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I] FATTI ANTERIORI ALL'AZIONE COMPRESA NELLA TRAGEDIA Nell'anno 568, la nazione longobarda, guidata dal suo re Alboino, uscì dalla Pannonia, che abbandonò agli Avari; e ingrossata di ventimila Sassoni e d'uomini d'altre nazioni nordiche, scese in Italia, la quale allora era soggetta agl'imperatori greci; ne occupò una parte, e le diede il suo nome, fondandovi il regno, di cui Pavia fu poi la residenza reale. Con l'andar del tempo, i Longobardi dilatarono in più riprese i loro possessi in Italia, o estendendo i confini del regno, o fondando ducati, più o meno dipendenti dal re. Alla metà dell'ottavo secolo, il continente italico era occupato da loro, meno alcuni stabilimenti veneziani in terra ferma, l'esarcato di Ravenna tenuto ancora dall'Impero, come pure alcune città marittime della Magna Grecia. Roma col suo ducato apparteneva pure in titolo agli imperatori; ma la loro autorità vi si andava restringendo e indebolendo di giorno in giorno, e vi cresceva quella de' pontefici. I Longobardi fecero, in diversi tempi, delle scorrerie su queste terre; e tentarono anche d'impossessarsene stabilmente.
Nuova Rivista Storica 104/1, 2020
Adelchi, un re nell'ombra* 1. Come è noto, l'epoca del regno di Desiderio si caratterizza per una situazione molto particolare delle fonti ad essa contemporanee. Infatti quelle di cui disponiamo-in primo luogo il Liber Pontificalis, il Codex Carolinus e gli Annales Francorum, più la Vita Karoli di Eginardo-sono tutte di parte franca o papale: si tratta dunque di fonti estranee e generalmente ostili al regno, da una parte espressione della complessa operazione di propaganda messa in atto dal Liber pontificalis romano, dall'altra frutto della grande opera di riscrittura della storia che fu operata negli ambienti della corte di Carlo Magno 1. Si tratta quindi di fonti difficilissime da utilizzare in una prospettiva interna al regno. Invece per il periodo di Desiderio non ci sono fonti longobarde, se escludiamo la testimonianza dei diplomi regi, e in particolare di quelli (che sono la stragrande maggoranza) emessi per San Salvatore di Brescia; le carte private dal canto loro, che pure all'età di Desiderio divengono sempre più numerose, dal punto di vista della storia generale del regno ci offrono pochi spunti 2. Questa situazione sfavorevole delle fonti è determinata, e anche questa è una circostanza ben nota, dal fatto che all'anno 744, quando Liutprando muore, si arresta la Historia Langobardorum di Paolo Diacono 3. Ratchis e Astolfo, i due fratelli che furono prima duchi del Friuli e poi re immediatamente prima di Desiderio, sono comunque ricordati da Paolo Diacono, anche se solo per le loro gesta giovanili precedenti all'assunzione al trono (così come è nominato, sia pure abbastanza di sfuggita, Ildeprando, nipote di Liutprando e suo successore per pochi mesi); ma Desiderio e Adelchi, unici fra tutti i re longobardi, nella Storia dei Longobardi non ci sono affatto.
Jean-François Cottier, Auteurs et valeur auctoriale dans les recueils de prières: le cas exemplaire des recueils anselmiens Marta Cruz Trujillo, Las Auctoritates de alguns actors en el manuscrito
Riproposta aggiornata della Posfazione alla ristampa anastatica di A. Manzoni, Adelchi (1822), Firenze, Le Lettere, 2015
I "cantici" di Manzoni. "Inni sacri", cori, poesie civili dopo la conversione, 2015
Il primo coro dell'"Adelchi" mette a fuoco le domande che Manzoni si pone sull'identità degli sconfitti, "un volgo disperso che nome non ha". Lo studio delle varianti illustra l'utilizzo di elementi simbolici (il tema delle rovine, il concetto di "popolo") che ne faranno uno dei testi canonici del percorso risorgimentale, a partire dal confronto che Manzoni impegna con la Marsigliese (i "solchi", qui bagnati di "servo sudor", là dal sangue del nemico vinto) e dalla fortuna del metro, base al "Canto degli italiani" di Mameli, il futuro inno nazionale.
2014
Leggere una volta di più l’Adelchi come una tragedia familiare consente di calibrare ancora meglio la sua valenza politica: più precisamente, dall’analisi delle relazioni conflittuali che intercorrono tra Desiderio e i suoi figli, si può ricavare un'interpretazione ancora più complessa e contraddittoria di quella abbondantemente discussa in decenni di esegesi. Adelchi ed Ermengarda, infrantosi con l'intervento della «provida sventura» ogni residuo vincolo filiale col potere statuale e paterno, spogliandosi della loro precedente identità di sovrani, cristianamente collocano loro stessi «in fra gli oppressi», confondendosi con quella «immensa moltitudine d'uomini, una serie di generazioni, che passa su la terra, su la sua terra, inosservata, senza lasciarvi un vestigio». Non dunque come un commiato dalla storia va letto il finale della tragedia e per conseguenza il suo significato complessivo: dall'ingiustizia della storia si può sortire facendosi «popolo», soggetto collettivo artefice del proprio riscatto. Re-reading Adelchi as a family tragedy, allows us to evaluate its political valence more clearly: specifically, an analysis of the conflictual relationships between Desiderio and his son and daughter, opens up a more complex and contradictory interpretation of the tragedy, supplementing existing critical views, that have been much discussed. Once the intervention of ‘provident misfortune’ has broken any remaining filial bond that Adelchi and Ermengarda had with the state and paternal power, they strip themselves of their previous identities as sovereigns, place themselves «in fra gli oppressi» in a Christian manner, and mingle with the «immensa moltitudine d’uomini, una serie di generazioni, che passa su la terra, su la sua terra, inosservata, senza lasciarvi un vestigio». Therefore, the ending of the tragedy and, consequently, its overall meaning, should not be read as a farewell to history: men and women can escape from the injustice of history becoming «people»: a collective subject in control of master of its own redemption.
Giacomo Laderchi nacque nel 1678 a Faenza da un illustre famiglia di quella città 1 . Entrò giovanissimo nella Congregazione dell'Oratorio di S.Maria in Vallicella a Roma. Si distinse subito per la sua dottrina, dimostrando una particolare disposizione verso gli studi storici, secondo la grande tradizione iniziata dal cardinale Cesare Baronio e, per alcuni anni, fu coadiutore della biblioteca Vallicellana 2 . Venne utilizzato da importanti personaggi del suo tempo, come il Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e Papa Clemente XI. In particolare, padre Laderchi divenne un fidato collaboratore del Pontefice, per problemi storici, teologici e giuridici 3 .Da questa posizione di fiducia, l'oratoriano s'adoperò per contrastare il circolo giansenista romano 4 . Il suo carattere, come risulta dalla lettura dalle sue lettere, era improntato ad una certa durezza e asprezza, come dimostrò in tutte le polemiche in cui venne coinvolto. Interessante è la confidenza che Laderchi 1 G.B. DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico, I ,Bologna 1965, p.2. 2 E.PINTO, La biblioteca Vallicellana in Roma, Roma 1932, pp.97-98. 3 In un elenco di opere manoscritte del padre Laderchi , qui pubblicato in appendice, si può notare come molti lavori fossero commissionati da Clemente XI. Altro segno della fiducia riscossa dal padre oratoriano risulta dalla sua designazione come perito storico, da affiancare al Legato pontificio, che avrebbe dovuto presiedere il concilio nazionale francese, voluto da Luigi XIV per l'accettazione della Bolla Unigenitus. Importante fu la collaborazione del padre Laderchi alla spinosa questione della monarchia sicula. L'agente granducale a Roma Anton Maria Fede così descrisse il rapporto di fiducia tra l 'oratoriano ed il Papa: " Devo anche confidare a V.S.Ill.ma con il più religioso segreto, che la penna eruditissima del nostro padre Laderchi ha distesa un'opera dottissima sopra tali vertenze,come ha desiderato il Sommo Pontefice, dal quale fù anche chiamato a Palazzo domenica sera in ora molto avanzata, che si degnò di conferir seco nel suo gabinetto la minuta della bolla estintiva della pretesa monarchia di Sicilia, obbligandolo ancora con espresso comandamento di aggiungere, e di diminuire alcune particolarità ,come eseguì colla più somma repugnanza, e modestia possibili " Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato,( d'ora in poi ASF,Med.Princ.) 3934, A. M. Fede a C. A. Gondi, 23 febbraio 1715). 4 Per esempio, si deve all'influenza di padre Laderchi la bocciatura di Gaspare Cerati all'episcopato di Piacenza, cfr. E. DAMMIG, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, p.122. Si vedrà nel prossimo paragrafo un dettagliato quadro dell'azione del Laderchi contro il giansenismo. 1 fece a Carlo Antonio Gondi, segretario granducale: "Io alle mie in riguardo delle quali mi sono scelta una maniera di vita lontana dalla conversazione degli uomini e del loro commercio, benchè non lontano (Iddio vuol così)dagl'impicci della corte" 5 . Nella ricerca e negli studi profuse parte del suo patrimonio, tanto che venne a trovarsi in estrema necessità finanziaria, come dimostra un memoriale inviato a padre Alessandro Bussi preposito della Vallicella 6 . Trascorse la sua vita a Roma, dove morì all'età di sessant'anni, il 25 aprile 1738, nei suoi ultimi anni venne colpito da infermità di mente 7 . opere archeologiche Al settore dell'archeologia, secondo la tradizione filippina dei padri Bosio e Aringhi, Laderchi dedicò un'opera di descrizione delle Basiliche dedicate a Roma ai Santi Pietro e Marcellino: De Sacris basilicis Ss. Martyrum Marcellini et Petri dissertatio historica, Romae, per Franciscum Gonzagam, 1705 8 . Giacomo Laderchi pubblicò, poi, nel 1722 un lavoro sulla basilica romana di S.Cecilia: S.Caeciliae Acta et transtyberina basilica illustrata saeculorum singulorum monumentis asserta etc., Romae , ex typ. Rocchi Bernabò, 1722. In quest'opera il martirio e il culto della vergine romana viene illustrato attraverso la descrizione delle fonti patristiche e liturgiche che durante i secoli hanno parlato della santa e del luogo del suo culto. Sempre di natura archeologica è il testo del padre Laderchi, che tratta di un'epigrafe 5 ASF,Med.Princ.3934 , G.Laderchi a C.A. Gondi,15 gennaio 1715. 6 Ivi, 3935, Memoria per il M. Rev .p. Alessandro Bussi preposito fatta da G.Laderchi per informare la congregazione del presente suo stato, infra. 7 C.GASBARRI, L'Oratorio di Roma dal Cinquecento al Novecento, Roma 1962, pp.183-184.La notizia della morte di padre Laderchi venne segnalata dal Diario di Roma, che lo definì: "Soggetto assai cospicuo per aver composte molte dotte et erudite opere "(Diario ordinario, n.3238, 3 maggio 1738, Roma, Chracas, 1738, p.1 ).
Minima onomastica ELVIRA ASSENZA (Messina), Onomastica impressionista nel roman policier 674 Ninfee nere di Michel Bussi XAVERIO BALLESTER (Valéncia), Túria: un hidrònim prerromà 676 MARIMO BONIFACIO (Trieste), Cognomi da zoonimi (mammiferi) tra Venezia Giulia, Istria, Slovenia e Croazia 677 GUIDO BORGHI (Genova), Il coronimo eblaitico Du-gú-ra-su ki ('Egitto'?): una delle più antiche attestazioni indoeuropee? 679 ENZO CAFFARELLI (Roma), Agionimi con l'apostrofo nei cognomi (e nei toponimi) italiani 681 ANGELO CAMPANELLA (Palermo), Da Battiato Francesco a Franco Battiato: la dissacrazione onomastica 683 LAURA CASSI (Firenze), La banalità apparente dei neotoponimi turistici 684 MARINA CASTIGLIONE (Palermo), Che cosa s'intende per denominazione popolare in toponomastica 686 FEDERICA CUSAN (Torino), Nero, grande, secco: gli aggettivi del bosco in Valle di Susa PAOLO D'ACHILLE (Roma), Per i deonimici nei vocabolari non è mai troppo tardi EMIDIO DE ALBENTIIS (Perugia), Parcheggio e viadotto sull'Autosole: un esempio di memoria dispersa ALESSANDRO FADELLI (Pordenone), Pasolini e i toponimi del Friuli Occidentale MASSIMO FANFANI (Firenze), Gigione 'vanitoso' LYDIA FLÖSS (Trento), Toponimi trentini formati con l'appellativo La Mónt MARCO FRAGALE (Palermo), Il nome di un Morfeo siciliano: u zzu Nardu YORICK GOMEZ GANE (Cosenza), Spigolature onomastiche da un nuovo dizionario di Claudio Quarantotto NUNZIO LA FAUCI (Palermo), Aurora e lo spirito dei tempi OTTAVIO LURATI (Lugano/Basel), Tracce di fede scomparse o nascoste LUIGI MATT (Sassari), Due deonomastici di ambito retorico: gorgiare e gorgizzare MAURO MAXIA (Sassari), Un toponimo sardo: Sa Portiscra (Nuoro) BEATRICE NICASTRO (Palermo), La competenza toponimica oltre i confini amministrativi: il caso di Sciacca ELENA PAPA (Torino), Lo zio Franchino del conte di Cavour: epifanie di un nome d'Ancien Régime PATRIZIA PARADISI (Modena), «Il Vittoriale»: il domonimo del pricipato dannunziano sul Garda PAOLO POCCETTI (Roma), Macro-e microtoponimi: una definizione complessa (e spesso ingannevole) SARA RACCA (Torino/Zürich), E.Leclerc, Leclerc o l'Eclerc? Forme ufficiali e realizzazioni popolari di un marchionimo ROBERTO RANDACCIO (Cagliari), Ufficio deonomastici smarriti: Panamino GIOVANNI RUFFINO (Palermo), Antroponomastica popolare e geografia linguistica: appunti FRANCESCO SESTITO (Roma/Saarbrücken), Musica leggera e antroponimia femminile. Sondaggi sui nomi delle residenti a Bologna nel 2021 ripartiti per anno di nascita LEONARDO TERRUSI (Teramo), Un 18 aprile deonimico STEFANO VASSERE (Lugano), Odonimi ticinesi. Tra toponomastica, celebrazioni personali e rispetto del genere Rubriche Materiali bibliografici Recensioni Enzo Caffarelli / Paolo D'Achille (a cura di), Bandelisco. Scritti onomastici di/per (e su) Luca Serianni nel ricordo di allievi, amici e colleghi, Roma, SER-Società Editrice Romana-ItaliAteneo ("Quaderni Italiani di «RION»", 9) 2023 [ELVIRA ASSENZA (Messina)] 720-725 Carla Maria Sanfilippo, Guida ai toponimi di Ferrara. Dalla lingua alla storia (e ritorno), Limena (Padova), libreriauniversitaria.it edizioni ("Storie e linguaggi", 47) 2023 [ENZO CAFFARELLI (Roma)] 725-728 Viorica Răileanu, Tipologia numelui de familie: semantică şi structură, Chişinău, Editura UNU 2022 [ALFONSO GERMANI (Frosinone)] 728-731 Schede di volumi Chiara Borla, Yi stranom d'Yiér e d'Ënqueui. L'antroponimia popolare di Usseglio: I soprannomi e l'identità del paese, con la collaborazione di Matteo Rivoira, s.l., Indipendently published 2022 [ENZO CAFFARELLI (Roma)] 732-734
Dopo un breve bilancio delle questioni ecdoticamente sciolte e di quelle invece ancora irrisolte, si presenta l'apparato integrale al testo definitivo della tragedia, comprendente anche le varianti delle copie apografe, fra cui quelle della copia parigina ritrovata da Irene Botta alla Biblioteca Victor Cousin della Sorbona, ma non ancora collazionata.
Biografia di Aldo Bruschi ingegnere Italiano, che dopo aver combattuto la prime e la seconda guerra mondiale ed insegnato a Firenze, dove ha diretto anche il Laboratorio regionale sulle prove dei materiali dell'Istituto tecnico Galileo Galilei, decide di emigrare in Argentina dove contribuisce in modo importante alla crescita dell'ingegneria sismica di quel paese.
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Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo, Firenze, Edizioni CLORI, 2021
Belice 1968-2008: barocco perduto barocco dimenticato, 2008