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2004, Le fonti latine del "Lamento di Arianna"
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Come dice il titolo, il breve saggio ha l’obiettivo di stabilire in quale misura e maniera due illustri fonti latine abbiano influito sui versi con cui Rinuccini dà voce ai pensieri e ai sentimenti di Arianna nel lamento dall’omonimo melodramma. Vorrei poter affermare in modo più certo e provato che il genere poetico-musicale dei lamenti sia sorto dalla feconda vena delle femminili lettere amorose, scritte nelle "Heroides" di Ovidio. Secondo l’analisi comparativa che abbiamo condotto sui versi di Catullo ("Carmina" 64) e di Ovidio ("Heroides" 10), i due racconti metrici mostrano più dissomiglianze che analogie. Potremmo dire con una certa approssimazione che Arianna appare, nel primo, un personaggio alquanto eroi-co e assetato di vendetta, nel secondo, invece, una fanciulla più timorosa e visionaria, ancora in-cline a sperare il ritorno dell’amato; questa lo implora, quella lo maledice. In base all’analisi delle due fonti, abbiamo argomentato in cosa Rinuccini fosse debitore più alla prima o alla seconda.
Sunto in italiano e in inglese nelle ultime due pagine dell'articolo. Available on https://www.torrossa.com/it/resources/an/3112759.
Esame della figura delle Sirene nella letteratura latina in Cicerone, Orazio, Ovidio, Seneca
«fugo la croce che me devura». Studi critici sulla vita e l’opera di Iacopone da Todi, a cura di Massimiliano Bassetti ed Enrico Menestò, Spoleto, Fondazione CISAM, 2020, pp. 59-88., 2020
Survey about Iacopone's laude.
Peer-review. Articoli e note inviati per la pubblicazione alla rivista sono sottoposti -nella forma del doppio anonimato -a peer-review di due esperti, di cui uno almeno esterno al Comitato Scientifico o alla Direzione. Nel secondo fascicolo delle annate pari è pubblicato l'elenco dei revisori.
Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia, 2020
Rajko Bratož: Literary Sources on Constantine's Contacts with Aquileia Panegyric 7 (6) in honour of Maximianus and Constantine, which was presented in the summer of 307 upon Constantine’s assumption of the imperial title by Maximianus and his contemporaneous marriage to Maximianus’ daughter Fausta, depicts the first meeting of the young Constantine with the then 5-year-old Fausta (about 295) as it was portrayed by a painting at the imperial palace in Aquileia. On that occasion, he accepted a parade helmet from the princess as an “engagement present”. The purpose of the propaganda speech is to emphasize the political and familial relationship between the two emperors. Panegyrics 12 (9) of 313 and 4 (10) of 321 (Nazarius) cover Aquileia’s conduct upon Constantine’s war in northern Italy in the summer of 312. Just like several other cities, Aquileia initially opted against Constantine, however, following his victories it offered to surrender and at the same time asked for mercy. Its conduct not only induced the emperor to grant a pardon to Aquileia but also to reward it. Constantine’s contacts with Aquileia are also highlighted by the following: the synod of Arles in the summer of 314 that was called by the emperor and attended also by Bishop Theodore of Aquileia who presented himself in the minutes as a bishop from Dalmatia (!). This province was under the authority of Licinius, his ally who was soon to become his worst competitor. In the later years, Constantine visited Aquileia on several occasions during his journeys and issued some important laws there. Key words: Panegyrici Latini, Constantine’s and Fausta’s first meeting, surrender of Aquileia in 312, synod of Arles, Constantine’s legislation
in P. d’Alessandro - A. Luceri (curr.), Doctissimus antiquitatis perscrutator. Studi latini in onore di Mario De Nonno, Roma 2024, pp. 46-61 1. Sull'Erigona di Accio. 2. inc. inc. XXXVIII, 73-75 Ribb.1-2-3 = adesp. F 50 TrRF. La prima nota propone una ricostruzione dell’Erigona di Accio. I momenti cruciali della vicenda dovevano essere l’uccisione di Alete, narrata da un nunzio, e la tentata uccisione di Erigone, rappresentata sulla scena e impedita dall’intervento di Diana. Buona parte del dramma era dedicata al processo di Oreste, che si concludeva con la sua assoluzione. La seconda nota riguarda un frammento tragico adespoto, tramandato da Cicerone, nel quale un personaggio giunto dall’Ade descrive le fatiche del suo viaggio. È probabile che esso appartenesse (come sosteneva già Ribbeck) alle Troades di Accio, piú precisamente a una scena nella quale era rappresentata, come nella Polissena di Sofocle e prima che nelle Troades senecane, l’epifania di Achille. The first note proposes a reconstruction of Accius’ Erigona. The crucial moments of the plot should have been the killing of Aletes, narrated by a nuntius; and the attempted killing of Erigone, represented on the scene and prevented by Diana’s intervention. A significant portion of the drama was dedicated to Orestes’ trial, which ended with his acquittal. The second note deals with an adespotic fragment, transmitted to us by Cicero, in which a character from Hades describes the hardships of his journey. It is likely that such a fragment belonged to Accius’ Troades (as Ribbeck already stated) and, more precisely, to a scene in which Achilles’ epiphany was represented, as in Sophocles’ Polyxena and before that in Seneca’s Troades.
Dante e la letteratura dell'Occidente. Atti delle Rencontres de l'Archet (Morgex, 13-18 settembre 2021), 2023
Il problema della conoscenza della poesia lirica di Orazio da parte di Dante è, com'è noto, estremamente complesso. Il saggio affronta la questione limitatamente alla descrizione della morte di Cleopatra in Paradiso VI, a partire dalla consonanza tra l'attributo «atra» e l'«atrum [...] venenum» dell'ode I.XXXVII. Svolte alcune considerazioni lessicali riguardo alla diffusione del lemma "atro" nella poesia di Dante e dei suoi contemporanei e rilevate alcune affinità tematiche tra l'ode e Paradiso VI, si sostiene l'opportunità di considerare il sintagma «morte [...] atra» un'eco da Orazio.
Chroniques italiennes, série web n° 3 (1/2003), 2003
1. Nel silenzio pressoché completo di cui Tasso circonda il suo dramma pastorale, appare tanto più prezioso il giudizio sull'Aminta che l'autore formula nel celebre sonetto «Ardite sì, ma pur felici carte», scritto probabilmente nel 1582 e indirizzato al letterato ferrarese Giovanni Antonio Vandali. Nel quadro di una breve storia della propria poesia, che allinea in progressione ascendente pastorale, poesia lirica e poema epico, Tasso caratterizza l'Aminta come un esperimento «ardito» in cui convergono, in felice sintesi, «antichità» dei modelli e «novità» delle soluzioni formali:
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Il Platano, 2023
Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni, 2018
Quaderni veneti, 6/2, 2017
Rhesis, International Journal of Linguistics, Philology and Literature, 2016
Luca Martorelli (ed.), Greco antico nell’Occidente carolingio. Frammenti di testi attici nell’Ars di Prisciano, 2014
Dossiers d'H.E.L. 10. Le «Liber Glossarum». Source, composition, réception, 2016
Annali di Storia dell'Esegesi, 2018
L. Benedetti - B.M. Cecchini - M. Gemignani - T.M. Rossi (a cura di), «Tuitio fidei et obsequium pauperum». Studi in onore di fra' Giovanni Scarabelli per i cinquant'anni di sacerdozio, 2019