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2022
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Un breve trattato sul disgusto e sulla funzione del dono in Bataille e Derrida
L'ossessione del dono: Charroi de Nîmes e dintorni.
Sono state le nostre società occidentali a fare, assai di recente, dell'uomo un "animale economico". Ma ancora non siamo diventati tutti esseri di questo genere. […] L'uomo è stato per lunghissimo tempo diverso, e solo da poco è diventato una macchina, anzi, una macchina calcolatrice». Marcel Mauss «Nessuna mente è libera dagli effetti del condizionamento precedente che viene imposto attraverso le rappresentazioni, il linguaggio e la cultura che le sono proprie. Noi pensiamo per mezzo di una lingua; organizziamo i nostri pensieri ! 1
tr. It. di F. Serna, La parte maledetta preceduto da La nozione di dépense, Bollati Boringhieri, Torino 2003 La parte maledetta viene definita da Bataille come un'opera di economia politica, si tratta però di un'economia definita dallo stesso filosofo come generale, ovvero distinta da quella scienza economica ristretta di cui si occupano gli economisti "di professione". Tale definizione risulta più chiara alla luce del contenuto del testo stesso: Bataille non si occupa, come l' economia politica ristretta, isolatamente del sistema produttivo e del consumo, bensì considera la produzione e il consumo nel quadro più ampio all'interno del quale tali attività si svolgono. Bataille sostiene addirittura di considerare il sistema economico integrato a quello naturale, dell'intero globo originato dallo stesso dono dispendioso del sole. La parte maledetta, prima di diventare il titolo di un progetto più ampio che avrebbe dovuto comprendere diverse opere di Bataille tra cui La nozione di dépènse, L'Erotismo e La Sovranità, è nato come articolo che Bataille scrisse per La Critique Social nel 19.. ed è pubblicata in Italia in un volume che comprende anche un testo successivo ad essa legato: La nozione di dépense. Questo articolo rappresenta un momento centrale nel pensiero di Bataille, lo conferma il fatto che ne sono state rinvenute sette versioni differenti. Il principio alla base, tanto de La parte Maledetta quanto de La nozione di dépense, è il dispendio. Bataille sostiene infatti, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle analisi economiche del tempo, che l'economia generale della natura, ma anche il principio su cui originariamente si fondavano gli scambi economici era la dépense (dispendio improduttivo) ossia «il gioco dell'energia non limitato da alcun fine». Come l'organismo dispone di un'energia in eccesso rispetto a quella che gli serve per la semplice sopravvivenza e che utilizza o per crescere o, se non può essere utilizzata in questo senso, viene spesa improduttivamente, così il sistema, considerato al di fuori della logica individuale, disporrà di un eccesso di energia non utilizzabile per il proprio ulteriore accrescimento e che dovrà essere dissipato. La ragione per cui le teorie economiche sembrano sostenere il contrario è data dal fatto che esse generalizzano una situazione isolata, essendo ristrette applicano -a torto secondo Bataille -la logica dell'individuo al sistema. Tuttavia, come in natura, al singolo i problemi si pongono sempre in termini di necessità, è solo nel sistema, nel gioco dell'energia relativo alla materia vivente nella sua totalità che il problema si pone in termini di lusso. Secondo Bataille il passaggio da un'economia ristretta a un'economia generale è una vera e propria rivoluzione copernicana che non considera la ricchezza come mero elemento destinato
Dada. Rivista di Antropologia post-globale, 2018
The logic of the story and the gift Abstract In the first part, this article aims to study the function and logic of the Gift in the narrative. Since the folktales studied by Propp until the most popular models of Hollywood scripts, the Gift has always played an important role in the plot. Moreover, the French narratologist Claude Bremond, with his logic of the " possible narratives " , supplies some interesting tools to the present research, using terms such as " creditor " and " debtor " associated with the narrative roles of the Donor and the Beneficiary. The logic of the Gift studied by Mauss and the logic of narrative studied by the semiotic of text presents similar points that permit to state that the Donor and the Gift play a fundamental role in every plot. In the second part of the article, the point of view comes out of the text to see the text itself like a Gift. Reading The Immortal Story by Isak Dinesen (Karen Blixen) through the work of Marshall Sahlins and Alain Caillé, about the spirit of the Gift and the Gift as Symbol, this paper comes to the conclusion that literature and Gift present the same logic.
Matricola n. 1027874 ANNO ACCADEMICO 2015 / 2016 "Ringrazio il Professor G. Dalmasso, che trasmettendomi la passione per la filosofia, ha permesso la realizzazione di questo scritto. Ringrazio la Professoressa M. Tosi, che mi ha sempre sostenuto in questo percorso." 1 La memoria, differenza tra le facilitazioni Cos'è la filosofia? Come pone le sue domande? È da questo inquietante ed insieme affascinante interrogativo scaturisce il mio interesse verso questa disciplina. Una risposta non è semplice da trovare, forse perché la risposta è essa stessa una domanda, la quale entra in profondità cercando di toccare il nocciolo, il punto sorgivo della filosofia. Questo continuo rimando, che non può definire la filosofia, ha portato a concentrarmi più sulle differenze, aporie dell'assetto stesso del metodo filosofico piuttosto che filosofie intese come costruzioni concettuali che possano gettare luce sulle visioni del mondo o sul chiarimento delle dinamiche e delle azioni. Sono convinto che la filosofia possa essere più efficace se umile e insieme appassionata dall'interrogarsi sul suo stesso pensiero. Par tale motivo ho trovato interessante il corso del professor. Bottiroli, con il quale la filosofia prendeva una via diversa, legandosi con la psicoanalisi e con la letteratura. E da questo turbinio deriva l'interesse verso l'inconscio, non solo come luogo della psiche, da indagare a livello clinico, il che non sarebbe ovviamente nella mia possibilità, ma piuttosto in termini ermeneutici. L'inconscio come elemento dell'interpretazione. Questa rilettura dell'inconscio e del suo funzionamento si lega così profondamente alla filosofia da renderla sovente oscura e impenetrabile, aspetto che ho colto frequentando vari corsi e seminari tenuti dal professor G. Dalmasso, con il quale ho potuto avvicinarmi ad un grande pensatore contemporaneo J. Derrida, e notare la presenza e l'importanza del contributo filosofo. Derrida raramente non affascina. L'utilizzo di frasi poetiche nei sui scritti, la complessità e l'eleganza dei suoi pensieri… L'analisi dei vari metodi filosofici, dimostra come ogni metodo, se utilizzato adeguatamente, sia in grado di raggiungere un certo nocciolo di "verità". Confrontandomi con Derrida ho potuto notare come la sua teoria della scrittura e del segno sembri ospitare, in modo assai interessante il discorso dell'inconscio. Quest'ultimo tema non è mai affrontato in modo diretto dal filosofo francese, ma piuttosto scoperto e/o ritrovato nella lettura di un testo e/o di una esperienza. Per questo l'analisi del termine "inconscio" in J. Derrida non è impresa semplice. Come nell'opera La voce e il fenomeno l'inconscio si fa strada, accompagnando il filosofo francese all'interno della fenomenologia di Husserl. In particolare nel settimo capitolo Il supplemento d'origine tale concetto gioca tutte le sue carte legandosi alla dif-ferenza e al voler-dire (bedeuten). In Speculare-su Freud, Derrida si confronta con il testo di Freud Al di là del principio di piacere, ed utilizza un linguaggio trasversale per tentare di comprendere le speculazioni di Freud, cosa questi intenda per speculazione e se è veramente possibile averne una concezione effettivamente rigorosa, "scientifica". Nel frammento di una conferenza tenuta all'Institut de psychanalyse, intitolato Freud e la scena della scrittura Derrida analizza minuziosamente il testo di Freud Il progetto di una psicologia pubblicato nel 1895, scritto in cui si analizza il funzionamento dell'apparato neuronale. Siamo nella prima fase di Freud quando lo scienziato è ancora legato alla neurologia. Un altro scritto freudiano analizzato da Derrida è nota sul Notes magico (1925). Il Notes magico è un marchingegno di straordinaria complessità che porta il padre della psicanalisi ad analizzarne la struttura ed il funzionamento, paragonando questo oggetto alla memoria umana. Freud si occupa di wunderblock, perché? Cosa avvicina un gioco all'analisi psicoanalitica? Freud vede in questa macchina di scrittura il funzionamento della memoria e la struttura dell'apparato psichico. Eccone la descrizione: "Il notes magico è una tavoletta di cera o di resina, di color bruno scuro, con un margine di carta. Sopra, un foglio fine e trasparente, solidamente attaccato alla tavoletta al suo margine superiore, mentre il margine inferiore vi è liberamente posato sopra. Questo foglio è la parte più interessante del piccolo dispositivo. È composto anch'esso di due strati che possono essere separati l'uno dall'altro, tranne che ai due margini trasversali. Lo strato superiore è un foglio di celluloide trasparente. Quando non si usa l'apparecchio, la superficie inferiore di carta cerata aderisce leggermente alla superficie della tavoletta di cera. Ci si serve di questo notes magico, praticando l'iscrizione sulla superficie di celluloide del foglio che copre la tavoletta di cera. Per far ciò non occorre né una matita né un gesso, perché qui la scrittura non dipende dall'intervento del materiale sulla superficie ricettiva. È un ritorno all'uso degli antichi di scrivere su tavolette di argilla o di cera. Una punta acuminata graffia la superficie e le incisioni producono lo "scritto". Nel notes magico questa incisione non viene prodotta direttamente, ma con la mediazione del foglio protettivo superiore. La punta preme, nei punti che tocca, la superficie inferiore della carta cerata sulla tavoletta di cera e questi solchi diventano visibili come una scrittura oscura sulla superficie della celluloide che normalmente è uniforme e grigio-chiara. Se si vuole cancellare l'iscrizione basta staccare con un gesto leggero, e partendo da suo orlo inferiore libero. Il foglio di copertura composto dalla tavoletta di cera, nei punti incisi, dai quali dipende il diventare leggibile della scrittura è così interrotto e non si riproduce più quando i due fogli si posano di nuovo uno sull'altro. Il notes magico è allora vergine si scrittura e pronto a ricevere nuove inscrizioni" 1. Freud concepisce il Wunderblock come punto essenziale per il funzionamento dell'inconscio dell'apparato psichico, trascurando alcune imperfezioni del meccanismo e concentrandosi sull'analogia. Quest'analisi sulla struttura della psiche si trova nel testo Progetto di Psicologia pubblicato nel 1895. Lo studio dei neuroni porta Freud a concepire la psiche come scrittura. Su questa tesi freudiana interviene Derrida, considerando il Progetto come una scrittura con un'argomentazione che cercherò ora di chiarire. La nozione di scrittura che Derrida mette a fuoco nel Wunderblock ospita, come già accennato, nella sua stessa struttura l'inconscio. Per Freud l'inconscio è un concetto anomalo rispetto ad una certa concezione della filosofia e dell'ordine in senso filosofico. Mentre nella filosofia è in questione la capacità di comprendere e di dominare razionalmente, e quindi coscientemente, i rapporti tra le cose e tra le idee, per la psicoanalisi di Freud questi rapporti tra cose e idee non sono del tutto coscienti, anzi il fattore più rilevante che li organizza è inconscio: cioè un elemento che non è possedibile dalla coscienza. Questa nozione di inconscio è calibrata da Freud non tanto come un che semplicemente di nascosto, di non saputo, ma esso viene esplicitato come una scrittura geroglifica non verbale e non linguistica. Freud durante i suoi studi fa uso di certi modelli metaforici: "se non ho fiducia nella mia memoria, posso però integrare e rendere più certa la sua funzione prendendo degli appunti scritti. La superficie su cui essa è conservata, sia essa un taccuino o un foglio di carta, diventa in tal caso una specie di parte materializzata dell'invisibile apparato mnestico che normalmente mi porto appresso" 2. Abbiamo visto Freud in azione nel suo uso di certi modelli metaforici i quali non sono presi dalla lingua parlata o dalla scrittura fonetica: essi alludono ad un'altra scrittura, ad un altro ordine di grafia. Essa non è mai subordinata e non trascrive una parola viva e piena. Perché questa metaforica? Derrida la concepisce come qualcosa di indispensabile per il chiarimento indiretto del funzionamento della traccia. Le metafore hanno un aspetto oscuro e poco comprensibile, ma Freud non sembra preoccupato da questa difficoltà. Perché è proprio attraverso queste difficoltà che Freud pretende di chiarire il funzionamento dell'apparato psichico. Il funzionamento metaforico delle tracce, cioè il fatto che i segni si rimandino
2013
The paradoxically inapparent figure of the gift represents one of the richest and fruitfully provocative developments of Jacques Derrida's philosophy of différance. Alongside the dream and the trace, the gift must be analyzed in light of its intimate ambivalences and irreducible complexity. Using Deridda's reflection, it is possible to consider the gift as something akin to notes written in the margin of a printed page, where sudden insight and flashes of unpremeditated thought find their place without being confined to the text: in the gesture of donating the French-Algerian philosopher finds the whole unpredictable and urgent événémentiel, the happening of event, which breaks the order of which it is a part. Marcel Mauss has already explored the fundamental paradox of the gift, which must be given unexpectedly and avoid any calculated cunning. Nevertheless it cannot be given without being taken thereby entering a circuit of exchange and, as such, the gift loses its very essence and meaning. The gift asserts itself at the expense of normative strategies: as a precious remainder of utilitarian and calculating reason and as possibility of the impossible and supremely paradoxical reality. In its preterintentional space, suspended in undecidability but constitutively oriented toward the other, thought is called upon to recover the gift from both the monodimensionality of the rational logos and the metaphysics of presence, the dia-logic multidimensional dimension, which is intrinsically open to transcendence: to recuperate the gift from the dimension of the dia, of the in-between, of the zwscischen, which is constitutive of intersubjectivity. Key-words: Derrida, gift, abandon, rest, dépense, différance, im-possible, Ereignis RÉSUMÉ La figure paradoxalement inapparente du don représente une des tournures les plus riches et stimulantes de la philosophie derridienne de la différance. Analysée à la lumière de ses ambivalences constitutives, elle révèle une structure irréductiblement complexe et proliférante, comparable, en partie, à celle de la trace et du rêve, qui sont eux aussi des leviers importants dans le parcours déconstructif inauguré par Jacques Derrida. En métaphorisant la réflexion du philosophe franco-algérien, nous pouvons retrouver le geste du don sub spaecie derridienne dans l'image des intuitions imprévisibles et dans celle des éclairs de pensée non préméditée qui trouveraient leur propre espace dans les marges blanches d’une page imprimée, en dehors de tout calcul et de tout encadrement : Ainsi le don, si on suit la logique deridienne, révèle toute l'imprévisibilité et l'urgence d’une réalisation événementielle qui brise l'ordre dans lequel il s'inscrit lui aussi. C'est le paradoxe que Marcel Mauss avait déjà sondé : par définition, le don n'est pas commerce, il échappe, ou devrait échapper, à tous les mécanismes de supputation de la raison, mais, d’un autre côté, en apparaissant, en se montrant en tant que valeur et service ou en tant que privilège accordé à l'autre, il entre forcément dans le circuit économique de l'échange où il se perd en tant que tel. En tant qu’infraction qui relève de la règle, le don s'impose donc au détriment des différentes stratégies normatives de la raison utilitaire et calculatrice, comme possibilité de l'im-possible et réalité paradoxale. Dans son espace preterintentionel en suspension dans l’indécidabilité, mais constitutivement orientée vers l'autre, la pensée est appelée à récupérer, au de-delà de l'univocité du logos rationnel, son précieux reste : sa dimension dia-logique et constitutivement ouverte à la transcendance, qui correspond justement à celle du dia, de l'in-between, zwischen en tant qu’élément constitutif de l'intersubjectivité.
2013
Essere abbandonati da Dio, abbandonare le difese, abbandonarsi al flusso di idee ed emozioni: gli imperativi categorici del nostro tempo suonano come altrettante declinazioni dell'abbandono, inviti a mollare gli ormeggi nel porto rassicurante della ratio e della fede per navigare nel mare aperto della vita 1 . Ed eccoci dunque spaesati, tentati e spaventati al tempo stesso dalla sconfinata vastità dell'orizzonte che ci attende a largo, vastità alla quale possiamo abbandonarci solo a patto di abbandonare ogni ancoraggio.
(Dizionario di Sociologia per la persona (a cura di T. Marci e S. Tomelleri), Milano: Franco Angeli, 2021
Voce per il "Dizionario di Sociologia per la persona", a cura di T. Marci e S. Tomelleri.
Filosofia politica, 3, 2004
Perché Georges Bataille con Simone Weil? Quale esigenza induce ad accostarne i nomi e a confrontarne i pensieri? La risposta sta nella questione della comunità: nell'esigenza comunitaria 1 che le ricerche di pensiero di Simone Weil e di Georges Bataille esemplarmente testimoniano. È questa medesima esigenza a far sì che i loro percorsi teorici -radicalmente distanti -convergano in una precisa, benché mai esplicitata, zona di dialogo.
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Nuovo diritto civile, 2023
V. Rasini (ed.), Aggressività. Un'indagine polifonica, Milano, Mimesis 2011: 91-109., 2011
Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica, 2021
Sapere Aude Revista De Filosofia, 2013
Bollettino filosofico, 2021
Etiche e politiche della postmodernità, 2001