Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2007
…
22 pages
1 file
Beatrice Del Bo "Élite" bancaria a Milano a metà Quattrocento: prime note * [A stampa in "Quaderni / Cahiers del Centro Studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca", 2007 (1), pp. 155-187] © dell'autrice-Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali" * Il presente saggio non costituisce che una minima parte del più ampio lavoro dedicato al mercato bancario milanese svolto per la borsa di studio assegnatami dal Centro Studi sui Lombardi e sul Credito nel Medioevo di Asti, che ringrazio per l'opportunità offertami. La mia riconoscenza va, inoltre, a Rinaldo Comba, a Patrizia Mainoni e, in particolare, a Reinhold C. Mueller che hanno pazientemente letto il mio lavoro, dispensandomi suggerimenti e correzioni e guidandomi nella comprensione dei meccanismi del mercato bancario, a Elisabetta Canobbio, Nadia Covini, Paolo Grillo e Riccardo Rao per il fitto scambio di opinioni e le suggestioni propostemi.
An analysis of the professional organisation of notaries in the Duchy of Milan in the XV century focused on the group of professionals who worked for the diocesan Curia.
in "Roma moderna e contemporanea", X/3 (sett.-dic. 2002), pp. 559-582) "Iudei quoque masculi et femine qui fuerint probati exercere usuras in Urbe, solvant
ius on line , 2023
This work intends to examine the necessary process of adaptation to the Napoleonic kingdom of Italy of French regulations that imposed a rather radical change of course with the law of the ancien régime, and the resistance that emerged in the attempt to implement an adaptation of those regulations that took account of local specificities. This process of adaptation of transalpine discipline to the Italic kingdom naturally also involved mortgage law. In the Napoleonic era, legal tacit mortgages and general mortgages had been maintained in the Kingdom of Italy in favour of certain subjects, and with obvious prejudice to third parties. In addition to the rules contained in the code, a special discipline had been enacted in Italy with the main purpose of supplementing the codictic discipline. Luosi had considered that the same provisions should also have been enacted in the kingdom, “the legislation in this matter being common”. The end of French rule entailed the application, once again, of new legislation. An attempt will therefore be made to understand what happened during the transition from the Napoleonic Code to the ABGB, which, as is well known, was very advanced in mortgage matters, having implemented the modern principles of publicity and speciality more rigorously than the French code.
Lo studio della situazione monetaria all'interno della realtà territoriale verbanese nel corso del XVII secolo si presenta complesso. Attualmente risultano sconosciute fonti che permettano di tracciare un quadro anche solo parziale delle presenze monetarie nell'area del Lago Maggiore.
Correlatore Cinzia Capalbo Ai miei genitori ‹‹ Cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? ›› Siracide, VII E a coloro che gioiscono della mia gioia 3 ‹‹ Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un'altra riva, e arriverò ›› -C. Pavese-4 5 INDICE Introduzione P. 6 Capitolo 1. Il quadro dell'industria italiana all'indomani dell'Unità P. 8 Capitolo 2. Le origini dello sviluppo industriale italiano e il problema dell'accumulazione di capitale P. 31 Capitolo 3. Il sistema creditizio italiano e l'istituzione delle banche miste in Italia P. 50 Conclusioni Bibliografia Ringraziamenti 6 INTRODUZIONE Nel corso dell'Ottocento i Paesi europei che avevano iniziato ad intraprendere sin dal secolo precedente il percorso dell'industrializzazione, conobbero una crescita notevole. Lungi da questi passi da gigante, l'arretratezza della Penisola si configurava sempre più marcata, con dati attestanti un solco sempre più profondo e quindi sempre più inquietante rispetto al Nord Europa. Per tutte le regioni della Penisola, sia che si parli del Nord che del Mezzogiorno meridionale o insulare, la fuoriuscita da una simile situazione di arretratezza economica, nonché civile e politico-militare, iniziò a partire dalla nascita dello Stato unitario, proclamato il 17 Marzo 1861. Il giovane stato unitario, all'indomani di questa data, si trovò a fronteggiare una serie di sfide notevoli sul fronte interno prima ancora che estero, prima di riuscire ad indirizzare l'economia nazionale in una direzione industriale, in modo da non restare esclusa da quello che era ormai il quadro contestuale europeo. Il presente lavoro si pone l'obiettivo di studiare il ruolo rivestito dal sistema delle 7 banche miste in Italia, andando ad indagare quale fosse la loro genesi storica, quale la loro struttura, il ruolo giocato dal capitale straniero in questo contesto, e il loro apporto all'industrializzazione della Penisola, facendo particolare attenzione al dibattito storiografico nato al riguardo tra gli studiosi che hanno trattato l'argomento, senza prescindere tuttavia da quello che fu il quadro dell'economia italiana all'indomani dell'Unità, e quello che, secondo diversi storici, fu il punto di partenza per l'accumulo del capitale primitivo, che fu alla base del processo di industrializzazione e modernizzazione dell'Italia. 8 Capitolo 1 Il quadro dell'industria italiana all'indomani dell'Unità Intorno al 1860 la condizione dell'Italia rispetto ai paesi occidentali maggiormente industrializzati, e in particolare, rispetto all'Inghilterra e alla Francia, era quella tipica di un Paese arretrato, nel senso della moderna terminologia economica. Occorre sottolineare come già da diversi decenni tuttavia, la sua struttura agraria aveva risentito degli effetti della vicinanza e dello sviluppo industriale dei grandi Paesi industrializzati. Studi recenti tendono a sottolineare come già nel corso del XVIII secolo la forte richiesta di derrate alimentari e soprattutto di fibre tessili da parte dei nuovi centri industrializzati francesi e inglesi aveva stimolato una ripresa dell'agricoltura italiana, che dovette anche a questo impulso proveniente dall'esterno il superamento della stazionarietà in cui era caduta 1 . Malgrado gli incalzanti impegni sul fronte politico, all'indomani 1 G. Pescosolido, Unità nazionale e sviluppo economico 1750-1913, Laterza, Roma -Bari 2007 (II ed.) più tardi si è avuta una interpretazione del Risorgimento che vedeva come suo principale fattore propulsivo non più le motivazioni di carattere ideologico e politico del movimento nazionale e le mire espansionistiche dei Savoia, ma la crisi dell'aristocrazia e la crescita di una nuova borghesia alla ricerca di diritti politici e condizioni economiche migliori rispetto a quelle esistenti. La portata di uno sviluppo preunitario di una borghesia capitalistica interessata alla formazione di un mercato nazionale, fu ridimensionata in maniera drastica. Ne scaturiva per forza di cose la rivalutazione del ruolo primario del ceto intellettuale liberale e democratico che, attraverso il cambiamento politico, aveva avuto l'intenzione, sia pure secondaria, di stimolare e irrobustire i pochi nuclei borghesi esistenti. Fu in particolare Greenfield 2 ad osservare quanto fosse stata debole in una delle regioni capitalisticamente più avanzate la partecipazione diretta degli imprenditori al movimento rivoluzionario risorgimentale. Nel dopoguerra espressero il proprio consenso a questa linea Luciano 2 R. K. Greenfield, Economia e liberismo nel Risorgimento, Laterza, Roma 1985 12 Cafagna 3 e Rosario Romeo 4 . Il primo sottolineò in particolare quanto fosse scarsa la complementarietà delle diverse economie regionali, e in particolare quella tra il meridione e il resto della Penisola. Di qui una debolezza generale della spinta degli operatori economici alla formazione di un mercato nazionale. Per Romeo, se da un lato non si poteva negare la prevalenza avuta nel Risorgimento dal ruolo della storia politica, dall'altro bisognava tuttavia tener presente il peso esercitato dall'influenza economica sull'aspetto puramente politico dei processi storici, per riuscire a comprenderli appieno. Quindi, nonostante la sua natura di processo eminentemente politico, nondimeno Romeo portava un'attenzione notevole agli effetti della politica economica attuata dallo stato liberale all'indomani dell'Unità, e ai risultati da essa conseguiti. Sulla linea di tale indicazione metodologica, per misurare la portata dell'impatto dell'azione dello Stato unitario sull'economia italiana bisogna prima vedere da vicino quali fossero le sue condizioni al momento 3 L. Cafagna, Problemi storici dell'industrializzazione e dello sviluppo, Argalia, Urbino 1965 4 R. Romeo, Risorgimento e capitalismo, Laterza, Bari 1998 13 dell'Unità, e il quadro contestuale dell'intera penisola con il quale ci si andò a rapportare. Quella italiana, nel 1861, era un'economia di carattere prettamente agricolocommerciale; basti pensare che dalle attività agricole derivava circa il 58% del prodotto lordo privato a fronte del 20% delle attività secondarie e il 22% di quelle terziarie. Secondo le stime raccolte, nel 1861 risultava impiegata in agricoltura il 60% della popolazione attiva, contro il 23% delle attività secondarie e l'esiguo 17% di quelle terziarie 5 . Il dato più inquietante è rappresentato tuttavia dal fatto che in Europa esisteva allora un gruppo di Paesi che avevano intrapreso, e portavano avanti, un rapido e costante sviluppo sul piano industriale, e che avevano accumulato in termini di produzione, reddito e sistema di trasporti e infrastrutture, un vantaggio imponente. Fra di essi non figurava tuttavia l'Italia. Prima dell'Unità l'economia italiana non era rimasta immobile. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come non fosse del tutto veritiero il quadro che presentava una situazione del tutto stazionaria. Era una ricostruzione dovuta all'enfatizzazione di carattere agiografico del 5 G. Pescosolido, La costruzione dell'economia unitaria, voce Unificazione, 2011, in Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani Risorgimento, in modo da conferire maggior risalto ai passi avanti compiuti dal governo unitario. Dalla metà del Settecento in avanti si era venuta a interrompere quella stagnazione della crescita demografica, di prezzi, consumi, redditi e produzioni, che perdurava da oltre un secolo. La popolazione era passata dai 15,3 milioni di abitanti del 1750 ai 17,8 del 1800, ai 24 del 1850 per giungere infine ai 25,8 del 1861, facendo così registrare un incremento del 45% rispetto al 1800 e del 69% rispetto al 1750 6 . Parallelamente si erano mossi i prezzi, e in particolar modo quelli dei prodotti alimentari, soprattutto nel periodo napoleonico e durante le carestie che colpirono nel secondo decennio dell'Ottocento. Dopo un ventennio di ristagno, quale quello che va dal 1820 al 1840, i prezzi ripresero a salire a favore di una crescita che non si sarebbe più arrestata fino agli anni Ottanta, quando esplose la crisi agraria. Dal 1750 al 1860 l'agricoltura aveva fatto registrare un aumento consistente nella cerealicoltura, settore direttamente interessato al soddisfacimento dei bisogni alimentari, ma non solo: una 6 G. Pescosolido, La costruzione dell'economia unitaria, in L'unificazione italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Roma 201, pp. 407-442 espansione produttiva si era avuta anche in altri importanti settori quali la bachicoltura, la coltivazione dei gelsi, il settore vitivinicolo, olivicolo, i quali avevano cominciato a produrre sempre di più anche per i mercati esteri. Ci dimostrano ciò sia i dati diretti di carattere regionale e sub-regionale, ma anche indicatori indiretti, quali la crescita stessa della popolazione. Quest'ultima aveva portato ad un aumento del ben 70% del fabbisogno alimentare, al quale non si fece fronte, se non in periodi di carestia, con importazioni dall'estero. Nell'Italia centro-settentrionale la notevole diffusione della coltura del mais nel Settecento e della patata nell'Ottocento, oltre ad una consistente estensione delle superfici messe a coltura a seguito di un'ondata di disboscamenti, dissodamenti, e azioni di bonifica di acquitrini e paludi, stimate nel 1864 a 208.000 ettari di superficie 7 . Nel Mezzogiorno, dove a prevalere era la struttura del latifondo, avevano cominciato a farsi strada nelle aree costiere i primi nuclei di colture specializzate: accanto alla coltura dell'olivo fecero la loro comparsa i primi vigneti e agrumeti, che conobbero una straordinaria 7 G. Pescosolido, Unità nazionale e sviluppo economico 1750-1913, Laterza, Roma-Bari 2007 (II ed.) pp.31-33 fiorita dopo l'Unità. Accanto agli incrementi produttivi incontriamo anche cambiamenti importanti sul piano giuridico del possesso della terra, della distribuzione della proprietà fondiaria e dei rapporti di produzione. Si può osservare ovunque un'avanzata della forma privatisticoborghese del possesso...
… del Dipartimento di scienze economiche dell' …, 2004
SOMMARIO: 1. Crisi e “potere del credito”: le banche al centro del problema. ‒ 2. Le banche e il modello italiano. ‒ 2.1. Una domanda aperta. ‒ 3. La banca e una specificità che spesso rischia di sbiadirsi. ‒ 4. Banche e riforme. ‒ 4.1. Paradigmi nazionali sotto stress. ‒ 5. Molti nodi sono ancora fermi al pettine (la difficoltà di tenere a mente la storia e le lezioni via via impartite).
1. All'indomani degli scandali e delle polemiche che hanno travolto i passati vertici di via Nazionale, c'era grande attesa per le prime Considerazioni finali del nuovo Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Va detto che nell'insieme le aspettative non sono andate deluse.
2001
During the years between 1861 and 1893 six banks were authorized to issue notes redeemable in gold or silver — though with frequent episodes of suspension — and accepted at par in Italy. Because of the existence of several issuing banks the Italian experience was often referred to as an example of competition in money issuance; as a result, the regime of competition was blamed for the financial crisis which took place at the end of the period. This article challenges the idea that note issuance in Italy was carried out under competition. The theoretical framework used to analyse the Italian experience from the viewpoint of competition is free-banking; the theory provides a model to analyse competition between notes issued by unrestricted banks which are changed at par and redeemable in some standard good on a fractional reserve basis. Although the Italian case cannot be considered an example of freebanking, this framework can help explain whether — and under which circumstances — no...
2006
Era frequente l'inattendibilità di molte segnalazioni ma per l'inesperienza dell'apparato di controllo tali falsità emergevano solo dopo aver già avviato la macchina investigativa 37. Va osservato, inoltre, che, un'altra intenzione della Corporazione fu quella di evitare la costituzione di Monopoli e Privilegi bancari. La stessa riforma bancaria del '36, unificando ed accentrando i poteri di Vigilanza nell'Ispettorato = organo di Stato, mirava a classificare le aziende per funzionalità, ma, contemporaneamente, si rimettere alla supremazia tecnica della vigilanza, per evitare trattamenti preferenziali. Con quella linea comportamentale, l'Organo di Stato = Ispettorato, in regime fascista, seguiva un atteggiamento di sintonia alle direttive di governo 38. Alla fine si optò per l'accentramento dei controlli sulle aziende di Credito prendendo a riferimento i provvedimenti del '26. Il nuovo sistema del 1936 39 istituì una disciplina elastica, nel senso che numerose disposizioni esprimevano la semplice enunciazione di una facoltà normativa attribuita all'Ispettorato, il quale, conformandosi alle alte deliberazioni del Comitato dei Ministri, poteva intervenire con istruzioni, provvedimenti e simili. Così fu reso più agevole seguire le rapide ripercussioni che l'attività bancaria,-sensibilissima-risentiva ad ogni turbamento dell'economia nazionale. Inoltre, secondo i precedenti decreti del '26, gli organi di vigilanza avevano il solo potere ispettivo e di controllo; nel testo di riforma del '36, l'Ispettorato godeva di un potere discrezionale vastissimo, che si 37 Nei primi anni di Vigilanza bisognava, anche, infondere tra il pubblico la convinzione della grande importanza dei controlli bancari. Nella circolare del 1929 così scriveva: "Non occorra che io insista sulla necessità che i capi di filiale-oggi forse più che in passato-svolgano opera assidua ed intelligente per ingenerare nelle aziende di Credito soggette alla loro giurisdizione il convincimento che nulla viene trascurato perché le norme di legge abbiano piena applicazione, e che la vigilanza viene sempre efficacemente esercitata"
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Medioevo per Enrico Pispisa Scritti promossi e curati da L. Catalioto, P. Corsi, E. Cuozzo, G. Sangermano, S. Tramontana e B. Vetere, Messina, 2015
In: Casale Monferrato, una capitale per il territorio. Le premesse: da Teodoro II a Giovanni IV (1404-1464), a cura di C. Aletto, A. Perin, Genova, SAGEP, 2019, pp. 31-69.
La prima monetazione di Venezia (sec. IX-XI), 2019
Comunicazione - Bollettino della Società Numismatica Italiana, 2022
Il castello, il borgo e la piazza. I mille anni di storia di Figline Valdarno, a cura di P. Pirillo, 2012
Il Liuto. Rivista della Società del Liuto, XV, 2017
Appunti Numismatici IX quaderno di Numismatica edizioni Circolo Numismatico Romano Laziale, 2022
Società e storia, 2020
Archeografo triestino, SERIE IV - VOLUME LXXVI, 2017