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In this article, I would like to show that a phenomenological interpretation can shed new light on some of the obscurities present in the Kantian theory of imagination. The interpretation that I will propose does not refer primarily to Heidegger-the author of one of the most discussed readings of the Critique of Pure Reason-but rather to Husserl's The Phenomenology of Internal Time-Consciousness. I would like to show that, using the Husserlian theory of intuitive acts, it is possible to rethink the distinction between productive and reproductive imagination, accounting for some of the contradictions in the Kantian texts.
Eugen Fink e le interpretazioni fenomenologiche di Kant, 2009
Kant una fondamentale mancanza di chiarezza intorno al problema dell'essenza della conoscenza in generale: Kant scivola fin dall'inizio sul terreno di una teoria metafisica della conoscenza perché si accinge al "salvataggio" critico della matematica, della scienza della natura e della metafisica, prima ancora di aver sottoposto la conoscenza come tale, la sfera complessiva degli atti in cui si compie l'oggettivazione prelogica e il pensiero logico, ad una critica e ad una chiarificazione analitica essenziale, e prima di aver ricondotto i concetti logici primitivi e le leggi alla loro origine fenomenologica. 25 Questa critica non è svolta ancora apertis verbis movendo da una problematica fenomenologico-trascendentale, ma da quella di una fenomenologia della conoscenza, da intendere come una "noetica" correlativa ad una logica pura orientata "oggettivamente"-secondo un programma le cui premesse di fondo risalgono alle conclusioni dei Prolegomeni, dove pure si faceva riferimento ad «una generalizzazione assolutamente necessaria» della questione kantiana delle «condizioni della possibilità di un'esperienza» 26. Ma se riconsideriamo il passo citato, tratto dalla Sesta ricerca logica, alla luce della distinzione che, di lì a non molto, Husserl formulava fra «origini logiche» della conoscenza e «origini fenomenologico-trascendentali» 27 , possiamo trovarvi un'importante suggerimento. A ben vedere, infatti, nel passo sopra citato-che faceva seguito all'indicazione delle principali carenze di Kant: il fraintendimento della distinzione fra intuire e pensare, il mancato riconoscimento della differenza tra intuizione e significazione e, ancora, dell'opposizione fra intuizione categoriale e intuizione sensuale-noi troviamo delineato il motivo saliente della critica che sempre, fino al testo della Krisis, Husserl rivolgerà a Kant: di avere omesso un'analisi propriamente fenomenologica dell'essenza della conoscenza, un'analisi cioè che muova «dal basso verso l'alto» («nell'evidenza dei singoli passi») 28 , nel senso di non averla fatta precedere al piano di una fondazione del sapere scientifico obbiettivo. Kant non si rese conto, in definitiva, che «una logica trascendentale è possibile soltanto all'interno di una noetica trascendentale» 29. Vale a dire che l'epistemologia di Kant (la fondazione "dall'alto", esemplarmente tratteggiata nella deduzione trascendentale della seconda edizione della Critica) prende il sopravvento nella Critica su quella che per Husserl costituirebbe il tema di un'autentica gnoseologia, cioè lo studio intuitivo della sfera noetica delle concrete operazioni della coscienza, nei loro aspetti correlativi. Nella conferenza del '24 Husserl ribadisce che l'attenzione principale di Kant restava diretta alle scienze, al sapere oggettivato e ai 33 KB, p. 100 [65]. 34 KB, p. 101 [66].
Aesthetica Preprint, 2023
The relationship between imagination and understanding has a key role in Kant's aesthetic theory. These faculties are involved in both cognitive and aesthetic judgment and make the definition of boundaries between them controversial. Accordingly, the aim of this paper is: a) to show that aesthetic judgment keeps its independence from cognitive judgment; and b) to account for an alternative kind of cognition that can be felt thanks to the aesthetic relationship between imagination and understanding. Kant points out the relationship between the faculties in the aesthetic judgment as a "free yet harmonious play". Throughout this paper I will consider various interpretations of the free play, starting from Garroni's model of the free play and not-free play. I will take into account Guyer's metacognitive approach as well as Breitenbach's interpretation, according to which the reflection of the imagination involved in aesthetic experience also plays a crucial role in the advancement of scientific cognition. However, such an approach highlights a central problem of Kantian aesthetics, namely, the ubiquity of beauty, which implies that every object of cognition must also be beautiful. In the final section, I will then discuss the aesthetic experience as different and independent from the cognitive one, which nevertheless acquires a subjective cognitive value in virtue of the feeling of pleasure: the latter makes the subject aware of the peculiar relationship between the faculties and discloses a self-awareness different from the ordinary one, working as an affective appraisal. Thus, the freedom of the imagination relies on its independence from the domain of understanding, but they still relate to each other in harmony and this interplay grants the universal yet subjective validity of the aesthetic judgment, which preserves its communicability.
Quando si parla di immaginazione in Kant è quasi naturale, anzi doveroso, menzionare il dibattito tra Heidegger e Cassirer, come se esso -e soprattutto gli antefatti che lo definiscono -rappresentino addirittura una delle fasi di elaborazione della teoria dello schematismo, quasi ne costituiscano, a più di un secolo dalla morte di Kant, l'estrema propaggine, il momento in cui la dottrina dello schematismo inizia a ri-pensarsi coscientemente. Se quindi non si può non pensare lo schematismo senza ri-pensare il dibattito di Davos, non si deve tuttavia lasciarsi inibire ai presupposti storici, culturali, speculativi che lo animano, perché, proprio per ripensare lo schematismo, si deve anche e soprattutto far chiarezza sullo status quaestionis del dibattito stesso, necessariamente determinato dal punto di vista storico.
La messa in questione del ruolo dell'immaginazione in Kant e della lettura che essa riceve in Heidegger (e Cassirer) dischiude un ampio orizzonte di questioni, tra cui quella più propriamente storico/filosofica, la cui ricognizione rivela il carattere fondamentale di rottura della concezione kantiana. Infatti, contrariamente a quanto pensasse Heidegger, l'immaginazione assolve ad una funzione molto più radicale di quanto non sia una originale (e più meditata) riproposizione del criterium veritatis come adaequatio rei et intellectus. Un siffatto Kriterium der Warheit è infatti, data la sua circolarità, destinato a trovare un tertium quid metafisico per divenire valido. Nel caso in cui questo terzo elemento metafisico tra intelletto e cosa venga meno, l'adaequatio resta l'esca sofistica cui abbocca il filosofo dogmatico.
La rilevanza storico-speculativa della nuova lettura dell'immaginazione viene sottolineata dallo stesso Kant in un momento centrale della prima edizione della Critica, cioè la Deduzione trascendentale, quasi a sigillo della radicale re-impostazione che si stava compiendo: che l'immaginazione costituisca un ingrediente necessario della percezione stessa, non vi aveva posto mente finora alcun psicologo. Il che deriva sia dal sconfinamento di questa facoltà nel campo delle riproduzioni, sia dalla convinzione che i sensi non soltanto ci forniscano le impressioni, ma anche le congiungano, dando luogo alle immagini degli oggetti, ma anche le congiungano, dando luogo alle immagini degli oggetti; al qual fine, in verità, si richiede l'intervento di qualcos'altro oltre la recettività delle impressioni e precisamente una funzione per la loro sintesi 271 . 172 QEWRÍA. IL SOGGETTO KANTIANO E LA COMPLESSITÀ DEL SUO ESPERIRE 272 Kant e il problema della metafisica, trad. it., p. 17. Curiosamente nella trattazione dell'opera solo due sono le citazioni dirette da Aristotele, una dal De Anima ed una seconda dalla Fisica: il primo riferimento interessa il punto centrale dell'indagine e della lettura heideggeriana di Kant, ed uno dei punti e degli snodi fondamentali della KrV, lo statuto dell'Einbildungskraft. Il secondo riferimento, meno marcato ma non per questo trascurabile, istituisce un'analogia tra quella fase del pensiero greco sviluppata dai cosiddetti fusiologoi e la fisiologia della ragion pura, menzionata da Kant nell'Architettonica della ragion pura. 273 Kant e il problema della metafisica, trad. it., p. 115. 274 Ibid. soggetto kantiano 2,5 11-12-2009 15:13 Pagina 172
2020
paragrafi in cui Kant sviluppa una vera ontologia fisiologica della sensazione. Anche nella prima Critica, però, si legge che «le impressioni dei sensi danno il primo impulso per poter sviluppare tutta la capacità conoscitiva dei concetti» (KrV, B 118), ossia che i sensi sono le «cause occasionali» (ibidem) della produzione dei concetti. Cfr. anche Refl. 3930, Ak. 15:205. 6. KrV, A 320-B 377. 7. Ibidem. Per Kant la sensazione è una «rappresentazione meramente soggettiva» che, «di per sé, può far solo divenire coscienti che il soggetto è affetto da un qualcosa» (KrV, B 207).
2011
Cosa può signifi care parlare di «ontologia critica» in riferimento ad un autore come Kant, il cui dettato esplicito sembra promuovere piuttosto una critica dell'ontologia, sino a stigmatizzarne il nome stesso come portatore di un sapere superbamente dogmatico? L'ontologia, recita il noto passo della Critica della ragion pura, «pretende di fornire conoscenze sintetiche a priori sulle cose in generale in una dottrina sistematica» 1 e il suo nome, insieme alla sua pretesa, andrebbe sostituito con l'appellativo più modesto di «una analitica dell'intelletto puro» 2 . Appellativo modesto certo, ma non al punto da sancire la rinuncia al sapere ontologico tout court. Anzi, che il nuovo nome non risponda ad una ricusa sommaria della vecchia scienza è vero almeno quanto il fatto che Kant non si libera in realtà neppure del vecchio nome. Il termine «ontologia» non scompare, infatti, dal testo della prima Critica, come pure lasciava presagire l'impietoso auspicio kantiano, ma occorre di nuovo, seppure tra parentesi, in un'accezione non necessariamente dispregiativa, nell'Architettonica della ragion pura, là dove viene esposta l'articolazione sistematica della metafi sica. Qui Kant identifi ca in modo esplicito l'ontologia con la fi losofi a trascendentale la quale «considera soltanto l'intelletto stesso e la ragione stessa in un sistema di tutti i concetti e di tutti i principi che si riferiscono agli oggetti in generale, senza assumere oggetti che siano dati» 3 , e la distingue da quella parte della metafi sica che invece «considera la natura, cioè l'insieme 1 KrV, A 247 B 303. 2 KrV, A 247 B 303. 3 KrV, A 845 B 873.
CON-TEXTOS KANTIANOS International Journal of Philosophy, 2018
The aim of this paper is to consider transcendental illusion within a broader frame, i.e. in relation to sensory illusion, because although in the Introduction to «Transcendental Dialectics» Kant makes only brief references to the illusion of the senses, focusing, instead, on the concept of illusion as object of his critic, I actually believe that it is possible to establish a parallel between the two kinds of illusion, because I think that the way in which Kant structures the question of transcendental illusion is borrowed from sensory illusion with regard both to the use of some terms and to a certain methodology. The parallel established is fundamental to enter another subtle issue underlying transcendental illusion: the shift that can occur, in some cases, from simple delusion to deception, which can be grasped through the broad vocabulary used by Kant: Illusion, Blendwerk, Wahn, Täuschung and Betrug. The final passage will concern the understanding of why the critique is described as a cathartic method in the context of transcendental illusion.
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Estudos Kantianos, Marília, v. 11, n. 2, ISSN 2318-0501, 2023
Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio, 2017
Lebenswelt, n. 22, 2023
Lebenswelt: Aesthetics and Philosophy of Experience, 2019
Studi Kantiani, 2002
Introduzione a Immanuel Kant, "Saggio sulle malattie della mente", Massari Editore, 2001
«Archivio di filosofia», 76/3, 2008, pp. 59-70, 2008
S. Piazzese, Kant e il progetto filosofico di un ewigen Frieden, in «Vita pensata», vol. 23, anno X, novembre 2020, pp. 53-58, 2020