Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2022, S. Piazzese, Cacciari e Musil (attraverso Nietzsche), in «Dialoghi mediterranei», n. 57, settembre-ottobre 2022, pp. 277-283
…
15 pages
1 file
Si può filosoficamente definire il nostro continente, tratteggiarne i confini ideali, le molteplici peculiarità ed al contempo essere certi di aver detto qual-cosa di sensato? Probabilmente no, poiché nel corso degli anni il dilemma del-l'identità europea è servito solamente a far compilare dai migliori interpreti della cultura occidentale, infinite proposte interpretative sull'argomento, ma nessuna delle quali pienamente soddisfacente. L'unica generalizzazione che sembra aver preso piede storicamente riguarda una intenzionale "contrappo-sizione" nella quale, l'Europa, mai ben definita o conosciuta geograficamente, veniva volontariamente contrapposta ad un Oriente differente. Prendeva piede l'idea di un'Europa che legava intimamente il suo nome alla "necessità" di essere Occidente. Ma l'Occidente veniva, però, a designare filosoficamente anche la terra dell'occaso, delle tenebre, del pericolo, dell'agguato ontologico. L'Occ...
Biblioteca di Studi di Filologia Moderna
This paper discusses the importance and frequency of Magris’ explorations of Musil and his major work as a novelist, Der Mann ohne Eigenschaften. It investigates the reasons why Musil’s novel is so important, and not only so for the Germanist. Indeed, Musil’s work and its interpretation can also be considered as a kind of ‘model’ for the writer that Magris would become later on in his career. The paper focuses on different features of Musil’s masterpiece, which better meet Magris’ ideal of diegesis, and somehow subvert the classic and rational paradigm of the Bildungsroman, pointing to the magic realism of a writer like Borges.
2013
La critica ha sempre postulato una centralità di Nietzsche come fonte dell'opera di Savinio, senza riuscire tuttavia a tracciare una panoramica completa su questo rapporto. 1 La domanda infatti è: quale Nietzsche influisce su Savinio? E ancora: se, come sembra, la stessa opera di Savinio è attraversata sull'asse diacronico da interne fratture e discontinuità, quale Savinio è influenzato da quale Nietzsche? Si pongono, insomma, i tipici problemi di una ricezione stratificata e non lineare. Avvalendomi delle ricerche da me condotte presso l'Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze, dove è confluita gran parte della biblioteca privata di Savinio, 2 in questo contributo cercherò di perseguire un doppio risultato: 1) formulare una prima ipotesi di cronologia completa delle letture nietzscheane di Savinio; 2) a partire da quest'ipotesi, proporre al dibattito un vero e proprio schema interpretativo che evidenzi meglio alcuni passaggi a mio giudizio decisivi della poetica e dell'ideologia di Savinio, strettamente condizionati da una particolare ricezione di Nietzsche. Visto lo spazio concesso qui potrò soltanto fissare, molto sinteticamente, alcuni punti chiave; rimando ad altra sede chi voglia approfondire tutte le articolazioni e i dati del percorso interpretativo, in cui, com'è ovvio, un ruolo primario è svolto dall'analisi e dal vaglio dei singoli testi (di Nietzsche e di Savinio). 3 Dunque: quale Nietzsche? Per un primo orientamento, sarà utile richiamare un classico schema interpretativo che articola in fasi successive il pensiero di Nietzsche, scomponendolo in tre 1 Per una conferma di questa lacuna, cfr. la precisazione di PAOLA ITALIA, Il pellegrino appassionato. Savinio scrittore 1915, Palermo Sellerio, 2004. Il contributo più avanzato sull'argomento resta quello di MARCO SABBATINI, L'argonauta, l'anatomico, il funambolo. Alberto Savinio dai «Chants de la mi-mort» a «Hermaphrodito», Roma, Salerno, 1997, che indica numerose concordanze, senza evidenziare però il problema della differenziazione interna della fonte. 2 Ringrazio la direttrice Gloria Manghetti e tutto il personale dell'Archivio per la cortese assistenza prestatami durante le varie sessioni della ricerca. Quanto al Fondo Savinio, l'Archivio ne sta preparando un catalogo digitale che, una volta pronto, sarà consultabile online. 3 Cfr. DAVIDE BELLINI, Dalla tragedia all'enciclopedia. Le poetiche e la biblioteca di Savinio, Pisa, Ets, 2013.
2019
Discutere di Adorno a 50 anni dalla morte significa discutere di un intellettuale decisamente fuori moda soprattutto perché la società è affetta oggi da uno specialismo sfrenato che è quanto di più lontano vi sia dall'idea che egli aveva dell'intellettuale e del sapere. Protagonista indiscusso della prima generazione della Scuola di Francoforte, Adorno ha offerto contributi sul piano della critica musicale, su quello sociologico e filosofico che sono fondamentali per comprendere un'intera stagione della storia culturale europea ed Occidentale. In questa occasione, la domanda alla quale vorrei provare a rispondere è se l'impianto categoriale del pensiero di Adorno sia ancora oggi valido considerato che la sua opera ha costituito e costituisce un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro si richiamano alla grande eredità della Teoria critica: penso a Jürgen Habermas, Albert Wellmer, Axel Honneth fino ad arrivare agli esponenti più giovani come Rahael Jaeggi. Lo scenario nel quale viviamo oggi è quello della cosiddetta postmodernità e quindi per una valutazione d'insieme del pensiero di Adorno è necessario interrogarsi su come egli si collochi rispetto a questo orizzonte culturale. Ad uno sguardo complessivo, credo che non sia azzardato considerare l'intera riflessione adorniana come un chiaro esempio del carattere "tragico" del pensiero filosofico dopo Nietzsche. È Nietzsche infatti il campione di quel "pensiero negativo" che attaccando la soggettività moderna e rifiutando qualsiasi mediazione razionale tra pensiero e mondo ha portato il logos filosofico ad esaurimento riducendolo sostanzialmente a "volontà di potenza". Se il problema della filosofia contemporanea è il nichilismo, Nietzsche è colui che sostenendo la sconnessione di pensiero e realtà e riducendo tutto a "interpretazione" deve essere considerato il vero "profeta" della parabola del pensiero novecentesco verso il nichilismo. Nella critica radicale operata da Nietzsche vengono coinvolti non soltanto il pensiero razionalistico da Platone a Kant ma anche quello dialettico hegelo-marxista perché entrambi ripresentano, camuffati, la "mediazione" introdotta dalla religione giudaico-cristiana (e la conseguente sconnessione tra Vita e civiltà). 1 Il pensiero critico-dialettico, inaugurato da Hegel e recuperato dalla Scuola di Francoforte, viene rovesciato però da Adorno e spinto fino alle sue possibilità ultime: Dialettica Negativa infatti non è soltanto il testamento propriamente filosofico di Adorno (insieme alla Teoria estetica) ma potrebbe essere interpretato anche come l'esaurimento del pensiero dialettico-negativo. Dopo Adorno, infatti, la svolta comunicativa impressa alla Teoria critica da Habermas rappresenta un chiaro congedo dal Negativismo adorniano mentre la recente "svolta" hegeliana propugnata da Axel Honneth, sebbene sia finalizzata al recupero di un impianto critico-dialettico, si fonda però su una visione della Modernità e della democrazia formale difficilmente inquadrabile, mi pare, all'interno di un impianto categoriale rigorosamente adorniano. Questo primo ordine di considerazioni consente una prima conclusione sull'attualità del pensiero di Adorno: la sua opera rappresenta l'apice filosofico (e/o metafisico?) del pensiero critico-dialettico che oggi appare difficilmente riproponibile nel suo Negativismo radicale come mostrano i principali sviluppi interni alla stessa Scuola di Francoforte. È possibile, tuttavia, interrogarsi sulle istanze originarie del pensiero adorniano (e quindi anche della Teoria critica) per cercare di capire se si tratte di istanze ancora valide e attuali al di là dell'impianto categoriale del pensiero di Adorno. Il contributo adorniano, ma forse più in generale l'ambizione della Teoria critica nel suo insieme, è infatti quello di declinare una nuova forma di "marxismo" dopo Nietzsche (e dopo Freud!). Nelle prime pagine di Dialettica dell'Illuminismo, che rimane un'opera chiave per comprendere Adorno, il riferimento al carattere radicalmente storico della "verità" è senza ombra di dubbio un chiaro tributo pagato a Nietzsche.
Sezione Di Lettere, 2007
in accademia Arsiccio Intronato, ci imbattiamo in un paragrafo che in modo succinto fissa il contesto culturale, il genere letterario e i modelli in cui rientrerebbe l'opera presentata. Eccone il testo:
Il saggio studia gli scritti principali del filosofo Massimo Cacciari (1944-) nel tentativo di rispondere a due interrogativi: 1) Cacciari può essere considerato un "postmoderno"?; 2) qual è il suo contributo alla riflessione sui temi della libertà, della giustizia e del bene? Il saggio sostiene, rispettivamente, due tesi: 1) per certi versi Cacciari è stato uno dei teorici più acuti della "crisi dei fondamenti" da cui muove il pensiero postmoderno; 2) la sua posizione in merito però si differenzia da quella di postmoderni italiani come Aldo Gargani (1933-2009) e Gianni Vattimo (1936-) soprattutto per l'idea della costititutiva e ineliminabile antinomicità del reale, che pervade anche l'ambito etico-politico. Il saggio si conclude con alcune osservazioni critiche sulla visione tragica dell'essere propria di Cacciari.
The aim of this paper is to illustrate the difference between Emanuele Severino’s philosophical discourse and that of Massimo Cacciari by analyzing those fundamental concepts – such as “Destino”, “Elenchos” and the Principle of non-contradiction (PDNC) – which are the core of their philosophies. We also propose this essay as an introduction to the complex interview with Emanuele Severino, also published on this issue, since it investigate the same range of philosophical themes.
Nietzsche dal Brasile. Contributi alla ricerca contemporanea. Pisa: Edizioni ETS, 2014
Come è noto, il termine anticristianesimo è diventato quasi sinonimo di Nietzsche. Per molti, non si tratterebbe di una caratteristica tardiva dello sviluppo intellettuale del filosofo tedesco, quanto piuttosto di un elemento praticamente a lui congenito. La principale ragione di ciò è stata scorta in generale nell'adesione del giovane Nietzsche al metodo storico-critico appreso prima a Pforta e poi a Bonn. Due testimonianze sono particolarmente significative a questo riguardo: le affermazioni di Paul Deussen e di Elisabeth Förster. Secondo il primo, la perdita della fede da parte di Nietzsche inizia nel momento in cui entra in contatto con il metodo storico-critico a Pforta: a suo dire, il giovane rimase affascinato dallo «splendido metodo storico-critico con il quale erano trattati gli antichi a Pforta» e che conseguiva il «dominio della trasmissione biblica», circostanza che finì per corrompere il proprio credo in maniera «incosciente» 1. Elisabeth discorda da Deussen per ciò che riguarda il momento esatto del distacco del fratello dal cristianesimo, ma fornisce un resoconto simile: Nietzsche, pur essendo stato un fanciullo obbediente e profondamente religioso, noto per la sua abilità nel recitare testi e inni biblici-da qui il soprannome di «piccolo pastore» 2 datogli al momento di accedere alla scuola municipale per ragazzi di Naumburg-, smarrì la fede durante la sua permanenza a Bonn. Fu in seguito al suo ingresso al l'università, ove entrò in rapporto con gli studi critici-più specificatamente con La vita di Gesù di Strauss-, che Nietzsche abbandonò, a detta della sorella, il «punto di vista cristiano di nostra madre» 3. Queste sono le fonti più sicure per avvalorare la versione diffusa nella maggioranza degli studiosi, secondo i quali la frattura di Nietzsche con il cristianesimo si verificò in modo precoce, anche se progressivo, man mano che andava ad intensificarsi la conoscenza del ragazzo, prima ingenuo, che entra poi in contatto con un universo culturale e pedagogico illuminato e predominantemente critico verso la fede cristianache giunse al culmine nel 1865 4. Con tutto ciò, nel presente articolo vorremmo segnalare come l'associazione tra l'esercizio del metodo storico-critico e lo sviluppo dell'ateismo di Nietzsche sia ben lungi dall'essere così indubitabilmente certo. In primo luogo, è da notare come non abbiamo
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
"Jura Gentium", XII, Il potere che frena, pp. 113-130, 2015
Treccani.it - Lingua italiana, 2023
La lettura filosofica del Rinascimento nell’ultimo Nietzsche, 2023
in «Logoi.ph», IX (2023), n. 2, numero monografico: "Nietzsche oggi/Nietzsche Today", a cura di S. Gorgone, G. Gregorio, V. Surace, pp. 69-76; ISSN: 2420-9775, 2023
La trama del testo. Su alcune letture di Nietzsche, Lecce, Milella, 2000
Sulla poesia italiana del Quattrocento: per Donatella Coppini, a cura di Clementina Marsico e Anna Gabriella Chisena, 2022
Kaiak. A Philosophical Journey, 8, 2021
Smascherare falsi idoli. Nietzsche su sostanza e verità, in «www.gazzettafilosofica.net», gennaio 2023, 2023