Academia.eduAcademia.edu

Storia e storiografia dello sport durante il fascismo

"Storia dello sport. Rivista di studi contemporanei”, 4, 2022, pp. 1-6;

Abstract

Lo sviluppo dello sport durante il fascismo Il Ventennio fascista è uno dei periodi della storia d'Italia ai quali gli storici dello sport hanno dedicato il maggior numero di ricerche. Tale interesse è dovuto al fatto che negli anni del fascismo la pratica di attività sportive si diffuse in misura significativa tra la popolazione, divenendo per la prima volta un fenomeno di massa. Il regime promosse la diffusione dello sport nella convinzione che fosse essenziale per la creazione dell'"uomo nuovo" e che potesse modificare sia il corpo, sia il carattere degli italiani. Lo sport, in altre parole, era necessario al fine di governare la nazionalizzazione delle masse secondo i desiderata del fascismo. Com'è noto, negli anni tra le due guerre la società di massa si affermò in tutta Europa e le autorità politiche dovettero intervenire per gestire il fenomeno, con misure, naturalmente, assai diverse a seconda dei sistemi politici. In Italia il regime fascista si dotò di organizzazioni finalizzate a irreggimentare i cittadini e a educarli in base ai suoi principi. Particolare attenzione era dedicata ai giovani, che il regime cercò di "fascistizzare" sin dalla più tenera età attraverso l'Opera nazionale Balilla, con i Fasci giovanili di combattimento, i Gruppi universitari fascisti e, dal 1937, per mezzo della Gioventù italiana del Littorio. Per le altre fasce della popolazione esistevano organizzazioni come l'Opera nazionale Dopolavoro, finalizzata a gestire il tempo libero degli adulti, e la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, investita di funzioni militari e di tutela dell'ordine pubblico.