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2022, Società e diritti
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controcorrente rispetto al mainstream del suo tempo, ha concepito l'economia come una scienza sociale che mette al centro la persona in quanto scienza umanizzata grazie alla sua contaminazione con la spiritualità e l'etica sociale cattolica. L'articolo si intitola "Giuseppe Toniolo Maestro e Profeta" perché mette in luce l'esempio di vita e la coraggiosa lezione di pensiero di questo studioso riconducibile alla scuola etico-giuridica dell'economia nonché l'eredità del suo magistero ancora valida ai nostri giorni.
2014
Giuseppe Toniolo nella storia del movimento cattolico Fra intransigentismo e popolarismo "Maestro dei cattolici italiani in campo sociale". Con questa definizione, il 13 gennaio 1953 Camillo Corsanego presentò a Pio XII la figura di Giuseppe Toniolo perorandone ufficialmente la causa di beatificazione 1. Nella storia del movimento cattolico evocare Giuseppe Toniolo significa richiamare un'intera stagione di tale storia, quella del cattolicesimo sociale, segnata dalla pubblicazione della Rerum Novarum cui il nome del fondatore dell' Unione viene spesso giustamente associato 2. Come ha scritto Camillo Brezzi, fu lui a far compiere "un salto di qualità [al] movimento sociale dei cattolici" ed egli rimase a lungo il principale punto di riferimento del loro impegno sociale 3. Come i nomi di Sturzo e di De Gasperi richiamano, rispettivamente, la stagione del Partito popolare e quella della Democrazia cristiana, così il nome del professore pisano è immediatamente associato all'esperienza del cattolicesimo sociale a cavallo fra i due secoli, cui si legano anche i primi progetti di Democrazia cristiana. E dato il rilievo della sua figura, tutti coloro che si sono occupati della storia del movimento cattolico ne hanno parlato, a cominciare da Giorgio Candeloro, per proseguire con Spadolini, Fonzi, De Rosa, Scoppola e molti altri. Il giudizio su Toniolo appare inevitabilmente critico o, addirittura, negativo in quelle ricostruzioni che hanno appiattito tutta la parabola del movimento cattolico sulla strategia del capitalismo italiano e ricondotto l'opera dei cattolici agli interessi della borghesia 4. E' il caso degli studi di Mario Giuseppe Rossi, che ne ha parlato come del "massimo ideologo del processo di inserimento dei cattolici nello Stato, come elemento di supporto sia degli ordinamenti economici e sociali che dello stesso assetto politico creato dalla borghesia liberale, e al tempo stesso di mediatore, ma in modo funzionale a questa prospettiva conservatrice, fra le varie tendenze interne al mondo cattolico" 5. Il rifiuto della lotta di classe, motivato dal "mantenimento e lo sviluppo della fede", mostrerebbe chiaramente che il suo progetto era funzionale alle strategie del capitalismo. Si tratta di una valutazione che non solo getta una luce negativa su una importante personalità del movimento cattolico italiano ma suscita anche una questione molto più ampia e cioè quella della scarsa rilevanza storica della fede e dell'opera svolta da uomini di fede, in una cruciale stagione storica e, implicitamente, in tutta l'epoca contemporanea. Si tratta, evidentemente, di posizioni estreme. Ma dubbi sulla scarsa rilevanza storica dell'opera svolta da Toniolo emergono anche da altre ricostruzioni della storia del movimento cattolico italiano. In particolare, non ha giovato alla sua memoria il paragone con Sturzo e De Gasperi: gli sviluppi del cattolicesimo italiano sul piano politico, infatti, hanno indotto a sottolineare la mancanza di questo aspetto nella fase precedente. Gabriele De Rosa ha scritto che "Giuseppe Toniolo, prima ancora che il teorico di una
La commenda dei cavalieri ospitalieri di San Giovanni derivava la sua origine dalla magione templare di Santa Maria Biacque de Scossolis 1 , sorta probabilmente nel XIII secolo a poche centinaia di metri dal borgo fortificato di Meldola ( . La magione era inizialmente pertinenza della commenda forlivese di Santa Maria Maddalena, e dovette derivare il proprio toponimo dalla prossimità con il fiume Ronco ed il Rio dei Cavalli 2 . In seguito al processo ai Templari, nel 1312 la magione, insieme alle proprietà terriere di Meldola e Rivarotula (Forlimpopoli), fu consegnata dall'abate nonantolano Nicola al cavaliere ospitaliere Attone incaricato dalla Santa Sede della loro amministrazione 3 . Nel XIV secolo l'insediamento era parte delle dipendenze della precettoria gerosolimitana di San Giovanni di Palareto 4 , mentre diversi documenti testimoniano «l'imposizione fatta sul membro di S[an] Gio[vanni] della Meldola dipendente dalla Com[men]da di Faenza nell'anno 1579» 5 . Quest'atto sostanzialmente portava alla subordinazione del complesso meldolese a quello faentino. Per esempio, come riportato nei «Capituli dello affitto della Maggione di Faenza dell'anno 1587», il Commendatore di Meldola è tenuto a pagare ogni anno due scudi d'oro alla Magione, così da contribuire «alli carichi che la Magione paga ogni anno alla Sacra Religione Gerosolimitana» 6 .
Nel breve, ma intenso, carteggio, il sacerdote don Giacomo Vitale informa il professore Giuseppe Toniolo di varie iniziative sociali, volte a migliorare la vita delle classi popolari di Piedimonte Matese (Caserta) agli inizi del Novecento.
Villa Nazareth -26/05/2012 Questa conferenza, che vuole onorare il card. Silvestrini in occasione dell'anniversario della sua ordinazione episcopale, penso racchiuda tutto il significato dell'opera e della missione che Villa Nazareth sta portando a compimento. La sua finalità eminente è quella di formare uomini eccellenti capaci di ricoprire con umiltà e spirito di servizio ruoli di rilievo all'interno della società mettendo a frutto i talenti ricevuti nel dono dell'intelligenza. Oggi, infatti, a prendere la parola per presentare figure di cultura e di martirio dell'ultimo secolo siamo proprio noi studenti, animati da uno spirito di servizio e di condivisione delle ricerche che ci hanno preparato nella realizzazione di questo incontro. Abbiamo avuto l'onore di essere introdotti dal prof. Alberto Monticone, già presidente nazionale dell'Azione Cattolica, medaglia d'oro per la cultura e professore di storia della chiesa contemporanea; egli ha brillantemente ricostruito il contesto storico ed ecclesiale in cui le figure che ci accingiamo a presentare hanno maturato il loro senso di responsabilità e cultura. Ritengo che proprio la categoria di cultura sia la nozione più efficace entro cui collocare l'operato e il pensiero di Giuseppe Toniolo e di Cataldo Naro: la cultura come chiave di lettura delle due figure e come nozione dialettica che riproduce la tensione propria del cristianesimo tra identità e incarnazione. Sia per Toniolo che per Naro, infatti, l'appartenenza fedele alla Chiesa Cattolica non è stata foriera di irrigidimento culturale e intellettuale ma piuttosto di apertura dialogante alla prospettiva del diverso e dell'altro. Riconoscere le ragioni della diversità non significa, tuttavia, cedere ad esse o cercare compromessi, significa invece arricchire la propria identità di una lettura nuova che sappia costituirsi come propria in virtù del riconoscimento dell'alterità. Giuseppe Toniolo e Cataldo Naro hanno incarnato, seppur con istanze e obiettivi diversi, questa dialettica facendo della cultura non un ideale astratto e puramente speculativo ma uno stile di vita fatto di servizio incarnato e condiviso. La categoria di cultura, che vogliamo leggere nelle due figure in oggetto, è strettamente legata ad una immagine agricola che mi piace rievocare: l'immagine del campo da coltivare. La cultura di un campo per la semina o per la produzione della frutta richiede, infatti, la fermezze di un terreno stabile su cui però poter applicare un travaglio costante che richiede fatica e coerenza. Per rendere il terreno fertile occorre una fatica, un lavoro che si distribuisce nel tempo. Così, la cultura che intendiamo ricavare dallo studio di Toniolo e di Naro è la dialettica tra stabilità identitaria e incarnazione nelle logiche diverse e mutevoli del tempo e della storia. L'incarnazione, come insegna il cristianesimo, richiede martirio e sudore e impone la necessità di essere uomini della decisione e del rischio come lo sono stati Naro e Toniolo che pure hanno incontrato modi e costumi diversi ma che non hanno mai inteso abbandonare a costo della vita la coerenza evangelica e l'amore cristiano. Ci si potrebbe chiedere perché si sia scelto di accostare due figure così distanti nel tempo e inevitabilmente così eterogenee: anzitutto per dimostrare come nonostante la diversità contestuale e storica sia sempre possibile farsi testimoni di un medesimo servizio. C'è poi una motivazione storica che ha sostenuto la scelta di presentare insieme queste due figure proprio qui a Villa Nazareth: essa risiede nel fatto che se stabiliamo i limiti cronologici delle due figure siamo in grado di attraversare il cattolicesimo sociale dall'unità d'Italia praticamente ad oggi, dal magistero di Leone XIII a quello di Benedetto XVI. Toniolo, infatti, nasce nel 1845 e muore nel 1918 mentre Ctaldo Naro che viene alla luce nel 1951 conclude prematuramente la sua esperienza terrena nel 2006 ad appena un anno dalla elezione di Benedetto XVI al soglio pontificio. Ci accorgiamo in realtà come fra l'età di Naro e quella di Toniolo risulti a mancare una generazione mediana, quella che avrebbe vissuto il dramma del secondo conflitto mondiale e la palingenesi del secondo dopoguerra. In questo frangente mi piace collocare la vicenda biografica di Domenico Tardini il
2020
Gentile Direttore, passeggiando per il centro storico di Catania, sono rimasto sorpreso dalla lettura di una targa accanto al portone di Palazzo Geraci-Guerrera, segnalato come Palazzo Manganelli. Per averlo letto sulla sua rivista, sapevo che quello di via Antonio di Sangiuliano non era Palazzo Manganelli; e, più che mai, non poteva essere stato edificato nel XVIII secolo perché lo stile architettonico è, fuor di dubbio, più recente rispetto a quello del vero Palazzo Manganelli che si affaccia nella dirimpettaia e omonima piazza. Nel confessarle il mio stupore per la clamorosa svista, sono pervaso dal dubbio che anche le segnalazioni riguardo ad altri palazzi del centro storico possano depistare l'ignaro turista che, in un susseguirsi di passa parola, potrebbe stendere un velo di inconsapevole menzogna sulla verità strapazzata dai responsabili dell'informazione. Marco Saporita, Sant'Agata li Battiati (CT) Lo stupito lettore è assalito da un dubbio più che legittimo. Dopo la segnalazione, mossi da curiosità, abbiamo censito 28 palazzi del centro storico di cui ventiquattro con le informazioni certificate da: Comune di Catania, Università degli Studi, Rotary club Catania est e Sostare. Undici cartelli risultano carenti o errati, per cui torneremo presto sull'argomento per fare chiarezza come abbiamo scritto nell'editoriale. Elio Miccichè Palazzo Geraci-Guerrera, via Antonino di Sangiuliano, 269 Incontri-La Sicilia e l'altrove Rivista trimestrale di cultura-fondata da E. Aldo Motta nel 1987
Carteggio Giuseppe Toniolo - Luigi Luzzatti, 1869-1918 (Studi e testi, 514), 2017
Apulia Theologica, 2018
Nel centenario della scomparsa, ricostruendo il contesto storico nel quale, formandosi, visse e operò Giuseppe Toniolo, il saggio illustra, attraverso la prospettiva politica, economica e statale, il contributo fornito nel passaggio tra Ottocento e Novecento da uno dei protagonisti del movimento cattolico che, alla scuola della Rerum novarum di Leone XIII, nell’umanizzazione dell’economia individuò un ulteriore sentiero da percorrere per superare i tradizionali e limitati ambiti dell’azione ecclesiale, qualificandosi - per tale ragione - profeta della Chiesa «in uscita» di papa Francesco.
Società e diritti, 2022
Riassunto L'Autore tratta due aspetti della figura di Giuseppe Tonono: la critica nei confronti dell'approccio metodologico positivista che domina la scienza economica del suo tempo; il secondo è la centralità attribuita alla figura dell'imprenditore nella società e la convinzione che questi debba possedere doti morali che vadano di pari passo alla crescita del benessere collettivo.
Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 2011
nel novembre del 1954, frequentando le sue lezioni di Diritto ecclesiastico nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, e sono lieto di potere qui ricordare, a distanza di cinquantasette da allora e di trent'anni dalla sua scomparsa, il contributo di un uomo che ha molto influenzato la mia personalità e le mie scelte sin dagli anni della mia gioventù e che per molti anni ho ammirato (con qualche distinguo come, per esempio, a proposito di alcune sue discutibili scelte di politica accademica).
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Rivista Archeologica dell'Antica Diocesi e Provincia di Como, 2017
Società e diritti
in Dizionario Biografico degli Italiani, 81, 2014
Pittori ad Ancona nel Quattrocento, 2008
Il magistero di papa Francesco (or. in lingua croata in Riječki teološki časopis, god. 24 (2016.), br. 2, 2016
«Insegnare» – Rivista del CIDI, 2017
Metodo e passione. Atti dell’Incontro di Studi in onore di Giuseppina Basta Donzelli (Catania, 11-12 aprile 2016), 2018
Alice Crisanti, COME UNA NUVOLA CARICA DI PIOGGIA» Giuseppe Tucci e l’Orientale di Napoli , 2019
Griseldaonline, 2024
SILVIO BENCO «nocchiero spirituale» di Trieste, 2010
Le stagioni di Niccolò Jommelli, 2018