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Autobiografia e educazione Corpo a corpo con memoria, lettura e scrittura autobiografica Il contributo nasce dal gruppo di lavoro sul tema Autobiografia e educazione all'interno del Simposio Dialoghi intorno all'Autobiografia svoltosi ad Anghiari il giorno 7 dicembre 2019. Le pratiche di educazione alla memoria, alla lettura, alla narrazione e alla scrittura autobiografica hanno acquisitoin particolare negli ultimi venti anni-uno spazio rilevante e sempre più necessario nei luoghi dell'educazione formale e non formale. La scuola di formazione della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, a partire dal 1999, ha promosso corsi ed eventi per l'apprendimento e il miglioramento di conoscenze e competenze sulla pedagogia e didattica dell'autobiografia. Il contributo, scritto da tre docenti di differenti aree pedagogiche (storicoeducativa, didattica e pedagogico-sociale), fa riferimento a teorie e strategie per favorire un processo formativo e auto-formativo: fare storia, leggere, scrivere di sé e raccontare comunità. Una sfida per una nuova umanizzazione, a partire dall'educazione alle storie. This contribution discusses the results from a working group on the topic "Autobiography and education" within the Symposium 'Dialogue in Autobiography' held in Anghiari on December 7, 2019. The educational practises concerning memory, reading, narration and autobiographical writing have found an important and growing place in formal and informal education, especially over the last twenty years. Since 1999, the Free University of Autobiography in Anghiari training school has organized courses and events for students to learn * Gianfranco Bandini è professore ordinario di Storia della Pedagogia, dirige il progetto "Memorie di scuola" e un gruppo di ricerca sulla Public History ed è membro del consiglio scientifico del Centro Nazionale di Ricerche e Studi Autobiografici "Athe Gracci". ** Federico Batini è professore associato di Didattica, dirige la Rivista Lifelong Lifewide Learning e coordina i seguenti progetti di ricerca: Leggere:forte e Leggimi ancora. *** Caterina Benelli è ricercatrice di Pedagogia generale e sociale, dirige la Rivista Autobiografie, è coordinatrice dell'area progetti e ricerche della LUA ed è membro del consiglio scientifico del Centro Nazionale di Ricerche e Studi Autobiografici "Athe Gracci".
Autobiografie, 2020
Le voci emerse all'interno del gruppo di lavoro attivato nell'ambito del Simposio Scientifico Dialoghi intorno all'Autobiografia, hanno permesso di toccare i punti salienti che legano autobiografia e socialità. Quanto emerso, rielaborato nella prima parte da Sara Moretti, viene poi argomentato anche da un punto di vista concettuale e teorico, nella seconda parte, da Lucia Portis 1. In appendice viene riportata la trascrizione di una parte dell'intervento introduttivo al tema, tenuto da Matteo Caccia. Il gruppo di lavoro "Autobiografia e socialità" Promuovere la conoscenza di storie di vita, come ha detto Matteo Caccia nel suo intervento introduttivo "Raccogliere e raccontare storie di vita", durante il Simposio "Dialoghi intorno all'autobiografia", tenutosi ad Anghiari nel mese di dicembre 2019, è un atto politico: perché esse ci permettono di acquisire consapevolezza per il bene della comunità, sia essa grande o piccola. Quale che sia la comunità, l'ottica di promuovere socialità è uno dei principali obiettivi con i quali alla Libera Università dell'Autobiografia ci si confronta da sempre. Se, infatti, l'attenzione delle iniziative e la continua ricerca di quanto andiamo facendo parte dalla dimensione della narrazione di sé e della riflessione su di sé attraverso la scrittura, fin dall'inizio ci si è interrogati su come la conoscenza di sé e della propria storia potesse offrire prospettive legate alla profondità della conoscenza reciproca e quindi all'implementazione delle relazioni sociali e comunitarie, attraverso la condivisione di storie di vita. Nel suo libro Raccontarsi, Duccio Demetrio dedicava un intero capitolo al passaggio dall'essere autobiografi al divenire ricercatori di storie, segnalando tra l'altro come l'ascolto e la conoscenza delle storie altrui ci permetta di imparare "un modo di stare di più e meglio con gli altri" 2. Fin dalla sua fondazione, in effetti, i percorsi della Scuola triennale di scrittura autobiografica e biografica della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari prevedono corsi sul facilitare il racconto delle storie di vita di altri, che questo avvenga all'interno di laboratori o nell'ambito della raccolta biografica 3. Un passaggio quindi, quasi naturale e inevitabile, che mette in luce quanto l'ascolto di sé e degli altri siano due esperienze fautrici di senso e significato nella vita personale e, di conseguenza, in quella della comunità e della società più in generale. Nel gruppo di lavoro "Autobiografia e socialità" (uno dei gruppi costituiti all'interno del Simposio "Dialoghi intorno all'autobiografia" sopra citato), sono emerse numerose e interessanti questioni. Come sottolineava una partecipante, il tema delle narrazioni autobiografiche come atto politico può partire da una riflessione sulla "cittadinanza interiore" di ogni essere umano, che porti a produrre conoscenza con intenti partecipativi. La possibilità di interrogarsi sulla propria esistenza e quella altrui, generata dal racconto autobiografico, infatti, produce riflessioni sui diritti dei singoli e di tutti, tali da generare forme di democrazia partecipativa. Non solo, la possibilità di riconoscersi attraverso il racconto della propria storia offre quella di percepirsi e sentirsi riconosciuti anche dagli altri, aspetto essenziale nei servizi al cittadino, quali sportelli informativi, e in quei luoghi dedicati alla cura sociale e sanitaria. In questo senso la condivisione e la conoscenza di storie diviene anche medium per permettere una connessione maggiormente consapevole tra cittadini e amministrazioni, tra cittadini e parte politica.
Mnemosyne, 2018
Si intitola madrelingua (Besa Editore, 2005) l’ultimo romanzo pubblicato da Julio Monteiro Martins, uno scrittore brasiliano che vive e scrive in Italia e in italiano. Oltre ai personaggi che danno vita al romanzo, entrano in scena nel libro un primo e un secondo narratore. Quest’ultimo compare sempre tra parentesi quadre e fa commenti in prima persona che per molti aspetti ricordano dati biografici dello scrittore, ‘confondendo’ in tal modo il lettore che finisce per non sapere chi sta parlando e per sovrapporre la figura di questo secondo narratore e quella dell’autore. In questo testo ci proponiamo di riflettere sul significato che una tale scelta può avere da un punto di vista ‘autobiografico’, visto che l’io si rivela e si nasconde e che una tenue linea separa e, al tempo stesso, permette um attraversamento che offre la possibilità di andare oltre i confini di un solo genere letterario.
"Studi sull'autobiografia", "Levia Gravia", XII, 2010, pp. 145-152
Abstract in italiano: Il saggio esamina uno dei tratti più paradossali del "genere autobiografico". In quanto caso particolare del più vasto genere biografico, il genere autobiografico fa parte delle biografie, che appartengono al campo della storiografia. L'autobiografo è uno storico (di se stesso) e in quanto tale dovrebbe mirare alla massima obiettività e verificabilità empirica delle sue affermazioni, come un qualsiasi altro storico. Ma in quanto l'autobiografo scrive di sé la sua scrittura tende a essere soggettiva, anzi la più soggettiva delle scritture, "vera" autobiograficamente anche quando affabula liberamente o per la sola impronta del suo stile e della sua immaginazione. Nella storia delle teorie dell'autobiografia queste due opposte impostazioni e concezioni del genere autobiografico si sono alternate e ancor oggi si alternano, benché usando di volta in volta diverse categorie critiche, ma da un punto di vista fenomenologico sono entrambe vere, anzi complementari
Da italiana e da studentessa di Scienze Linguistiche, in particolar modo da appassionata di sociolinguistica, alcuni concetti chiave di quest'ultima materia hanno esercitato su di me un tale fascino che non posso prescindere da questi per la trattazione che segue.
Rivista Italiana di Educazione Familiare, 2009
Nel corso degli ultimi cinquant'anni la famiglia adottiva ha compiuto dei grandi cambiamenti. Il nostro paese ha cessato di essere un luogo di emigrazione e di origine dei bambini adottivi e in poche decine di anni ha intrapreso un percorso di sempre maggiore riconoscimento dell'infanzia, dei suoi bisogni e dei suoi diritti; a partire dal dopo-boom economico, sono cominciate convinte riflessioni dirette a diminuire l'istituzionalizzazione dei bambini orfani e abbandonati e sono cresciute le adozioni nazionali. Negli anni Novanta del Novecento le pratiche di adozione sono fortemente aumentate e si sono dirette sempre più spesso all'accoglimento di bambini da altri stati. Questa ultima fase ha conferito alla questione adottiva maggiore visibilità pubblica e ha al contempo mutato in profondità la configurazione di questa tipologia di famiglia che in grande maggioranza oggi si connota come multietnica, una famiglia dove si vive consapevolmente una doppia (o tripla, …) appartenenza culturale e identitaria. Si può quindi affermare che sia stata decisamente abbandonata una situazione di anonimato e invisibilità (e anche di nascondimento, se non di vergogna) per passare a più chiara affermazione dell'identità della famiglia adottiva (anche se è ancora aperta e non unanime la discussione su cosa realmente si intenda con questa affermazione; cfr. March, Miall, 2000, pp. 359-362; Catarsi, 2006). È stato un percorso meno lineare di quanto qui si possa mostrare, anche solo per accenni, sempre sottoposto a tensioni e mutazioni, in parte riflessi nelle discussioni parlamentari, nella dottrina giuridica, nella giurisprudenza, e in parte circolanti nell'immaginario collettivo e nel mondo dei mass media. È da sottolineare il fatto che per lunghi anni la stessa famiglia adottiva ha negato le sue radici, la sua intima struttura e origine, celando/nascon
Diario di un formatore autobiografico, 2016
Orazio Maria Valastro, Diario di un formatore autobiografico: esperienze di narrazioni e scritture di sé, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2016, 316 p.
This essay aims at exploring autobiography in the light of the opposition between individual and person. The autobiographical exercise is a pedagogical tool and philosophical object, necessary to create self-subjectivity and to give a meaning to the existence of an individual.
Analisi dei testi "Lo schiavo americano dal tramonto all'alba" di Rawick e "La condizione dello schiavo" di Bruno Armellin.
Strumenti per la didattica e la ricerca, 2005
Cos'è la memoria? Una risposta precisa getterebbe in imbarazzo qualsiasi serio studioso: tante sono le-domande, poche le risposte sicure. In modo molto sintetico, prettamente di carattere biologico, si potrebbe definire la memoria come il prodotto delle sinapsi 1. Ma lo stesso studioso allarga il discorso, definendo la memoria un meccanismo meraviglioso, un mezzo per trasportarci indietro nel tempo 2. La memoria è quindi un'attività mentale che ci lega nel tempo, e quindi è ciò che dà un senso all'esistenza. Osserva il regista Luis Buñuel che bisogna cominciare a perdere la memoria, anche solo ogni tanto, per comprendere che la memoria è ciò che riempie la nostra vita. La vita senza memoria non è vita. La nostra memoria è la nostra coscienza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino la nostra azione. Senza di lei, non siamo niente. Da un punto di vista fisiologico-una risposta sicura-si può affermare che ogni organismo si modifica vivendo: ogni situazione nuova, diversa dalla precedente, sollecita la formazione di un nuovo schema sinaptico-e questa risposta è quella di LeDoux-cioè di modalità nuove di risposta, da parte del soggetto. In questo senso, con il termine memoria si intende la capacità di conservare la traccia delle modificazioni sinaptiche. Quando, ad esempio, un bambino piccolo afferra un oggetto nuovo, che vede vicino a sé, a portata della sua mano, se questo è particolarmente pesante, o scivoloso, o molle, egli dovrà mettere in atto, per tenerlo, tutta una serie di nuove coordinazioni muscolari. Se, dopo qualche tempo, dovrà riafferrare lo stesso oggetto, egli saprà immediatamente come fare: la
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Ergastolo ostativo. Percorsi e strategie di sopravvivenza", 2022
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La narrazione come incontro
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Atti dell'Accademia Clementina - Tomo IV - 1789-1804. Verbali consiliari e indici generali, a cura di Stefano Questioli, Minerva Edizioni: Bologna, 2006
Walter Benjamin e la scrittura generosa. DOPPIOZERO, 2019