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Quaestio disputata de anima De anima Quaestiones quodlibetales XII Quodlibet. Summa theologiae ST. Quaestio disputata de spiritualibus creaturis De spir . creat. Quaestio disputata de malo De malo Contra doctrinam retrahentium a religione Contra retrahentes Compendium theologiae ad fratrem Reginaldum socium suum Comp. theol. Sententia super De anima In De anima Glossa super Evangelia (Catena aurea) Catena aurea Sententia super Metaphysicam In Met. De substantiis separatis seu de angelorum natura ad fratrem Reginaldum socium suum De subst. sep. De unitate intellectus contra Averroistas De unitate int. De aeternitate mundi De aeternitate Lectura super Johannem. Reportatio In Joann. 1) Tommaso e il suo tempo L'opera teologica e filosofica di Tommaso d'Aquino si situa in un'epoca in cui il pensiero medioevale e scolastico aveva raggiunto ormai la sua maturità. Benché il suo pensiero sia stato percepito dai contemporanei come profondamente innovatore, esso risente di una secolare tradizione che, pur attraverso un percorso non sempre lineare, dai filosofi greci ad Agostino, Boezio e Dionigi o attraverso il pensiero arabo ed ebraico è pervenuta fino al secolo XIII. In questa tradizione ha un'importanza fondamentale quel filone di pensiero che è stato chiamato "platonismo cristiano" che si rifà, in particolare, all'autorità di Agostino. È significativo rilevare che l'autore cristiano più citato da Tommaso è appunto il vescovo d'Ippona. Il "platonismo cristiano" ha però le sue radici anche nella patristica greca (da Clemente Alessandrino ai Cappadoci) e, in particolare, se si considera l'influsso su Tommaso, in Dionigi e in Giovanni Damasceno. Il filone platonizzante del pensiero medioevale aveva più volte registrato delle "rinascite" nei secoli precedenti il XIII, con Anselmo d'Aosta, con i Vittorini e con la scuola di Chartres. Inoltre attraverso il mondo islamico erano pervenute in Occidente opere che possiamo ugualmente collocare nel filone platonizzante. Fra di esse occorre menzionare, in particolare, il Liber De Causis, scritto arabo attribuito ad Aristotele che, come si accorse per primo lo stesso Aquinate, si rifaceva invece alla Elementatio theologica di Proclo (trattato che fu tradotto negli ultimi anni della vita di Tommaso dal confratello Guglielmo di Moerbecke). Queste opere permettevano una conoscenza quasi di prima mano del neoplatonismo. È importante notare che Alberto Magno, maestro dell'Aquinate a Colonia, aveva risentito fortemente di questa variegata tradizione filosofica. Accanto alle opere citate possiamo collocare nel filone platonizzante anche gli scritti originali di pensatori musulmani quali Ibn sina (Avicenna) ed ebrei quali Ibn Gebirol (Avicebron) e Mosè
Angelicum, 2020
Il libro del D’Ettore é una delle migliori monografie su questo tema almeno negli ultimi cinquanta anni, puntualmente elaborato con l’uso delle fonti e la letteratura secondaria più aggiornata e con una vera comprensione filosofica che insieme con un procedimento rigorosamente storica la fa particolarmente comprensibile e utile. Fa capire meglio l’importanza del tomismo «post-tommasiano » quando i suoi discepoli tentato di risolvere domanda a quali l’Aquinate non ho dato ancora nessuna oppure molto vaga risposta e quando si deve scegliere tra diversi testi di Tommaso e sviluppare quelle posizioni più sostenibili con argomenti ragionevoli e indipendenti dalla sua propria autorità. Dare p.e. una chiarezza sulla possibilità di usare un termine analogo dentro un argomento non sia una questione pure storica o medievale, ma riflette nei termini tecnici, quale fondamento usiamo in un discorso teologico, dove questi termini si usano così spesso e non sempre con la dovuta cautela e distinzione. In particolare, troviamo molto importante e adeguato alla materia trattata che il tema della analogia è stato essenzialmente e primariamente inserito nell’ambito della logica come fu anche ideato dagli stessi protagonisti medievali e rinascimentali. In ogni caso questo eccellente lavoro non merita solo applausi dei tomisti ma gli auguriamo che sia letto e studiato dai filosofi e teologi, che lo possano sfruttare per una discussione contemporanea sul discorso analogico vedendo questo problema ben esposto nei termini particolarmente fini e precisi.
In recent years a debate has arisen in metaethics concerning the nature of moral entities. The question under discussion is: What are moral entities? Metaethical Naturalists think that moral entities are reducible to nonmoral, i. e. natural, entities. Metaethical Nonnaturalists, by contrast, think that predicates such as “morally good” refer to nonreducible moral entities, such as the property of being morally good. On this view, although moral entities are grounded in natural entities, moral entities differ in kind from natural ones. Thomas Aquinas says that good and being are the same in reality but they differ only conceptually (ST 1a, 5, 1).
St. Augustine and Albert Camus consider the possibility that an agent may perform an unmotivated act. In accord with his intellectualism, Aquinas thinks an act of reason informs every volitional act. Is this view correct? To approach an answer, this paper considers Aquinas’ account of angelic fall: since angels are purely intellectual, if Aquinas accounts successfully for their primal sin, this would offer considerable support to his view that there can be no senseless act. After examining Aquinas’ views regarding the structure of moral agency, this paper considers the extent of angelic knowledge to determine what could not have been the object of the angels’ sin. After treating Aquinas’ account of angelic fall, the paper concludes by arguing that one element of the account, namely angelic inconsideratio, renders the account incoherent. This conclusion gives us reason to doubt whether intellectualism clarifies the behavior of more complex agents like Augustine or Camus’ Meursault.
Divus Thomas, 2012
Atlante della letteratura italiana, a cura di S. Luzzatto e G. Pedullà, Einaudi 2010, p. 162-166
Thomas d’Aquin fut le premier philosophe à être canonisé. L’essai montre les conséquences de cet événement sur la sociologie des savoirs médiévaux. Thomas Aquinas was the first philosopher to be canonized. The article shows the sociological impact of this event.
Seminario di storia della cristologia del prof. Giustiniani Schede di Damien Bèdoret (fratello filippo da Patria) PARTE PRIMA: PERSONALITA Capitolo primo: Vita.
Ius Ecclesiae, 2021
Per uso strettamente personale dell'autore. È proibita la riproduzione e la pubblicazione in open access. For author's personal use only. Any copy or publication in open access is forbidden.
Cronaca del convegno tenutosi a Pavia dal 12 al 14 settembre 2013
Master's Degree Thesis, 2022
2 «[…] l'intelletto porta sotto il supposito ciò che pone dalla parte del soggetto; invece, porta sotto la natura della forma, esistente nel soggetto, ciò che pone dalla parte del predicato, nel rispetto di quanto si dice che i predicati sono considerati in modo formale, i soggetti in modo materiale».
wrongly interpreted this aspect when he wrote in his Theoremata de esse et essentia that essentia and esse are truly distinct like two things (distinguuntur ut res et res).
Important and controversial themes concerning the birth and the death of Thomas Aquinas will be discussed at the Conference
Medioevo e Rinascimento, 2023
This paper delves into a pivotal issue of scholastic angelology, the problem of angelic self-knowledge. It compares positions ranging from Thomas Aquinas’s to João Poinsot’s. I stress in particular what I dub ‘the problem of immanent knowledge in presence’, i.e. the problem of the actual, immanent and presential interplay between the angelic intellect and the angelic substance, which Aquinas sees as the rationale for angelic self-knowledge. I then discuss the perspectives of Cajetan and Vázquez, which revolve around the identity between the angelic intellect and the angelic substance, and how they should interact so to enable self-knowledge in the angelic intellect. I finally deal with Poinsot’s account of the problem and its strong rebuttal to Vázquez. Poinsot’s view champions Aquinas’s original doctrine and is grounded upon the notions of “radical intellect” and “intelligible identity”.
Inkoj Philosophy Artificial Languages New Series, 2012
Per prendere seriamente la moralità bisogna essere realisti? David Enoch ritiene di sì e propone una forma decisa di realismo etico non-naturalistico, in base al quale ci sono fatti e verità morali che non dipendono da reazioni soggettive o accordi e convenzioni intersoggettivi né sono riducibili ai fatti e alle verità naturali studiati dalle scienze empiriche. E ormai qualche anno che la scena metaetica ha visto tornare alla ribalta il realismo morale nella sua veste ontologicamente più impegnativa, quella non-naturalistica appunto, ed Enoch si trova quindi in buona e nutrita compagnia, come peraltro nota egli stesso (p. 6 s.): l'originalità della sua proposta mi sembra invece vada cercata nel fatto che egli chiami in causa, per emendarla (se con successo o noè un'altra questione), la tesi classica sulla neutralità normativa della metaetica e che gli argomenti presentati nel testo a sostegno del realismo forte siano costruiti esattamente sulle ricadute negative che avrebbe sul piano pratico, normativo e deliberativo la scelta di una metaetica diversa dal realismo non-naturalistico che viene qui difeso.
In the transcendental thought of Fichte we have a deconstruction of metaphysics and its particular objects: especially, God as causa prima. In the paper we emphasized that all the criticism to metaphysics originates from the refutation of cognitive realism and the related principle of cause and effect. However, we have demonstrated that Fichte's transcendental idealism is a philosophy that justifies the presence of human freedom and the absolute: In this sense, the philosopher founded a new metaphysics, a " metaphysics of mind " opposed to the " metaphysics of being ". The presence of God is deduced as the absolute which manifests itself in the human consciousness. But Fichte's transcendental philosophy is a philosophy of the limits of human knowledge and avoids defining the nature of the absolute through concepts. It can be said that there is a God as eternal life but God remains for man the inconceivable (das Unbegreifliche).
Campodonico, A. (ed.) Tra legge e virtù. La filosofia pratica angloamericana contemporanea, Genova: Il Melangolo, 2004
I reconstruct a plot in the twentieth-century Anglo-Saxon ethical discussion. I discuss first the reasons why in the first half of the twentieth century the claim of a neutral character of metaethics vis-a-vis normative ethics was generally accepted; then I discuss the reasons for a U-turn that took place in 1958, which brought back to the forefront two traditional schools of normative ethics, Kantian and Utilitarian, and the reasons for criticism from the new school of virtue ethics. I end by claiming that intuitionism and Kantian ethics will still be on the agenda for some time. 1. Fog on the Channell 2. 1903-1949: when people believed that philosophy needed to be depurated from cant 2.1. Cognitivism and non-cognitivismo 2.2. The naturalistic fallacy 2.3 Hume’ss law 2.4 Hume’s fork 2.5 Intuitionism, naturalism, emotivism 3. 1949-1958: when ethics was depurated from the ‘third person’ 3.1 Hampshire’s diagnosis 3.2. Criticism to the The naturalistic fallacy 3.3. Criticism to Hume’s law 4. 1958-1980: Kantian elements 4.1 The Kantian element in the good reasons approach: Kurt Baier 4.2. The Kantian element in pragmatism: Clarence Lewis 4.3. The Kantian element in utilitarianism: Harrod, Hare, Brandt 4.4. The Kantian element in post-intuitionism 5. 1971-2002: Kantian normative ethics 5.1 Reasons for the normative-ethics revival5.2 Gewirth 5.3 Donagan 5.4 Nagel 5.5 Kantian constructivism 5.6 Kantian contractualism 6. The recent Kant and Aristotle rediscovery and the forthcoming Price and Whewell rehabilitation 7. Provisional concluding remarks: analytic philosophy from Hume to Kant
Abbiamo ritenuto opportuno presentare la personalità di San Tommaso d'Aquino, che è sicuramente una luce del pensiero cristiano, perché oltre all'altezza speculativa del suo pensiero, che può essere riconosciuta da chiunque usi correttamente la ragione, il pensiero di San Tommaso, e quanto al metodo, e quanto ad alcuni contenuti della sua filosofia, è stato ripetutamente raccomandato dal Magistero della Chiesa. Come il professore ci spiegherà, sono numerosi i documenti del Magistero che raccomandano di fare riferimento alla filosofia di San Tommaso come guida per la teologia e per un'autentica cultura cristiana. Per l'incontro di stasera su San Tommaso (che tra l'altro sarà seguito da un altro incontro) abbiamo scelto il professor Giovanni Turco, che insegna filosofia politica all'Università di Udine, ed è anche docente di storia delle dottrine politiche all'Università Europea di Roma. Do subito la parola al professore, così entriamo in argomento. Conferenza del prof. Giovanni Turco Buona sera a tutti. Ringrazio dell'invito rivoltomi affettuosamente dall'amico prof. Marco Di Matteo e dagli amici che ho avuto già altre volte l'onore e il piacere di incontrare. "San Tommaso: luce del pensiero cristiano": questo è il titolo dell'incontro di stasera. Ecco, vedete, noi potremmo affrontare il nostro tema percorrendo varie strade, vari sentieri. Attraversare San Tommaso è apprezzarne il pensiero, oltre alla figura intellettuale. Potremmo percorrere la via ex auctoritate, cioé la via dell'autorità della Chiesa che indica Tommaso come faro, come luce, come sicuro punto di riferimento; potremmo percorrere una strada di carattere più eminentemente storico; potremmo percorrere una strada, come dire, più direttamente filosofica. Ma io credo che innanzitutto, per dare concretezza al nostro discorso, sia opportuno incontrare Tommaso: incontrare la figura, la personalità concreta di Tommaso d'Aquino. Incontrare e dunque conoscere, sia pure in maniera sintetica, le opere di Tommaso, e venire a dire qualcosa su quelle che, secondo un felice titolo di un testo comparso nel 1979, possono dirsi le "ragioni del tomismo", le ragioni per studiare Tommaso d'Aquino, per apprezzare il suo pensiero. Diciamo subito una cosa. La diciamo, come dire, in esordio; e loro avranno la bontà di tollerare la ripetizione alla fine della nostra conversazione. Per il pensiero di Tommaso d'Aquino, direi che certamente si può ripetere quello che Chesterton scriveva come conclusione di una conferenza. Chesterton raccontava la sua conversione; e, parlando ad un uditorio evidentemente misto e, comunque, curioso di sapere perché egli si fosse convertito al Cattolicesimo, provenendo tutto sommato da un ambiente segnato da un forte scetticismo religioso (provenendo sociologicamente dall'Anglicanesimo, ma in realtà da una corrente fortemente scettica), ebbene, Chesterton disse: "Sono cattolico perché il Cattolicesimo è vero". Oh, badate, è un'affermazione di quelle da incorniciare. "Sono cattolico perché il Cattolicesimo è vero". Non perché "è la religione dei padri", che pure è un discorso possibile, ma non è un argomento decisivo; oppure, "perché lo preferisco", come se dovessimo scegliere all'interno di un menù. La preferenza personale, o la simpatia, è un argomento soggettivistico, cioè non è un argomento. Così pure l'argomentazione identitaria ("Va bene perché è nostro!"). Va bene perché è vero, non perché è "nostro". Anzi, il nostro si misura sul vero, non il vero sul nostro. Analogamente, potremmo dire: perché apprezzare il pensiero di Tommaso d'Aquino? Perché è vero! Perché apre la mente alla verità: cioè all'apprezzamento della realtà come essa è. Ecco il senso dell'incontro con Tommaso: è il senso dell'incontro con un pensiero filosofico e teologico che consente di cogliere la verità nel suo fondamento, cioè nell'esse ut actus, cioè nell'essere come atto, nella realtà come attualità. Dunque come il fondamento dell'intelligibilità della realtà stessa. Dunque nella prospettiva della verità delle cose. Perché Tommaso (in un luogo intriso di memorie domenicane come questo, è in fondo più facile ancora parlare di lui)? Perché erede di una grande tradizione; giunge a noi attraverso una grande tradizione: tradizione dottrinale, di civiltà, non c'è dubbio. Ma l'argomento fondamentale è questo: perché ci consente di pensare fino in fondo la realtà; e ci consente di pensare fino in fondo l'agire e la verità stessa dell'agire, in ogni campo l'agire umano si dispieghi. Nel campo del diritto, nel campo della politica, nel campo dell'economia, e così via. Ma vi dicevo, fin dall'inizio: per dare giustamente concretezza al nostro dire, alla nostra riflessione, io direi che non possiamo non partire con una ricognizione della figura storica di Tommaso. Le date della sua biografia si distendono tra 1225 e 1274. Nasce nel castello dei conti d'Aquino a Roccasecca. Sapete che i conti d'Aquino avevano la sede del feudo in Aquino, ma in sostanza dimoravano, secondo la prevalente opinione dei biografi, almeno nel momento in cui Tommaso nacque, a Roccasecca, che è a poca distanza. Una simpatica notazione: rimane tuttora una storica rivalità tra il comune di Roccasecca e il comune di Aquino, perché ciascuno rivendica i natali di San Tommaso. In fondo, però, Tommaso è universale, potremmo dire nel senso forte; cattolico, nel senso forte del termine "universale". Nasce dai conti d'Aquino, e giovanissimo viene affidato alla cura dei monaci di Montecassino; e lì è oblato, cioè affidato dai genitori ai monaci, perché sia educato. Perché sia formato alla vita spirituale, e perché abbia anche una istruzione, come era nella migliore tradizione della scuola monastica. Però Tommaso deve lasciare l'abbazia, perché questa è a
Morcelliana, 2023
Il deismo unisce all’attestazione di una “religione naturale” e alla difesa della tolleranza religiosa la critica all’autorità ecclesiastica e il rifiuto di ogni rivelazione divina, secondo un orientamento metodologico di chiara matrice lockiana. Tutti aspetti rinvenibili in questo libro in cui sono tradotti per la prima volta in italiano due pamphlet di Anthony Collins, seguiti in Appendice dalle lettere che John Locke gli scrisse a testimonianza della profonda amicizia tra i due. Il primo, Difesa degli attributi divini, tratta il problema del male proponendo un’etica deista contrapposta alle soluzioni oscure e contraddittorie degli uomini di Chiesa. Il secondo, Il perfetto inganno del clericalismo, colpisce la tradizione in genere, ricostruendo la presunta contraffazione di una clausola dei Trentanove Articoli di religione – le basi dottrinali della confessione anglicana. Si delinea la possibilità di ricostruire sulla base della ragione una teologia laica e una vera religione.
DE VERITATE HOMINISQUE INTELLIGERE apud S. Thomam de Aquino sive quomodo veritas hominem liberat Exercitium scriptum ad Baccalaureatus gradum obtinendum sub ductu professoris dr. Ivan Macan, SI a studioso Željko Paša, SI exaratum Zagrabia 1996. INDEX INTRODUCTIO ___________________________________________________ 3 1 DE VERITATE ________________________________________________ 4 1.1 Quid sit veritas? ______________________________________________ 4 1.2 Ubi veritas sit? _______________________________________________ 5 1.3 De falsitate __________________________________________________ 7 1.4 Origo et principium certitudinis cognitionis veritatis ________________ 10 2 DE ANIMA EIUSQUE POTENTIIS ________________________________ 17 2.1 Quomodo anima corpora unitur ________________________________ 17 2.2 Virtutes sive potentiae animae humanae __________________________ 18 2.3 Genera animae potentiarum ____________________________________ 20 2.3.1 Potentiae vegetativae _______________________________________________ 20 2.3.2 Potentiae sensitivae ________________________________________________ 20 2.3.3 Potentiae intellectivae ______________________________________________ 21 2.4 Operatio facultatum animae humanae ____________________________ 24 2.4.1 Quomodo anima, secundum praesentis vitae statum, intelligit corporalia? ____ 24 2.4.2 Quommodo et quo ordine intellectus cognoscit? ________________________ 26 2.4.3 Quid intellectus noster in materialibus cognoscit? _______________________ 29 2.4.4 Quomodo anima intellectiva seipsam, stationes et operationes suas cognoscit?30 2.4.5 Quomodo anima humana cognoscit ea quae supra se sunt? ________________ 31 3 INTELLIGERE _______________________________________________ 33 3.1 Processus cognitionis humanae _________________________________ 33 3.2 Cognitio ____________________________________________________ 33 CONCLUSIO SIVE QUOMODO VERITAS HOMINEM LIBERAT ______________ 38 BIBLIOGRAPHIA ________________________________________________ 43
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