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We can classify liberal thought starting from the psychosociological causes generating it. The main differentiation is between liberalism and libertarianism and offers interesting food for thought on the consequences of this thought.
2019
Cosa succederà all'Unione Europea dopo la Brexit? Che forze reggeranno negli Stati Uniti in seguito alla presidenza Trump? Come riuscirà la Repubblica Popolare Cinese a farsi ascoltare dall'Occidente? Cosa ne sarà della bolla populista in Europa? Ma la questione più interessante si nasconde agli occhi disattenti, e si mostra solo a chi vuole sviscerare questi quesiti per porsi la grande domanda: Che ruolo giocherà l'Occidente nell'ordine internazionale nel decennio appena inaugurato e nei prossimi? All'interno di un ordine che subisce scossoni non indifferenti dalle dinamiche che si sono instaurate nelle relazioni tra attori statali e non statali, l'Occidente ha perso il primato di cui ha sempre goduto dalla seconda metà del XX secolo, ovvero quello di riuscire a stabilire le regole del gioco. L'ordine liberale nel quale abbiamo vissuto dalla fine della seconda guerra mondiale e dalla conclusione della guerra fredda è entrato in crisi. Gli Stati Uniti non sono più la superpotenza indiscussa attorno alla quale gravitano le regole e le istituzioni che contribuiscono a creare ordine. La perdita del ruolo di leadership risiede in diversi fenomeni che hanno caratterizzato gli ultimi decenni...
Dizionario del liberalismo italiano, 2011
in Aa.Vv., Dizionario del liberalismo italiano, vol. I, Rubbettino, Soveria Mannelli 2011 – ISBN 9788849831054
Società e Storia n. 162 , 2018
Mediterranean Diaspora pone i presupposti teorici per una rilettura delle dinamiche politiche durante il XIX secolo, mostrando la centralità dell'esilio in quanto momento di riflessione e di scambio all'interno dei movimenti liberali. Il bacino del Mediterrraneo si configura meno come uno spazio geografico ben definito di quanto invece non si riveli come un'entità concettuale in cui si costruisce, attraverso un gioco di trasmissione, contaminazione e riappropriazione, un ideale liberale destinato a percorrere tutto il continente europeo. A new approach to re-reading the liberal international Mediterranean Diaspora poses the theoretical assumptions for a new reading of political dynamics during the nineteenth century, showing the centrality of exile as a moment of reflection and exchange within liberal movements. The Mediterranean basin appears less as a well-defined geographical space than it as a conceptual entity in which a liberal ideal destined to pervade the whole European continent is built through a process of transmission, contamination and re-appropriation.
Architettura&ordinarietà, 2015
Ordinario, dunque regolare, consueto, comune, ma anche - nell’accezione negativa - scadente, banale, deteriore. Quale ordinarietà, allora? Uno sguardo sul nostro costruito recente ci segnala da un lato poca architettura “magna” d’autore, dall’altra tanta edilizia “ordinaria e ricorrente”, entrambe declinate in più sottocategorie. La prima è sempre più spesso straniante e portatrice di questioni poco contigue all’architettura oppure, in alternativa, è affetta da “gigantismo e logorrea comunicativa” comprensibile forse solo dagli addetti ai lavori; la seconda talvolta è silenziosa e taciturna, ma anche anonima; a volte – invece – è incolta, straripante di citazioni e con velleità estetiche. Entrambi sono mondi autoreferenziali senza possibilità di intersezione; nel mezzo c’è il cittadino che tenta percorsi di comprensione della prima categoria estetica ma si sente più rassicurato nella seconda perché dentro questo valore di “consuetudine e regolarità” cerca - e spesso trova - affinità e familiarità. Qui però inciampa spesso nella sovraesposizione formale che propone eclettici e improbabili modelli estetici, così diffusi da essere diventati gradualmente consuetudine e forse anche ordinarietà. Qual è allora il genere di corrispondenza tra offerta progettuale e gusto comune? Qual è il verso principale di questa corrispondenza? Come è avvenuto l’adattamento reciproco? L’impoverimento delle società occidentali, unitamente alla decrescita demografica, consente/richiede prevalentemente la realizzazione ex novo di poche grandi opere, talvolta con funzioni pubbliche, ma più spesso espressione di aziende private del settore terziario, ed entrambe queste committenze tendono verso quelle forme eccentriche, ipertrofiche e rappresentative di sé: ipertrofia della "figura esteriore percepita/percepibile mediante la vista" che assicura un grande successo di “immagini dell'architettura” favorite dall’uso esasperato di strumentazioni digitali sempre più spesso creati per l’occasione. Ma le "immagini dell'architettura" non sono l'architettura, sono il suo “look”, carenti di quella grammatica e di quella sintassi necessarie per strutturare il linguaggio del costruito. Se fino a qualche anno fa gli investimenti in edilizia relativi alla nuova edificazione costituivano il 60% del mercato europeo, oggi quasi la metà degli investimenti è rappresentata da interventi di riqualificazione, molti dei quali rivolti al patrimonio privato residenziale responsabile di una buona quota di consumo di energia e di emissioni di gas serra. Dunque il concetto di un’architettura basata sugli stessi fondamenti del Movimento Moderno o dell’International Style o della Tendenza (che si sono occupati quasi essenzialmente di nuovi interventi) appare poco adatto e poco utilizzabile. Di quale senso e significato allora si deve riappropriare l’architettura oggi per tentare di riconciliarsi con i cittadini, i quali non possono sottrarsi alla vista del costruito, come accade invece per le altre forme d’arte? Se non si ama la pittura non figurativa basta non andare alle mostre; non è così per l’architettura perché si impone alla vista di tutti, anche attraverso la pubblicistica che accorcia le distanze geografiche. Dunque, se c'è un tempo per la parola e uno per il silenzio, forse questo è il “tempo del silenzio”? quello più profondo, quello in cui ci si può ritirare per ascoltare il lento e familiare suono del pensiero per rendere essenziale la comunicazione, in cui riflettere per recuperare i “fundamentals” necessari per ricostruire una nuova sintassi e una nuova grammatica. Questo silenzio o parlare sommesso può essere l’ordinarietà (il lato opposto della straordinarietà), nell’accezione vera della sua etimologia: porre ordine estetico, formale e funzionale al costruito ma anche agli spazi cosiddetti interstiziali, troppo spesso obliterati e abbandonati a una vita propria. Architettura ordinaria, dunque, non scadente né massiva ma stabile nella sua sobrietà.
Genesi ed evoluzione della libertà di pensiero negli ordinamenti politici
L’art. 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 afferma: «Una società, nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata e la separazione dei poteri fissata, non ha una Costituzione». Non per questo la Rivoluzione francese riuscì a garantirli, essendo priva di un organismo, indipendente dalle maggioranze temporanee e provvisorie, che potesse impedire abusi e oppressione da parte di tali maggioranze. Secondo i giacobini, che seguivano le teorie illuministiche di Jean-Jacques Rousseau sulla «volontà generale», essa non poteva che manifestarsi attraverso l’Assemblea nazionale, intesa come corpo rappresentativo dell’intera cittadinanza. I princìpi della Rivoluzione francese continuarono a diffondersi con Napoleone, seppure il condottiero corso sia stato autore di una svolta autoritaria, e la Restaurazione non riuscì ad impedirne la rivendicazione popolare, fino alla concessione di costituzioni ottriate ed al definitivo avvento delle democrazie parlamentari, che pongono la libertà di espressione tra i diritti fondamentali che lo stato ha l’obbligo di garantire. Risalendo il fiume della storia ritroviamo sempre una contrapposizione tra diritto e forza o tra legge positiva (nomos) e legge della natura (physis), ma constatiamo che entrambe le prospettive e le pratiche del diritto sono efficaci, se è vero che gli esseri umani non hanno sino ad ora abbandonato né l’una né l’altra prospettiva argomentativa sull’origine e sul fondamento della legge. Ma da dove viene il diritto? È possibile tentare di giustificare i diritti umani a partire da Dio, dalla Natura, dallo stato, persino dalla Storia o dalle consuetudini. Forse una più modesta argomentazione potrebbe individuare nei diritti costituzionalmente garantiti e protetti un rimedio, uno strumento di difesa nei confronti di abusi che si sono storicamente realizzati. Nulla di sacro o naturale, dunque, bensì una debole, ma imprescindibile, forma di difesa, la quale andrà a sua volta difesa contro i tentativi di utilizzarla per fini contrari a quelli per cui è stata codificata (come le più recenti dichiarazioni dei diritti non mancano di constatare).
2020
Recensione a Vittorio Emanuele Parsi, <em>Titanic. Il Naufragio dell'ordine liberale, </em>il Mulino, Bologna 2018, pp. 204.
Si recensisce un'opera di Danilo Lisi, cercando di leggere la sua opera in continuità sia con le figure dei Maestri, in particolare quelli italiani della prima metà del Novecento, che con la Tradizione.
Diritto $ Questioni Pubbliche, 2017
A BS T RA CT Questo intervento è la mia replica al dibattito sul mio libro Teoria analitica del diritto I. La norma giuridica, al quale hanno partecipato Gaetano Carlizzi, Vincenzo Omaggio, e Vito Velluzzi. Colgo l'occasione di questo intervento, e delle perspicue osservazioni emerse nel dibattito, per chiarire un paio di punti specifici del mio libro, e per ritornare sul progetto complessivo che lo anima. This is my rejoinder to the debate with Gaetano Carlizzi, Vincenzo Omaggio, and Vito Velluzzi on my book Teoria analitica del diritto I. La norma giuridica. I gladly use this opportunity, and the insightful remarks provided by my commentators, to clarify a couple of points that I already made in my book, and to restate the general jurisprudential project thereof.
La soglia è lo spazio in cui lo statuto di qualcuno o qualcosa cambia. Gli spazi-soglia e il loro statuto ‘sottile’ ma di grande spessore semantico, servono a tenere insieme condizioni spesso non conciliabili – diventando così terreno di confronto e conflitto – oppure a definire un campo in cui la condivisione e la comprensione sanciscono la coesione di una comunità. L'ordinarietà liminale si configura come un progetto sottinteso in cui il varcare segna un passaggio di trasformazione.
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«Corriere della Sera», 2021
Collana: Filosofie n. 133, 2011
Persona y derecho, 1970
L'involuzione del pensiero libero, 2021
Zenodo (CERN European Organization for Nuclear Research), 2022
Historia et Ius, 2015
"Quaderni eretici | Cahiers hérétiques", 1, 2013, pp. 75-84
in "D'Annunzio legislatore", Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale , 2022