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Censon F., La crisi dell’autorevolezza degli esperti

Abstract

La crisi dell'autorevolezza degli esperti Perché le persone competenti non sono più ascoltate dalle persone comuni di Francesco Censon Versione prestampa Prometeo n°150, giugno 2020 La fine della competenza-Appena dopo il referendum sulla Brexit, e ancora di più con l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, molti esponenti autorevoli dell'informazione e della cultura internazionale iniziarono a stigmatizzare una serie di nuovi pericoli per la democrazia. Accanto agli allarmi più sentiti, cioè quelli che riguardarono la crescita del populismo, si iniziò a udire anche un altro avvertimento, il pericolo della diffusione dell'incompetenza nella rappresentanza politica. I due fenomeni erano stati notati in precedenza e messi in relazione in Italia con la discesa in politica di Beppe Grillo e la nascita e la crescita del M5S; questa forza politica aveva iniziato a introdurre dichiaratamente nella "Nomenclatura" degli outsider, persone senza un curriculum politico e alle volte senza nessuna preparazione di rilievo, cioè persone "comuni" nel senso più stretto del termine. Qualche mese dopo l'elezione di Trump, nel 2017, un professore di Affari Internazionali della Harvard University, Tom Nichols, pubblicava un libro dal titolo The Death of Expertise (ed.it. La conoscenza e i suoi nemici, 2018) che mostrava come il fenomeno si fosse diffuso ben oltre la sola sfera politica. Il docente si era accorto, anche nella sua esperienza personale, di un sentimento diffuso di rigetto dell'autorevolezza degli esperti, di chi possiede una competenza accreditata. Nel testo, scritto in un modo semplice e chiaro, Nichols individua i colpevoli della "fine della competenza" in alcuni aspetti della società americana: in una tradizione antintellettualistica della mentalità statunitense, in Internet, nell'abbassamento del livello delle università, nel nuovo giornalismo e negli errori e nelle deficienze degli esperti stessi. Al libro va dato l'indubbio merito di aver sollevato la discussione su questo problema; parlare, però, di "fine della competenza"-come fa Nichols-significa scambiare il fenomeno visibile con una causa ancora invisibile (Nichols 2018:19). In realtà, come si ricava dal libro stesso, l'unica manifestazione chiara che il fenomeno sta dando è una crisi dell'attribuzione dell'autorevolezza degli esperti da parte dei non-esperti. Questa crisi ha logicamente anche un'altra possibile spiegazione: posso porre in dubbio l'autorevolezza di un esperto perché credo di saperne altrettanto o, almeno, di poter giudicare se ne sa abbastanza. Da questo punto di vista non si pensa tanto che la competenza sia una qualità superflua, ma che i detentori di questa qualità non siano poi così autorevoli. Una tale convinzione dovrebbe dipendere da un alto livello della propria autostima rispetto alle proprie competenze, per cui ci si riterrebbe in grado di giudicare la preparazione degli esperti. Un altro assunto che Nichols dà per scontato è che gli esperti si trovino di fronte a un insieme omogeneo di "Profani". In realtà non credo che sia così: una delle cose che intendo dimostrare è che non sia realistico considerare due sole categorie, quella dei "Profani" nettamente distinta da quella degli "Esperti". Credo che in realtà vi sia un continuum dal non-esperto "assoluto", il caso limite della persona che non ha mai praticato nessuna forma di conoscenza culturale, all'esperto, cioè il produttore di nuova conoscenza. In questo continuum è forse possibile individuare alcuni tipi ideali, come quello che chiamerei dei "mezzosangue della conoscenza", soggetti che non sono dei produttori ma dei maneggiatori della conoscenza. Allo stesso modo l'autostima di cui parliamo non è tutta dello stesso genere: l'autostima potrebbe non essere giustificata, cioè il soggetto avrebbe poca o nulla preparazione scientifica o culturale, o l'autostima potrebbe essere in tutto o in parte giustificata, cioè il soggetto avrebbe una qualche preparazione culturale. Motivata o meno, la crescita diffusa di questo tratto psicologico nella società potrebbe essere comunque una delle spiegazioni di questa crisi. La crescita dell'autostima-Nel 1969, lo psicologo Nathaniel Branden scrisse un libro dal titolo The Psychology of Self-Esteem che suggeriva che i sentimenti di autostima fossero la chiave del