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2023, Le chiese di Agerols
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Agerola-Le chiese-a cura di Francesco Cuomo Le numerose chiese e cappelle erette ad Agerola rappresentano una significativa testimonianza di fede e devozione della comunità. La voglia e l'orgoglio di averne una nella zona vicino alla propria abitazione, portò le famiglie più facoltose a dare il proprio contributo alla costruzione di questi luoghi sacri determinandone un ampio sviluppo. Ma molto probabilmente la motivazione è un'altra: se le chiese sorsero numerose fu perché la comunità agerolese intese estrinsecare la propria autentica fede cristiana con la creazione di luoghi di culto. La chiesa edificio rappresentò, quindi, una testimonianza di fede, divenendo nel contempo luogo di incontro e di impegno, di fervore sociale e religioso ed anche luogo di degna sepoltura per i morti. Il continuo aumento delle chiese dipese, inoltre, dall'incremento della popolazione ed anche dalle condizioni economiche dei fedeli. La chiesa, luogo di preghiera e di riti comunitari, divenne anche centro di vita favorì i contatti sociali tra i fedeli. E cambiò il volto del paese. È difficile stabilire quando siano sorte le prime chiese, ma è molto probabile che esse operassero ad Agerola già nel quinto secolo (nell'anno 620 Amalfi era sede vescovile con Primicerio vescovo). Ed è noto che nell'anno 987, quando la diocesi amalfitana fu elevata a sede arcivescovile, questa promozione non era dovuta solo al fatto che il Ducato era divenuto grande e potente, ricco e prestigioso, ma anche per l'aumento demografico e per la presenza sul territorio di chiese, cappelle, eremi, oratori e conventi. Il grande salto di qualità ebbe come base anche l'interesse che mostrava ogni Universitas Civium operante nelle varie terre e città ducali. Le famiglie più facoltose non solo fecero costruire alcuni edifici sacri, ma li abbellirono a loro spese e cura, legarono ad esse beni mobili e stabili. Ed infine si riservarono i diritti di cappellania e di sepoltura. È certo che nell'anno mille Agerola avesse le sue chiese diverse da quelle più antiche. L'eco della vitalità del clero agerolese fu persino all'attenzione dei papi, come risulta da documenti e bolle pontificie. E si sa quanto spendessero le nostre autorità comunali per venire incontro alle necessità delle chiese,
L’idea di questo libro è maturata negli ultimi anni come frutto di lunghi e interessanti colloqui avuti con Don Ermanno Turla, uomo di grande cultura, sensibilità artistica e amore per il patrimonio che la Parrocchia di Pisogne custodisce. L’obiettivo principale era quello di realizzare una pubblicazione orientata al pubblico, quindi il più possibile divulgativa, senza tuttavia cadere nel semplicismo o, peggio, nell’approssimazione. Un secondo obiettivo era quello di pubblicare una serie di notizie storico artistiche sulle chiese di Pisogne, quelle chiese che, pur ricche di storia e opere artistiche, sono messe in ombra da quel gigante che è Santa Maria della Neve, con il ciclo del Romanino oggetto, negli ultimi lustri, di innumerevoli studi. Per questo motivo, ed anche perché Santa Maria della Neve non è più officiata, non ne parleremo in questo libro. Infine, il terzo obiettivo era quello di fornire uno strumento divulgativo orientato anche ai numerosi turisti che visitano le sponde dell’alto Sebino, quindi un’opera che potrebbe ben figurare tra gli strumenti promozionali dell’Amministrazione comunale di Pisogne. Per questo motivo ho aggiunto la sezione in inglese. Con queste premesse, la presente edizione si caratterizza per avere, al suo interno, tre linee di testo ed una fotografica, la quale accompagna i testi non pedissequamente, ma cercando di avere una sua logica iconografica per il visitatore che, col libro in mano, si appresti alla visita delle chiese di Pisogne. Il primo testo che si incontra aprendo il libro è quello in inglese, scritto in corsivo, che è la traduzione del testo italiano, scritto regolarmente. Questi testi hanno lo scopo di accompagnamento generale nella visita delle chiese, una sorta di guida turistica. La seconda serie di testi è contenuta in box retinati ed approfondiscono temi specifici. Anticipo eventuali critiche dicendo che si tratta di approfondimenti con un taglio divulgativo. Una seconda osservazione potrebbe riguardare la scelta dei temi. Su questo punto mi sono arrogato il diritto esclusivo ed inappellabile di scelta, con l’unico criterio di soddisfare alcune curiosità; una prossima edizione potrebbe rivedere o ampliare questa scelta. Infine il corredo iconografico che, in accordo con Don Ermanno, ho voluto particolarmente ricco, dettagliato e di grande formato. Una scelta che è in linea con le principali tendenze editoriali attuali. Prima di lasciare il lettore, un avvertimento e una richiesta. Da molti anni sono conosciuto come fotografo, sia commerciale, sia di libri d’arte, e da parecchio tempo anche come redattore di libri ed articoli a carattere escursionistico o naturalistico. Questo è il primo libro nel quale mi cimento come redattore nel tema storico artistico, tema che, fin dal liceo, mi ha sempre appassionato, ma che fin’ora non avevo osato affrontare per il pubblico, a parte una serie di libretti sulla Grande Guerra nell’area del Castellacio e di Presena, realizzati per il Comune di Ponte di Legno con gli auspici dell’Associazione “Amici di Cima Lagoscuro”. Chiedo quindi al lettore la sua preziosa collaborazione a volermi fornire suggerimenti, correzioni o anche semplici spunti di riflessione che mi saranno sicuramente utili per una prossima edizione che, spero, potrà riguardare anche le altre chiese del territorio di Pisogne.
2010
CLESIALI BOLOGNESI E' opportuno riconoscere, quando già non sia evidente, che la gran parte del patrimonio testimoniale architettonico ed artistico che il centro storico della nostra città può vantare, è costituito dalle chiese e dagli edifici ecclesiali, convenutali e religiosi. Bologna, tuttavia, è nata tardi alla pianificazione del turismo, e pare altrettanto restia ad aprirsi ad una gestione programmatica del territorio per la promozione di turismi culturali e consapevoli fuori dagli itinerari comuni, ormai asseverati storicamente. Si ha quasi l'impressione che si preferiscano lasciare tesori assoluti dell'arte quasi nascosti, patrimonio di pochi, dei soli iniziati che conoscono le vie d'accesso, le posizioni degli interruttori, gli eventuali custodi o gli orari di loro reperibilità: il patrimonio segreto della città si rivela così solo a chi ne possieda la combinazione, enfatizzando il raggiungimento di una meta quasi fosse una scoperta, come agli albori del "viaggio in Italia". La pianificazione dello spazio urbano in vista dell'accoglienza di nuove forme di "turismi evoluti", a carattere culturale e formativo della utenza, con programmi dettagliati e specifici, non significherebbe tuttavia lo "snaturamento" di questi scrigni segreti, o la improvvisa apertura a forme di fruizione di massa inadeguate alla scala me-
Ecclesia creditur esse antiquissima. La pieve di Santa Maria e il territorio di Piadena tra Alto e Basso Medioevo, a cura di Marco Baioni e Mariella Morandi, SAP Società Archeologica, Quingentole (Mn) , 2023
Il volume si apre con un ampio studio a firma di Chiara Marastoni e Simone Sestito, in cui si fa il punto su quanto gli scavi archeologici hanno restituito del passato di Piadena e si propone una ricostruzione dell’assetto paesaggistico, sia sotto il profilo naturale che antropico, del territorio piadenese in epoca medievale. In questo contesto i risultati degli scavi archeologici di piazza Garibaldi sono puntualmente dimostrati da Marco baioni e Carlo Liborio, che hanno diretto il lavoro nel 2008, e da. Ermanno A. Arslan che ha analizzato le monete che sono state rinvenute nello scavo. Si giunge così a presentare un’ipotesi di ricostruzione degli edifici. A questo obiettivo tende il saggio di Simona Bini attraverso una serie di confronti storico artistici, che riguardano anche le tracce di decorazione pittorica e i resti di quello che è stato interpretato come un fonte battesimale. Questa presenza porta Dennis Feudatari a indagare l’origine e lo sviluppo della presenza ecclesiastica a Piadena, uno studio complesso, anche per la frammentarietà dei documenti giunti fino ad oggi, che comunque consente all’autore di analizzare i rapporti che, dalla fine del X secolo, legano e al tempo stesso oppongono tra loro interessi politici, economici ed ecclesiastici. Infine lo sguardo si allarga a tutto il territorio cremonese, con Lynn Arslan Pitcher che offre un catalogo, corredato dalle planimetrie elaborate di Paul Blockley, degli edifici di culto ritrovati nel corso degli scavi da lei seguiti come Ispettore della Soprintendenza archeologica negli ultimi quarant’anni, un contributo che offre la possibilità di inserire le vicende medievali di Piadena in un panorama più ampio e complesso.
l'origine di questo termine riporto per intero quanto affermò Amedeo Benati nel 1991 3 : «Gaium deriva dalla parola longobarda gahagi, che sopravvive nel tedesco moderno (das) Gehege, "recinto, bandita di caccia"; nel Trentino sono ancora in uso le voci gaz "bosco" e engajar "imboschire". Gahagi (con la variante kahagi) è, secondo il Gamillscheg, la denominazione più diffusa degli insediamenti longobardi 4 ; venne ben presto presa in prestito dalle lingue neolatine. Nell'Italia settentrionale, e particolarmente nei distretti di Brescia,
national report on the architecture of contemporary churches in Italy. Results and processes.
- Ipotesi sulle origini medievali - Visita guidata all'attuale struttura - Documenti e letture
In quasi tutte le pubblicazioni sulla presenza dell'ordine templare in Italia mancano riferimenti sulla parte più settentrionale del Piemonte e in particolare sull'area compresa tra il Lago Maggiore e la Svizzera attuale. Eppure l'importanza storica delle vie di transito e dei passi della Val d'Ossola farebbe supporre che gli ordini gerosolimitani sorti durante le crociate non potessero aver trascurato questa regione. In essa si snoda infatti una parte nevralgica dell'antica Via Mala, che connetteva la Pianura Padana e le leghe cittadine lombarde produttrici di vino, sale e grano con le grandi fere della Champagne e il Centro Europa, da cui provenivano pelli e latticini. Il tracciato, ben custodito dal sistema di torri di segnalazione e fortifcazioni volute da Ludovico il Moro 1 , risaliva oltre la piana del Toce le valli Antigorio e Formazza per inerpicarsi fno ai passi dell'Arbola, del Gries, del San Giacomo e proseguire verso Binn, Grimsel o il San Gottardo; poco prima di Domodossola una deviazione portava ai passi del Monte Rosa, all'imbocco della valle Antigorio, un'altra diramazione si insinuava in val Divedro, verso il Simplon.
Siamo nati per confrontarci gli uni con gli altri, era il motto di Philipp Schwarzerd (1497-1560), meglio conosciuto come Filippo Melantone. Aveva scelto, infatti, di grecizzare il suo cognome, il cui significato letterale è terra nera, seguendo l'usanza degli ambienti umanistici che frequentava su indicazione di Johann Reuchlin, lo zio materno che gli faceva da padre e che era molto noto come ebraista e umanista. Lo spirito del confronto abita la prospettiva interiore di Melantone, che apre la Confessione di Augusta o Augustana, trattazione da declamare e da lasciare come documento di fede, così: le chiese presso di noi insegnano. Riflette una coralità, che lascia percepire la proposta ecclesiale, che segue, molto vicina alla sinfonia tipica della cristianità antica raccolta intono ai patriarcati. E, inoltre, lascia alle comunità la parola, le indica come soggetto. Melantone è uno dei padri della riforma protestante, a cui aderì dopo la disputa di Lipsia del 1519. Raffinato cultore delle lettere, era stato apprezzato da Erasmo di Rotterdam, e, in occasione di una prolusione nel 1518 all'università di Wittenberg, dove insegnava ebraico e greco, fu notato da Martin
Testimonianze materiali + diffuse per archeologo del medioevo, legame tra mondo classico e medioevale, mantiene strutture urbane e allo stesso tempo ne avvia le trasformazioni. Però spesso poche informazioni perché sono state studiate più dal punto di vista artistico e formale invece che contestualizzandole, cosa che può dare molte info sulla vita dell'insediamento, livello economico, classi sociali, sapere tecnico ecc, e anche movimenti culturali in base a tipologia architettonica e decorativa. Sono elemento fondamentale per società dell'epoca, scandiscono con festività vita di tutti i giorni, spesso forniscono servizi e sono centri di aggregazione. Cristianizzazione quindi elemento fondamentale. Le prime chiese episcopali sotto costantino, a partire da metà iv, mentre rurali non prima del v, solo nella zona romana rari esempi di iv. Poi non è lineare, ha momenti di rapida crescita e poi rallenta, e varia a seconda del contesto, es isole britanniche ripresa paganesimo. Poi quando re barbarici decidono di sfruttarlo per potere di fatto cristianizzando il loro popolo ha un picco di risalita, e tra ix e xi si spinge oltre confini impero. Dall'archeologia cristiana all'archeologia delle chiese (storia di arch cristiana poco importante) PARTE PRIMA: SIMBOLI, FORME E SIGNIFICATI 1. LA LITURGIA Con cristianizzazione nuovo sistema di valori che si concretizza in forme che influenzano tutta la vita: 1calendario festivo 2-sacramenti che accompagnano vita 3-culto martiri e quindi 4-processioni e feste che influenzano fisicamente ed emozionalmente topografia cittadina 1.1 la costruzione di un calendario liturgico Basato su momenti di vita cristo ma riprende anche festività ebraiche e pagane. Domenica importante per evangelisti, giorno di resurrezione signore. Natale introdotto in età tardoantica per contrastare solsitizio d'inverno, pasqua e pentecoste + antiche. Pasqua era festa pastorale ebraica con sacrificio di agnello, per influenza babilonese anche nel primo mese dell'anno, il nisan, e coincide con feste di rinascita primaverile ecc ecc, poi identificata con liberazione dall'egitto, per cristiani resurrezione. Pentecoste dal greco, per ebrei giorno di tavole mosè, shavuot, bibbia diceva di aspettare per celebrarla 7 settimane, tempo di mietitura orzo e grano. Inizialmente per cristiani pasqua si celebrava come per ebrei domenica dopo il 14 nisan, poi dopo nicea 325 vescovo di alessandria decise il metodo astronomico attuale. Pasqua venne poi scomposta in venerdì santo ecc ecc. Inoltre tutto calendario con feste santi e martiri.
Teora (AV) - La Chiesa Madre San Nicola di Mira, 2016
a capo della quale vi è arciprete ch'esercita l'ufficio di Parroco. Vi sono 23 sacerdoti, due diaconi, due suddiaconi, 36 clerici, due clerici coniugati, uno cursore ed uno oblato, oltre altri sacerdoti ed ecclesiastici di questa Terra che sono collocati in diversi luoghi di questa Diocese al servizio di altre chiese e tra li sacerdoti di questa Terra ve ne sono sei partecipanti, uniti con l'Arciprete. … Sono di questa Terra l'infrascritti benefici ecclesiastici 1 : l'uno sotto il titolo di San Domenico, … l'altro sotto il titolo di S. Antonio di Vienne, … l'altro di San Giovanni
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I santuari della diocesi di Novara. Alla scoperta dei luoghi di fede, devozione e arte, Gorle (Bg), 2016
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Gonnostramatza attraverso i secoli: dalla preistoria all'età modernaa cura di Riccardo Cicilloni, Cristina Concu, Marco Cabras, ISBN 9788897787648, 2022
Associazione storica LA PIARDA, 2018
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Archivio Storico di Montecassino: Studi e documenti sul Lazio meridionale 6, Montecassino 1996, 1996
La Chiesa medioevale di San Nicola ad Ozieri, in CABIZZOSU Tonino, a cura di, "Francesco Amadu, appassionato cultore dell'identità e della memoria storica", 2021
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Le chiese di Bagnoregio (Vol. 2) S. Francesco "Vecchio", 2022
La città etrusca e il sacro. Santuari e istituzioni politiche. Atti del Convegno (Bologna 2016), 2017