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1988, Carte Italiane
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Annali online Unife. Sezione di Storia e Scienze dell'Antichità, 2024
The Medicean government of the 15th century was characterized by intense political tensions and the banishment of numerous illustrious citizens. While the literary production of 15th-century Florence often praises the actions of the Medici family, there is also a widespread restlessness for justice that seeks various forms without ever being fully appeased. What unifies this "dissenting" literary production is the shared political imagination, suggesting a crisis of justice that is not only individual but collective. The contribution aims to analyze such contestation of the regime by considering the Latin and vernacular literary production of Florence, such as Pulci's Morgante, the works of Vespasiano da Bisticci, and Niccolò Cieco. The analysis aims to highlight the use and recurrence of certain topoi, such as the condemnation of the ingratitude of civic leaders and the praise of exiles, who are equated with Scipio Africanus, a prestigious reflection of an increasingly marginalized urban élite in the management of power.
The article proposes a reading of the epistle 86 by Seneca, which highlights a ciceronian literary background. In particular, the narrative incipit seems to get inspiration from a passage of De Senectute, while in the figure of Scipio Africanus, main character of the epistle and portrayed as the philosopher's alter ego, it's possible to trace echoes from the famous Somnium Scipionis.
L'Endimione e L'Ariadna, Scipione Errico, 2017
Gli idilli L'Endimione e L'Ariadna di Scipione Errico, da una stampa del 1624.
2021
La figura di Scipione l'Africano è stata variamente utilizzata in diversi momenti della storia della cultura occidentale, un fatto che esprime bene la capacità di significare della figura stessa. In questo intervento si analizzano le due diverse ricostruzioni, entrambe molto aderenti alla lettera delle fonti antiche, proposte in due film girati in fasi molto diverse della storia italiana, quello di Gallone e quello di Magni. Se nel primo il personaggio viene concepito come trasparente allegoria della figura di Mussolini in relazione alla fondazione del cosiddetto impero fascista, nel secondo Scipione, raccontato nella parte finale della sua parabola politica, appare piuttosto lo strumento per l'espressione del carattere ambiguo e oscuro del potere, di cui lo stesso Scipione appare vittima. The culture of the Western world has variously used the figure of Scipio Africanus in many different moments of its development: a sign of the semantic richness of this figure. My main aim...
Histos, 2023
The article aims at highlighting the central role played by Scipio Africanus in Livy's reflection on Roman imperialism in the third and fourth decades. As is well known, in Books 31-45 Livy problematises the increasingly predatory character of Roman expansionism in the East, alluding to the changes imprinted by such expansionism on the Roman ethos. In the first part of the article, some specific aspects of these changes are brought into focus, with particular reference to those affecting military leadership, marked by a strong competition between magistrates and a growing personalism. In the second part, I illustrate the emergence of these aspects in the military rise of Scipio Africanus. Livy portrays Scipio as the representative of a new model of leadership, characterised by strong traits of heroism but also by ethical complexities that will prove decisive for Rome's future decadence.
Finito di stampare nel mese di maggio 2012 dalla tipolitografia FRANCESCO CIOLFI via E. De Nicola, 8 -tel. 077621227 -Cassino (FR) MONICA BERTÉ Petrarca, Salutati e le orazioni di Cicerone* 1. Codici petrarcheschi con orazioni di Cicerone Alla fine dell'Ottocento Attilio Hortis scriveva che con Petrarca aveva avuto inizio «per gli studi ciceroniani una nuova era»; con il suo saggio si inaugurava, invece, una nuova era di studi su Petrarca e Cicerone 1 . L'eccezionale numero di scritti di Cicerone, secondo lo studioso, aveva reso assai arduo nel Medioevo il loro recupero e aveva costretto a una selezione sulla base dello spirito e delle esigenze dei tempi. Le orazioni furono fra le opere più penalizzate; trascurate, anche se non completamente dimenticate, nei secoli di mezzo, esse ebbero maggior fortuna all'alba dell'Umanesimo, grazie all'interesse di Petrarca e di pochi altri 2 .
L’immagine del chiodo, necessario a scalzarne un altro infisso nel legno, è un topos della Classicità ereditato dalla letteratura italiana: in quest'ultima, esso appare stabilmente connesso alla tematica amorosa, che del resto ha promosso la metafora al repertorio fraseologico moderno anche popolare. La vasta fortuna del motivo fra Medioevo e Rinascimento si dipana dal passo ciceroniano delle "Tusculanae Disputationes", incentrato su un’organica reprobatio della passione amorosa e degli eccessi a cui essa conduce un tale 'furor'. Francesco Petrarca torna a più riprese, e in varie sue opere, sulla metafora del chiodo: pur nell’adesione al linguaggio ciceroniano, quest’ultima non serve a screditare l’importanza del sentimento amoroso, ma a demarcare la profonda differenza che passa fra un sentimento superficiale e transitorio, da trattare alla stregua di un capriccio, e l’autentico innamoramento. Da questo particolare aspetto prende le mosse la lettura di San Girolamo, in collegamento con la storia biblica di Serse-Assuero, dove sono esaltate le virtù del 'novus amor': sebbene sulla base di criteri estetici degni di un re pagano, il monarca persiano sostituisce la regina passata con la virtuosa Esther, e il suo esempio apre la strada a un uso edificante del proverbio, dove il chiodo vecchio è associato a inferiori qualità morali. Questa ulteriore distinzione – che introduce un forte discrimine qualitativo fra vecchio e nuovo – risale più direttamente alla lettura che del topos classico offre il Padre dalmata, per il quale la facilità con cui il nuovo sentimento oblitera l’antica passione è elemento caratteristico della vacua superficialità della filosofia pagana e secolare, rispetto alla quale la sensibilità cristiana spicca per il radicamento degli affetti. È all’interno di questa radicale contrapposizione che si può intendere la pertinenza e rilevanza del chiodo all’interno del celeberrimo passo dantesco (Purg. XXIV, 57) in cui Bonagiunta accosta il «dolce stil(e)» dei moderni lirici d’amore a un novo chiodo che scalza la precedente scuola poetica di cui lo stesso Lucchese era ritenuto l’alfiere, difendendo in un celeberrimo scambio «li piagenti ditti de l’amore» contro Guido Guinizelli, che Dante stesso colloca fra i precursori di una nuova era. Già largamente attestata nei commenti trecenteschi, la lettura non può dirsi nuova, ma è avvalorata dagli ultimi sviluppi nell’ecdotica del poema dantesco, in cui è la stessa logica stemmatica a esigere un articolo determinativo fra stil e novo, spezzando l’unità del sintagma forse più popolare nelle riduzioni – storiche, critiche e antologiche – del nostro Medioevo letterario. Se mai verrà accolta, la nuova lezione di Purg. XXIV, 57 non cesserà di suscitare diffidenza e disagio nell’esegesi del poema, notoriamente assai conservatrice.
proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i paesi È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la riproduzione totale e parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico : ritratto della madre 3 Sergio Audano, Rileggendo il De divinatione di Timpanaro 13 Renato Badalì, «Oh via, ora ci si dà del tu!» 25 Michele Bandini, Una δευτέρα φροντίς senofontea (Xen. Mem. 1.4.8) 33 Margarethe Billerbeck, Sebastiano Timpanaro und die Kritik der ‚Seneca-Tragödien' 37 Michele R. Cataudella, Lesefrüchte 'timpanariane' 47 Federico Condello, Sul testo di Soph. OT 1025, con alcune osservazioni sul Lapsus di Timpanaro 59 Paolo De Paolis, Sic vos non vobis. A proposito di un episodio sospetto della biografia virgiliana del Donatus auctus 97 Rita Degl'Innocenti Pierini, Ennio, Scipione e la patria: interpretazione e fortuna (Virgilio, Orazio, Claudiano) di Ennio Var. 6-8 V. 2 (= VI op. inc. Sk.) 115 Lucietta Di Paola Lo Castro, Il medico condotto Augusto Murri e l'«oscuro medico condotto della critica testuale»: riflessioni a margine di due scritti di Timpanaro sr e di un manoscritto rinvenuto tra le carte dell'Archivio familiare 133 Tiziano Dorandi, Il De probacione virginitatis beate Marie et sacerdocio Iesu tra Roberto Grossatesta e Matteo Paris 151 Alessandro Fabi, Gli interventi di Timpanaro sul testo di Frontone 167 Giovanni Fiesoli, Lettori e lezioni lucreziane: gli inusitati connubi tra scienza, filologia e poesia 183 sommario VIII Gian Franco Gianotti, Studi classici e libertà: Augusto Rostagni e Leonardo Ferrero 205 Walter Lapini, La Tavola di Cebete e la vittoria sui vizi (22.2) 233 Luigi Lehnus, Postille inedite di Paul Maas a Pindaro, Epinici e frammenti 239 Giuseppina Magnaldi, Note in margine al De finibus di Cicerone (2.61, 2.118, 3.2, 4.9, 5.15) 253 Daniela Manetti, Le Memorie di Erofilo e dei membri della sua casa di Bacchio di Tanagra: una nota addizionale 271 Paolo Mari, Gli ultimi contributi filologici di Sebastiano Timpanaro 277 Elio Montanari, L'abbozzo incompiuto di Timpanaro in replica a Reeve 303 Piergiorgio Parroni, Nazioni ai confini del mondo tra realtà e tradizione classica 339 Rosario Pintaudi, Girolamo Vitelli e Francesco D'Ovidio: a proposito di Alfieri 'tragico' e per la versificazione 'barbara' di Carducci 355 Giuseppe Ramires, Timpanaro editore di Servio 365 Giovanni Salanitro, Tradizione indiretta virgiliana e poesia centonaria 399 Annamaria Vaccaro, Un inedito manuale di critica del testo 403 Recensioni L. Lehnus, Incontri con la filologia del passato (V. Ortoleva) 415 P. Parroni (a c. di), Lo spazio letterario di Roma antica.
L'episodio notissimo di Scipione Emiliano che davanti alle rovine di Cartagine in fiamme si commuove, versa lacrime e declama alcuni celebri versi del VI libro dell'Iliade ci è riportato con delle lievi ma significative differenze da Polibio, da Diodoro e da Appiano. 1 Risulta utile soffermarsi preliminarmente su tali difformità della tradizione poiché è verisimile che alcuni dettagli, peculiari coloriture o determinati particolari possano essere stati inseriti nel corso del tempo, falsando il contesto originario ed ingenerando un inevitabile fraintendimento dell'iniziale partitura, nel suo più autentico e genuino significato.
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Quaderni di Storia
Scipione l’Africano. Un eroe tra Rinascimento e Barocco (Atti del Convegno di Roma, Academia Belgica, 24-25 maggio 2012), Milano, Jaca Book, 2013, pp. 203-214
Novom aliquid inventum. Scritti sul teatro antico per Gianna Petrone, 2018
Cicerone e Seneca. Atti dell'XI Simposio ciceroniano (Arpino, 10 maggio 2019), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2020
Ubi Mytistraton fuit, Mistretta manet, 2018
Carte Romanze II, 2, 2014, pp. 125-65
Bachelor Thesis, 2015