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2023
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Il presente contributo intende affrontare la "questione" Bronzi di Riace secondo un aspetto di ricerca che fu intrapreso dal Professor Giuseppe Roma dell' UNICAL, ponendo in relazione la presenza delle due statue bronzee con la forte tradizione religiosa legata al culto dei Santi Cosma e Damiano, Protettori di Riace stessa. Quindi non un'analisi stilistica o interpretativa dei due manufatti del V secolo a. C., bensì quale significato queste potessero avere in ordine sacrale e nella memoria collettiva della popolazione di Riace stessa. Dal punto di vista prettamente archeologico il dato di partenza considerato, consiste nella giacitura delle due statue, ben documentato nel 1973 dall'equipe del Professor Nino Lamboglia, unito al dato offerto dal percorso che ha la processione, marittima, che si tiene ogni anno nella seconda domenica di maggio e che termina, forse non del tutto casualmente, proprio sul punto di rinvenimento dei manufatti bronzei.
La scuola di bronzistica ad Argo ai tempi dei Bronzi di Riace, 2021
I try to retrieve the style and oeuvres of the Argive school of bronze sculpture during the period of the severe style
Il restauro dei Bronzi di Riace come occasione di riflessione sulla valorizzazione delle radici culturali della Calabria.
Riace Bronze A is tentatively identified with the Tydeus by Myron, a statue praised by Posidippus in one of his recently discovered epigrams.
Corso: L' insegnamento della letteratura latina: elementi di didattica. Filosofia a Roma: il discorso di Anchise nel libro VI dell'Eneide e la morale del carpe diem in Orazio.
Numismatica e antichita' classiche. Quaderni Ticinesi, 2021
the article re-considers the most important sculptures of the severe style period
Dal 6 al 9 maggio del 1993 si svolgevano i rituali Incontri Bizantini e in quella tornata toccava alla Locride. Fatta residenza a Siderno ci si spostava a seconda delle giornate. In una di queste eravamo a Stilo. Nella mattinata, approfittando di qualche pausa, con l'architetto Francesco Panella ci siamo messi di ronda per la cittadina. A un certo punto ci ha contattati un signore con una borsa, che ci ha domandato del luogo nel quale si stavano effettuando i lavori. Detto fatto. Lo abbiamo indirizzato al posto giusto. Ritornati in sede, lo si è notato nelle prime file attento a seguire quanto si andava esponendo. Incuriosito, ne ho chiesto a varie persone compreso il prof. Valente, cosentino, ma nessuno mi ha saputo offrire referenze di sorta. Trascorso del tempo, siamo stati informati che a Oppido Vecchio sarebbero a breve iniziate investigazioni archeologiche e che a dirigere l'équipe era stato incaricato Giuseppe Roma, Ordinario di Archeologìa Cristiana e Medievale nell'università di Arcavacata. Grande la sorpresa quando si è riscontrato che il prof. Roma altri non era che colui che ci aveva contattato in un momento d'interruzione del predetto convegno. Entrati subito in amistà col professore e l'intera compagine, con cui ci s'intratteneva a volte in amichevole conversare sia sul sito in cui operavano che in paese, ci siamo costantemente resi disponibili per qualsivoglia evenienza. In un frangente una giovane del gruppo, ch'era allogato in un albergo cittadino, è stata poco bene e si è ricorso ai ripari rintracciando prontamente un medico. È intervenuto l'amico dr. Renato Campolo, che si è messo a disposizione. L'operazione Oppido Vecchio intesa a mettere in chiaro parte dell'antica cattedrale è stata fortunata e il proficuo risultato con le relative illustrazioni con intestazione "Oppido Mamertina (RC)-la cattedrale di Oppido Vecchio (campagna di scavi 1996)" è stato affidato al n. 2 dell'annata 1998 della rivista "Archeologìa postmediale". Da quell'epoca, dato che mi recavo di tanto in tanto a Cosenza, ho iniziato a portarmi spesso a quell'Ateneo e naturalmente la visita all'amico Peppino, come da colleghi ed altri veniva affettuosamente invocato, era di prammatica. L'accoglienza si qualificava particolarmente cordiale e non c'era occasione che non me ne uscissi con una sua pubblicazione. Il primo dono, avvenuto però a Oppido il 12 settembre 1996, è consistito nell'opera illustratissima e documentatissima "S. Maria di Anglona" data alla luce da effesette nel 1989. Il titolo mi ha fatto pensare che Roma fosse oriundo della Lucania, ma egli in verità si è occupato di tanti territori anche extra Calabria. Mi è capitato di fare una sortita in compagnia del comune amico Antonello Savaglio mentre la sua squadra si trovava impegnata in una zona ubicata alquanto sopra Cerisano. Conoscitore profondo del Medioevo Meridionale il prof. Roma, calabro-albanese di Castroregio, qui nato il 27 aprile del 1948, era magna pars nei convegni che si tenevano ad hoc e a testimoniarlo restano gli atti pubblicati di volta in volta. Nel 2008 sono stati offerti in splendida edizione quelli espressi all'Università dal 12 al 13 maggio 2005 con tema inusuale "Di ritorno dal pellegrinaggio a Gerusalemme-Riproposizione degli avvenimenti e dei luoghi di Terra Santa nell'immaginario religioso fra XV e XVI secolo". Tra gli illustri relatori figura lo stesso curatore con "
Archivio della Società romana di storia patria, 2019
Vorrei dare seguito all'assunto incrociando due prospettive: quella del legame personale e quella della relazione culturale intrattenute da Petrucci con la città di Roma. Due punti di vista che, come talvolta può accadere-e questo è il caso-, convergono a fondersi in una personalità originale e fuori della norma. A Roma Petrucci nacque, in via Luciano Manara 32. Buon ultimo di tre fratelli, di quella casa ricordava spesso il grande salone, che lui impegnava con soldatini in ricostruzioni di battaglie lunghissime e inamovibili, e l'inaccessibile studio dell'operoso Alfredo. Da quell'indirizzo passava una fetta importante della vita culturale attiva a Roma (e non solo). 2 Artisti, giornalisti, scrittori, studiosi: il rondiano Antonio Baldini, il pittore Angelo Urbani del Fabbretto, il grafico e storico della grafica Enrico Gianeri (Gec), l'arabista e linceo Francesco Gabrieli, lo storico dell'arte Mario Salmi, lo storico del libro Lorenzo (Renzo) Frattarolo, questi alcuni nomi degli 'amici di papà' che ho sentito fare e che ricordo. A Roma Petrucci ha studiato. Non so dove per le scuole elementari e medie inferiori, ma so che ha frequentato il ginnasio-liceo al Virgilio, nel palazzo in via Giulia di fresca costruzione realizzato su progetto di Marcello Piacentini. Ci arrivava attraversando il Tevere su Ponte Sisto, dove lo aspettava, sin dalla prima classe del liceo, Franca Nardelli: passando e ripassando, avrà certo osservato quell'iscrizione, dettata da Bartolomeo Platina e splendido modello di epigrafia sistina, che ornava a destra (ve ne era un'altra a sinistra) la testa del ponte infra Tiberim; quella che poi inserirà in foto nel volume sulle scritture esposte, come vivace esempio di «palinsesto
312 d.C. Un ponte tra antichità e medioevo. La Roma di Massenzio e Costantino, 2012
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Artifara: Revista de lenguas y literaturas ibéricas y …, 2005
in "Aiônos. Miscellanea di Studi Storici", 18, 2013-2014 [2015], pp. 55-74.
Bulzoni editore, 1981
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