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2023, Luca armeno
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Traduzione interlineare italiana del testo armeno del vangelo di Luca , a cura di Reggi, Faenza 2023
Marco Armeno, 2022
Traduzione interlineare italiana del testo armeno del vangelo di Marco, a cura di Reggi, Faenza 2022
Matteo Armeno, 2022
Traduzione interlineare italiana del testo armeno del vangelo di Matteo, a cura di Reggi, Faenza 2022
Atti armeno, 2023
Traduzione interlineare italiana del testo armeno degli atti degli Apostoli, a cura di Reggi, Faenza 2023
Si ringraziano, in ordine rigorosamente sparso: i numerosi compagni di ricognizione, Alfonso, Doriana e Carmela, che mi hanno accompagnato, non tutti insieme naturalmente, nei miei vagabondaggi tra sdraie, ombrelloni, casematte e proiettili inesplosi; la mia gatta, Stracchina, che mi ha permesso di lisciarle il pelo tutte le volte che dovevo scaricare dello stress in eccesso; Francesca e Skia per i numerosi consigli; Alessandro, poiché si è lasciato "investire" senza un lamento; Francesco, per avermi sopportato 10 mesi, e per avermi messo a disposizione la sua biblioteca personale, oltre naturalmente alla sua esperienza; il professor Guidi, per l'assistenza, personale e telematica; il professor Segre, per avermi dato preziosi consigli sugli aspetti geologici; la dottoressa Belardelli, per le preziose informazioni; il professor Piccarreta per gli innumerevoli spunti; Pino, per i suggerimenti "ceramici"; Antonia, che del Bronzo recente è padrona e maestra; la professoressa Arnoldus Huyzendveld, per la generosa disponibilità, Rosa ed Annalisa, per i suggerimenti; Martijn per le acute osservazioni e le chiacchierate metodologiche; Bert per le proficue osservazioni e la sua straordinaria gentilezza.
[1] Ho deciso di scrivere sulla clemenza, Nerone Cesare, per poter fare in qualche modo la parte dello specchio, e mostrarti l'immagine di te stesso che sei avviato a raggiungere il massimo dei piaceri. Infatti, benché il vero frutto delle azioni rette sia l'averle compiute e non ci sia alcun premio degno delle virtù al di fuori delle virtù stesse, giova esaminare attentamente e percorrere la propria buona coscienza, e poi posare lo sguardo su questa immensa moltitudine discorde, sediziosa, incapace di dominarsi, pronta a saltar su per la rovina altrui e per la propria, una volta che avrà abbattuto questo giogo; e giova parlare così con se stessi:
2011
Culla di civiltà tra le più antiche, crocevia e teatro di incessanti conflitti fra gli Stati più potenti nell'antichità, l'Armenia è nota come la terra del Monte Ararat, che la Sacra Scrittura designa come il luogo in cui si sarebbe posata l'arca di Noè al termine del Diluvio, luogo della rinascita del genere umano. Ma ancora, quale terra d'origine dei fiumi di cui la Genesi pone la sorgente comune nel Paradiso terrestre, si percepisce come luogo della sua localizzazione. La densità simbolica del territorio ha contribuito a rafforzare il senso di identità cristiana che ha caratterizzato il popolo armeno sin dalla conversione. Un'identità scolpita nella pietra delle sue croci e risplendente nelle miniature, straordinari contributi al linguaggio figurativo della koiné cristiana dei primi secoli. Armenia storica si estende sul complesso di rilievi costituente l'altopiano dell'estremità orientale dell'Asia Minore, nella regione sorgentifera dei fiumi biblici Tigri ed Eufrate, delimitata dalla catena montuosa del Caucaso minore e confinante a nord con la catena del Ponto e il fiume Kura, a sud con il Tauro Armeno. Alle dorsali montuose si alternano fosse tettoniche occupate dai tre laghi di Van, Sevan e Urmia, e valli in cui scorrono fiumi quali l'Arax. La più antica civiltà nota in Armenia è il Regno di Urartu (Ararat), fiorente dal IX al VI secolo a.C., in conflitto con l'Assiria, e che rappresentò l'antico sostrato sul quale si costituì, in seguito ad un'immigrazione da occidente, il popolo degli Armeni propriamente detto. Sul luogo di una delle città fortezze scomparse, Erebuni, fondata nel 782 a.C., sorge l'odierna capitale dell'Armenia, Erevan, che nel 2011 celebra 2793 anni. A Urartu subentrò il Regno d'Armenia, che in seguito entrò a far parte dell'impero degli Achemenidi. Nella sua Anabasis, lo storico greco Xenofonte (V sec. a.C.) parla della fiorente economia degli armeni. Erodoto, nello stesso periodo, descrive gli armamenti dell'esercito armeno. All'epoca di Alessandro il Macedone gli armeni occupavano tre regioni distinte, trasformatesi in Stati: la Grande Armenia nella pianura dell'Ararat; la Sofene tra il Tigri e l'Eufrate; la Piccola Armenia tra l'Eufrate e l'alto corso del Likos. Strabone, in età ellenistica (I sec. a.C.), parla della lingua armena, della dinastia dei sovrani armeni, della capitale della Grande Armenia Artaxata, la quale, secondo Plutarco (I sec. d.C.), sarebbe stata costruita con la partecipazione di Annibale, che trovò rifugio alla corte del sovrano armeno Artaxes. La fioritura della Grande Armenia coincide con il regno di Tigrane II il Grande (95-55 a.C.), quando l'Armenia si estese «da mare a mare», dal Caspio al Mediterraneo e durante il quale vi si diffuse la cultura ellenistica. Nella nuova capitale Tigranakert il sovrano costruì un teatro greco, e suo figlio, re Artavazd, scrisse alcune tragedie in greco. Per lungo tempo Roma a nord dell'Armenia storica e nella pianura dell'Ararat. Uno Stato armeno indipendente venne costituito per l'ultima volta in età medievale con il Regno armeno di Cilicia (1080-1375), sulle rive mediterranee dell'Asia Minore, che dopo tre secoli di splendore fu sopraffatto dai mamelucchi egiziani. La Cilicia coltivò attive relazioni culturali e dinastiche con l'Europa occidentale. Tra il XVI e il XVIII secolo l'Armenia venne divisa tra Iran e Turchia Osmanide. Nel 1828 l'Armenia orientale venne annessa all'Impero russo, e ciò contribuì alla stabilità del popolo armeno in questa regione del Paese. Con la crisi dell'Impero Ottomano e i fermenti riformisti e le spinte autonomiste del popolo armeno, dall'ultimo decennio del XIX secolo gli armeni residenti in territorio turco subirono dapprima massacri episodici e ondate di violenza antiarmena (1894, 1895-96) e, dalla rivoluzione dei Giovani Turchi (1908-1909, interventi programmati di genocidio, che assunsero proporzioni catastrofiche durante la Prima guerra mondiale, nel 1915, quando furono annientate un milione e mezzo di persone, mentre gli armeni che riuscirono a sopravvivere fuggirono in Europa e in Russia. In tal modo l'Armenia occidentale perse la popolazione armena originaria. Nel 1920 l'Armenia orientale entrò a far parte dell'Unione Sovietica come una delle sue repubbliche e nel 1991 in questo territorio, che costituisce la decima parte dell'altipiano armeno, si è costituita la Repubblica armena indipendente. Il Cristianesimo vanta in Armenia un'antichissima storia, giacché la Chiesa armena è considerata una delle Chiese apostoliche, fondata da Taddeo e Bartolomeo, che avrebbero tenuto la loro predicazione in queste terre. Nel 301 grazie a san Gregorio l'Illuminatore (circa 302-325/6) ed al sovrano Tiridate III il Grande (287-330), il cristianesimo fu proclamato religione di Stato. Secondo quanto narra lo storico Agatangelo (IV sec.), la famiglia reale ricevette il battesimo insieme a tutto il popolo. In memoria di questo avvenimento nella capitale Vagharshapat vennero gettate le fondamenta della cattedrale di Etchmiadzin (lett. «L'Unigenito scese»), che in seguito divenne il centro spirituale e la residenza del Patriarca della Chiesa armena, denominato Catholicos. La conversione al Cristianesimo determinò le sorti del popolo armeno e caratterizzò profondamente la cultura, il carattere e la fisionomia nazionale. Insieme alla lingua armena, costituì l'anima della nazione nei lunghi periodi in cui lo Stato perse la propria indipendenza. dell'XI sec., part. dello sfondo architettonico. gregorio di narek Accogli in dolcezza, o Signore, Dio forte, la preghiera di questo astioso ribelle, accostati teneramente a questo confuso in volto. Dissipa, o Donatore di ogni bene, la mia tristezza spudorata, togli da me, o Misericordioso, l'insopportabile zavorra, allontana, o Inventivo, le mie abitudini mortifere, manda in rovina, o sempre Vittorioso, le compiacenze dell'impostore. Disperdi, o Superno, a caligine del perverso, ferma o Vivificatore, e scorrerie di chi trama la perdizione, fa' svanire , o Veggente delle cose occulte, le malvagie invenzioni dell'impigliatore… Traccia con il segno della croce il tuo nome sul lucernario di questo tetto, avvolgi con la tua mano il soffitto di questa csaa. Amen.
Patrizia Guarnieri, Intellectuals Displaced from Fascist Italy. Migrants, Exiles and Refugees Fleeing for Political and Racial Reasons, Firenze University Press, Firenze 2019. ISBN: 978-88-6453-872-3. http://intellettualinfuga.fupress.com/en, http://intellettualinfuga.fupress.com
A biography of intellectual emigration and exile from Fascist Italy, with photos, maps and timeline of movements, emigrated family members, reference and support networks http://intellettualinfuga.fupress.com/en//scheda/giacomoancona/1305, in the bilingual website "Intellectuals Displaced from Fascist Italy. Migrants, Exiles and Refugees Fleeing for Political and Racial Reasons" http://intellettualinfuga.fupress.com/en. In his student matriculation file for Florence University he appears as son of Moisè. His father was in fact the barit one Mario Ancona, acclaimed in the leading theatres of Europe and the Americas, in New York, San Francisco and Chicago. He too as a doctor decided to leave for the United States permanently after the anti Jewish laws, with his wife, his teenage children, and his widowed mother. He leapt at the offer from an American colleague, a professor in the Medical School in San Francisco, whom he had met more then ten years earlier through his research interests. We can hear him telling the story in his own voice, in a recording from the UCSF. An allergy specialist and a musicologist, on leaving Italy he took with him his father’s opera collection: an extraordinary inheritance, which he gave to Stanford University in 1974.
Dizionario Biografico degli Italiani, 2019
Voce biografica sul medico Luca Terenzi (1630-1697).
Giacomo Laderchi nacque nel 1678 a Faenza da un illustre famiglia di quella città 1 . Entrò giovanissimo nella Congregazione dell'Oratorio di S.Maria in Vallicella a Roma. Si distinse subito per la sua dottrina, dimostrando una particolare disposizione verso gli studi storici, secondo la grande tradizione iniziata dal cardinale Cesare Baronio e, per alcuni anni, fu coadiutore della biblioteca Vallicellana 2 . Venne utilizzato da importanti personaggi del suo tempo, come il Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e Papa Clemente XI. In particolare, padre Laderchi divenne un fidato collaboratore del Pontefice, per problemi storici, teologici e giuridici 3 .Da questa posizione di fiducia, l'oratoriano s'adoperò per contrastare il circolo giansenista romano 4 . Il suo carattere, come risulta dalla lettura dalle sue lettere, era improntato ad una certa durezza e asprezza, come dimostrò in tutte le polemiche in cui venne coinvolto. Interessante è la confidenza che Laderchi 1 G.B. DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico, I ,Bologna 1965, p.2. 2 E.PINTO, La biblioteca Vallicellana in Roma, Roma 1932, pp.97-98. 3 In un elenco di opere manoscritte del padre Laderchi , qui pubblicato in appendice, si può notare come molti lavori fossero commissionati da Clemente XI. Altro segno della fiducia riscossa dal padre oratoriano risulta dalla sua designazione come perito storico, da affiancare al Legato pontificio, che avrebbe dovuto presiedere il concilio nazionale francese, voluto da Luigi XIV per l'accettazione della Bolla Unigenitus. Importante fu la collaborazione del padre Laderchi alla spinosa questione della monarchia sicula. L'agente granducale a Roma Anton Maria Fede così descrisse il rapporto di fiducia tra l 'oratoriano ed il Papa: " Devo anche confidare a V.S.Ill.ma con il più religioso segreto, che la penna eruditissima del nostro padre Laderchi ha distesa un'opera dottissima sopra tali vertenze,come ha desiderato il Sommo Pontefice, dal quale fù anche chiamato a Palazzo domenica sera in ora molto avanzata, che si degnò di conferir seco nel suo gabinetto la minuta della bolla estintiva della pretesa monarchia di Sicilia, obbligandolo ancora con espresso comandamento di aggiungere, e di diminuire alcune particolarità ,come eseguì colla più somma repugnanza, e modestia possibili " Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato,( d'ora in poi ASF,Med.Princ.) 3934, A. M. Fede a C. A. Gondi, 23 febbraio 1715). 4 Per esempio, si deve all'influenza di padre Laderchi la bocciatura di Gaspare Cerati all'episcopato di Piacenza, cfr. E. DAMMIG, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, p.122. Si vedrà nel prossimo paragrafo un dettagliato quadro dell'azione del Laderchi contro il giansenismo. 1 fece a Carlo Antonio Gondi, segretario granducale: "Io alle mie in riguardo delle quali mi sono scelta una maniera di vita lontana dalla conversazione degli uomini e del loro commercio, benchè non lontano (Iddio vuol così)dagl'impicci della corte" 5 . Nella ricerca e negli studi profuse parte del suo patrimonio, tanto che venne a trovarsi in estrema necessità finanziaria, come dimostra un memoriale inviato a padre Alessandro Bussi preposito della Vallicella 6 . Trascorse la sua vita a Roma, dove morì all'età di sessant'anni, il 25 aprile 1738, nei suoi ultimi anni venne colpito da infermità di mente 7 . opere archeologiche Al settore dell'archeologia, secondo la tradizione filippina dei padri Bosio e Aringhi, Laderchi dedicò un'opera di descrizione delle Basiliche dedicate a Roma ai Santi Pietro e Marcellino: De Sacris basilicis Ss. Martyrum Marcellini et Petri dissertatio historica, Romae, per Franciscum Gonzagam, 1705 8 . Giacomo Laderchi pubblicò, poi, nel 1722 un lavoro sulla basilica romana di S.Cecilia: S.Caeciliae Acta et transtyberina basilica illustrata saeculorum singulorum monumentis asserta etc., Romae , ex typ. Rocchi Bernabò, 1722. In quest'opera il martirio e il culto della vergine romana viene illustrato attraverso la descrizione delle fonti patristiche e liturgiche che durante i secoli hanno parlato della santa e del luogo del suo culto. Sempre di natura archeologica è il testo del padre Laderchi, che tratta di un'epigrafe 5 ASF,Med.Princ.3934 , G.Laderchi a C.A. Gondi,15 gennaio 1715. 6 Ivi, 3935, Memoria per il M. Rev .p. Alessandro Bussi preposito fatta da G.Laderchi per informare la congregazione del presente suo stato, infra. 7 C.GASBARRI, L'Oratorio di Roma dal Cinquecento al Novecento, Roma 1962, pp.183-184.La notizia della morte di padre Laderchi venne segnalata dal Diario di Roma, che lo definì: "Soggetto assai cospicuo per aver composte molte dotte et erudite opere "(Diario ordinario, n.3238, 3 maggio 1738, Roma, Chracas, 1738, p.1 ).
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Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 48 (2004), 359-382
Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture (Lc 24,45). Scritti in onore di Ermenegildo Manicardi nel suo 75° compleanno, 2023
Pagine Filosofali, 2022
L'arte della quadratura. Storia e restauro. Quadraturismo e grande decorazione nella pittura di età barocca, a cura di Isabella Di Liddo, Mimma Pasculli, Marianna Saccente, 2023
La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 5. Censimento e quadri regionali, 2021