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Perché el nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi. Et assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s'adirano, allagano e' piani, ruinano li arberi e li edifizii, lievono da questa parte terreno, pongono da quell'altra: ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte obstare. E, benché sieno cosí fatti, non resta però che li uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessino fare provvedimenti, e con ripari et argini, in modo che, crescendo poi, o andrebbono per uno canale, o l'impeto loro non sarebbe né si licenzioso né si dannoso. Similmente interviene della fortuna: la quale dimonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle, e quivi volta li sua impeti, dove la sa che non sono fatti li argini e li ripari a tenerla". ("Il principe", 25) " Credo che si abbia nelle cose a vedere il fine e non il mezzo. "
Introduzione dell'opera e dell'autore.
Machiavelli and More Proposing a comparative reading of the main writings of Machiavelli and More, the essay detects the compresence of political realism and utopian tension in Machiavellian thought as well as the intrinsic bond between idealism and realist irony that characterises More's Utopia. Relying on such a reading, the essay underlines the deep affinities that, notwithstanding the noticeable differences between them, allow to identify a common substratum deeply rooted in the origins of modernity. The analysis aims at problematizing the utopia-realism divide, in order to develop a nuanced interpretation in order to escape the simplistic dichotomous reading which is widespread in the literature.
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Mondoperaio, 2018
Gaetano Lettieri , uno studioso di storia del cristianesimo, ha rivisitato tutta la documentazione nota offrendo una interpretazione che reputo, senza nessuna pretesa accademica, di grande interesse. Secondo Lettieri, Machiavelli morì a Firenze nel giugno 1527, stremato per le fatiche dovute a importanti missioni politiche e militari che lo portarono a girare l’Italia, a percorrere le strade maltenute di allora, rivestendo un ruolo di primo piano della guerra intrapresa da papa Clemente VII contro l’imperatore Carlo V . Il genio politico di Machiavelli, il suo rigore argomentativo, serrato e implacabile , la sua capacità di leggere la verità effettuale delle cose, secondo la nuova ricostruzione storica, era apprezzata dalla politica papale, era ritenuta utile al progetto di un papa Medici, Clemente VII, che ambiva a costruire uno stato territoriale italiano da Milano a Napoli e che veniva a scontrarsi con le mire egemoniche dell’impero asburgico. Non si dimentichi che allora l’imperatore era Carlo V d’Asburgo che governava da solo territori europei che andavano dalla Germania alla Spagna e considerava l’Italia un paese da non lasciare alla Francia e ai suoi alleati.
Napoli, Guida, 2005
Questo libro ha una sua preistoria in due relazioni (la prima su "Machiavelli nel pensiero cattolico novecentesco"; la seconda su "Machiavelli e il rapporto fra capi e masse: da Pareto a Gramsci"), svolte nei due seminari (giugno 2003, ENS, Lyon e giugno 2004, Université VIII, Paris) su Machiavelli nel XIX e XX secolo; ai loro curatori, i professori Paolo Carta e Xavier Tabet, sono molto grato per avermi invitato così come ringrazio il prof. Alessandro Fontana per il proficuo scambio di idee avuto con lui. Rivolgo il mio sentito ringraziamento al prof. Salvo Mastellone per la stima e l'incoraggiamento con i quali segue le mie ricerche. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine al prof. Giuseppe Galasso non solo per avermi sollecitato a scrivere questo libro, ma anche per averlo accolto nella sua collana.
Discorso ai giovani I. Molte sono le ragioni, ragazzi miei, che mi spingono a darvi quei consigli che giudico i migliori e che credo possano esservi utili, nel caso li seguiate. Infatti l'essere arrivato a questa età, l'aver affrontato ormai molte prove e l'aver preso parte abbastanza alle alterne vicende della sorte che tutto insegna, mi hanno reso tanto esperto delle cose umane da poter mostrare la via più sicura a chi da poco si è incamminato lungo il sentiero della vita. Per grado di parentela io vengo subito dopo i vostri genitori, così che non nutro per voi meno affetto di loro. D'altra parte, se non interpreto male i vostri sentimenti, credo che neanche voi, guardando me, sentiate la mancanza dei vostri genitori. Se dunque farete tesoro delle mie parole, sarete al secondo posto della graduatoria di merito stilata da Esiodo; altrimenti, senza che sia io a dovervi dire qualcosa di spiacevole, basterà che vi ricordiate dei suoi versi: «Ottimo è colui che da se stesso vede ciò di cui ha bisogno; buono chi segue ciò che gli viene mostrato da altri; ma chi non è capace né dell'una né dell'altra cosa, è del tutto inetto».
Selvario, 2022
Se non fosse gravata da un'ombra di negatività, una vena accusatoria e una presunzione di colpevolezza, potrebbe essere considerata alla stregua di una traccia o un'impronta. E sarebbe già molto (come qualsiasi indovino o predatore sa, una traccia non è mai "semplice", non esiste un'impronta immediata). È verosimilmente un segno, un indizio, ma è soprattutto sintomo di impurità, per giunta esso stesso impuro, sporco, malsano; come se il suo carattere evidente ma non esplicito, quindi da decifrare (macchia di cosa? su cosa? di chi? perché?), si caricasse di un'aggravante, un sospetto di degenerazione. La macchia può essere un punto, arbitrariamente nero, un piccolo neo che incrina la regolarità di un paesaggio compromettendone la visione, la presunta solarità. In quanto tale è spesso un'incursione o un'irruzione, il dettaglio che sconvolge una figura d'insieme innescando la reazione idiosincratica di chi aspira alla simmetria e alla purezza. Su una macchia ci si può fissare, e in tal caso diventa ossessione, possibile punto di sutura di feticismo e unheimlichkeit. L'attrazione che esercita, risucchiando lo sguardo, può annientare l'oggetto della rappresentazione restituendo un quadro senza soggetto, decostruendone la cornice e rivelandolo esso stesso come macchia. Così, secondo Lacan, macchia finirebbe per assumere la funzione di una specifica funzione, una "funzione macchia", rendendo possibile l'incontro, sempre traumatico, con il reale 1. Anche per questo si tende a cancellarla, letteralmente rimuoverla o più radicalmente a scotomizzare, per quanto il termine infastidisse Freud: "La parola 'scotomizzazione' è particolarmente inappropriata perché evoca l'idea che la percezione sia stata completamente cancellata e il risultato sia assolutamente analogo a quello che si determina allorché un'impressione visiva va a cadere su una macchia retinica" 2. Questo, forse, perché una macchia rimane, lascia residui, contamina, a volte riaffiora. Catturati tra macchie retiniche o scotomiche si rimane comunque all'interno di un campo oculocentrico, o più banalmente oculistico. E non potrebbe essere altrimenti. Ma se invece la ragione della diffidenza o avversione di Freud nei confronti della volatilità dell'"impressione visiva" risiedesse nel fatto che una macchia resta pur sempre qualcosa di oggettivo e materiale? Macula è quella parte di un corpo, essa stessa un corpo, dotata di specifica estensione, sempre circoscritta, di una propria consistenza, un colore e soprattutto una forma apparentemente arbitraria, sulla quale convergerà l'interesse di un esercito di esegeti ed esercizi di attribuzione, tra agnizioni, anamorfosi, pareidolie, fino ai test di Rorschach. Presupposto comune è che se ne noti la deformazione, la forma sui generis, e che colpisca, ferisca lo sguardo ghermendolo, pungendolo, pungolandolo. In un certo senso il punctum è sempre una macchia, e viceversa. Ma, a differenza della sequenza suggerita da Roland Barthes, che designa un movimento contrario allo studium (quel "nonso-che" che dopo la mia applicazione di fronte a un'immagine, dall'immagine mi colpisce) 3 , sembra indicare una trama supplementare e forse opposta, innescando ulteriori reazioni, congetture e
Non era calabrese, ma discendeva da calabresi e il suo amore per la terra degli avi è rimasto sempre inalterato. prova principe ne risulta la primaria pubblicazione da lui consacrata al paese di origine del ceppo familiare, Parghelia. Avvocato, viveva a Savona e operava quale Amministratore Unico della Ligure Sarda di Navigazione S.p.A.. Nel 1981 il Presidente della Repubblica lo nominava Commendatore al merito. Ad ogni estate, appena possibile, si recava a trascorrere le vacanze nel citato centro marino. Così mi comunicava in una sua prima lettera del 5 maggio 1977 in riferimento alla mia richiesta del volume "Parghelia" (Sabatelli Editore, Savona): "Non sono nato né ho mai vissuto a Parghelia, tranne due recenti meravigliose vacanze estive, ma colà ho le mie radici familiari e senza alcun parente residente ho ritrovato in quei luoghi i più dolci sentimenti della natura e della umanità antica". Da quella data è stato un susseguirsi di cordiale corrispondenza. Alla prima missiva seguiva il successivo giorno 20 un ampio scritto, che per il suo contenuto è bene riportare totalmente: "ricevo oggi il preannunciatomi libretto su "L'0spedale di Oppido Mamertina" che leggerò con molto piacere, in quanto tutto ciò che attiene alla Calabria m'interessa. Inoltre ritengo che la materia trattata sia ancora più interessante se si pensa con quanto ritardo sia giunta n Italia, ed in particolare nel Meridione, l'assistenza sanitaria, al punto che fino alla metà del XIX secolo l'unica medicina per il povero fosse la preghiera. Identificata la Sua personalità, sono andato alla ricerca dei molteplici Suoi scritti su "Calabria Letteraria" e mi congratulo con Lei, con benevola invidia per la possibilità che Ella ha di poter fare ricerche negli archivi, essendo in loco, mentre io devo dedicarmi per lo più ad argomenti liguri-piemontesi, quando il mio particolare lavoro di armatore me lo consente Non sono nato in Calabria, ma sono figlio di calabresi autentici ed ho conosciuto questa terra meravigliosa in questi ultimi anni, nelle vacanze estive. Complessivamente sono venuto in Calabria soltanto tre volte, ma il materiale storico lasciatomi da mio padre è imponente. Se potesse farmi avere, con tutto comodo e per quanto è possibile, quei Suoi scritti che esulano da "Calabria Letteraria", Le sarò infinitamente grato, promettendole da parte mia che Le farò sempre pervenire ogni mia pubblicazione. Da mesi mi diverto a scrivere un libro sulla Liguria Occidentale, con prevalenza al periodo 1150/1300 attinente alle lotte tra i Vescovi ed i liberi Comuni, e tra questi e la Repubblica di Genova. Nell'Archivio di Stato di Torino, tramite un appunto del 1262 di un antenato di mia moglie, sono riuscito a
La necropoli veneta del CUS-Piovego. Una messa a punto di più di quarant'anni di ricerca (Memoria presentata dal s.e. Vittorio Dal Piaz nell'adunanza del 12 febbraio 2022) 1. Premessa Questo articolo ha l'obiettivo di mettere al corrente la comunità scientifica, e più estesamente l'ambiente culturale, del lungo percorso di ricerca condotto dal gruppo di ricerca pre-protostorico dell'Università di Padova sulla necropoli patavina del CUS-Piovego. Come si vedrà più avanti, alla fine del 1975 l'Ateneo chiese all'allora Istituto di Archeologia di "liberare" l'area su cui dovevano sorgere le infrastrutture del Centro Universitario Sportivo. Siamo ora nel 2022, sono passati quasi cinquant'anni e solo ora stiamo chiudendo questa fase per passare a quella della pubblicazione. Bisogna mettere in evidenza gli elementi che motivano questa "lentezza": la vastità dell'area scavata e quindi la quantità delle tombe rinvenute, i tempi tecnici dello scavo, gli elevatissimi costi del restauro dei manufatti, per essere in grado di poter documentare e studiare i corredi funerari. L'operazione è stata finanziata, anche se con inevitabili interruzioni, da Ateneo prima e poi da Comune e Regione, 1 infine da CARIPARO. Contemporaneamente la ricerca veniva portata avanti tramite il contributo di diversi specialisti, tesi di laurea, ricerche di dottorandi, borsisti e assegnisti. Il progetto è diventato perciò contestualmente un punto di forza della nostra ricerca e della nostra didattica. (G.L.) (1) Un finanziamento costante, per un ampio periodo, è stato ottenuto tramite il dott. Girolamo Zampieri, archeologo, prima conservatore e poi direttore del Museo Civico di Padova, che ringrazio personalmente, nell'ottica di allestire una sala apposita per la "nostra" necropoli, e attualmente possiamo avvalerci del supporto fornitoci dalla dott.ssa Francesca Veronese, attuale conservatrice archeologa e direttrice del Museo.
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Storia, Antropologia e Scienze del linguaggio, 2016
AA. VV., Alcune personalità ticinesi e in Ticino del passato e di oggi, a cura di M. Viganò (Quaderni dell’Associazione Carlo Cattaneo, 72), Lugano 2015
Metamedicina 2 Claudia Rainville, 2017
Ethics and Politics: A Review of Philosophy, 2021
Giorgio Pasquali sessant’anni dopo. Atti della giornata di studio (Firenze, 1° ottobre 2012). Contributi di G. Arrighetti, L. Canfora, A. Guida, L. Bossina, D. De Martino, Firenze, Accademia fiorentina di papirologia e studi sul mondo antico, 2014, pp. 59-96, 2014
Sandro Mezzadra (2024). Politica di classe. Un problema marxiano e le sue metamorfosi. PAROLECHIAVE, 11, 73-83.
I Macchiaioli, edited by Francesca Dini, 2022
Giornale critico della filosofia italiana, Anno LXXXVIII (LXXXVIII) Fasc. II – Maggio-Agosto 2007, 2007