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2023, Delta Online
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Siamo abituati a considerare il famoso detto: "La Cultura Rende Liberi", come una verità assoluta. Purtroppo non è così. E non lo è per due motivi, uno dovuto ad un errore intrinseco al detto stesso, ed uno dettato dall'incedere dei tempi. Cominciamo dal primo errore, che è fondamentale: "La cultura rende liberi." è una massima attribuita a Seneca, dalle Lettere a Lucilio. Bene, potrete leggere tutte le lettere a noi pervenute, ma non troverete questa massima da nessuna parte. Si tratta di un concetto di terzi estrapolato dal contenuto dell'opera. Ma chi lo ha fatto, o era in cattiva fede, o ha dato dimostrazione di grande ignoranza. Quanto espresso, infatti, è quasi all'opposto delle affermazioni di Seneca. Dice, infatti, Seneca: "Per un uomo di sicura preparazione è disdicevole raccogliere qua e là fiorellini e sostenersi su notissime e pochissime massime e basarsi sulla memoria: si appoggi ormai su se stesso. Esprima questi concetti, non li tenga a memoria; è disdicevole infatti per un vecchio o per uno che guarda da vicino la vecchiaia essere ben informato in base a una raccolta. "Questo l'hadetto Zenone": tu che cosa dici? "Questo Cleante": tu che cosa dici? Fino a quando ti muoverai sotto un altro? Prendi il comando e di' ciò che possa essere tramandato al ricordo, tira fuori qualcosa anche di tuo." [Certi profectus viro captare flosculos turpe est et fulcire se notissimis ac paucissimis vocibus et memoriā stare: sibi iam innitatur. Dicat ista, non teneat; turpe est enim seni aut prospicienti senectutem ex commentario sapere. "Hoc Zenon dixit": tu quid? "Hoc Cleanthes": tu quid? Quousque sub alio move‹be›ris? Impera et dic quod memoriae tradatur, aliquid et de tuo profer.] (Lettera XXIII) La cultura, per Seneca, non è libertà, ma uno strumento e, come tale, capace di portare alla libertà, ma anche alla schiavitù. Come ciò avvenga lo spiegheremo oltre. Per adesso soffermiamoci sul dare una motivazione a quanto affermato.
Siamo solo potenzialmente liberi, la libertà non è un modo d'essere dell'uomo in quanto tale, indipendente dal suo sapere, dalla sua volontà e dalla sua prassi. La libertà dalle passioni e dal vizio si realizza solo mediante la disciplina e l'educazione; la libertà in senso politico, la libertà dalla tirannide, si raggiunge e si mantiene con l'azione politica e l'esercizio delle prerogative idonee a mantenerla viva e attuale. Perciò l'alternativa tra libertà e necessità è falsa; l'uomo può diventare libero da tutto ciò che limita la sua capacità di decisione, scelta e azione, ma può anche adagiarsi nell'assuefazione a dispotismi allettanti. Tutti sono sottoposti al tirocinio della libertà; la vita etica è liberazione da tutto ciò che limita e opprime: dalle pessime abitudini, dal bisogno, dalla malattia, dalla miseria, dalla tirannia del tempo, dai seccatori, dall'invidia del prossimo, dal conformismo moralistico della società e, infine, dalla morte. Non ci sentiamo forse sollevati e realizzati, padroni di noi stessi, non appena riusciamo ad avere la prova di avere sconfitto una qualche dipendenza, di avere spezzato qualche catena privata o pubblica? Nel suo Discorso sulla servitù volontaria Étienne de La Boétie enumerava le circostanze che inducono gli esseri umani, sia individualmente che collettivamente, a rinunciare alla libertà cui hanno diritto. Ma la causa principale è la rinuncia interiore, la mancanza di coraggio, la subdola ignavia per cui si preferisce seguire la corrente del conformismo e godere dei vantaggi derivanti dall'obbedienza acquiescente ai tiranni di varia specie che in ogni epoca irreggimentano e manipolano le coscienze.
InOpera I-1, 2023
The essay examines aphorism 142 (German song accords with this) from Theodor W. Adorno’s Minima Moralia. This text is difficult to decipher not only because of its intricate syntax, but also because of the many and often implicit cultural references that punctuate it. In this dense miniature, Adorno makes history of literature and history of music interact, comparing free verse poetry with musical prose and coming to the conclusion that modern ‘carefully elaborated’ prose – akin to free verse – arises in an attempt to reconcile the metaphysical and sacred charm of verse with the secularisation of language, thus attempting not to fall back into ‘myth’, but at the same time to save modern language from standardisation and commodification.
Con grande ritardo, si pubblica la relazione scritta della lezione tenuta nell’ambito della Scuola popolare di formazione politica Antonio Gramsci a Milano il 18 marzo 2023 (vd video su Youtube). Si segnala che il testo scritto che si presenta, pur seguendo largamente la traccia degli appunti utilizzati per la presentazione, è stato ampiamente rimaneggiato e sistemato in vista del suo inserimento nell’opera Comunismo o barbarie. Un manuale per ribelli rivoluzionari, la prossima opera di Alessandro Pascale (con prefazione del Segretario generale del Partito Comunista Alberto Lombardo) di oltre 600 pagine - in uscita in questi giorni per la casa editrice L’AntiDiplomatico – che comprenderà anche (ma non solo) i materiali realizzati nell’ambito del I ciclo della scuola (gennaio-giugno 2023). Si riporta il testo tratto direttamente dall’edizione cartacea del libro. Il lettore più attento ci scuserà se i riferimenti bibliografici in nota a pié di pagina non sono completi in quanto riferentesi a citazioni complete inserite nelle sezioni precedenti del libro. L’uscita di questo contributo appare ormai tanto più urgente, andando a colmare almeno parzialmente il vuoto lasciato dall’esaurimento delle copie in circolazione sul mercato de Il totalitarismo “liberale” (La Città del Sole, 2018; II ed. con prefazione Marco Rizzo 2021). Valuteremo un’eventuale ristampa.
La lessicografia relativa al concetto di libertinismo si colloca all'incrocio di notevoli innovazioni nel campo della ricerca. Benché gravato da un accento negativo, a metà del Novecento tale concetto fu utilizzato da René Pintard per designare specifici ambienti culturali del Seicento francese volti alla critica erudita della teologia dominante. Da allora, esso ha conosciuto vasta fortuna ed è stato frequentemente richiamato nelle ricerche sulla critica re-ligiosa seicentesca. Impiegato da Giorgio Spini, Gerhard Schneider, Tullio Gregory, Guido Canziani, Gianni Paganini e Didier Foucault, il concetto è stato sottoposto recentemente da Jean-Pierre Cavaillé a una vasta disamina volta a porne in rilievo la provenienza ostile e la mancata corrispondenza all'autocoscienza dei gruppi intellettuali che intende designare 1. Cavaillé ha riassunto il suo esame critico nella formula «ni essence, ni apparence, mais relation», al fine di sottolineare come, a suo giudizio, il concetto non dia forma né alla realtà di quei gruppi intellettuali né al loro fraintendimento, bensí al modo nel quale essi venivano percepiti dall'ambiente che li rifiuta-va. E l'inadeguatezza rilevata da Cavaillé si può ben riscontrare nell'appli-1 R. Pintard, Le libertinage érudit dans la première moitié du XVII e siècle, Genève, Slatkine, 1983 (I ed. 1943); G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano,
Thanks to neuroimaging techniques, we can see the brain in action and we are led to attribute to its mechanisms what a long philosophical tradition attributed instead to freedom. However, neurosciences can "prove" the culpability or incapacity of a defendant only on the basis of the philosophical, not scientific, thesis "we are our brain". Are we bodies driven by brain devices shaped by the environment or people capable of self-determination?
La libertà di cura è un fondamento di una società civile. Ogni individuo deve essere libero di accettare o rifiutare una cura proposta per la sua malattia e può fare lo stesso anche quando si parla di cure " di fine vita " , ognuno dovrebbe essere libero persino di rifiutare qualsiasi terapia seguendo il decorso naturale del male che lo affligge, è un diritto sancito dalla Costituzione: ognuno di noi è l'unico padrone del proprio corpo. L'Art 32 della Costituzione Italiana recita: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Libertà di cura significa poter decidere di noi stessi, anche nel giorno in cui non potremmo comunicarlo per via di condizioni di salute gravi e poter chiedere di evitare l'accanimento terapeutico, significa insomma decidere cosa fare delle nostre cellule. I medici sono istruiti dalle università strettamente legate alle case farmaceutiche ed alla ricerca fasulla, che insegnano che la malattia è causata solo da virus e batteri. Questa incompleta, fuorviante e disinformante ideologia, serve solo alla case farmaceutiche per avere medici/rappresentanti, che sanno solo propinare ai malati farmaci di sintesi da esse prodotte, senza conoscere tutte le possibili tecniche sanitarie, alternative ai farmaci. La medicina moderna è tutta nelle mani delle corporation chimico-farmaceutiche, dalla ricerca vera e propria, alla produzione di medicine: quindi dallo studio delle malattie alla cura fisica delle stesse. Se le multinazionali, dedite al profitto e non certo filantrope, spendono milioni di dollari e anni di lavoro in un prodotto, questi soldi devono tornare indietro con gli interessi: è una legge economica. Così le regioni italiane tramite i rimborsi farmaceutici si sono indebitate per miliardi di Euro l'anno. Il problema maggiore è che le tecniche alternative non solo non vengono considerate a livello di rimborsi, ma costantemente denigrate dai mass-media. Prendiamo per esempio la costosissima chemioterapia. Se una persona malata di cancro muore per aver usato cure alternative, spesso poco costose. queste vengono accusate di esserne la causa e il medico accusato di omicidio colposo. Lo stesso non avviene con le centinaia di migliaia di persone che soffrono e muoiono a causa della chemioterapia. È doveroso ricordare al pubblico su cosa si basano queste cosiddette cure: si utilizzano sostanze che distruggono il DNA partendo dal presupposto che le cellule cancerose siano più deboli di quelle normali. La distruzione del DNA cellulare causa una serie di eventi distruttivi per l'organismo che si esplicano attraverso una lunga serie di disturbi: stanchezza cronica, disturbi digestivi, crollo del sistema immunitario, emorragie, anemia, dolori diffusi etc. Sono numerosi gli studi scientifici che confermano come la sopravvivenza ai chemioterapici non sia sostanzialmente più elevata di chi si cura in modo alternativo o non
Anna luana tallarita , 2017
Affrontiamo brevemente la questione del patrimonio culturale che una nazione può avere e i beni in esso talvolta contenuti che ne sono parte.
PER FRIDA MISUL. Donne e uomini ad Auschwitz
In fin dei conti, la tragedia di Auschwitz non è avvenuta in uno spazio vuoto bensì nei limiti della cultura e della civiltà occiden-tale […]. (I. Kertész, Il secolo infelice, Milano, Bompiani, 2007, p. 194). Il paper si propone di indagare la doppia funzione della cultura nelle testimonianze di Auschwitz. A partire dalle opere di Giuliana Fiorentino Tedeschi e di Primo Levi si vedrà come essa svolga contemporaneamente un ruolo 1) resistenziale e un ruolo 2) testimoniale. A monte, una domanda di fondo: quale legame intercorre tra il bagaglio millenario della civiltà occidentale e il genocidio ebraico?
Lo scrittore e politico Benjamin Constant è sicuramente uno dei padri del pensiero liberale moderno. Erede della tradizione illuministica settecentesca ebbe il merito di traghettare le idee liberali, nate a cavallo tra il '600 e il '700, tra le tormentate acque della Rivoluzione francese e dell'esperienza napoleonica. Traghettatore ma anche riformatore poiché quegli eventi, che modificarono radicalmente la situazione politico--istituzionale francese, imponevano la necessità di ripensare e di riformulare l'eredità politica del '700 e, quindi, anche il pensiero liberale. Il suo lascito è molto vasto, e spazia dalla letteratura alle riflessioni costituzionali, ma, probabilmente, una delle sue opere più famose è il discorso su La libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni pronunciato all' Athénée Royal nel 1819. La riflessione su questi due tipi di libertà è fondamentale per comprendere il Terrore che ha macchiato con il sangue della sua violenza il processo rivoluzionario. Proprio il tentativo, da parte dei giacobini, di applicare quella libertà che era propria dei popoli antichi alla realtà dei moderni è stata la causa di tante sofferenze. Ad ogni modo, a differenza degli scrittori realisti e controrivoluzionari, Constant ammira gli ideali della rivoluzione (quella dell'89 non quella del '93) e per questo non condanna tout court i giacobini. I loro intenti erano stati nobili, e il fatto che essi si fossero ispirati agli antichi non è assurdo, proprio tra queste genti possiamo osservare grandi esempi di virtù. Ciò che Robespierre e i suoi non avevano compreso è che "non possiamo più godere della libertà degli antichi […] la libertà che ci è propria, deve essere fatta del godimento pacifico dell'indipendenza privata […] la confusione di queste due specie di libertà è stata fra di noi, in epoche sin troppo celebri della nostra rivoluzione, la causa di molti mali". Quindi se le intenzioni dei giacobini erano lodevoli, poiché essi s'ispiravano a quell'illustre modello di virtù che erano gli antichi, non si erano resi conto che il passare dei secoli aveva cambiato i popoli. La libertà dei moderni era ben altra cosa. Cominciamo, quindi, con il delineare i due tipi di libertà, rifacendoci alle stesse parole di Constant: "Chiedetevi innanzitutto, signori, cosa un inglese, un francese, un abitante degli Stati Uniti d'America, intendano al giorno d'oggi con la parola libertà. È per ognuno il diritto di essere sottoposto soltanto alle leggi, di non poter essere arrestato […] né messo a morte […] per effetto della volontà arbitraria di uno o più individui. È per ognuno il diritto di dire la propria opinione […] di disporre della sua proprietà […] il diritto di riunirsi con altri individui, sia per conferire sui propri interessi, sia per professare il culto preferito […] Paragonate adesso questa libertà a quella degli antichi. Essa consisteva nell'esercitare collettivamente, ma direttamente, varie parti della sovranità tutta intera, nel deliberare sulla piazza pubblica della guerra e della pace […] nell'esaminare i conti, gli atti, la gestione dei magistrati, nel farli comparire davanti a tutto un popolo, nel metterli sotto accusa […] nello stesso tempo ammettevano, come compatibile con tale libertà, l'assoggettamento completo dell'individuo all'autorità dell'insieme […] la facoltà di scegliere il proprio culto […] sarebbe parsa agli antichi un crimine e un sacrilegio […] le leggi regolano i costumi […] l'individuo, sovrano pressoché abitualmente negli affari pubblici, è schiavo in tutti i suoi rapporti privati". Si vengono, quindi, a delineare due concetti addirittura antitetici di libertà: "il fine degli antichi era la suddivisione del potere sociale fra tutti i cittadini di una stessa patria: era questo
SOMMARIO: §1. La "carcerazione preventiva": un'essenziale premessa terminologica §2. Ad continendos homines… §3. …non ad puniendos haberi debet §4. "Detenuto in attesa di Giudizio" di Carmelo Musumeci
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L. Valente e M. Leone (edd.), Libertà e determinismo. Riflessioni medievali, 2017
in L’opera di Felice Montagnini, a cura di Giancarlo Toloni, pp. 31-51, 2013
Postfazione. L’«inventario di cultura» di Mario Vinciguerra e l’etica della solitudine di Valeria Mogavero, in Mario Vinciguerra, pp. 85-153, 2023
AVANGUARDIA, Anno XI, n° 33, 2006, 2006
Teoria e storia del diritto privato, 2013