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Non è possibile cogliere la novità sorprendente dell'espressione dialogo ebraico-cristiano se non sullo sfondo di una storia caratterizzata da un crescente antigiudaismo che trova le sue origini nei primi secoli del cristianesimo.
L'insorgenza incessante, nel vasto scenario della storia umana, di orizzonti religiosi sempre nuovi e diversi segna la nascita, altrettanto incessante -e corrispettiva -, di identità personali, comunitarie e socioculturali ogni volta inedite e impensate, e soprattutto radicalmente differenti l'una nei confronti dell'altra. Le religioni potrebbero ben essere considerate come agenzie potentissime della differenziazione interumana -come agenzie della creazione, della promozione e della proliferazione continua della differenziazione in questione. Esse sembrano riflettere e rilanciare, dalla loro prospettiva più propria, e in maniera singolarmente originale, quella più ampia e generale tensione verso la differenziazione -quel nisus ad differentiam -che si dispiega, nelle forme e nei modi più diversi e impensati, all'interno degli universi smisurati della natura fisica, delle innumerevoli culture che popolano il nostro pianeta, e della storia umana colta nella sua globalità.
Per un cristiano, il dialogo deve essere riconosciuto anzitutto come risposta all’appello rivolto dal particolare «kairos» storico nel quale viviamo e, più profondamente, quale esigenza intrinseca dell’evento cristologico. Il dialogo avviene necessariamente nella verità – «logos» che crea «dia-logos», cioè comunicazione e comunione – e sullo sfondo della fede, che non è mai fede «pura», ma rimanda necessariamente alla mediazione della cultura. Sull’unità a cui il dialogo tende è significativo il richiamo all’episodio biblico della torre di Babele, che rifiuta un modello di uniformità autistica e apre così la strada alla Pentecoste, in cui si rivela e si compie l’unità nativa di tutti gli uomini.
L'articolo studia la nuova prospettiva creata dalla dichiarazione "Nostra Aetate".
Nuova Secondaria – Dossier. Contributi del pensiero ebraico alla riflessione contemporanea, 2024
Ciò che per prima cosa intendiamo dimostrare è che, per porsi in modo giusto di fronte al problema della necessità di una "ri-attualizzazione" della Parola di Dio, è necessario convertirsi ad una nuova visione della verità, una visione dinamica di essa: ciò che possiamo, infatti, notare, ancora oggi, nell'ambito del pensiero teologico è il fatto che spesso si tende ad identificare tout court la Parola di Dio con il testo biblico, trascurando in questo modo l'importanza fondamentale della Traditio, a causa di una tendenza, instauratasi da molti secoli nel pensiero occidentale e difficile da estirpare, a considerare la verità come qualcosa di statico e monolitico. Eppure noi cristiani non dovremmo considerare la verità in questo modo 2 : del resto lo stesso Gesù ha prospettato, nel Vangelo di Giovanni, la verità come qualcosa di dinamico sia affermando che la comunità cristiana sarebbe stata nel futuro guidata verso "la verità tutta intera" dallo Spirito Santo, prevedendo quindi la possibilità di uno sviluppo nella comprensione della verità, sia, soprattutto, identificando se stesso con la verità affermando "Io sono la via, la verità e la vita" 3 .
M. Rainini (a cura di), Ordine e disordini in Gioacchino da Fiore. Atti del 9° Congresso internazionale di studi gioachimiti. San Giovanni in Fiore – 19-21 settembre 2019, Viella, Roma 2021 («Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti», XXIX), pp. 93-110., 2021
da Fiore: testi e strumenti Collana a cura di Marco Rainini 29 Copyright © Viella N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell'opera con qualsiasi mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.
Uno dei rischi inerenti al dialogo è quello di arrestarsi, senza più dare segni di vita. Quando ciò può avvenire? Quando -Dio non voglia -il dialogo tra noi potrebbe dirsi irrimediabilmente arrestato? Qualora ci si convinca che non abbiamo più nulla da dirci e che è quindi inutile e stanchevole insistere a ispirarci, servendoci della forza fecondatrice della nostra parola umana: una parola che, in talune circostanze, è a similitudine (solo a similitudine!), di una Parola ben più alta, penetrante ed eterna. Tale parola è in grado di sviluppare da sé un potenziale di energia e creatività inimmaginabili». 1
Non è possibile cogliere la novità sorprendente dell'espressione dialogo ebraico-cristiano se non sullo sfondo di una storia caratterizzata da un crescente antigiudaismo che trova le sue origini nei primi secoli del cristianesimo.
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in Giusto Traina (a c.), Storia d’Europa e del Mediterraneo, VII. Da Diocleziano a Giustiniano, Salerno Editrice, Roma 2010, pp. 351-385, 2010
UNITY AND RENEWAL FORUM - Augusta GA (USA), 27 Giugno 2024.
Europa. Radici-confini-prospettive, ISBN 978-88-85073-33-3, 2010
PARALELLUS Revista de Estudos de Religião - UNICAP, 2020
SPAZIO E MOBILITÀ NELLA ‘SOCIETAS CHRISTIANA’ SPAZIO, IDENTITÀ, ALTERITÀ (SECOLI X-XIII) Atti del Convegno Internazionale Brescia, 17-19 settembre 2015 a cura di Giancarlo Andenna, Nicolangelo D’Acunto, Elisabetta Filippini, 2017
https://www.laparola.net/studi/studi.php?s=3116, 2025
PARALELLUS Revista de Estudos de Religião - UNICAP
in Giusto Traina (a c.), Storia d’Europa e del Mediterraneo, VI. Da Augusto a Diocleziano, Salerno Editrice, Roma 2009, pp. 417-455, 2009
A. MALINA, On his Way. Studies in Honour of Professor Klemens Stock, S. J. on the Occasion of his 70-th Birthday (Katowice 2004) 31-62
Prometeo, 2022
Quaderni del ramo d'oro , 2017
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