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Piume d'angelo, penne di pappagallo

2018

Abstract

no degli aspetti piú interessanti dell'ormai sperimentata possibilità di letture trasversali del Decameron è la rete intratestuale che crea una serie di collegamenti e riprese, impliciti o piú scopertamente allusivi, a diversa distanza. Ferma restando l'unitarietà dell'opera, percorsi tematici possono dare ulteriore luce ad aspetti che risultano anche ad una lettura continuata, ma in modi forse meno evidenti: è un'esperienza che ho piú volte avuto occasione di saggiare anche nel contesto di lezioni e che ho trovato particolarmente fruttuosa in relazione alle novelle di beffa del Decameron, come anche in riprese e riscritture in autori successivi. La beffa come scambio vero-falso, ma anche come contraffazione e metamorfosi ha nel Decameron uno dei campi privilegiati nel rapporto con il sacro, in particolare nella parodia che si attua nello scambio tra il credere-come atto di fede-e la credulità, fondata sull'ignoranza, la superstizione e la sciocchezza. Tra gli esempi in cui prevale la manipolazione da parte di ecclesiastici piú o meno scaltri e privi di scrupoli un dato particolarmente interessante, e in questa forma se non erro unico nel Decameron, è l'apparizione-per cosí dire-in tre novelle dell'angelo annunciatore per eccellenza, Gabriele: prima come voce, nella novella di Ferondo e l'abate (III 8), poi come presenza, nella novella di frate Alberto (IV 2), e infine, prima di scomparire definitivamente dall'orizzonte, con una presunta penna del suo piumaggio, nella novella di frate Cipolla (VI 10). La progressione è ben calcolata e riconoscibile ad una lettura per cosí dire a posteriori: in relazione a questo aspetto la prima delle tre novelle, nella sua ultima parte, funge in una certa misura da annuncio, la seconda-in cui il finto angelo assume assoluta centralità nella beffa-da svolgimento; mentre la terzaa piú ampia distanza-da inatteso epilogo, rinnovando il divertimento certo anche tramite la ripresa, per la terza volta, in ultima variazione, di un' ulteriore traccia del supposto angelo. D'altronde che Boccaccio fosse pienamente consapevole, anche sul piano metaletterario, dell'efficacia in ambito comico del procedimento di reiterazione ci viene mostrato, in modo eclatante, nel ciclo di Calandrino, anche per voce dei narratori della brigata. Tra la novella di Ferondo e l'abate e quella di frate Alberto, sottintendendo naturalmente le rilevanti differenze che do qui per scontate-U CORE Metadata, citation and similar papers at core.ac.uk