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ESPERIENZA GIURIDICA NEL "DECAMERON"

Non v'è lettore del Boccaccio che possa dubitare del rilievo che il mondo femminile tiene, sin quasi a campeggiarvi, nella sua opera, dagli anni napoletani della Caccia di Diana sino al De mulieribus claris e alle Esposizioni sopra la Comedia di Dante. 1 Tutto l'arco della sua operosità letteraria sembra così inscriversi, con una coerenza che va ben oltre i canoni formali della cortesia, sotto il segno delle donne, prima amate in giovinezza nelle loro allegoriche e mitologiche rappresentazioni, in séguito elogiate e narrate quali dedicatarie e legislatrici e protagoniste del Decameron, poi storicamente considerate in un'ampia casistica di esempi illustri, poi ancora biasimate nel Corbaccio (dove, tuttavia, la figura schernita è la contraffazione della vera natura muliebre), al fine celebrate in pagine delle Esposizioni che ancora non hanno perduto la loro audace carica di novità (Esp. IV, all., 64-67). 2 Queste ultime, in particolare, consentono di fissare nelle donne e nella loro nativa sapienza, dichiarata superiore a quella d'Aristotele e Platone, l'ispirazione permanente del Boccaccio, 3 quale del resto l'aveva egli stesso definita in una famosa pagina del Decameron, dedicata alla natura femminile delle Muse (IV Introd., 35-36). 4 Del resto, 1 Sull'universo delle donne in Boccaccio si possono leggere le osservazioni di F. TATEO, Boccaccio, Roma-Bari, Laterza, 1998, passim.