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2019
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114 pages
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Le proposizioni (1) e (2) escludono (3); (2) e (3) escludono (1); (3) e (1) escludono (2). Le pagine che seguono cercano di sviluppare in dettaglio queste tre ipotesi.
L'assente nella percezione. Presso: www.athenenoctua.it Data: 07/04/2014
2021
I testi relativi alla sezione "Alleniamo la mente" sono tratti dal volume Enigmi di Alex Bellos su licenza di Giulio Einaudi editore s.p.a. Titolo originale Can You Solve My Problems? A casebook of ingenious, perplexing and totally satisfying puzzle
Bozza -I. Pozzoni (ed.), Frammenti di filosofia contemporanea XIII, Limina Mentis, Villasanta, 2016, ISBN: 9788899433321, pp. 151 -162 RIFLESSIONI SUL PARADOSSO (ALESSANDRO PIZZO) «se lui sta mentendo, allora sta dicendo la verità! E se sta dicendo la verità, allora sta mentendo» 1
L'estate sta finendo , 2023
Nel mondo attuale, segnato innanzitutto dai processi imperanti della digitalizzazione, si ha l'impressione che l'opera d'arte-l'oggetto 'opera', quand'anche prenda la forma di una performance o di un'installazione spazio-temporalmente diffusa-abbia perso grande parte del suo valore critico-della sua capacità, squisitamente moderna, di reinserirci nel mondo con un'esperienza arricchita, più complessa, capace al limite di porci in controtendenza rispetto alle sue dinamiche dominanti. Quello che nel suo funzionamento essenziale fa problema dal punto di vista del dominio è infatti il modo in cui apre il e al futuro, lasciandolo sostanzialmente indeterminato. Quello che la rende critica, appunto, è il suo coefficiente di sovversione del senso comune, quando si fissa e si cristallizza in un repertorio tràdito. È questa potenza che il digitale sembra, almeno per ora, mettere profondamente in questione. È questa apertura che la computazione algoritmica mira a fugare, trattandola come un disturbo nel sistema, come un rumore di fondo da ripulire.
Firenze University Press eBooks, 2007
Prima parte Approcci filosofici Fabrizio Desideri, Il nodo percettivo e la meta-funzionalità dell'estetico Giorgio Maragliano, Tangibili lontananze Filosofia ed estetica del tatto Alessia Ruco, Sensi e arti in Plessner: tra Kunstwissenschaften ed estesiologia Massimo Palma, Percezioni Alterate e Moderne.Walter Benjamin e l'Hashish Elena Massarenti, Teoria della percezione ed estesiologia nella riflessione di Mikel Dufrenne Gianluca Valle, Pensare l'esperienza. Maldiney lettore Di Hegel Seconda parte Dialoghi con la teoria della percezione Riccardo Martinelli, Teoria dei suoni e antropologia: la percezione musicale nella psicologia della Gestalt Pietro Kobau, L'eredità di Gibson e lo "enactive approach" Marianna Bergamaschi Ganapini, Modularità e percezione diretta. Una critica a Fodor Lorenzo Bartalesi, La dimensione cognitiva dell'attenzione estetica Terza parte La percezione e le arti Alice Barale, Scovare l'invisibile: percezione e immagine in Aby Warburg Massimo Baldi, Del rapporto tra il linguistico e il percettivo all'interno dell'oggetto poetico Pina De Luca, La parola che porta tempesta. Sinestesia e puro sentire nella poesia di Rilke Francesco Galluzzi, La pittura dell'animale. Kojève su Kandinsky Andrea Mecacci, Impercettibilmente pop. La "second-hand reality" estetica di Warhol Nella terza parte, infine, vengono indagati alcuni momenti in cui artisti contemporanei hanno esemplarmente affrontato il nesso tra la loro pratica espressiva e l'articolazione della percezione (la dialettica tra linguisticità e percettività nel testo poetico, con esemplare considerazione dell'opera di Zanzotto; l'intreccio di riflessione, concretezza e astrazione che sta al centro del confronto tra Kojève e Kandinskij; gli ordini della realtà nella ricerca figurativa di Warhol). Nell'arco dell'anno accademico 2005-06 il progetto ha coinvolto studiosi delle
Il paradosso della pena. di UMBERTO CURI "Ora, infine, è sopraggiunta a noi da qualche contrada -cosa devo dire? La morte o la salvezza? Dove mai avrà termine, dove mai cesserà, finalmente placata, la furia della Vendetta?" (Eschilo, Coefore, 1073-1076 1. Il termine principale, e più frequentemente ricorrente, col quale nella Grecia antica era nominata la giustizia, è dike. La parola deriva dal verbo deiknymi, che vuol dire "indicare", "mostrare", "far vedere", e significa per ciò l'atto mediante il quale si indica qualcosa, si fa vedere ciò che altrimenti resterebbe nascosto. La dike coincide dunque con un mostrare, con un rendere visibile, sottraendo all'occultamento qualcosa che è comunque presente, anche se invisibile. Da questo punto di vista, già nella sua radice etimologica, dike è strettamente imparentata a quella nozione di verità che ritroviamo in a-letheia. Come questa, anche dike presuppone che sussista una relazione fra un ambito nascosto -di cui dice lethe -e il "mondo", nel quale essa non si è ancora "mostrata". Implicita nell'accezione arcaica della giustizia in quanto è dike, vi è dunque la convinzione che essa non appartenga originariamente al nostro mondo, ma che possa farvi talvolta episodicamente la sua comparsa, pur continuando in ogni caso ad appartenere ad una dimensione "altra", rispetto a quella mondana. Una conferma del fatto che dike non appartiene alla condizione umana originaria, e che anzi essa può derivare agli uomini soltanto per effetto di un dono divino, si può trovare nel dialogo di Platone intitolato Protagora. Reinterpretando in maniera originale il grande mito di Prometeo, qui il filosofo sottolinea che il genere umano è all'inizio sprovvisto di ogni qualità "naturale" utile alla sopravvivenza, al punto da essere ineluttabilmente destinato all'estinzione. Ma neppure l'intervento philanthropico del Titano ribelle, il quale concede agli uomini il fuoco e il sapere tecnico, può giovare a riscattare i mortali dalla prospettiva di essere distrutti dalle fiere. Soltanto l'intercessione diretta di Dio, attraverso il dono del pudore [aidos] e della giustizia [dike], riesce a scongiurare l'altrimenti inevitabile dissoluzione del genere umano. Da notare che, nel contesto del mito narrato da Platone, in origine dike
in Paolo Coen, Galileo Violini, a cura di, La memoria e la storia, Rubettino, pp. 239-254, 2007
L'impossibilità di un'esperienza integrale, ovvero il paradosso del ricordare di felice cimatti Io continuerò a piangere e a non capire nulla. È possibile capire la sofferenza degli altri, troviamo persino parole di conforto, persino un rimedio per coloro che hanno perduto tutto. Ma nessuno riesce a capire il proprio dolore Fred Wander, Il settimo pozzo, p. 96
G. Pescatore, Il paradosso dell'autore, Fotogenia, n.3, 1996, pp. 69-75, 1996
È indubbio che la nozione di autore sia, nella storia come nella teoria del cinema, una tra quelle più largamente sottoposte ad un'ampia revisione critica. Sia che si pensi agli approcci di ispirazione semiotica, alla ricerca filologica, alla storia e all'analisi dei modi di produzione o ai contributi della teoria della ricezione, della nozione d'autore intesa come nozione forte, unitaria, fondata, resta ben poco. E del resto basta scorrere un po' di bibliografia per rendersi conto di come essa tenda ad esplodere, di come la figura dell'autore possa frammentarsi e disperdersi in mille rivoli, destrutturata a partire da paradigmi diversi che comunque ne ribadiscono la sostanziale labilità.
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Ogni pagina una storia. Testi di grandi scrittori nell'interpretazione di 18 calligrafia, pp. 7-12, 2012
Il paradosso della grazia. La teo-antropologia di Karl Barth, 2006
Obbligazioni e Contratti, 2007
Il senso impervio. Vette e abissi dell'interpretazione estrema, 2023
Elena Maria Pandolfi, Matteo Casoni (a cura di), Linguisti in contatto II. Atti del convegno, Bellinzona, 19-21 novembre 2015, pp. 242-259. , 2017
Rivista di estetica, 2015
Kaiak. A Philosophical Journey, 3, pp. 1-10, 2016