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Materiali di Estetica. Terza serie
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The article offers a phenomenological reflection on Homer’s image of the sea being the colour of wine. Indeed, this image refers to its deep imaginative connection with blood and life, with the earth and death.
Due" disse il ragazzo. "Due" acconsentì il vecchio. "Non le hai rubate, vero?" "Avevo voglia di farlo" disse il ragazzo. "Ma queste le ho comprate." "Grazie" disse il vecchio. Era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l'umiltà. Ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio.
I colori del Mediterraneo / The colors of the Mediterranean Sea - IntotheBlue.it
Estratti COPYRIGHT © 2012 by GIORGIO BRETSCHNEIDER EDITORE Via Crescenzio, 43 -00193 Roma -www.bretschneider.it È vietata ogni forma di totale o parziale riproduzione, duplicazione, elaborazione, diffusione, distribuzione o altro diverso utilizzo, con qualsiasi modalità o strumento, senza la preventiva autorizzazione scritta dell'Editore. Il mare InvIsIbIle. PaesaggIo e degrado nell'alto tIrreno cosentIno Paola De SanctiS RicciaRDone
Quad. Vitic. Enol. Univ. …, 2007
QUAD. VITIC. ENOL. UNIV. TORINO, 29, 2007 certa variabilità nell'ambito della stessa denominazione. Il "Roero" è parso il vino meno definito c r o m a t i c a m e n t e ma con un netto miglioramento negli ultimi anni.
in Lapislazzuli magia del blu, catalogo della mostra, a cura di M. Sframeli, V. Conticelli, R. Gennaioli e G. C. Parodi, Firenze 2015, pp. 123-133
Il colore non è solo un fenomeno naturale, ma una costruzione culturale complessa (Michel Pastoureau) Una riconsiderazione dell'utilizzo del pigmento blu ricavato dal lapislazzuli, chiamato lungo la storia dell'arte occidentale anche oltremare o, più limitatamente, Lazur, necessita di alcune preliminari considerazioni circa le motivazioni dell'utilizzo del prezioso materiale. Non si può, infatti, non partire da una storia, per quanto schematica, della sua diffusione e da considerazioni circa la percezione e la valutazione di questo pigmento che lo fecero scegliere e utilizzare, anche a discapito di considerazioni economiche e di reperibilità, in base ad un apprezzamento artistico ed estetico, certo, ma forse anche simbolico e contenutistico. Ci è di aiuto, in questo campo, appoggiarci ad un esame delle parole che nelle diverse lingue hanno descritto e connotato il colore stesso, l'azzurro, prima ancora che il materiale. Questo approccio può aiutarci a ricostruire una storia quando manchino i dati materiali che la possano supportare 1 . La connotazione del vocabolario del colore risulta ad una analisi sistematica, sia geografica che diacronica, strettamente legata alle evoluzioni sociali ed ai meccanismi di produzione. Le parole che definiscono i colori non sembrano infatti tanto venire coniate per servire alla funzione descrittiva quanto a quella legata alla capacità tecnica di produrli e utilizzarli 2 . La concatenazione fra il termine descrittivo del colore 'azzurro' e il materiale lapislazzuli è attestata, in area occidentale, fin dal mondo greco, poiché uno dei tre termini usati per descrivere il colore è appunto κυάνεος, una parola che indica anche il lapislazzuli come pietra 3 . A questa interpretazione, in passato ostavano da una parte considerazioni legate alla collocazione remota delle miniere di lapislazzuli, dall'altra la valutazione che il processo complesso per l'estrazione del pigmento dalla pietra ne avessero limitato l'uso all'area strettamente persiana per il periodo antico; e che il suo impiego sistematico in occidente si fosse avuto solo a partire dal tardo XII o XIV secolo. Ugualmente la sua presenza nel mondo classico veniva ritenuta limitata alla pietra ed esclusivamente legata a decorazioni preziose. La sempre maggiore possibilità di indagare analiticamente sopravvivenze materiali ha invece permesso di rintracciare l'uso di lapislazzuli come pigmento in decorazioni dipinte, sia murali che di oggetti, in periodi sempre più antichi 4 . Allargandosi poi a considerare i paesi del Mediterraneo orientale, sempre per l'epoca antica, incontriamo una notevole attestazione di uso del blu di lapislazzuli, in ambito privilegiato, in Egitto. Il blu abbinato al bianco, per la rappresentazione degli dèi e della famiglia del faraone, è ben noto. Ad esempio i faraoni usavano barbe posticce, di colore azzurro-lapislazzuli, che voleva evidentemente creare un collegamento diretto fra la figura imperiale e il dio Ra dal colore dei capelli blu-azzurro. Anche per le popolazioni babilonesi e quelle ebraiche, il lapislazzuli era un colore sacrale, in combinazione spesso con l'altro grande materiale-colore connesso alla rappresentazione del divino: l'oro. In particolare si può citare come nel libro dell'Esodo, quando Mosè, Aronne e gli anziani salirono sul Sinai, "videro il Dio d'Israele. Sotto i suoi piedi c'era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro e simile per chiarezza al cielo stesso" (Esodo XXIV, 10). Anche gli dei indù delle popolazioni di ceppo indoeuropeo, Vishnu, Krishna e Shiva, hanno la pelle blu o talvolta nera, con un abbinamento, comune al mondo antico, tra blu e colore della notte 5 . Il colore azzurro, in generale, non entrò comunque nel novero di quelli più comunemente usati nell'area occidentale del Mediterraneo, in epoca antica, come elemento di illustrazione di una simbologia; e questo nonostante la disponibilità di molti altri possibili pigmenti che potevano sostituire il lapislazzuli, come il blu egizio (dai Romani definito caeruleum 6 ) o l'azzurrite; e, tra i coloranti, l'indaco e il guado (quest'ultimo in latino tradotto come vitrum o glastum). Questo nonostante si trattasse di materiali meno costosi, ma soprattutto le cui materie prime erano di più facile reperibilità e la cui fabbricazione più facile. Oltretutto, nel caso del guado e dell'indaco, i due coloranti erano anche utilizzabili come tintura per stoffe e quindi potenzialmente si presentavano come più convenienti dal punto di vista economico, in quanto polivalenti. È infatti assai importante sottolineare la valenza sociale del colore, non solo del blu, ma di ogni colore, concetto ormai approfonditamente sviscerato e sistematizzato, sia in chiave di storia delle idee che in chiave di storia sociale, grazie ai numerosi studi di Michael Pastoureau 7 . Particolarmente interessante e convincente è la trama di motivazioni che Pastoureau traccia, legando all'evoluzione della sensibilità ai colori nella civiltà occidentale il trasformarsi delle istanze ideologiche, i cambiamenti dei flussi commerciali e produttivi, le modificazioni dell'organizzazione della società e della produzione delle merci. Leggendo le serrate analisi di Pastoureau, che spaziano attraverso i secoli, si può riconoscere come il colore abbia acquistato, nelle diverse culture, un ruolo pubblico, civile, identitario. Per cui, ad esempio, le percezioni psicologiche e sociali del colore si sostanziarono nelle scelte araldiche, di bandiere e stemmi, tanto da identificarsi con una casa regnante e, per traslato, con un'intera popolazione. D'altro canto, anche il fatto che certi colori divengano discriminatori sociali (ad esempio il giallo, abbinato agli ebrei e percepito in molte epoche storiche come colore 'negativo', del tradimento) fa parte dello stesso sistema di attribuzione di motivazioni ideologiche e culturali ad un colore, senza alcuna possibile relazione con la fisica né del materiale che produce, per così dire, il colore, né con la percezione fisiologica di esso da parte dell'uomo.
Il vino nella cultura e nella religione sulle due sponde dell'Adriatico, 2022
Nella poesia slovena il tema del vino, delle vigne e dei vigneti acquista pieno risalto per la sua frequenza e per i diversi significati che riveste. Per l'inno nazionale sloveno è stata scelta la poesia Zdravljica (Brindisi) di France Prešeren. Ma ancor più ricorrente è questo motivo nelle due regioni vinicole del Collio/Brda e dello Slovenske gorice. A Medana, villaggio sloveno al confine con l'Italia dove nacque il poeta Alojz Gradnik (1882-1967), si è tenuta per anni una rassegna di appuntamenti all'insegna del connubio vino-poesia. Le raccolte di versi presentate in occasione di questo evento sono state oggetto di pubblicazione. Negli ultimi anni un incontro analogo viene organizzato a Ptuj, nello Slovenske gorice. Il presente contributo si concentra su poeti e prosatori della zona del Brda/Collio:
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Incontro a tavola tra due civiltà: il vino e la birra, a cura di Francesco Filotico. Atti della Giornata internazionale di studio (Manduria, 25 maggio 2019) , 2023
P.A. ANDREUCCETTI – D. BINDANI (a cura di), Il colore nel Medioevo. Arte, simbolo e tecnica. Tra materiali costitutivi e colori aggiunti: mosaici, intarsi e plastica lapidea (Atti delle giornate di studi, Lucca 24-26 ottobre 2013), Lucca 2016, pp. 23-40 ISBN 9788865250846
Cesare Pavese: il mito classico e i miti moderni, a cura di A. Catalfamo, 2013
Studi mediterranei, 2020
Paesaggio culturale, sostenibilità e spazio euro-mediterraneo, 2010
I colori del potere nei marmi di riuso, 2013
Muscariello, Marta (a cura di), PHILOIN - Scritti in onore di Mario Enrietti e Renato Gendre, "Alessandria" 6-7 (2012-2013), pp. 3-17, 2013