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CALL FOR PAPERS Heraclitus already talked about the “undead” in his days, but he couldn’t im- agine zombie hordes walking on our cities’ streets. It was simply a metaphor, then as now, but perhaps at this point it became something more (from myth to symbol? a figure, in Auerbach’s sense?). Firmly in place in our collective imagery, the zombie travelled a long walk from Haiti’s nights to our screens, and now it populates almost all fieldsof knowledge, from philosophy to sociology, from media studies to epidemiol- ogy. However, semiotics has rarely studied zombies, except for a brief mention in Apocalittici e integrati by Umberto Eco (1964), a dense essay by Paolo Fab- bri (2021) and few other cases. The time is right now to develop an extensive discussion about a figure who upsets our imagination and challenges our taxonomies. Moreover, the zombie seems to be often effective in representing fears, new contingencies, even the daily habits of human beings in the 21st century; after all, the zombie has evolved in the last few years, and adapted itself to the new social conditions. So, it seems worth to semiotically examine the zombie’s figure, its extreme plasticity and ultimately its ability to represent a society who actually seems more and more zombesque. Deadline Abstract submission: 31 May 2024 Abstract acceptance: 30 June 2024 Article delivery: 30 September 2024 Return of opinions after double blind review: 30 November Delivery of revised articles: 31 January 2025 Publication: 30 April 2025
I Castelli di Yale, 2018
The problem of the relation between nature and culture receives particular attention throughout the entire history of philosophical speculation. Against the range of solutions mainly proposed, which focuses on the absolute exceptionalism of the human cultural phenomena and rejects any idea of continuity between nature and culture, this article aims to present the innovative drive ideas of the continuity-oriented approaches in the field of biosemiotics. In order to demonstrate the scope and potential of the biosemiotics' perspective for one of the most profound shifts in cultural analysis, the article provides some of the related theories from the latest essays by biosemiotician like Wendy Wheeler, Paul Cobley and, very briefly, Victoria Alexander, taking as a basis the pioneering work of Gregory Bateson.
2011
Qualche passo verso l'etnosemiotica Con questo contributo intendo avvicinare il lettore alla prospettiva etnosemiotica. Si tratta, per la verità, di un abbozzo di introduzione, dato che si deve considerare l'etnosemiotica come una ricerca in corso e suscettibile di consistenti e auspicabili future specificazioni e modificazioni. In effetti, etnosemiotica è il nome che diamo a ciò che pratichiamo come attività di ricerca all'Università di Bologna presso C.U.B.E. (Centro Universitario Bolognese di Etnosemiotica). Molto sinteticamente si potrebbe dire che la ricerca di C.U.B.E. consiste nello sviluppo di una capacità di osservazione, descrizione e analisi del comportamento reale degli attori sociali nella loro vita quotidiana (il che potrebbe anche essere assunta come una prima rapida definizione di ciò che è l'etnosemiotica). Quando dico "osservare, descrivere e analizzare" intendo parlare di un'osservazione, una descrizione e un'analisi semiotiche. Questo comporta un impegno a esplicitare cosa significano osservazione semiotica, descrizione semiotica e analisi semiotica. Fortunatamente, per ciò che riguarda la descrizione e l'analisi possiamo appoggiarci a qualche buon decennio di pratica di studi e di trattamento scientifico delle forme testuali, in svariate declinazioni sia linguistiche che semiotiche, oltre che narratologiche, pragmatiche, semantiche, e così via; ma, che cosa dobbiamo intendere esattamente per "osservazione semiotica"? In altri termini, anticipando un po' ciò che diremo più avanti, possiamo qualificare direttamente come semiotica l'attività di osservazione? L'osservazione, da un lato, e i suoi oggetti, dall'altro, partecipano in qualche modo della stessa natura di qualunque manifestazione di senso articolato? Le pratiche quotidiane che osserviamo possono essere trattati come linguaggi? Vorrei sviluppare la mia trattazione in due passi successivi, il primo con riferimento alla semiotica come strumento capace di aiutare la pratica analitica di altre discipline, assumendo che le pratiche di cui molte di esse si occupano possono essere trattate come oggetti semiotici, come manifestazioni di significazione; il secondo prendendo invece in considerazione gli sviluppi interni della teoria semiotica stessa, chiedendomi se non vi si palesano i termini per una messa a punto degli strumenti più adeguati per un esercizio analitico forse non propriamente nuovo, ma emerso come tale negli ultimi anni grazie a nuove frequentazioni e applicazioni. Per quanto riguarda il primo passaggio, dobbiamo volgere la nostra attenzione a quelle discipline che studiano le pratiche quotidiane e i loro valori culturali, per capire se c'è effettivamente bisogno di un contributo semiotico. In particolare dovremo guardare alla tradizione antropologica e ai metodi che essa ha elaborato per il trattamento del comportamento culturale. Naturalmente questa tradizione ha sempre mantenuto e riconosciuto un rapporto profondo tra la ricostruzione dell'orizzonte culturale delle comunità esaminate e la dimensione di qualunque articolazione simbolica (per fare solo pochi esempi, si possono menzionare il lavoro etnolinguistico di Edward Sapir o l'importanza che le ricerche linguistiche e semiotiche di Roman Jakobson hanno avuto negli sviluppi dell'antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss, ma si potrebbe continuare: Mary Douglas, Victor Turner, e così via). Tra i molti studiosi, uno che mise a fuoco con chiarezza la natura testuale dell'oggetto etnografico fu certamente Clifford Geertz. Si ricorderà senza dubbio il modo in cui egli definì il lavoro del ricercatore in antropologia, parlandone come di un processo di "interpretazione di interpretazioni". L'importanza che assume nel suo pensiero il concetto di interpretazione dipende dal fatto che Geertz è pronto a considerare l'oggetto etnografico come un oggetto testuale, come un vero e proprio testo. In questo modo un testo si dà come necessariamente già interpretato, e di conseguenza l'oggetto etnografico (comportamento, rituale, pratica, atteggiamento, gesto, ecc.) può essere considerato come un testo ogni qualvolta si presenta come un fenomeno interpretabile. L'etnografo, perciò, interpreta interpretazioni per quel tanto che i suoi
Incontri. Rivista europea di studi italiani, 2013
2013
"Le basi teoriche della Sociosemiotica e le sue applicazioni nell'analisi di film, programmi e canali televisivi, pubblicità e opere di videoarte. Sociosemiotics theories and their application to the analysis of films, tv programmes and tv channels, advertising and video art."
1989
7 Ferruccio Rossi-Landi, Ideologia. Per l'interpretazione di un operare sociale e la ricostruzione di un concetto, Roma, Meltemi, 2005. Ticontre. Teoria Testo Traduzione-iv (2015)
“pos de ioudaios touto thaumazo, sophos ta hellenika (mi meraviglia che fosse giudeo: troppo al corrente di cose elleniche)”, in Ho Theologos 3 (2007) 377-385.
pîj de. 'Iouda‹oj toàto qaum£zw· 'Iouda‹oj sofÕj t¦ `Ellhnik£ Paolo Garuti o.p.
2023
Il testo fa da Postfazione al volume "Semiotica del folklore" a cura di Francesco Mangiapane e Gianfranco Marrone per le Edizioni del Museo Pasqualino (Palermo), in cui si ripubblicano classici sul tema (Jakobson, Bogatyrëv, Greimas, Uspenskij, Meletinskij, Ivanov, Herzfeld, Buttitta, Del Ninno, Ricci, Bouissac). La Postfazione - di cui qui si riportano le sole pagine inziali - discute lo statuto del folklore e lo stato di salute dello studio su di esso nella semiotica contemporanea, ricostruisce il dibattito sullo sviluppo dello studio semiotico del folklore fra Stati Uniti ed Europa, focalizzandosi in particolare sugli apporti di Bauman, Greimas e Lotman.
In LEONE, Massimo, Bruno SURACE, and Jun ZENG, ed. (2019) The Waterfall and the Fountain: Comparative Semiotic Essays on Contemporary Arts in China [“I saggi di Lexia”, 34]:, 2019
Natural languages contain several words to designate an ontology characterized by multiplicity. Each of them refers to it with a different slant; in English: host, horde, mass, swarm, just to mention some examples. The arts represent multiplicity too: paintings both in the western and in the eastern arts have long depicted crowded scenarios, populated by myriads of objects, minerals, plants, animals, and, of course, people. The essay compares representations of battling multitudes in the western and in the Chinese arts, in order to pursue two objectives: 1) describe the cross-cultural aesthetics of the multitude: a specific meaning and sensorial pleasure, indeed, emerges from representing a mass of similar objects co-existing in the same spatio-temporal semiotic field; 2) explore how this cross-cultural aesthetics is specified in each culture.
2017
Kitsch is not only an aesthetic category that has defined one of the possible grammars of the modern object, but also an anthropological category that in the development of historical processes has found different configurations. To trace this development we will take three words guide: bêtise, the idiocy that pervades the nineteenth-century bourgeoisie; pošlost', the untranslatable Russian word that animates the work of Gogol' and that Nabokov has referred to as "vulgarity" of the spirit; Kitsch-Mensch, the formula coined by Broch to portray the small German bourgeoisie, which will embody, in addition to the banality of the taste, the banality of evil.
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Form@re - Open Journal per la formazione in rete, 2021
Storia, antropologia e scienze del linguaggio, anno XXXVII, fascicolo 3 (2022), 2023
Quaderni del Dipartimento di Linguistica dell'Uni …, 2006
Erreffe. La ricerca folklorica, 2023
Franco Angeli, Milano, 2007
Ricerche di storia sociale e religiosa, n. 84, 2014, pp. 359-386;
Studi Francesi, 2004