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In questo contributo si vogliono presentare alcune monete con tre diverse tipologie di rovescio, comunemente detti nummi, che chiameremo semplicemente AE4 per evitare possibili confusioni tra forma e sostanza 1 , non essendo il loro valore intrinseco oggetto di questa trattazione. Gli AE4 qua trattati risultano accomunati da un dritto che presenta evidenti omogeneità stilistiche, avente un busto con una testa normalmente di piccole dimensioni, e una legenda molto particolare con caratteristiche che si riscontrano solo su queste monete. Al rovescio sono presenti tre delle iconografie monetarie maggiormente diffuse sui piccoli bronzi di V secolo: la croce in ghirlanda o cerchio perlinato, la Vittoria andante a sinistra con ghirlanda e ramo di palma frontali, e il monogramma in cerchio perlinato. Prima di tracciare la storia numismatica di queste monete, e prima di trattare il dritto che pare accomunarle, è necessario presentare e descriverne i rovesci. Tipologia 1: Croce in ghirlanda o cerchio perlinato Le monete presentano una croce di tipo latino 2 con braccia molto sottili e fortemente potenziate, inclusa in una ghirlanda, o un cerchio perlinato, priva di legenda 3 , esergo, ed indicazione di zecca. La croce, per stile, rende gli esemplari facilmente identificabili e distinguibili sia dalle note emissioni ufficiali, sia dalle numerose imitative del periodo.
San Gennaro abita a Napoli da tempi immemorabili anche se conosciamo con precisione la data in cui fece ingresso per la prima volta in città. Sembra quasi che la Napoli Cristiana non possa esistere, nel concetto fideistico più esteso, senza la figura di questo Santo. Siamo al cospetto di due entità materiali ed indissolubili, ma anche due concetti affatto astratti che si compenetrano in ogni forma espressiva umana, abbracciando il campo della scultura, dell’architettura, della pittura, della poesia, della letteratura, della musica, del mosaico, del cesello, della ceramica, della gioielleria, della tessitura,... San Gennaro a Napoli, trova spazio in tutte le forme espressive dell’arte e la città con tutti i suoi abitanti è fiera di questo omaggio che non è generosità, ma devozione e ringraziamento. L’uomo manifesta in modo esplicito il proprio stato d’animo, la propria intima benevolenza e soprattutto la devozione in ogni modo, esprimendo inoltre i propri sentimenti umani in maniera non solo magniloquente attraverso l’arte, ma anche nella fraseologia umile e spesso affatto dotta della parola, del gesto, dello sguardo. Questo connubio sentimentale tra l’uomo e il Santo si traduce poi in uno straordinario e forse unico rapporto d’insieme quando Gennaro, trasformatosi in persona, abita e vive non solo nella città, ma in tutto il territorio vesuviano. Si tratta di una lenta metamorfosi che sul modello di un cambio o meglio di un adattamento antropologico, porta l’effige del Santo in ogni luogo della terra dominata dal Vesuvio. Sarebbe un’opera immane, un lavoro improbo censire le iconografie di San Gennaro in questa terra dominata dalle forze immani del vulcano. E non basterebbe un tomo a descrivere ogni ambito dove le due ampolle contenenti il sangue, si manifestano come vera essenza simbologica. Valgano solo ad esempio alcuni luoghi della terra del Vesuvio e servano a dimostrare senza ombra di dubbio, quanto questa figura di uomo e taumaturgo sia così fortemente compenetrata nelle attività del quotidiano, nella vita comune. Mi voglio riferire in questo esempio e solo per fini strettamente documentali, alla sfilata di busti e statue del Santo che ritroviamo ancora oggi lungo il percorso della Regia Strada delle Calabrie dal Ponte della Maddalena a Castellammare e proseguendo fino ad Amalfi. Non vi era e non vi è palazzo o angolo di questo importante percorso viario che non richiami alla sua figura ed inneggi anche alle sue gesta. Sul Ponte della Maddalena e su quella che è la sua schiena dal lato mare, San Gennaro apre la mano e stende il braccio destro verso la cima del Vesuvio opponendosi con questo gesto alle ire del vulcano durante l’eruzione del 1631 e questo è anche il movimento plastico nel quale io vedo il gesto di un grandioso maestro che indirizza le proprie forze, il proprio sguardo e la mente tutta a contrastare la natura ostile di questa terra. In quel punto preciso della città di Napoli, dove il Sebeto viene scavalcato dal Ponte, sul confine occidentale con tutta la terra vesuviana, inizia anche un percorso iconografico e quindi simbolico del Santo che sarà presente in quasi tutte le ville del Miglio d’Oro, in moltissime cappelle e chiese, in tantissime strade, tra la gente e nelle case. Quel gesto forte crea una vera e propria estensione di grazie su tutta quella terra e non teme affronti, forte della fedeltà del suo popolo. Ogni villa, per questo avrà sul culmine del proprio tetto una statua dedicata al Santo, ogni città riprodurrà questa stessa iconografia in materiali diversi tra loro. Nel marmo, nella pietra lavica, nella terracotta saranno forgiate le sembianze del Santo, pronto a difendere tutti, pronto ad offrire ancora una volta il proprio sacrificio. San Gennaro con il volto al Vesuvio, con la sua mano destra benedicente, la mitria episcopale e le due ampolle contenenti il suo sangue, abita da secoli le case ed i palazzi della terra vesuviana e spessissimo lo ritroviamo, in quegli edifici il cui prospetto è rivolto al mare, in un gemellaggio direi sacro e salvifico nel messaggio, assieme alla Madonna.
Dopo il Biennio rosso che si era caratterizzato per scioperi, occupazioni delle fabbriche ed anche aggressioni, i due anni successivi, 1921-1922, furono contrassegnati dallo spadroneggiare dello squadrismo fascista. Squadre pisane guidate da Bruno Santini e squadre fiorentine chiamate in soccorso del Fascio X di Larderello con a capo Giuseppe Fanciulli, imperversarono nella nostra provincia causando gravi fatti di sangue oltre a devastazioni di circoli politici, camere del lavoro e cooperative sociali. Ciò poté accadere nonostante l'opera del prefetto Alfredo De Martino tesa a fermare quella violenza, anche con l'arresto di alcuni fascisti. Ormai il fascismo, che poteva godere della connivenza sempre più diffusa nei vari ambiti politici e militari ed in certi presidii dello Stato, aveva pressoché campo libero. Di ciò dà atto anche Renzo CASTELLI nel suo Fascisti a Pisa (Pisa, Edizioni Ets, 2006): Il 2 giugno 1921 il prefetto ricevette il segretario politico regionale del Fascio, Dino Perrone Compagni, il quale lo minacciò di trasferimento se avesse continuato con la sua azione di contrasto all'azione fascista. Per tutta risposta, De Martino fece trasferire il sottoprefetto di Volterra considerandolo troppo condiscendente nei confronti dei fascisti. Due mesi dopo il prefetto di Pisa veniva però a sua volta trasferito, sostituito con il filofascista Renato Malinverno.
MARTINO V. GENAZZANO, IL PONTEFICE, LE IDEALITÀ. Studi in onore di Walter Brandmüller, 2009
The interventions promoted by Pope Martin V in his hometown, Genazzano, belong to the political climate of rebirth after the Great Schism. Here, in the third decade of the fifteenth century, the pope Colonna like a paterfamilias undertakes by degrees the refoundation of the village, first reconstructing the collegiate church of St. Nicholas and the baronial castle, then improving the town planning and the real estate. Although the Gothic transformation of Genazzano in an "ideal city" will remain unfinished, his memory will have luck, becoming a benchmark for other similar initiatives, in particular Pope Pius II Piccolomini's Pienza.
Santuario di Montetosto, 2017
In the magic land of Etruria (Italy), 43 kilometers from Rome,there's the ancient town of Cerveteri (the old Caere). Nearby, there is "Montetosto" a flat land measuring almost 4 acres. In his fields Mr. F.T. grows wheat, artichokes, pumpkins and beans. Over than his farm he holds tree very important Etruscan monuments. 1) The tumulus of Montetosto (VII c.B.C.) with one or more graves or tombs. One of the largest tumuli in Etruria, measuring 63 m of diameter; the first grave has 3 rooms. 2) An important road (I am working on it) connecting Caere with its harbours, one of which is Pyrgi. It is almost 11 m large, with two traffic lane and lay-by for carts e.t.c. (VII.VI c.B.C.). 3) A shrine or temple, perhaps 54 m in wide, built on order of Delfy's oracle because of the killing of thousands greek war prisoners (540-535 B.C.).
Gli Autori esaminano il tema del ne bis in idem: anzitutto, sottolineano l'importanza di tale principio, che rappresenta un valore fondamentale della società democratica e moderna; in secondo luogo, si concentrano, in maniera critica, sul concetto di ne bis in idem e lo inquadrano quale garanzia essenziale del sistema giuridico. Ulteriore passaggio è quello dedicato alla differenza tra il ne bis in idem sostanziale e quello processuale. La trattazione si conclude, da un lato segnalando i profili di merito del "dialogo" in atto sullo specifico tema tra le Corti e dall'altro lato facendo cenno alle soluzioni future per scongiurare la duplicazioni dei procedimenti e dei trattamenti sanzionatori.
Nicodemo Aghiorita traduttore? Nuove piste di ricerca, in ACADEMIA ROMÂNĂ. INSTITUTUL DE STUDII SUD-EST EUROPENE, Omagiu Virgil Cândea la 75 de ani, a cura di Paul H. Stahl, Bucarest 2002, ed. Academiei Române – Roza Vânturilor, vol. I, p. 163-168, 2002
In questi ultimi anni, le nuove ricerche sulla figura di s. Nicodemo l’Aghiorita hanno contribuito a far luce su molti aspetti della sua poliedrica personalità e a ripulire la verità storica da illazioni e supposizioni che si erano ormai sedimentate. Almeno quattro pubblicazioni recenti fanno il punto degli studi nicodemiani e delineano gli orientamenti per le indagini future
DUE LETTERATI A PESARO ALL'INIZIO DELL'OTTOCENTO "Viviamo in mezzo alle storie e bisogna raccontarle bene. Gli uomini hanno bisogno di storie. Non soltanto per trasmettere sapere. Ogni storia è la custodia della speranza che questa vita non sia l'unica, che se uno volesse potrebbe avere un'esistenza differente".
Edizioni "Solisti veneti"
I. L’ambiente musicale La ricostruzione delle vicende trascorse a Trento dalla stirpe dei Bonporti tra il 1500 e il 1750 restituisce l’immagine di una famiglia con una precisa individualità sociale e culturale. Un casato colto, agiato, con un sistema di relazioni paritetiche nella classe alto-borghese, inevitabilmente legato al mondo della chiesa, ma specificamente impegnato nel settore legale-amministrativo.
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Gabriele Giannantoni e il Centro di Studio del Pensiero Antico del CNR, 2020
Degli affreschi scoperti nella chiesa conventuale di S. Agostino in Recanati con la riproduzione degli stessi affreschi eseguita dal Professore Francesco Ghirotti
In: GIORNALE CRITICO DELLA FILOSOFIA ITALIANA, pp. 77-91., 2015
Bollettino della Società Friulana di archeologia, 2013
Estratto da: Proculus, A. 96(2021), n.s., fasc. n. 1, 2021
Oltre la pandemia, 2020
in AA.VV., La capanna di bambusa. Codici culturali e livelli interpretativi per “Terra Vergine”, a c. di G. OLIVA, Chieti, Solfanelli, 1994, pp. 65 - 80