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2020
Il saggio, come dice il titolo, consiste in una lettura delle Rime di Michelangelo seguendo il filo di alcune metafore e immagini centrali (per esempio, quella del fuoco) e cercando di ricostruire la dialettica che le anima. In particolare, è ridotta l'importanza del platonismo ficiniano, al quale la poesia di Michelangelo è stata spesso ricondotta, e per contro si segnala il probabile influsso delle opere del contemporaneo Agostino Nifo sulla bellezza e sull'amore. Si mette anche in rilievo l'atteggiamento di Michelangelo verso la propria arte e il proprio destino di artefice, e i colori drammatici delle tarde meditazioni sulla vecchiaia e sulla morte attraverso le quali il poeta riconferma la vitalità delle sue passioni, delle quali non ha di che pentirsi. The essay, as the title suggests, consists of a reading of Michelangelo's Rime following the thread of some central metaphors and images (for example, that of fire) and trying to reconstruct the dialectic that animates them. In particular, the importance of Ficino's Platonism, to which Michelangelo's poetry has often been connected, is reduced, while the probable influence of the works of his contemporary Agostino Nifo on beauty and love is pointed out. It also highlights Michelangelo's attitude towards his own art and his own destiny as an artist, and the dramatic colours of his late meditations on old age and death, through which the poet reconfirms the vitality of his passions, which he has nothing to regret.
L'attività poetica michelangiolesca attraversò, dalle prime prove del 1503 fino ai frammenti del 1560, un arco di tempo di quasi sessant'anni. Tuttavia, mentre Michelangelo visse, quasi nessuna delle sue poesie venne pubblicata 1 ; bisognò infatti attendere fino al 1623, quando il pronipote diede alla luce un'edizione che, lungi dal rispettare la lezione dei manoscritti, fu una vera e propria opera di riscrittura 2 . Ascanio Condivi nella Vita di Michelagnolo Buonarroti ricorda la passione del proprio maestro per la letteratura: E non solamente s'è dilettato di leggerli, ma di comporre anco tal volta, come si vede per alcuni sonetti che si trovano de' suoi, che danno buonissimo saggio della grandissima invenzione e giudizio suo e sopra alcuni d'essi son fuora certi discorsi e considerazioni del Varchi. Ma a questo ha atteso più per suo diletto che perché egli ne faccia professione, sempre sé stesso abbassando e accusando in queste cose la ignoranza sua. 3 La poesia michelangiolesca viene nettamente distinta da quella dei letterati di professione. A causa dell'ignoranza sua Michelangelo non possedeva l'educazione umanistica basata sui classici, ma neppure aveva un'adeguata 1 ) La prima poesia pubblicata di Michelangelo fu, nel 1519, Com'arò dunche ardire, musicata da Bartolomeo Tromboncino (Tromboncino 1519). Seguirono i madrigali Spargendo il senso il troppo ardor cocente e Deh dimmi, Amor, se l'alma di costei musicati da Jaques Archadelt e stampati nel 1543 (Archadelt 1543). Quest'ultimo fu musicato dal compositore in due parti distinte; la sua unità venne ristabilita da Frey in Michelangelo 1897. Nel 1549 furono stampate dal Torrentino due lezioni di Benedetto Varchi, una delle quali aveva come oggetto il sonetto Non ha l'ottimo artista alcun concetto (Varchi 1549). Inoltre già nella prima edizione delle vite vasariane era contenuta la celebre quartina sulla notte (Vasari 1550). 2 ) Michelangelo 1623. 3 ) Condivi 1998, pp. 61-62.
Il 'viaggio' delle Rime di Bernardo Cappello. Nuova recensio e una proposta d'edizione Bernardo Cappello, come molti petrarchisti, approdò nell'ultima parte della sua vita all'allestimento di un canzoniere, inteso come opera organica, che lo stesso autore si premurò di far uscire per i torchi dei fratelli Guerra nel 1560 1 . L'edizione è curata da Dionigi Atanagi, ma può considerarsi d'autore per varie conferme sia esterne che interne all'opera 2 . Infatti, nella lettera prefatoria, il curatore dichiara che è stato lo stesso Bernardo a incaricarlo della cura del lavoro e garantisce che si tratti di un'edizione controllata dal poeta:
Rassegna Europea della Letteratura Italiana, 49-50, 2017
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La Rassegna della Letteratura Italiana, 2023
Intorno a Boccaccio / Boccaccio e dintorni 2015. Atti del Seminario internazionale di studi (Certaldo Alta, Casa di Giovanni Boccaccio, 9 settembre 2015), a cura di Stefano Zamponi, Firenze, Firenze University Press, pp. 15-25, 2016
Nel proemio del Filostrato, Giovanni Boccaccio si definisce come colui che ha ridotto «l'antiche storie [...] in leggier rima e nel mio fiorentino idioma, con stilo assai pietoso» 1 . Allo stesso modo nella dedicatoria del Teseida, l'autore propone se stesso come colui che ha trasportato «una antichissima istoria [...] alle più delle genti non manifesta» in «latino volgare e per rima, acciò che più dilettasse» 2 . Nel lungo processo di trasmissione e rilettura del patrimonio di storie antiche e di «favole» del passato «ornate di molte bugie» 3 entro la cultura medievale, Boccaccio appare come una delle più fortunate ed interessanti figure di ricezione, ma anche uno straordinario cantiere di archiviazione, catalogazione, 'stoccaggio' della memoria trasmessa dai classici.
Bernardo Cappello (Venezia 1498 ca.-Roma 1560), member of one of the oldest patrician families of Venice, played an active role in the politics of the Venetian Republic, until his exile in 1540. After that, he became a collaborator and a protégé of cardinal Alessandro Farnese, who is one of the most significant figures of the century. Then he took refuge in Rome, where over the years he held varied appointments. Since his youth and in parallel with his political career, Cappello constantly devoted himself to humanistic studies and to rhymes production: pupil of Pietro Bembo, interlocutor of Giovanni Della Casa and close friend to Bernardo Tasso, the author is among the greatest exponents of the sixteenth-century Petrarchism. For the first time the critical edition of Rime by Bernardo Cappello is here given, namely the book of 353 compositions that the author elaborated on the pattern of Bembo’s directives, over a large period of time. In his book of poetry (canzoniere), through lyrical pieces, the author creates his own existential and biographical path. Regarding the evolution of the architecture of Cappello’s collection, four witnesses survived, in which we distinguish different phases: the first one is genetic and manuscript (Roma, Biblioteca Casanatense, 277), with addition of corrections that generally are close to the textual variants of the princeps; the second is the print of 1560 for the press of the Guerra brothers; finally, a further evolutionary stage is represented by two postillated prints. To these witnesses a rich miscellaneous tradition is added, which, for a large number of rhymes, restores the elaborative complexity through multiple genetic forms. Poems ousted from the ancient print, but part of the canzoniere in other phases of composition, are included in this critical edition.
2023
Con il sostegno di / with the support of Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG)-424143303, Kunsthistorisches Institut Florenz-Max-Planck-Institut, Universität Hamburg.
La raccolta di rime per Michelangelo, 2020
Nel 1539-1540 Vittoria Colonna donò a Michelangelo una raccolta di rime, l'unica da lei personalmente allestita: i 103 sonetti a tema religioso, intimi e austeri, rinnovano profondamente il genere spirituale. Edizione e commento a cura di Veronica Copello.
Con scelta felice Guglielmo Gorni ha messo a disposizione degli specialisti, corredate di un utile commento, le Rime di Pietro Bembo così come andarono a stampa la prima volta nel fatidico 1930 (Bembo 2001). Il vantaggio per gli studi è tanto evidente da non richiedere chiose particolari, e a renderlo più chiaro anche agli occhi di studenti e non addetti sono ora tornati, raccolti da Claudio Vela per Einaudi, gli Scritti sul Bembo di Carlo Dionisotti, della cui prosa e delle cui idee non pare di esser mai stanchi né sazi. Dell'edizione Gorni si è subito giovato Stefano Carrai, che nel presentare l'antologia entro cui compare l'edizione delle prime Rime di Bembo ha additato un caso – minimo ma esemplare dell'uso che si potrà fare di questa edizione – in cui la memoria poetica casiana risulta fissata su una lezione del 1530 successivamente mutata. Si può insomma dire – un po' come è avvenuto quando Franco Ga-vazzeni, per la stessa collana Ricciardi, ha privilegiato il primo Ortis-che è stata resa piena giustizia al Bembo che più ha contato ai suoi giorni. Tanto più se si pensa che alle Rime del 1530 di Gorni, e agli Asolani del 1505 di Dilemmi, è ora possibile accostare un'altra novità di questa felicissima, quasi temibile, congiuntura degli studi cinquecenteschi, e bembiani in particolare, l'edizione critica delle Prose della volgar lingua del 1525 allestita con cura e maestria eccezionali da Claudio Vela (Bologna, Clueb, 2000). A che l'edizione Gorni dia i suoi pieni frutti si frappone, credo, un solo ostacolo, destinato a essere rimosso entro breve, ma per ora ingombrante e tutto sommato sorprendente: l'indisponibilità in edizione moderna dell'ultima raccolta delle Rime di Bembo uscita postuma a Roma per le cure del fido Carlo Gualteruzzi.
Con scelta felice Guglielmo Gorni ha messo a disposizione degli specialisti, corredate di un utile commento, le Rime di Pietro Bembo così come andarono a stampa la prima volta nel fatidico 530 (Bembo 200 ). Il vantaggio per gli studi è tanto evidente da non richiedere chiose particolari, e a renderlo più chiaro anche agli occhi di studenti e non addetti sono ora tornati, raccolti da Claudio Vela per Einaudi, gli Scritti sul Bembo di Carlo Dionisotti, della cui prosa e delle cui idee non pare di esser mai stanchi né sazi. Dell'edizione Gorni si è subito giovato Stefano Carrai, che nel presentare l'antologia entro cui compare l'edizione delle prime Rime di Bembo ha additato un caso -minimo ma esemplare dell'uso che si potrà fare di questa edizione -in cui la memoria poetica casiana risulta fissata su una lezione del 530 successivamente mutata.
2008
Tra scultura, pittura e scrittura poetica, la storia di Michelangelo. Testo di un reading musicale scritto e letto da Noemi Ghetti con l’accompagnamento di Marika Lombardi (oboe e oboe d’amore) nella Loggia del Romanino del Castello del Buon Consiglio di Trento il 31 luglio 2008, nell’ambito del VII Festival Risonanze Armoniche.
2010
in un celebre e affascinante saggio sulla lirica di Michelangelo, la definì «poesia allo stato selvaggio», sottolineando così in particolare la componente di immediatezza e potenza espressiva che la caratterizza. Egli si riferiva innanzitutto alla forza pervasiva dell'eros nel mondo poetico del Buonarroti, che può ben essere annoverato tra i moventi primari della sua scrittura, sebbene non l'unico. Ma non c'è solo questo, nel giudizio di Thomas Mann: la natura «selvaggia» della poesia michelangiolesca, a suo avviso, risiederebbe anche nell'insofferenza ai vincoli delle forme metriche obbligate, nella tensione costante a un'oltranza formale che è, per così dire, consustanziale all'oltranza psicologica di cui le poesie di Michelangelo sono testimonianza, insieme, letteraria ed esistenziale. Ciò non significa, peraltro, che Mann non fosse in grado di ricollegare temi, motivi e immagini ricorrenti nelle rime del grande artista al loro contesto letterario e filosofico (con gli opportuni riferimenti, ad esempio, al neoplatonismo fiorentino del secondo Quattrocento che informa la concezione dell'amore e della bellezza cui il poeta ritorna ossessivamente nelle sue liriche, anche in quelle più tarde). Ma è indubbio che per lo scrittore tedesco nei versi di Michelangelo c'era, più di ogni altra cosa, un valore «quasi extra-ar-0040.app_introd.qxd 31-03-2010 13:21 Pagina 5 6 RIME 1 Si cita da Residori 1998, p. 489. 0040.app_introd.qxd 31-03-2010
Questo studio si propone di fornire una prima forma di commento alle "Rime" del poeta emiliano Niccolò da Correggio (1450-1508). Dopo un'introduzione che riassume lo stato dell'arte e propone nuove considerazioni sui progetti canzonieristici che hanno interessato la produzione lirica in volgare del Correggio, si procede ad un commento puntuale dei 404 componimenti che costituiscono le "Rime" nell'edizione critica delle "Opere" di Niccolò da Correggio a cura di Antonia Tissoni Benvenuti (Roma-Bari, Laterza, 1969). Per ciascun componimento viene fornito un breve cappello introduttivo e un commento puntuale. – This study aims to provide a preliminary form of commentary on the 'Rime' of the Emilian poet Niccolò da Correggio (1450-1508). After an introduction that summarises the state of the art and proposes new considerations on the canzonieri that have involved Correggio's lyric production in vernacular, a detailed commentary of the 404 lyrics that compose the "Rime" in the edition of the "Opere" of Niccolò da Correggio edited by Antonia Tissoni Benvenuti (Roma-Bari, Laterza, 1969) is presented. For each lyric, a short introductory caption and a detailed commentary is provided.
2014
Della produzione poetica del lucchese Pietro de ' Faitinelli detto Mugnone (1280/'90 ca.-23 novembre 1349 ci restano una canzone, sedici sonetti -di cui uno in tenzone con un ignoto L. da Pisa -e un sonetto triplo: testi che, per contenuti e taglio stilistico, gli hanno tradizionalmente valso l'ascrizione nel novero dei rimatori comici. Di nobile famiglia guelfa nera, la sua vicenda biografica è inscindibilmente legata agli eventi storico-politici lucchesi coevi, così come la gran parte dei suoi versi. Prodromo di una nuova edizione del corpus di rime -finalmente offerto secondo l'usuale dialettica testo/apparato critico, per la prima volta frutto dell'escussione dell'intera tradizione manoscritta -è stato un nuovo censimento della tradizione che ha permesso di ampliare in modo significativo la recensio, apportando notevoli miglioramenti ai testi sino a oggi vulgati. Risulterà a tal proposito esemplificativa la discussione ecdotica del sonetto Ercol, Timbrëo, Vesta e la Minerva.
Lirica in Italia, 1494-1530. Esperienze ecdotiche e percorsi storiografici. Atti del Convegno (Friburgo, 8-9 giugno 2016), a cura di Giacomo Vagni e Uberto Motta
1. Nella sua non lunga esistenza, Giuliano de' Medici (1479-1516) si trovò a stringere rapporti con i maggiori protagonisti della civiltà rinascimentale italiana di primo Cinquecento. In simile contesto, anche la settantina di rime da lui composte e mai pubblicate in vita (fuorché in un caso, di cui si dirà tra breve) acquista un valore e un interesse, storico e culturale, che va al di là di ogni valutazione estetica. Non fu poeta di professione, e però Machiavelli, inviandogli due sonetti dal carcere nel 1513, lo trattava da competente in materia 1 . Può dunque stupire l'esilità della traccia circa la sua scrittura nelle testimonianze coeve, anche considerando il numero di testi superstiti e la loro qualità non infima: così che Giuseppe Fatini, l'allievo di Vittorio Cian che nel 1939 per primo pubblicò le sue rime, esordiva nel saggio a esse dedicato affermando che «fama di poeta il Magnifico non l'ebbe neppure ai suoi giorni» 2 .
2017
Gregorio d’Arezzo, frate, medico e fisico (XIV sec. in.–1365 ca.), epigono del suo illustre concittadino Guittone, è poeta che vanta una produzione meritevole di attenzione nel panorama, pure ad oggi ancora in buona parte da esplorare, dei rimatori minori del Trecento. Questo volume presenta la prima edizione critica dell’intero corpus di rime attribuitegli, tra le quali si segnalano canzoni indirizzate a figure di rilievo come Francesco Petrarca e Sennuccio del Bene, un poemetto allegorico in cinque canti rimasto fino ad oggi completamente inedito e due sonetti ritornellati. La sua produzione poetica si distingue per un rigoroso contenuto morale e non trascurabili spunti di specifico interesse storico-politico, sempre celati sotto un vivace, articolato e spesso arduo linguaggio figurato, all’insegna del trobar clus più oscuro.
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