi e Battallario 3 . All'interno di questi quattro macro-distretti sembrano raggrupparsi le divise minori, secondo una ripartizione che si mantenne attiva almeno fino al XVI secolo, quando le proprietà dell'arcidiocesi, distinte in feudi nobili, censionali e a decime, vennero concentrati in sei camperie 4 . 1 Cfr. F. D'ANGELO, Sopravvivenze classiche nell'ubicazione dei casali medievali del territorio della Chiesa di Monreale cit., p. 61. 2 H. BRESC, La feudalizzazione in Sicilia dal vassallaggio al potere baronale, in Storia della Sicilia, III. Il Medioevo dalla conquista musulmana al Viceregno, Napoli, Editalia 1979, pp. 390-434:399. 3 In relazione alla diversa organizzazione della descrizione tra le due magnae divisae di Iato e Corleone e quelle di Calatrasi e Battellaro, la Vaggioli ha avanzato l'ipotesi che la differenza rispecchiasse il «diverso tipo di documentazione reperibile negli archivi reali per questi territori, di cui i primi due erano sempre stati di proprietà demaniale, mentre gli altri erano stati fino a pochi anni prima della donazione di proprietà feudale», cfr. M.A. VAGGIOLI, Note di topografia nella Sicilia medievale cit., p. 1248. 4 I feudi nobili, in numero di dieci (Moharda, Mandra di Mezzo, Platti, Fegotto, Giambasso, Casal del Conte, Montagnola, Ficuzza, Raja, Gibilcanna) e per un totale di 2.442 salme, erano in pieno dominio della chiesa; diciotto (4.843 salme) erano i poderi concessi a censo (Renda, o Ficarazze), mentre cinque (1.577 salme) erano quelli "a comune e a decime", per i quali l'arcidiocesi percepiva quindi una decima (Ambleri, Caputo, Vallecorta, Merco, Dandigli). Vi erano inoltre trentanove feudi e masserie con estensioni diverse (da 600 a 2.500 salme di terra), per un totale di 16.685 salme, che venivano concessi dalla Chiesa a terzi in enfiteusi perpetua ma con patti e oneri molto diversi dalle ordinarie concessioni enfiteutiche: il massarioto infatti pagava una quantità fissa annua di frumento o di orzo, indipendentemente della coltivazione e dal suo esito, oltre all'onero di Segrezia dovuto per coprire le spese d'amministrazione, e oneri minori -come una gallina all'anno -e variabili, derivanti dall'esito della coltivazione. Le informazioni sullo stato dei feudi monrealesi dal Cinquecento in poi sono tratte dalla "Notitia dello stato antico e presente delle possessioni e diocesi dell'Arcidiocesi di Monreale" di Michele Del Giudice, in G.L. LELLO, Descrizione del real Tempio cit. La camperia consisteva nella giurisdizione che gli Arcivescovi concedevano in gabella annua ad un campiere o baglivo, che quale esercitava la vigilanza e aveva il potere di catturare gli animali che pascolavano abusivamente obbligando i proprietari ad indennizzare per gli eventuali danni. Le sei camperie erano così ordinate: 1) Camperia di Monreale, con 15 feudi (Caputo, Ambleri, Moharda, Vallecorta, Renda, Cannavera, Giacalone, Regalicelsi, L'elenco puntato che segue restituisce la traduzione delle singole descrizioni confinarie, di cui -tenendo conto delle difficoltà insite nella lettura dei numerosi toponimi scomparsi o ambigui e delle emergenze non più rintracciabili sul terreno, che ne rendono spesso controversa o difficile l'interpretazione 5 -si è cercata di rintracciare sulle carte l'esatta ubicazione.
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2007
Il tabulario della Collegiata di Monreale (1572-1897)., 2013
Il volume rappresenta la raccolta di tutte le pergamene custodite presso l'archivio del Santuario dell'Insigne Collegiata di Monreale in provincia di Palermo. Le pergamene coprono un'arco temporale di tre secoli e oltre e raccontano la storia ecclesiastica del suo fondatore, arcivescovo di Monreale monsignor Jeronimo De Venero y Leiva, inquisitore spagnolo, e le vicende della chiesa nei secoli successivi alla sua morte. Un'ampia premessa storico - archivistica e riproduzioni in alta definizione corredano il volume.
Theriaké, 2022
L'autrice illustra i criteri museologici e le opere d'arte esposte nel Museo Diocesano di Monreale
18 maggio 2014 Visita guidata del chiostro di Monreale per i Cavalieri del Lavoro Convegno Nazionale 2014, Federazione Cavalieri del Lavoro “Riformare l’Italia e l’Europa per competere e crescere” Partecipa, tra gli altri, Giorgio Squinzi, Presidente Confindustria Palermo – Teatro Massimo – ore 10:30
L'ILLA DIAGONAL DI MONEO E SOLÀ-MORALES. Un isolato ubano a Barcellona., 2022
All’edificio sono stati associati il termine carattere, appropriatezza, decoro, “megaforma” o “edificio di città”. Ha suscitato grande interesse la sua eccezionale dimensione e la soluzione di facciata. Ma la Illa è chiaramente la costruzione di un isolato, di una manzana, i cui principi partono da una lettura del luogo messa in atto dagli architetti.
Francesco di Paolo da Montereale nella terra di confine tra cultura abruzzese e cultura laziale L'intervento di Paola Berardi e Giorgio Guarnieri di Progetto Spazio Mostre al Convegno dedicato al pittore P. Berardi, G. Guarnieri fig.1) Francesco da Montereale, S. Giovanni Battista, 1509-1520 (?), S. Francesco, Carapelle Calvisio (AQ) Fig. 2) Monaldo Trofi, particolare del San Sebastiano dal dipinto S. Antonio abate e santi, 1512, Museo di Tarquinia (foto PSAE Lazio). Il Convegno Il Comune di Montereale (provincia de L'Aquila) ha promosso, il 21 aprile scorso, negli spazi accoglienti della Sala Consiliare, il primo Convegno di studi sul pittore abruzzese Francesco di Paolo da Montereale (1475c -1550c). Il Convegno è stato ideato e curato dal dott. Benvenuto Pietrucci, Storico dell'arte funzionario della Soprintendenza PSAE Lazio. Durante la giornata di studio sono intervenuti, dopo le introduzioni del sindaco Sig.ra Lucia Pandolfi e dell'assessore alla cultura dott.ssa Domenica Cavalli, la Dott.ssa Biancamaria Colasacco, Storica dell'arte e funzionario della Soprintendenza PSAE dell'Abruzzo, custode appassionata del patrimonio regionale, l'Ing. Giacomo Di Marco, generoso e infaticabile Presidente della Comunità Montana 'Amiternina', il prof. Elpidio Valeri, Storico dell'arte, e infine Paola Berardi, storica dell'arte, che si è avvalsa per il suo intervento conclusivo della suggestiva proiezione di numerose diapositive relative alle opere del pittore. Erano presenti al Convegno, come autorevoli ospiti, il direttore del periodico Fidelis Amatrix Mario Ciaralli, la prof.ssa Paola Nardecchia, attiva studiosa della pittura abruzzese, la sig.ra Mimma Pietrucci, direttore della filiale di Montereale della Banca di Credito Cooperativo, e il critico d'arte Giorgio Guarnieri.
Theriaké, 2022
La Montagna del Re dominava Palermo con i suoi boschi e la sua ricca selvaggina. Nessuna traccia di antropizzazione nella riserva di caccia dei Re di Sicilia, fino al 1173, quando il giovane Guglielmo II (1153-1189) decise di rendere il luogo sede principale di una nuova diocesi, con una nuova cattedrale ad appena 8 km da quella di Palermo. Poteva farlo e lo fece, in virtù della legazia apostolica concessa dalla Santa Sede al suo bisnonno Ruggero I d’Altavilla. Nacque così un monumento di fede viva, la cui luminosità diafana rischia di essere oscurata da fraintendimenti maliziosi. Il primo equivoco: ci sarebbe già stato qui un luogo di culto islamico trasformato poi in chiesa? A parte il fatto che lì in precedenza c’era soltanto natura incontaminata, i musulmani non avevano prodotto nulla di originale prima di episodi come la moschea di Cordoba. E anche dopo, l’arte islamica sarà frutto di rielaborazione di stilemi generati da altre civiltà. Il secondo inganno: l’enorme complesso monastico sarebbe una ostentazione di potere per schiacciare velleità di ribellione da parte dei sudditi? Si tratta di una visione orizzontale, materialista, sociologica, che non spiega affatto il prodigio di un cantiere di brevissima durata, una maragma trasfigurata in un batter d’occhio, che fece tesoro di tutta la creatività di molti cristiani esemplari del millennio precedente nel produrre cultura ed arte.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Linee di ricerca: Temi e ricerche del Dottorato in Architettura - Teorie e Progetto 1986-2017 [ISBN: 9780244621643], 2017
Come a Gerusalemme. Evocazioni, riproduzioni, imitazioni dei luoghi santi tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di Anna Benvenuti e Pierantonio Piatti
Verso un atlante dei sistemi difensivi della Sardegna
Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLI-1/2, 1997