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2023
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Con il sostegno di / with the support of Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG)-424143303, Kunsthistorisches Institut Florenz-Max-Planck-Institut, Universität Hamburg.
2020
Il saggio, come dice il titolo, consiste in una lettura delle Rime di Michelangelo seguendo il filo di alcune metafore e immagini centrali (per esempio, quella del fuoco) e cercando di ricostruire la dialettica che le anima. In particolare, è ridotta l'importanza del platonismo ficiniano, al quale la poesia di Michelangelo è stata spesso ricondotta, e per contro si segnala il probabile influsso delle opere del contemporaneo Agostino Nifo sulla bellezza e sull'amore. Si mette anche in rilievo l'atteggiamento di Michelangelo verso la propria arte e il proprio destino di artefice, e i colori drammatici delle tarde meditazioni sulla vecchiaia e sulla morte attraverso le quali il poeta riconferma la vitalità delle sue passioni, delle quali non ha di che pentirsi. The essay, as the title suggests, consists of a reading of Michelangelo's Rime following the thread of some central metaphors and images (for example, that of fire) and trying to reconstruct the dialectic that animates them. In particular, the importance of Ficino's Platonism, to which Michelangelo's poetry has often been connected, is reduced, while the probable influence of the works of his contemporary Agostino Nifo on beauty and love is pointed out. It also highlights Michelangelo's attitude towards his own art and his own destiny as an artist, and the dramatic colours of his late meditations on old age and death, through which the poet reconfirms the vitality of his passions, which he has nothing to regret.
L'attività poetica michelangiolesca attraversò, dalle prime prove del 1503 fino ai frammenti del 1560, un arco di tempo di quasi sessant'anni. Tuttavia, mentre Michelangelo visse, quasi nessuna delle sue poesie venne pubblicata 1 ; bisognò infatti attendere fino al 1623, quando il pronipote diede alla luce un'edizione che, lungi dal rispettare la lezione dei manoscritti, fu una vera e propria opera di riscrittura 2 . Ascanio Condivi nella Vita di Michelagnolo Buonarroti ricorda la passione del proprio maestro per la letteratura: E non solamente s'è dilettato di leggerli, ma di comporre anco tal volta, come si vede per alcuni sonetti che si trovano de' suoi, che danno buonissimo saggio della grandissima invenzione e giudizio suo e sopra alcuni d'essi son fuora certi discorsi e considerazioni del Varchi. Ma a questo ha atteso più per suo diletto che perché egli ne faccia professione, sempre sé stesso abbassando e accusando in queste cose la ignoranza sua. 3 La poesia michelangiolesca viene nettamente distinta da quella dei letterati di professione. A causa dell'ignoranza sua Michelangelo non possedeva l'educazione umanistica basata sui classici, ma neppure aveva un'adeguata 1 ) La prima poesia pubblicata di Michelangelo fu, nel 1519, Com'arò dunche ardire, musicata da Bartolomeo Tromboncino (Tromboncino 1519). Seguirono i madrigali Spargendo il senso il troppo ardor cocente e Deh dimmi, Amor, se l'alma di costei musicati da Jaques Archadelt e stampati nel 1543 (Archadelt 1543). Quest'ultimo fu musicato dal compositore in due parti distinte; la sua unità venne ristabilita da Frey in Michelangelo 1897. Nel 1549 furono stampate dal Torrentino due lezioni di Benedetto Varchi, una delle quali aveva come oggetto il sonetto Non ha l'ottimo artista alcun concetto (Varchi 1549). Inoltre già nella prima edizione delle vite vasariane era contenuta la celebre quartina sulla notte (Vasari 1550). 2 ) Michelangelo 1623. 3 ) Condivi 1998, pp. 61-62.
Inizio chiarendo il significato della parola "ermeneutica". Questa è la metodologia della interpretazione, del chiarire, dello spiegare. Nasce in ambito religioso per definire la corretta interpretazione dei testi sacri e poi, nell'età del Rinascimento italiano, si amplia all'analisi dei testi tout court, in qualsiasi ambito. Dicendo corretta interpretazione dei testi sacri, evidentemente mi riferisco a due modalità interpretative: la prima è l'interpretazione linguistica atta a riconoscere la validità d'origine di un testo, dunque l'esatta attribuzione a un autore o a una corrente di pensiero e di cultura. L'altra modalità, specifica per i testi sacri, è l'interpretazione fideistica o, in senso più generale, spiritualistico-religiosa (interna alla teologia) del contenuto del testo.
La raccolta di rime per Michelangelo, 2020
Nel 1539-1540 Vittoria Colonna donò a Michelangelo una raccolta di rime, l'unica da lei personalmente allestita: i 103 sonetti a tema religioso, intimi e austeri, rinnovano profondamente il genere spirituale. Edizione e commento a cura di Veronica Copello.
Tasso und die bildenden Künste, 2018
Come altre opere tassiane, le rime hanno conosciuto fasi diverse: assestamenti strutturali, varianti, correzioni, censure, moralizzazioni. Manca tutt'oggi un corpus definitivo. 1 Non sempre gli Argomenti premessi ai singoli testi, già presenti nella prima sistemazione delle rime amorose consegnata al manoscritto Chigiano (autografo che risale agli anni 1583-1584), corrispondono al reale contenuto del testo; ancor meno vi corrispondono le tarde Esposizioni che corredano l'edizione Osanna del 1591, ristampata e ampliata nella Marchetti del 1592. Dalle 42 rime amorose Eteree (antologia risalente al 1567) si passa alle 157 del Chigiano per arrivare alle 499 raccolte nell'edizione complessiva delle rime allestita da Angelo Solerti. 2 Il percorso è simile a quello che porta con instancabili manipolazioni dalla Liberata alla Conquistata e risponde a una ricerca di ordine e di rigore morale più interiori che strutturali il cui scopo, scrive lo stesso Tasso, è "uscire dal Caos". 3 Il caos è quello delle contrastanti passioni, ma anche quello del voluminoso ed eterogeneo corpus poetico.
Il lavoro di Michelangelo ha radici profonde che possono essere ricostruite attraverso la sua storia e un esame delle opere che vada al di là della critica d'arte: è possibile così mettere in evidenza un suo percorso interiore che da conoscenze esoteriche1 legate all'Ermetismo e alla Kabbalah lo condusse ad esperienze più strettamente religiose in àmbito cattolico-riformista.
Doctor Virtualis, 2008
Immanenza e trascendenza: Dal Pra, il medioevo e il problema di Dio [1] L'aver ritirato dalla visione della realtà il carattere dell'assolutezza avendo contemporaneamente contestato la possibilità di una metafisica comprende sempre, in modo inevitabile, una componente specifica, storicamente configurata. Questa componente è la critica dei margini di quello che è il senso che noi vogliamo dare al mondo. Senso e critica costituiscono così due punti di riferimento strettamente connessi i quali, a loro volta, non possono essere assolutizzati indebitamente se non si vuole scivolare immediatamente su un terreno incontrollabile e metafisico.
Il principio di laicità non è un principio di neutralità rispetto a valori, che implicherebbe uno scetticismo assiologico. La laicità è essa stessa un valore. Tesi fondamentale del saggio è che il pluralismo non implica relativismo e quindi scetticismo assiologico, ma al contrario il principio di laicità è parte essenziale di quel fondamento etico che le democrazie postbelliche, inglobando i diritti inviolabili della persona umana nelle costituzioni, hanno posto alle loro basi. Di più: i diritti umani difendono quello spazio vuoto di libertà che nessuno stato e nessuna legislazione deve invadere con un ethos particolare: riempirlo è vocazione delle persone e delle coscienze. Che questa libertà non sia conculcata, è un'esigenza "assoluta". E se un'esigenza assoluta è sempre pericolosa per gli stessi diritti umani, le tradizioni teologiche affermano che il divino non può stare sulle bandiere o nelle leggi senza venire per questo stesso tradito: ogni spiritualità sufficientemente approfondita porta in sé una spinta anti-teocratica. Che andrebbe incoraggiata, oggi soprattutto, ai confini d'Europa.
L'episodio della Risurrezzione narrato nel Vangelo di Giovanni ed una incisione tratta da un dipinto di Carlo Cignani, raffigurante l'incontro tra Gesù e Maria Maddalena, hanno ispirato i versi composti da Antonio Di Vincenzo.
Glaux, 2019
Il tramonto della filosofia prima è impossibile nello stessa sua annunciazione; proclamare la morte del domandare assoluto è il ri-affermarlo come negazione ab-soluta, in grado di investire l'intero. In tale senso, dichiarare la fine della teoresi, il suo annichilimento, è il contraddirsi in questa medesima pretesa, è il risorgere infinito di ciò che si intende consacrare al nulla. L'originarietà del filosofare, il suo essere presenza dell'Origine, è la non-possibilità di sottrarsi al suo domandare, poiché un allontanamento (che sia vero allontamento) è il rifondare ciò che si dichiara deceduto. La morte è intrinseca all'inquieta ricerca, è la non esauribilità dell'intendere, è il superamento di ogni posizione raggiunta, affinché possa essere inverata, ricompresa in una sintesi ulteriore, essa stessa non definitiva; il già detto (il pensato) che muore risorge nello slancio che non conosce meta, nella forza dello spirito in grado di farsi carico del negativo. Filosofare è ripartire sempre, per non giungere mai; è il tendere a risolversi nel vero, nella presenza indefinibile dell'Assoluto. In-definibile poiché al di là di ogni definizione, insufficiente a comprenderlo: definire l'ab-solutus è limitarlo, renderlo finito, negandolo nella sua assolutezza. Possedere Dio è il rinunciare alla sua inesauribile presenza, è declassarlo, uccidendolo nella sua inevitabile e irrinunciabile ulteriorità (irrinunciabile, poiché l'atto di rinuncia implica ciò da cui ci si vorrebbe liberare: rinuncia dell'assoluto non può che essere rinuncia assoluta). Da qui l'aporeticità di un ateismo radicale (per negare Dio devo presupporlo come fondamento del mio dire), ma anche la totale insufficienza di un atteggiamento meramente fideistico, presupponente come principio ciò che, in realtà, è originato (il contenuto di rivelazione), partecipando alla tensione, allo slancio dell'intero. A partire da tali premesse, ogni filosofia (in quanto teoria inerente il vero) si compie nel proprio trascendersi, nell'inverarsi procedendo oltre il proprio limite; il canto del cigno è preludio ad un nuovo canto del gallo.
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Tolkien, l'attualità del mito, 2024
Il sonno della ragione genera mostri: fede e magnetismo in "Dono della Vergine Maria" di Luigi Pirandello, 2020
Rassegna Europea della Letteratura Italiana, 49-50, 2017
Immanenza e trascendenza in Aristotele, a cura di Luca Grecchi, 2017
in A. Civello (a c. di), Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, ETS, Pisa 2015, pp. 411-427, 2015
Capricci luterani? Michelangelo Artista e poeta nel contesto del dibattito del Cinquecento, 2023
Il Castello di Elsinore, 2021
Studi di letteratura italiana in onore di Gino Tellini, a cura di Simone Magherini, 2 vol., Firenze: Società Editrice Fiorentina 2018, vol.1, p. 363-382., 2018
Artibus et Historiae, 2016