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Marinella Pigozzi

2021, L'Archiginnasio 2021, CXVI

Abstract

I due artisti, il bolognese Palagi e il genovese Varni, avevano molto in comune: l'interesse per l'archeologia e le nuove scoperte d'arte etrusca e romana, il legame costante con i territori d'origine e l'arte in essi espressa, sia medievale sia rinascimentale, la scultorea celebrazione di vivi e di morti, la ricca rete di relazioni aristocratiche e borghesi. Erano entrambi interpreti di prassi artistica e ricerca erudita, curiosi studiosi di storia e conoscitori, appassionati collezionisti, generosi donatori. A Palagi riuscì di offrire al Comune di Bologna la sua ricca e varia collezione, che già accolta e frazionata nelle sue residenze di Bologna, Milano e Torino, sarà accettata dalla Giunta nel dicembre 1860. 1 Varni avrebbe voluto lasciare a Genova i suoi tesori, marmi, gessi, terrecotte, porcellane, maioliche, bronzi, quadri, studi preparatori e disegni, stampe, libri, riuniti nella casa di via Ugo Foscolo; non gli riuscì (fig. 1-2). 2 Li legava, oltre a lavori in comune, la vicinanza a casa Savoia, benché con esponenti ed epoche diversi. Pelagio Palagi (Bologna, 1775-Torino, 1860) era stato dal 1832 al fianco di Carlo Alberto di Savoia, ricevendone la nomina di «pittore preposto alla decorazione de' Reali Palazzi», l'occasione per un palinsesto di tecniche e stili. A Torino sarà sepolto vicino a Bernardo Solei, uno dei suoi validi collaboratori e lo scultore Giuseppe