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2014, 1 Il Palazzo Celestri di Santa Croce - 2 Lumen de Lumine - Dalla Casa Grande Imbarbàra a Palazzo Santa Croce
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Il Palazzo Celestri di Santa Croce e Trigona di Sant’Elia, oggi di proprietà provinciale, si colloca nel ramo meridionale della via Maqueda, la “Strada Nuova” che dal 1600 iniziò a suddividere il centro storico di Palermo lungo la mediana da nord a sud ortogonalmente al primitivo Cassaro, oggi Corso Vittorio Emanuele. Essa diede avvio ad uno sviluppo edilizio di grande importanza che maturò soprattutto nel secolo successivo alla sua apertura con la costruzione di tanti edifici civili e religiosi architettonicamente rilevanti, tra cui il Palazzo Santa Croce, della cui dinamica urbanistica è un esito emblematico. Il tema centrale di questo volume è il nuovo studio originale dei documenti d’archivio riguardanti la sua realizzazione, condotto da Paolo Mattina, in relazione anche ai ritrovamenti avvenuti durante i lavori di restauro, del medesimo autore assieme a Maurizio Rotolo e Luigi Guzzo.
by Paolo Mattina, 2020
Per molti anni si è creduto che Il Palazzo Santa Croce di Palermo fosse frutto di un unico intervento di "ammodernamento" ed ampliamento contemporanei di una "vecchia " Casa per mano di due diversi architetti che si alternarono nella conduzione del cantiere dal 1756 fino al 1764 almeno. In realtà dall'esame di documenti e con l'avvio del cantiere di restauro è apparsa un’altra realtà per l’effettiva constatazione un precedente cantiere di "aggiornamento" settecentesco, mentre quello che configurò definitivamente il palazzo dal creduto l’unico, fu in realtà il suo “proseguimento” nel tempo, e non solo nello spazio, di quel progetto originario intrapreso molto prima. La correzione cronologica non è per nulla secondaria rispetto, soprattutto, alla possibilità di circoscrivere le personalità in grado sull'Isola di concepire, tanto precocemente, un palazzo dalle forme caratteristiche di uno stile particolare se non addirittura “personale,” ma anche per la possibilità di una certa ricaduta sulle conoscenze attuali rispetto all'architettura palermitana del XVIII secolo. Da qualche tempo avevamo rassegnato già un resoconto nel nostro precedente volume, non senza indicare alcune direzioni per una nuova ricerca cui ci sentivamo ormai obbligati, avendo intravisto una speciale complessità negli eventi costruttivi che ne determinarono la facies definitiva. Oggi possiamo dire di aver convalidato quelle intuizioni con l’addizione di riscontri diretti, ma all'epoca bisognò ammettere che, nelle more della disponibilità – che auspicavamo – di altre prove certe, che sapevamo concrete, ma ancora irraggiungibili, difficilmente la comprensione delle origini dell’edificio si potesse spingere oltre. Contemporaneamente non credevamo di poter accedere così presto a fonti tanto innovative e ritrovare una quantità di notizie di grande interesse che meritano di essere rese note con l’aggiunta di un altro capitolo alla storia. Le nuove acquisizioni provengono direttamente dall'archivio Trigona di Sant'Elia, comprensivo di quello di Casa Celestri, resoci disponibile eccezionalmente dall'Archivio di Stato di Palermo. I ritrovamenti, oltre a riconsegnarci l’eccezionale rivelazione di documenti e disegni di formidabile interesse, confermano definitivamente le ipotesi formulate, ben oltre le stesse, e aiutano a ricostruire una più corretta successione delle fasi murarie decisive, fin dall'impianto cinquecentesco, facendo intravedere lineamenti di scenari suggestivi che coinvolgono i veri artefici dimenticati di questo singolare, ma paradigmatico Palazzo palermitano.
Una memoria identitaria, quella di San Gervasio, nobilitata dal legame che questo territorio e il suo edificio fortificato hanno avuto con le straordinarie figure di Imperatori e Re, iniziato con i Duchi normanni, proseguito e sviluppatosi con Federico II e, in seguito, con il figlio di questi Manfredi e l’angioino Carlo, che hanno perpetuato quell’attenzione iniziata con i loro predecessori, facendolo diventare un centro di prim’ordine per la cura e l’allevamento dei cavalli di corte, oltre a renderlo un luogo di riposo e di villeggiatura per i diversi regnanti che si sono succeduti tra XIII e XV secolo nel Mezzogiorno italiano.
Impremix Edizioni Visual Grafika, 2017
Romanzo di Giuseppe GIordano Un viaggio tra gli Ultimi, una visione della condizione umana e non solo ISBN 978-88-95816-94-4
Palazzo Sagramoso, 2013
Il libro analizza le vicende che portarono nei secoli alla realizzazione del palazzo grazie a un lavoro documentario volto a delineare il profilo delle famiglie che vi si succedettero e la loro influenza sulle trasformazioni dell'edificio. Anche le decorazioni pittoriche sono studiate nelle loro componenti iconografiche e stilistiche con l'attribuzione di un inedito ciclo di affreschi al pittore veronese Battista del Moro
2023
The Palazzo dei Consoli of Bevagna, built in the second half of the 13th century, occupies the main square of the Umbrian town centre. The building has maintained its central role inside the life of the community over the centuries. Born as a place for the administration of the city, it became the residence and seat of government of papal governors. The municipal chamber was temporarily used as a theatre in the 17th century. However, from the second quarter of the 19th century plans were drawn up for the construction of a stable theatre. The work of transformation of the first and second levels of the palace into a theatre, dedicated to Francesco Torti (1763-1842) from Bevagna, began in 1874 and ended in 1886 (the theatre was opened in 1889). It was designed to accommodate 250 spectators, involved the construction of a new building, and added to the volume of the 13th century palace, which was necessary to accommodate the stage of the theatre. Architect Antonio Martini da Montefalco carried out some work following the same line as the exterior architectural features of the medieval building. The contribution, with the help of archival documents from the 18th to 19th century phase, allows us to eliminate the additions to the palace, hypothesize what the the medieval configuration was and place the building in the context of the original period of palatial architecture in Umbria.
I diritti di traduzione, adattamento, riproduzione con qualsiasi procedimento, della presente opera o di parti della stessa, sono riservati per tutti i Paesi. L'Editore si dichiara pienamente disponibile a soddisfare eventuali oneri derivanti da diritti di riproduzione per le immagini di cui non sia stato possibile reperire gli aventi diritto. Cura redazionale: Edvige Aureli
2014
FILIPPO CARINCI Élites e spazi del culto nel Primo Palazzo di Festòs* Nei siti che per tradizione definiamo "palaziali", quelli, cioè, contrassegnati dalla presenza di edifici a corte centrale, a torto o a ragione denominati "palazzi" 1 , si collocano a partire dagli inizi del II millennio, la sperimentazione, la realizzazione e la codifica di forme di organizzazione economica e sociale comples-*Desidero ringraziare in primo luogo l'amico fraterno Vincenzo La Rosa, per l'impulso costante dato alla comune ricerca sulle complesse vicende del palazzo festio. Senza il suo aiuto e i suoi suggerimenti queste proposte di lettura non avrebbero mai preso forma. La mia gratitudine va anche al Prof. Emanuele Greco, Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, sotto la cui egida si svolgono le nostre ricerche, per l'ospitalità offerta nelle strutture della Scuola e per la liberalità nel concedere l'accesso ai materiali di archivio. Per le ricerche nella fototeca desidero ancora ricordare la preziosa collaborazione di Ilaria Symiakaki.
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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L’UMBRIA, Appendici al Bollettino, 33, 2016
I CESI DI ACQUASPARTA, LA DIMORA DI FEDERICO IL LINCEO E LE ACCADEMIE IN UMBRIA NELL’ETÀ MODERNA, "BIBLIOTECA DELLA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L ’UMBRIA", 17, a cura di G. De Petra e P. Monacchia, 2017
Sul lago di Garda tra passato e futuro. Le Arti, 2018