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Il mondo errante. Dante fra letteratura, eresia e storia. Spoleto, CISAM, 2013
Questo contributo si propone di (ri)aprire una porta — la nostra — su quella che di Dante certo fu la massima aspirazione: mostrare quanto urgente sia, per la salvezza del cosmo nella sua interezza, che l’umanità ritrovi e ripercorra la via esoterica per antonomasia, quella via dalla rettitudine della quale ci avvediamo ora di esserci, sempre e ancora e «senza saper come», smarriti: la “via del cuore”. Il percorso testuale dantesco attraverso il quale illustrerò quale sia tale “via del cuore” — sulla quale Dante intende riportare in primis, esperienzialmente, il suo alter ego poetico — trova il suo punto di partenza in Conv. 28, là dove Dante dichiara che «Dio non volse religioso di noi se non lo core»; prosegue con una rilettura di Inf. 27 come illustrazione ‘in negativo’ di quest’affermazione solo apparentemente scontata; e approda infine all’incontro-scontro fra Beatrice e Dante di Purg. 30-31, da leggersi come luogo del discrimine dantesco tra la salvifica “via del cuore” e la sua alternativa errante: il dis-orientamento nella selva oscura del non-significato. Verrà mostrato come i termini usati da Dante per formulare tali opposte alternative — la “via del cuore” e la “non-via” dell’erranza — riflettano e illustrino uno dei più scottanti dibattiti filosofico-teologici di quegli anni, cioè le implicazioni etiche e noetiche dei due diversi, se non opposti, versanti ermeneutici dell’aristotelismo che tradizionalmente vanno sotto i rispettivi nomi di averroismo e avicennismo. A ben guardare, proprio su questa vasta scacchiera del pensiero si giocava in quegli anni l’intricata partita dell’ortodossia e dell’eterodossia, quando non dell’eresia, così in Occidente, come nel mondo islamico. In quest’arduo contesto così dottrinale come esistenziale, l’esoterismo venne a rappresentare per Dante una consapevole scelta di campo.
Morlacchiana II. Il Dante in musica di Francesco Morlacchi, a cura di Biancamaria Brumana, Perugia, Morlacchi University Press, (Quaderni di "Esercizi. Musica e Spettacolo", 25), 2021
Introduzione, edizione critica sugli autografi e fac-simili della Cantata "L'Ugolino di Dante" di Francesco Morlacchi sia nella versione del 1805 e del 1832.
Il settimo convegno della Sezione Studi e ricerche del Centro Dantesco di Ravenna è dedicato al ricordo di Anna Maria Chiavacci Leonardi, fondatrice e presidente della Sezione stessa nonché promotrice dei convegni internazionali. Anche il titolo, “Dante poeta cristiano” vuol essere un omaggio al suo lavoro e all’impostazione dei suoi studi che ha ispirato e che ispira l’attività della Sezione. Gli interventi presentati nel corso del convegno e ora raccolti in questo volume esplorano alcuni aspetti cruciali della cultura religiosa medievale e la loro presenza nella Commedia e in altre opere dantesche. FRANCESCO SANTI, Il contributo agli studi danteschi di Anna Maria Chiavacci Leonardi (Camerino 22 settembre 1927 - Firenze, 7 aprile 2014) - PAOLA NASTI, Le stimmate d’amore del poverello d’Assisi: riscritture dantesche di un topos medievale - ANNA PEGORETTI, «Civitas diaboli». Forme e fugure della religiosità laica nella Firenze di Dante - STEFANO PRANDI, «Ad intuitum supercelestium formarum»: Alain de Lille e la Commedia - THEODORE CACHEY, La verità (e l’imbarazzo) della Questio - ELISA BRILLI, Profeti, veri e falsi, e “quasi profeti”. Il profetismo (non solo dantesco) secondo Giovanni Villani - NICOLÒ MALDINA, Dante cortigiano e la retorica della verità - GIUSEPPE LEDDA, Poesia e agiografia nella Commedia - ZYGMUNT G. BARAŃSKI, Teologia degli affetti e della beatitudine nel Paradiso
2020
Testo della conferenza svolta in streaming presso la Biblioteca Comunale di Medicina -Bologna-il 10 dicembre 2020 @ dell'autore) Un altro, che forata avea la gola E tronco il naso infin sotto le ciglia, e non avea mai ch'una orecchia sola, ristato a riguardar per maraviglia con li altri, innanzi alli altri aprì la canna ch'era di fuor d'ogni parte vermiglia, e disse :«o tu cui colpa non condanna e cu' io vidi su in terra latina se troppa simiglianza non m'inganna, rimembriti di Pier da Medicina, se mai torni a veder lo dolce piano che da Vercelli a Marcabò dichina. E fa sapere a' due miglior di Fano, a messer Guido e anco ad Agnolello, che se l'antiveder qui non è vano, gittati saran fuor di lor vasello e mazzerati presso alla Cattolica per tradimento d'uno tiranno fello. Tra l'isola di Cipri e di Maiolica Non vide mai sì gran fallo Nettuno, non da pirate, non da gente argolica. Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di veder esser digiuno, farà venirli a parlamento seco; poi farà sì ch'al vento di Focara non sarà lor mestier voto né preco».
Milano, Ponte alle Grazie, 2019 (Poesia, 5), pp. 1-72.
Testo, traduzione, postfazione e cura di Piero Capelli.
“Il Libro delle canzoni, una protocantica dantesca?”, Tenzone 18 (2017), pp. 73-88., 2017
ABSTRACT: The author argues that the Book of Canzoni composed by Dante when reordering the canzoni written in 1290 and 1300 and during his youth has the same structure of the cantica he was drafting in 1308. This is the likely date in which he created the Book which has, therefore, a narrative approach rather than a lyrical one. The present article analyzes its narrative features and the procedures Dante used in order to assemble it. RESUMEN: El artículo plantea la hipótesis de que el Libro de las canciones compuesto por Dante reordenando sus canciones de los años 1290 y 1300, y añadiendo dos canciones de juventud, tenga la estructura de un cántico como el que ya estaba componiendo en 1308, fecha probable de la creación del Libro, y, por tanto, con un planteamiento más narrativo que lírico. Se analizan sus características narrativas y los movimientos de montaje que el autor debió hacer para su composición. PAROLE CHIAVE: Dante, canciones, Libro de las canciones, La dispietata mente, E' m'incresce di me, Così nel mio parlar.
Premetto subito che il titolo di questa mia comunicazione, che apparentemente congiunge due elementi come sotto un'unica responsabilità, è in realtà un po' ambiguo. Se infatti il Dante di Domenico De Robertis non si può identificare nel cosiddetto "Libro delle canzoni" (vedremo tra pochissimo di che si tratta e il perché della mia affermazione), per contro limitare al "Libro delle canzoni" il portato principale (ancorché indiretto) della produzione come dantista del critico fiorentino è senza dubbio riduttivo. Nello stesso tempo, però, a compensare questa ambiguità, è certo che le riflessioni circa l'esistenza, la consistenza, l'origine ed eventualmente il significato di un "Libro delle canzoni" all'interno delle Rime dantesche hanno potuto prendere corpo solo dopo e solo grazie all'edizione derobertisiana di quelle stesse Rime 1 . Allora, per concludere con la premessa e partire con quel po' di sostanza che pensavo di sottoporre a chi mi ascolta, il ragionamento si svolgerà in successiva consecuzione sui due poli di quel titolo, da principio e più velocemente, per motivi che chiarirò tra pochissimo, sul primo (il Dante derobertisiano), un po' più in dettaglio sul secondo (il "Libro delle canzoni"): e però chi ascolta è pregato, sempre, di mantenere i due poli in stretto rapporto, come si deve fare in casi di questo genere.
Si avanza una nuova interpretazione della Mandragola, riconoscendo nel Cantico dei cantici la chiave nascosta della commedia, capace di connettere la sua doppia natura bassa e alta, erotica ed encomiastica, comica e solenne. La chiave interpretativa dell’opera è quella stessa che Machiavelli, nella sua lettera a Francesco Vettori del 31 gennaio 1515, propone per l’interpretazione del loro epistolario: voltando carta, quello che è lascivo, leggiero, vano, lascia spazio a quello che è grave, onesto, grande, insomma il tema della foia sessuale lascia spazio a quello dell’altissima costruzione politica, il “maschio” erotico diviene figura del caput teologico-politico, che è il papa regnante, cui allude in figura Callimaco, giovane e impetuoso principe capace di ingannare, battere e urtare la femmina Lucre
Atti del Congresso internazionale in occasione del VII centenario della morte di Chiara da Montefalco ( † 1308-2008) Montefalco -Spoleto, 25-27 settembre 2008 a cura di ENRICO MENESTÒ FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO SPOLETO 2009 ELVIO LUNGHI Le immagini di Chiara: arte sacra in Valle Umbra tra XIII e XIV secolo
Della difficoltà di collocare in una precisa corrente artistico-letteraria un’opera come "Canti del Caos" dello scrittore mantovano Antonio Moresco ha già dato prova Raffaele Donnarumma il quale, nella conclusione del suo saggio "La guerra del racconto: Canti del Caos" di Antonio Moresco, ha cercato di individuare il canone entro il quale l’autore pone le sue radici. E in effetti la difficoltà, l’impossibilità talvolta, di ridurre una determinata opera o uno stesso autore ad una sterile etichetta costituisce da secoli una sorta di “marchio di qualità”. Parlare di Dante come di uno stilnovista, di Leopardi come un romantico o di Montale come di un ermetico è infatti possibile soltanto al costo di ardite forzature che lasciano al di fuori dell’etichetta l’essenza stessa dell’autore.
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Boccaccio editore e interprete di Dante. Atti del Convegno promosso dal Centro Pio Rajna, Roma 28-30 ottobre 2013, a cura di L. AZZETTA e A. MAZZUCCHI, Roma, Salerno, 2014, pp. 137-57
Bollettino [del] Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 2022
Quaderni D Italianistica, 1996
Quaderni d'Italianistica, 1969
Bollettino Dantesco, 5, 2016
Alma Dante: Seminario Dantesco 2013 (Bologna: Petali), 2015
"Mia delizia è la tua Torà" (Salmo 119,77), a cura di M. Perroni e G. Quarenghi. Aracne editrice, pp. 61-79, 2017
Lectio in musica Dantis: Dante e la musica del suo tempo. Filologia e Musicologia a confronto", a cura di C. Campa, Roma, Ibimus-ETS., 2023
LA «COMPIUTA GIOIA». DANTE E LA FILOSOFIA, 2024