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Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro, 2021
Nell’ultimo decennio, la cosmesi naturale e biologica ha mostrato un notevole incremento di interesse, sia da parte dei consumatori che da parte delle aziende, passando da prodotto merceologico di nicchia a prodotto di diffusa commercializzazione. L’aggettivazione “biologico” nasce in abito agroalimentare e va ad indicare un prodotto derivato dalla natura e ottenuto senza l’impiego di pesticidi e fertilizzanti e trasformato con metodologie che non prevedono l’aggiunta di additivi, conservanti sintetici e coloranti artificiali. Il presente elaborato ha l’obiettivo di analizzare il “fenomeno” dei cosmetici naturali attraverso una prospettiva sociologica, in quanto è sempre più facile imbattersi in articoli, più o meno specialistici, che fanno riferimento a temi quali la cosmesi naturale, mentre risulta difficile trovare testi che affrontino l’argomento dal punto di vista teorico e applicativo. A fare da contesto allo sviluppo di tale fenomeno sono i cambiamenti avvenuti nell’ambito della domanda del consumatore. La saturazione dei bisogni di base è andata di pari passo con la forte crescita d’importanza dei bisogni a carattere sociologico. Ecco perché è opportuno che il presente testo prenda le mosse da una breve rassegna delle attuali esigenze dei consumatori, all’interno di teorie sociologiche. Questa tesi, quindi, si propone di indagare quelle che sono le motivazioni che spingono i consumatori di oggi a preferire sempre di più i cosmetici biologici a quelli tradizionali, di capire quali sono i meccanismi che intercorrono nelle loro scelte, se c’è un bisogno etico o anche un bisogno relativo al corpo. Si è scelto di indagare quest’aspetto attraverso delle interviste a quindici testimoni privilegiati, consumatori quindi di cosmetici biologici. Tale trattazione non può eludere dal considerare la crescente attenzione rivolta al prodotto cosmetico biologico anche da parte delle Imprese, non solo in termini di utilizzo di materiali che devono risultare dal basso impatto ambientale, ma anche in termini di rapporto con il consumatore. Ciò ha spinto a considerare anche quest’aspetto nel presente lavoro di ricerca, seguendo un percorso circolare che partisse dai consumatori e si chiudesse con le aziende cosmetiche passando inoltre per il punto vendita. Si è scelto quindi di intervistare due aziende cosmetiche biologiche e una bioprofumeria. In ultimo, si è voluto indagare un fenomeno che sta emergendo sempre di più tra i consumatori di cosmetici biologici: l’autoproduzione. Attraverso un’attenta scelta della letteratura, questa tesi andrà prima a mostrare un quadro di riferimento dell’epoca in ci troviamo a vivere e in cui agisce il consumatore critico: l’epoca postmoderna. Si passerà poi a definire quelle che sono le caratteristiche della nuova epoca, e anche le caratteristiche di questo 2 “nuovo” consumatore. La nuova epoca di cui parliamo, ha portato ad un cambiamento di valori che ha condotto il consumo ad affermarsi anche come attenzione al proprio benessere e al proprio corpo, in particolare con l’uso dei cosmetici. Con l’aiuto di alcune teorie sociologiche come quelle di Foucault, Bourdieu o di Goffman, si andrà ad indagare l’aspetto preminente dell’individuo postmoderno: l’attenzione al proprio corpo. Si mostrerà come, attraverso il proprio corpo e attraverso il mantenimento di esso con i cosmetici, l’individuo riesce più facilmente a sentirsi sicuro nelle relazioni con gli altri, sentendo però l’esigenza di adeguare e modificare il proprio corpo anche a partire da canoni e regole prefissate dalle istituzioni o dal potere, secondo per esempio l’idea di Foucault. L’uso dei cosmetici inoltre per il mantenimento del proprio corpo, è utile anche, come afferma Goffman, per la formazione dell’auto-identità. Il mantenimento e la cura del proprio corpo però può anche essere un trend che ha importati riflessi sui consumi. Ed è per questo che si è scelto di approfondire le dinamiche relative al consumo dei cosmetici biologici, in particolare soffermandosi sulla definizione del consumatore critico e dell’uso dei cosmetici naturali e biologici. Nell’ultima parte teorica, ci si è soffermati sul fenomeno del green marketing, che sta esplodendo sempre di più, e che è collegato al consumo dei cosmetici biologici e in particolare all’adeguarsi da parte delle aziende cosmetiche alle esigenze dei consumatori. Questo scenario teorico ci servirà quindi per inquadrare la ricerca empirica effettuata che verrà esplicitata nel capitolo conclusivo di questo elaborato.
La Bioetica, crocevia tra Fede, Ragione e Scienza, 2018
La bioetica si interessa di ciò che costituisce l’essere umano e il suo ambiente. Non soltanto la ragione, ma anche la fede può contribuire all’etica e all’azione umana giusta. Emerge perciò un interessante crocevia nel modo di comprendere Dio, il Cosmo e l’Essere Umano attraverso la prospettiva della fede, della ragione e della scienza. Questo volume prende in considerazione le domande specifiche di queste tre prospettive di conoscenza rispetto alla vita in generale, all’anima umana e alla persona; analizza, inoltre, come la fede possa costituire delle vere e proprie forme di conoscenza delle verità scientifiche; e traccia la storia del conflitto tra fede e scienza, considerando soprattutto le sfide sollevate da Galileo e Darwin. Il libro, infine, affronta specifici problemi della bioetica relativi a tematiche d’avanguardia come la genetica e le neuroscienze in un crocevia tra teologia, filosofia e scienza.
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OGM. Battaglia tra innovatori ed ambientalisti OGM una sigla tanto piccola che nasconde un grande cambiamento ed una grande preoccupazione. O.G.M. è l'abbreviazione di "organismi geneticamente modificati". Cosa significa? Un organismo è definito geneticamente modificato, di solito vegetale, quando il suo patrimonio genetico viene alterato mediante tecniche di ingegneria genetica allo scopo di migliorarne le qualità. Queste tecniche consistono nella fusione di più cellule in maniera non naturale, nell'introduzione in un organismo di materiale ereditabile esterno, ed infine uso di tecniche di ricombinazione di materiale genetico,ovvero inserire elementi di DNA/RNA in un organismo di natura sprovvisto, ed è qui che inizia la storia degli OGM. Il primo Ogm fu ottenuto nel 1972 da due scienziati americani Stanley Cohen e Herbert Boyer(colui che fonderà la Genentech), clonando un gene di rana all'interno del batterio E.coli (balzato alla cronaca mondiale per aver ucciso oltre 30 persone in Germania). L'anno chiave rimane il 1976, quando lo stesso Boyer riesce a produrre importanti proteine umane, attraverso l'E.coli, come l'insulina. Altra tappa fondamentale è il 2003 con l'entrata in vigore del Protocollo di Cartagena che riconosce la necessità di indagare sui potenziali rischi associati agli OGM per garantire un elevato livello di protezione per la diversità biologica, ed assegna ai paesi firmatari il compito di assumere le necessarie misure legali, amministrative e politiche al fine di prevenire eventuali rischi. Nel 2009, in tutto il mondo, sono stati coltivati oltre 134 milioni di ettari con gli OGM. Alla soia spetta il primato di essere l'elemento prodotto maggiormente da Ogm con il 70%, seguono il cotone al 46% e il mais(tipo Bt) al 24%. Tutti elementi in grado di resistere ai parassiti ed agli erbicidi. Esistono molti altri tipi di piante da Organismi Geneticamente Modificati come papaya colza, patata, erba medica, pioppo, barbabietola, radicchio e anche il tabacco. In Europa la situazione è molto più complessa.La Commissione Europea è decisa a creare una specifica normativa riguardo l'importazione di OGM. L'attuale legislazione non vieta la sperimentazione sugli Ogm nei paesi membri, i quali però possono rifiutare una coltivazione modificata, anche se approvata dalla Commissione Europea. La C.E. è propensa ad autorizzare la coltivazione, su vasta scala, di due tipi di mais biotech, Bt11 e Bt1507. Una presa di posizione chiara e precisa, che ha alzato un polverone di polemiche da parte delle associzioni ambientaliste e degli stessi consumatori. Gli O.G.M. costituiscono ancora una piccolissima parte dei prodotti alimentari importati in Europa. Inoltre consumatori sono molto poco inclini ad acquistare alimenti transgenici, quindi essi risultano ancora poco redditizi economicamente. Ma cosa accadrebbe se venissero a mancare semi ed ingredienti non transgenici in Europa? Gli agricoltori e le aziende alimentari sarebbero costrette ad usare OGM. I consumatori si vedranno costretti ad utilizzare prodotti transgenici per motivi di scarsità. Ma la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, se le coltivazioni extraeuropee diventassero per la maggior parte transgeniche. La Zootecnia europea non potrebbe essere sostenuta senza mangimi di derivazione OGM. Tutto ciò avrebbe come effetto che i prodotti OGM diventerebbe una sorta di specie alloctona, più forte e numerosa, in grado di soppiantare la specie autoctona, le colture biologiche.
Chi cercasse in questo nuovo lavoro di Melinda Cooper e Catherine Waldby una riflessione sul ruolo dei corpi nel sistema globale di divisione del lavoro che chiami in causa le implicazioni etiche delle bioscienze e delle biotecnologie più moderne, resterà probabilmente spiazzato dalla costruzione e dai temi del presente volume. Le autrici si tengono consapevolmente distanti dalle argomentazioni di stampo bioetico, per seguire invece una linea tutta interna alla tradizione del pensiero politico-economico moderno, richiamando -come sottolinea nella prefazione Angela Balzano, che dell'edizione italiana è traduttrice e curatrice -la nozione foucaultiana di "biopolitica" nonché, in misura anche maggiore, la filosofia di Marx e gli sviluppi recenti del marxismo (in particolare, ma non solo, nell'ambito della teoria femminista). Quella di "biopotere" è una nozione entrata a pieno titolo nella storia del pensiero occidentale a partire dai lavori di Michel Foucault e della quale lo stesso filosofo francese ha indicato il significato non univoco: biopotere è sia quello che esercita la sua azione disciplinante sui corpi, sia il potenziale dei corpi stessi in quanto fonti di valore e di valorizzazione, in un'epoca che vede il progressivo smantellamento delle strutture fordiste del lavoro, della produzione e della società (Prefazione, p. 6). Se per ovvi motivi biografici l'analisi foucaultiana si è dovuta arrestare alle soglie epocali del post-fordismo, Cooper e Waldby ci dicono oggi che i tempi sono maturi per una ricerca che sviluppi il secondo lato del significato di biopotere e che si presenti come una critica dell'economia politica nel nuovo Millennio.
In comune. Nessi per un'antropologia ecologica, 2023
Per superare la crisi ecologica in corso è necessario uscire da questo sortilegio capitalista e rompere l'impianto tossico che lo sorregge. Significa uscire dall'attesa della fine del mondo (o dalla triste accettazione della sua violenza) e lavorare per ricostruire qualcosa che sia desiderabile, nel senso più profondo del termine. Di fronte alla drammaticità della crisi ecologica, tra la paralisi e la negazione, c’è spazio per una terza via? Se il mondo moderno ha concepito l’essere umano e la realtà in termini di partizione e dominio, uno sguardo più profondo permette di accorgersi che questo modello non è l’unico possibile. Seguendo una riflessione che parte dalla Grecia antica e arriva alla saggezza mitica, passando per l’affermazione della scienza moderna e del capitalismo, In comune rivendica l’assoluta priorità della dimensione relazionale, di una vita “in comune” appunto, onorando la posizione dell’essere umano nella trama del cosmo. Al di là del mortifero realismo capitalista, l’ecologia rappresenta oggi la possibilità di una vera e propria rivoluzione antropologica.
Scienze e Ricerche, 2016
L'OCCASIONE DEI BIOMI ANTROPOGENICI. Storia di un mondo eco-corologicamente nuovo, 2024
Questo saggio è incentrato sulla tecnica della mappatura dei biomi, e in particolare dei biomi antropogenici, la quale secondo la teoria della gerarchia ecologica consiste in una parcellizzazione o divisione delle superficie terrestre in sotto-regioni caratterizzate dall’uniformità regionale geologica, climatica ed ecosistemica dette «biomi» (es: tundra, savana, …) al cui interno è contenuta la vita. Nell'elaborato ho tentato di dimostrare come i biomi che individuiamo sulle mappe geografiche non siano tuttavia delle piccole e astratte sotto-unità, bensì dei mosaici di vite concrete abitanti il nostro pianeta all’interno di gerarchie annidate di regioni. Il saggio si compone di due parti. Nella prima s’intende ricostruire l'evoluzione storica e semantica del concetto di «bioma» tra Otto e Novecento e rintracciare le fondamenta filosofiche che hanno contribuito a costruirne il significato. La seconda è dedicata all’avvento di una nuova forza bio-geomorfologica, ossia l’uomo. Le figure principali per questo percorso sono state: 1) Il botanico statunitense neo-lamarckiano Frederic Clements, poiché fu lui ad introdurre il metodo della mappatura dei biomi attraverso l’esperimento dei quadrati e a coniare il termine «biome» nel 1916 in "Plant Succession", intendendo con esso gli organismi organizzati in comunità biotiche (vegetali o animali) abitanti le varie aree del pianeta e capaci di modificarle attraverso i modi propri di agire e di operare. 2) L’ecologo tedesco Ernst Haeckel fornì loro, invece, nella "Generelle Morfologie der Organismen", del 1866 le solide basi filosofiche fino ad allora ancora inesistenti, muovendosi lungo il solco tracciato dalla filosofia classica, e in particolar modo, da quella platonica. Dal dialogo platonico del "Timeo" Haeckel riattualizza il concetto di «chora», imponendo una precedenza cronologica e ontologica delle interrelazioni corologiche rispetto a quelle ecologiche, ovvero della categoria di spazio rispetto a quella di sostanza e di relazione, in quanto è dallo spazio che emerge la vita. 3) Il zoologo tedesco Karl Möbius, il quale nel 1877 con il concetto di «biocoenosis» comprese non solo che organismi di specie diverse costruiscono delle gerarchie socio-ecologiche dalle quali dipende la loro stessa vita, ma anche che la realtà è co-costruita da due forze: quelle naturali e geologiche e il lavoro e l’ethos umano. Per cui l’uomo è una forza bio-geomorfologica che ha plasmato sia la morfologia degli organismi sia oltre il 70% della superficie terrestre. 4) Il geografo statunitense Erle Ellis sostiene che le mappe dei biomi tradizionali utilizzate oggi da ecologici e geografi non siano più adeguate poiché non rispecchiano la realtà che oggi ci circonda. Dobbiamo pertanto inserire le persone sulle mappe, e per fare ciò dobbiamo introdurre dei nuovi parametri per descrivere la realtà: (a) l'incremento esponenziale della densità di popolazione umana; (b) l'equivalenza quantitativa fra massa antropogenica e biomassa; (c) il land use a fini prevalentemente agricoli ed edili. Ellis giunse così a conteggiare diciotto nuovi biomi denominati «antromi o biomi antropogenici», quali ci descrivono un mondo eco-corologicamente nuovo caratterizzato da nuovi oggetti ibridi, cioè nati dalla conciliazione delle forze naturali con quelle antropiche. Dunque non è più la natura ad ospitare le persone, ma sono i paesaggi antropizzati ad assorbire e incasellare la natura al loro interno. Sono giunta alle seguenti conclusioni: 1. La cartografia tradizionale basata sulla geometria euclidea e quindi sui concetti di omogeneità, continuità e isotropia non ci offre una descrizione coerente con l’empiria. Di contro i biomi antropogenici non semplificano, bensì conservano la complessità del reale. 2. La tecnica della mappatura dei biomi antropogenici riesce sia ricostruire il passato di una regione sia a prevedere le sue future possibili configurazioni, e con questo anche la futura localizzazione delle risorse alimentari ed energetiche dalle quali dipendono fenomeni sociali come quelli migratori o bellici. 3. L’Antropocene non è una nuova era geologica in cui s’assiste all’avvento della volontà di potenza dell’uomo o alla sottomissione e spartizione di una natura Andromaca. È una storia di condivisione in cui natura e persone concrescono, cioè co-evolvono e co-dipendono mutualmente e simultaneamente all’interno di regioni, e in cui i viventi mediante un'intenzionalità collettiva costruiscono il senso della realtà. Tutti gli organismi – senza eccezioni – sono dunque dei grandi produttori collettivi di senso.
Bioetica, 1-2(2022), pp. 160-173, 2022
Si propone un esperimento mentale che pensa a una riforma del Comitato Nazionale di Bioetica su base deliberativa. Tale nuovo CNB è caratterizzato dalla turnazione dei suoi membri, dal non offrire soluzioni (specie attraverso il voto) ma solo analisi dei pro e dei contro le diverse soluzioni proposte a livello internazionale, dal non confondere etica con legge ed etica con religione.
About Gender, vol. 4, n. 7, 2015
Nel romanzo di science fiction Woman on the Edge of Time, Marge Piercy immagina una società futura e distopica nella quale le diseguaglianze sociali si iscrivono nei corpi: se i più poveri si trasformano in banche di organi ambulanti, le donne si dividono in intrattenitricirese formose e avvenenti grazie alla chirurgia -e in riproduttrici -sottoposte a continui interventi ormonali per renderle più prolifiche; i ricchi, intanto, ne traggono beneficio da un altro pianeta, dove vivono a contatto con la 'natura' dopo che la terra è diventata troppo inquinata.
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Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Scienze, 2020
LEZIONI DI STORIA DELLA FILOSOFIA, 2010
in "L'Etica come Fondamento. Scritti in onore di Giuseppe Lissa" (pp. 317-322), 2012
Mefisto Rivista di medicina, filosofia, storia, 2018
“LA FILOSOFIA DELLA SCIENZA IN ITALIA, OGGI”, 2019
Cribari V., "Ecologie per il progetto contemporaneo: tra aspettative e metodo”, in Sentieri Urbani nr. 19, Pianificazione territoriale e processi ecologici, a cura di V. Cribari, D. Geneletti, p. 42-45, Bi Quattro Editrice, Trento, URL: www.sentieri-urbani.eu, 2016
Ri-Vista. Research for Landscape Architecture, 18(1), 18-37, 2020
La filosofia e l'impegno civile di Maurizio Mori, 2021
Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, 2008
La Valle dei Templi in epoca medievale Caratterizzazione antropologica e paleopatologica delle sepolture antistanti il Tempio della Concordia, 2021