
Giovanni Pizza
Anthropologist
Address: Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione. Sezione antropologica, Università di Perugia, Palazzo Stocchi, Piazza Morlacchi 30, 06123 Perugia
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Papers by Giovanni Pizza
Associazione Internazionale Ernesto de Martino, con la collaborazione della Fondazione Lelio e Lisli Basso
Fabio Dei, Antonio Fanelli, Giovanni Pizza, Gino Satta
dialogano su
E. de Martino, Sud e magia
a cura di F. Dei e A. Fanelli, Donzelli 2015
G. Pizza, Il tarantismo oggi
Carocci 2015
Sala conferenze Fondazione Lelio e Lisli Basso
Via della Dogana Vecchia, 5 - Roma
Abstract:
Health policies and practices concerned with medical pluralism in Europe vary widely from one country to another. This paper explores the social structures embedding laypersons, medical doctors and policy makers in relation to non-biomedical healthcare. To examine specific local situations and demonstrate the variety in Europe, we focus on the case of homeopathy in Denmark, the UK and Tuscany (Italy) and identify three contrasting patterns of health policies and social structures of homeopathy. These span persistent marginalization in Denmark with homeopathy positioned outside public healthcare, a movement of homeopathy from a privileged position with relatively high status and visibility to being progressively subsumed under ‘integrated medicine’ in the UK, and in Tuscany a recent integration of homeopathy into public healthcare when practiced by medical doctors. The exploration draws on a timely re-reading of Antonio Gramsci’s concept of hegemony as an organic connection between government and knowledge, a dialectical relationship between state, civil society and embodiment processes. We suggest that the identified differences indicate a general consent in each society of the primacy of biomedicine and the complementary nature of other forms of medicine. The three cases point to various ‘registers’ of hegemony and subsumption, to diverse social structures in response to citizens’ increasing demands for healthcare, each providing healthcare within the organization of social relationships, embodied in the daily lives of these three European nation states.
Alfonso Maria di Nola, "Corriere della Sera", 7 marzo, 1988.
Il Gruppo Antropologia Medica & Disabilità (AM&D) invita ricercatrici e ricercatori a partecipare alla Giornata di studio che si terrà il giorno 8 novembre 2019, presso l'Università degli Studi di Perugia, Dipartimento FISSUF e a presentare la propria proposta. Intendiamo raccogliere contributi, frutto di riflessioni teoriche ed etnografiche, che si interroghino sulle questioni legate al tema della disabilità, qui delineate. Per proporre il proprio contributo, si chiede di inviare titolo e abstract (max. 250 parole) della proposta all'indirizzo e mail [email protected] entro il 20 settembre 2019. La conferma di accettazione della proposta verrà inviata entro il 1 ottobre. Il gruppo AM&D (Antropologia Medica e Disabilità) nasce dall'incontro di ricercatrici e ricercatori intorno alla tematica della disabilità, a seguito del II Convegno nazionale della Società italiana di antropologia medica (SIAM) tenutosi a Perugia nel giugno del 2018 « Un'antropologia per capire, per agire, per impegnarsi». La lezione di Tullio Seppilli. Attraverso lo studio e la ricerca, il gruppo intende valorizzare lo spazio di azione della teoria e della pratica antropologica all'interno del campo della disabilità. Le prospettive di antropologia medica che perseguiamo non hanno l'intento di ri-medicalizzare o antropo-medicalizzare la questione della disabilità, ma evocano un'antropologia critico-politica del corpo, dialogica e sperimentale, incentrata sui processi di incorporazione, di ben-essere e, quindi, di salute. La disabilità emerge come un "campo", inteso sia come spazio di riconoscimento reciproco tra gli attori sociali, sia come terreno di contesa regolato da rapporti di forza. Ne risulta evidenziata la natura innaturale e storicamente determinata della disabilità. La pratica etnografica permette di connettere le esperienze più intime di condizioni "disabilitanti" con i discorsi pubblici e istituzionali; di analizzare le ricadute locali di processi globali, come la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e i documenti delle agenzie internazionali; di mettere in discussione le categorie di "vulnerabilità", "marginalità" e soprattutto "funzionamento" e "abilità". I lavori scientifici del gruppo, nella loro pluralità, sono uniti dal filo rosso di uno sguardo critico e de-essenzializzante, attento alle politiche di dis-abilitazione di alcune categorie di attori sociali e a quelle di riconoscimento, al disvelamento dell'abilismo incorporato, alle retoriche di empowerment, di autonomia e di indipendenza coniugate in maniera specifica all'interno dei sistemi neo-liberali. Si va dallo studio dei dispositivi dello sviluppo a quello delle pratiche di cittadinanza attiva, dalle esperienze del corpo nella sua continua relazione con il contesto in cui si trova alle infinite possibilità aperte da pratiche insorgenti. Nell'ottica qui delineata il gruppo AM&D si impegna in «attività di ricerca con finalità operative tese a fondare processi di consapevolezza e di liberazione» (Tullio Seppilli).