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Luoghi dell'autodeposizione

Scopo di questa tesi è mostrare come l’autodeposizione del discorso filosofico, delineata da Luigi Vero Tarca, trovi riscontro e alcune somiglianze in ambito epistemologico e scientifico (sulla scorta dell’anarchismo metodologico di Paul K. Feyerabend) e in ambito antropologico e religioso (secondo l’interpretazione di Francesco Remotti e Enrico Comba). L’autodeposizione è una presa di distanza dal proprio discorso, nella misura in cui una posizione determinata ponga come proprio contenuto l’universale, il conseguente autoriferimento e una componente oppositiva. L’autodeposizione è un riconoscimento dei limiti costitutivi del proprio dire e si configura in modo diverso da un’autodissoluzione definitiva. Ci si richiama a un atteggiamento di leggerezza e autoironia, come apertura verso l’altro. Si porrà l'accento sulla trasfigurazione delle categorie negative e negate: l'innegabile e il negativo in ambito logico-filosofico; teoria non scientifica e teoria falsificata in ambito epistemologico; l’Altro, il disordine e il trickster in ambito culturale e religioso. Non è mia intenzione sostenere una perfetta e compiuta simmetria dell’autodeposizione declinata nei tre discorsi, ognuno dei quali si avvale di un proprio e specifico vocabolario, né è mia intenzione suggerire un’unica causa che ricapitoli i tre momenti. Tuttavia, ritengo quantomeno interessanti le analogie riscontrate. Il mio obiettivo sarà quindi giocare con i tre argomenti, ponendo in risalto curiose somiglianze la cui origine e ragione richiederebbero ulteriori approfondimenti.