Papers by Simona Bini

Ecclesia creditur esse antiquissima. La pieve di Santa Maria e il territorio di Piadena tra Alto e Basso Medioevo, a cura di Marco Baioni e Mariella Morandi, SAP Società Archeologica, Quingentole (Mn) , 2023
Il volume si apre con un ampio studio a firma di Chiara Marastoni e Simone Sestito, in cui si fa ... more Il volume si apre con un ampio studio a firma di Chiara Marastoni e Simone Sestito, in cui si fa il punto su quanto gli scavi archeologici hanno restituito del passato di Piadena e si propone una ricostruzione dell’assetto paesaggistico, sia sotto il profilo naturale che antropico, del territorio piadenese in epoca medievale. In questo contesto i risultati degli scavi archeologici di piazza Garibaldi sono puntualmente dimostrati da Marco baioni e Carlo Liborio, che hanno diretto il lavoro nel 2008, e da. Ermanno A. Arslan che ha analizzato le monete che sono state rinvenute nello scavo. Si giunge così a presentare un’ipotesi di ricostruzione degli edifici. A questo obiettivo tende il saggio di Simona Bini attraverso una serie di confronti storico artistici, che riguardano anche le tracce di decorazione pittorica e i resti di quello che è stato interpretato come un fonte battesimale. Questa presenza porta Dennis Feudatari a indagare l’origine e lo sviluppo della presenza ecclesiastica a Piadena, uno studio complesso, anche per la frammentarietà dei documenti giunti fino ad oggi, che comunque consente all’autore di analizzare i rapporti che, dalla fine del X secolo, legano e al tempo stesso oppongono tra loro interessi politici, economici ed ecclesiastici.
Infine lo sguardo si allarga a tutto il territorio cremonese, con Lynn Arslan Pitcher che offre un catalogo, corredato dalle planimetrie elaborate di Paul Blockley, degli edifici di culto ritrovati nel corso degli scavi da lei seguiti come Ispettore della Soprintendenza archeologica negli ultimi quarant’anni, un contributo che offre la possibilità di inserire le vicende medievali di Piadena in un panorama più ampio e complesso.

Matildica. Associazione Matildica Internazionale o.d.v., Anno II (2019), pp. 89-109, 2019
Sommario - Questo scritto non ha lo scopo di aggiungere nuove informazioni sulla famiglia Ca- nos... more Sommario - Questo scritto non ha lo scopo di aggiungere nuove informazioni sulla famiglia Ca- nossa quanto piuttosto, attraverso i pochi documenti altomedievali superstiti e gli studi pubblica- ti, ricostruire l’habitat della bassa Pianura Padana in cui Bonifacio di Canossa si trovò a muoversi quando, lasciata l’Emilia per mire espansionistiche e superato il corso del Po, entrò nel territorio cremonese, insediandosi a Piadena. Sono poi presi in esame i tracciati di due differenti chiese dalla cronologia ancora discussa: la prima databile tra la fine del X-inizio XI secolo e la seconda tra la seconda metà del 1100 e la fine del secolo. Da ultimo, si suppone che la committenza del primo edificio sia da ricondurre a Bonifacio, divenuto dominus di una corte di ben 6000 mq.
Parole chiave: Bonifacio di Canossa, Piadena (Cremona), pieve, Santa Maria Assunta (Piadena).
Abstract - The paper is not intended to add new information about the Canossa family but rather, through the few surviving high-medieval documents and published studies, to reconstruct the envi- ronment of the lower Po Valley in which Bonifacio of Canossa operated when, leaving Emilia to expand his power and crossing the Po river, he moved into the territory of Cremona, settling in Piadena. I then examine the history of two different churches whose chronology is still under discussion: the first dat- ed between the end of the 10th cent and the beginning of the 11ith century and the second between the second half and the end of the 12th century. Finally, the first church is supposed to be traced back to Bonifacio, who had become the dominus of a court of 6000 square meters.
Keywords: Bonifacio of Canossa, Piadena (Cremona), parish church, Santa Maria Assunta (Piadena).
N ei pressi della via Postumia 1 , a circa tre chilometri a nord-ovest di Sospiro, sorge l'agglom... more N ei pressi della via Postumia 1 , a circa tre chilometri a nord-ovest di Sospiro, sorge l'agglomerato di Longardore. La storiografia locale lega tale toponimo ad un castrum langobardorum: nel 603, Agilulfo, al comando dei suoi soldati, si era qui accampato prima di sferrare l'attacco a Cremona e farla capitolare 2 . Allo stato attuale delle ricerche questa affermazione si deve ritenere leggendaria.
La chiesa dedicata ai Santi Giacomo e Vincenzo sorge nella moderna via Palestro, antica continuaz... more La chiesa dedicata ai Santi Giacomo e Vincenzo sorge nella moderna via Palestro, antica continuazione extra moenia del cardo massimo di Cremona, l'odierno corso Campi: sembra dunque possibile che il primitivo edificio religioso dedicato al martire, di cui non si conosce nulla, sorgesse all'esterno della città romana e, 1 solo con la costruzione della cinta muraria di epoca medievale, a partire dal 1169, fu inglobato entro la città.

L'abitato di Sospiro dista circa dieci chilometri da Cremona in direzione sud-est, lungo il moder... more L'abitato di Sospiro dista circa dieci chilometri da Cremona in direzione sud-est, lungo il moderno asse viario denominato via Giuseppina, che sembrerebbe ricalcare l'antica pista romana per Brixellum e che 1 , nel suo tratto sino a Solarolo Rainerio, corre parallelo all'antica via Postumia 2 : per tale ragione, la storiografia locale ha da sempre ipotizzato l'origine romana di Sospiro 3 , anche se a tutt'oggi mancano dati probanti sia per confermare sia per smentire tale ipotesi (tav. I). Notizie d'archivio tramandano la notizia di scavi, effettuati nel 1887 in un luogo non meglio definito, che «hanno messo in luce mosaici e tegole d'età romana» 4 . An-* Ringrazio vivamente Andrea Breda, che ha seguito lo svolgimento del lavoro, e Dario Gallina per il supporto tecnico cartografico. 1 F. DURANDO, Viabilità cremonese, in F. DURANDO, Parole, pietre, confini. Cremona e il suo territorio in epoca romana, I, Cremona 1997, p. 182; P. TOZZI, La storia politica repubblicana, in Storia di Cremona. L'età antica, Azzano San Paolo (Bg) 2003, p. 257. 2 Per l'analisi dei problemi legati alla costruzione e allo sviluppo della via Postumia v. P. TOZZI, Storia padana antica, Milano 1972, p. 23, n. 31; Optima via, Atti del Convegno internazionale di Studi: Postumia. Storia e archeologia di una grande strada romana alle radici dell'Europa, Cremona, 13-15 giugno 1996; Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell'Europa, Venezia 1998; TOZZI, La storia politica repubblicana, pp. 252-257, 264-273. 3 G. BRESCIANI, Origine di cento terre della provincia cremonese comprese le terre separate et altre con li loro perticati, civili, ecclesiastici, rurali e liberi, tassa de sale, de cavalli e ciò che pagano ogni anno alla Regia Camera di Milano, a chi sono infeudate, il titolo delle loro chiese con il numero delle anime viventi negli anni 1625-1665, di Gioseppe Bresciano istorico di detta città, MDCLXVI, Cremona, Biblioteca Statale, Fondo Libreria Civica, ms. Bresciani 29, cc. 94-95, conferma, sulla base di notizie e fonti a noi sconosciute, l'origine romana del borgo; A. GRANDI, Descrizione dello stato fisico-politico-statistico-biografico della provincia e diocesi di Cremona, II, Cremona 1856-1859, pp. 282-284. 4 F. VOLTINI, G. LUCCHI, Itinerari d'arte in provincia di Cremona, Cremona 1975, p. 210. SIMONA BINI STORICA DELL'ARTE MEDIEVALE Sospiro. Una "curtis regia" della pianura lombarda orientale Confronti e nuovi acquisizioni S I M O N A B I N I 8 Tav. I. Carta topografica del territorio cremonese, elaborazione di Dario Gallina.
Supplemento a Brixia Sacra, serie terza, a. XVII, n.1-2, anno 2012
Questa ricerca nasce dal tentativo di ricostruire idealmente l'organizzazione degli spazi interni... more Questa ricerca nasce dal tentativo di ricostruire idealmente l'organizzazione degli spazi interni della cattedrale di Cremona, 1 ed in particolare l'assetto dell'area orientale, radicalmente modificato dalla riforma d'inizio Seicento, 2 quale poteva essere prima di tale riforma. Poiché non sono state trovate finora tracce materiali che consentano con qualche sicurezza tale ricostruzione, il tentativo deve fondarsi sulla ricerca documentaria, con tutte le incertezze che tale tipo di fonte comporta; e poiché non sono fin qui emersi documenti probanti, quel che segue non può che essere un'ipotesi.
Situata in fregio alla via Postumia, a meno di mezzo miglio dal «forcello» -il nodo stradale post... more Situata in fregio alla via Postumia, a meno di mezzo miglio dal «forcello» -il nodo stradale posto ad oriente del perimetro della città antica, dal quale si diramavano le direttrici verso Brescia e Verona -la chiesa di San Michele Vetere, 1 che la tradizione riconosce come uno dei più insigni monumenti medievali cremonesi, deve forse proprio alla sua ubicazione l'articolata complessità delle vicende architettoniche che rendono oggi ardua e difficile la lettura del monumento così come ci è pervenuto.
All'importanza generalmente riconosciuta al ruolo politico-economico di Cremona nella Lombardia m... more All'importanza generalmente riconosciuta al ruolo politico-economico di Cremona nella Lombardia medievale, corrisponde un numero relativamente modesto di monumenti medievali superstiti. Anche la ricchezza di attestazioni documentarie relative al Medioevo, conservate negli archivi non solo locali, e l'interesse verso tali fonti da parte degli studiosi medievalisti, contrasta con la scarsità di testimonianze materiali rappresentative: 1 si spiega pertanto lo scarso interesse rivolto ai monumenti cremonesi negli studi riguardanti l'architettura romanica, che si limitano in genere -a parte alcuni lavori di analisi condotti su singoli monumenti da studiosi locali che si citeranno in appresso -a considerare la cattedrale con i monumenti che definiscono la piazza, ed il San Sigismondo in Rivolta d'Adda.
Lo storico cremonese Ludovico Cavitelli (1588) colloca nell'anno 568 la fondazione in città di un... more Lo storico cremonese Ludovico Cavitelli (1588) colloca nell'anno 568 la fondazione in città di un edificio dedicato a Sant'Agata, 1 che avrebbe accolto una reliquia della santa trafugata dalla città di Catania; mancano però documenti sia d'archivio sia archeologici che possano comprovare l'esistenza di una qualche struttura di culto dedicata a sant'Agata risalente al VI secolo.
Talks by Simona Bini
https://www.youtube.com/watch?v=XBkdzmmFfCE&t=129s, 2011
Storica dell'arte Restauratrice SAN ZAVEDRO STORIA E ARCHITETTURA: LO STATO DELL'ARTE PROGRAMMA L... more Storica dell'arte Restauratrice SAN ZAVEDRO STORIA E ARCHITETTURA: LO STATO DELL'ARTE PROGRAMMA La chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni in Croce, nota come San Zavedro, seppure in uno stato precario, testimonia un passato illustre. Come uno scrigno, conserva al suo interno le tracce di un edificio più antico e della decorazione pittorica ad affresco che correva lungo l'abside maggiore. Questa giornata ha lo scopo di attirare l'attenzione sull'intero complesso che costituisce un tassello importante della storia e dell'architettura nell'Italia settentrionale ma che rischia di andare perduto senza adeguati interventi.
Teaching Documents by Simona Bini

Questo studio muove dalla constatazione che il contado bresciano, a differenza dei territori dell... more Questo studio muove dalla constatazione che il contado bresciano, a differenza dei territori dell’Italia centro-settentrionale e nonostante le conoscenze ancora frammentarie, offre la più alta concentrazione di necropoli di età longobarda, in questi ultimi anni portate alla luce e studiate; vuole inoltre evidenziare quanto l’elemento longobardo, e più in generale barbaro, sia sotteso alla formazione della cultura precarolingia e carolingia ed entrambe siano alla radice di quella medievale.
Una serie di mostre tenutesi in siti longobardi del nord Italia ha affrontato questo concetto attraverso differenti angolature; nel 1990 l’esposizione di Cividale del Friuli, oltre ad enucleare i caratteri etnici e le vicende storiche dei Longobardi nel primo secolo della loro presenza nella penisola, ha tratteggiato gli elementi salienti della civiltà fiorita nell’ambito del regno italico durante il secolo VII.
La mostra tenutasi nell’anno 2000 presso il Museo di Santa Giulia in Brescia esaminava gli aspetti istituzionali, politici, economici, culturali ed artistici; tale mostra si inseriva in un dibattito storiografico europeo ed italiano che ha portato ad un profondo rinnovamento degli studi sul periodo di passaggio tra il mondo classico e quello medievale, dibattito che ha appunto rivalutato l’impatto dei barbari sulle province dell’impero: non solo distruttori di una civiltà, ma forze che contribuirono al suo rinnovamento. È comunque utile ricordare che tale mostra poneva l’accento sull’ultimo secolo del dominio longobardo per dimostrare l’alto livello di civiltà raggiunto ed il fecondo apporto alla costruzione dell’Europa carolingia.
La recente mostra di Torino d’inizio 2008 si sofferma invece sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dai primi stanziamenti dei barbari in Occidente, che hanno preceduto la caduta dell’Impero, fino al consolidamento dei nuovi stati sorti sulle sue rovine. L’obiettivo era di definire, nel lungo periodo analizzato, un quadro delle trasformazioni strutturali per poter meglio apprezzare i cambiamenti introdotti nel primo secolo di dominazione longobarda.
Di respiro molto più ampio e con un taglio europeo, è la mostra di Venezia, tuttora in corso, dal titolo «Roma e i Barbari. La nascita di un nuovo mondo», che cerca di definire quale è l’identità romana e quale quella barbara, come le due culture si sono incontrate ed amalgamate: in altre parole, la mostra tenta di porre l’accento sull’«integrazione» tra i due differenti popoli quale ricchezza per «la promessa di un mondo nuovo».
L’orientamento degli studiosi però non è unanime nel tratteggiare la transizione dall’impero romano a quello carolingio, infatti, Brian Ward Perkins in un suo volume del 2005, sostiene, per alcune regioni dell’Impero d’Occidente, non solo un ritorno all’età del Ferro, ma addirittura a quella del Bronzo, riprendendo con nuove argomentazioni l’interpretazione catastrofista dello storico britannico Edward Gibbon.
Nonostante la divergenza di opinione sulla datazione di alcuni monumenti o le diverse interpretazioni su particolari aspetti, è oramai opinione comune che i Longobardi nell’arte, nella cultura scritta e nel diritto, recuperarono, continuarono e rinnovarono l’antichità romana classica e post classica, anticipando la renovatio della corte di Carlo Magno: i Longobardi seppero assimilare le forme dell’antico, caricandolo di nuovi significati e di una forte componente innovativa. In ultima analisi, pare possibile individuare nel processo di assimilazione e modificazione della cultura tardo antica avviato dal popolo longobardo la radice dell’Europa; per tale ragione, i centri di potere e di culto nodali in età longobarda (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio Torba, Campello sul Clitunno, Spoleto, Monte Sant’Angelo, Benevento) nei primi giorni del 2008 hanno sottoscritto un’intesa ed hanno presentato la candidatura per avere il riconoscimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Uploads
Papers by Simona Bini
Infine lo sguardo si allarga a tutto il territorio cremonese, con Lynn Arslan Pitcher che offre un catalogo, corredato dalle planimetrie elaborate di Paul Blockley, degli edifici di culto ritrovati nel corso degli scavi da lei seguiti come Ispettore della Soprintendenza archeologica negli ultimi quarant’anni, un contributo che offre la possibilità di inserire le vicende medievali di Piadena in un panorama più ampio e complesso.
Parole chiave: Bonifacio di Canossa, Piadena (Cremona), pieve, Santa Maria Assunta (Piadena).
Abstract - The paper is not intended to add new information about the Canossa family but rather, through the few surviving high-medieval documents and published studies, to reconstruct the envi- ronment of the lower Po Valley in which Bonifacio of Canossa operated when, leaving Emilia to expand his power and crossing the Po river, he moved into the territory of Cremona, settling in Piadena. I then examine the history of two different churches whose chronology is still under discussion: the first dat- ed between the end of the 10th cent and the beginning of the 11ith century and the second between the second half and the end of the 12th century. Finally, the first church is supposed to be traced back to Bonifacio, who had become the dominus of a court of 6000 square meters.
Keywords: Bonifacio of Canossa, Piadena (Cremona), parish church, Santa Maria Assunta (Piadena).
Talks by Simona Bini
Teaching Documents by Simona Bini
Una serie di mostre tenutesi in siti longobardi del nord Italia ha affrontato questo concetto attraverso differenti angolature; nel 1990 l’esposizione di Cividale del Friuli, oltre ad enucleare i caratteri etnici e le vicende storiche dei Longobardi nel primo secolo della loro presenza nella penisola, ha tratteggiato gli elementi salienti della civiltà fiorita nell’ambito del regno italico durante il secolo VII.
La mostra tenutasi nell’anno 2000 presso il Museo di Santa Giulia in Brescia esaminava gli aspetti istituzionali, politici, economici, culturali ed artistici; tale mostra si inseriva in un dibattito storiografico europeo ed italiano che ha portato ad un profondo rinnovamento degli studi sul periodo di passaggio tra il mondo classico e quello medievale, dibattito che ha appunto rivalutato l’impatto dei barbari sulle province dell’impero: non solo distruttori di una civiltà, ma forze che contribuirono al suo rinnovamento. È comunque utile ricordare che tale mostra poneva l’accento sull’ultimo secolo del dominio longobardo per dimostrare l’alto livello di civiltà raggiunto ed il fecondo apporto alla costruzione dell’Europa carolingia.
La recente mostra di Torino d’inizio 2008 si sofferma invece sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dai primi stanziamenti dei barbari in Occidente, che hanno preceduto la caduta dell’Impero, fino al consolidamento dei nuovi stati sorti sulle sue rovine. L’obiettivo era di definire, nel lungo periodo analizzato, un quadro delle trasformazioni strutturali per poter meglio apprezzare i cambiamenti introdotti nel primo secolo di dominazione longobarda.
Di respiro molto più ampio e con un taglio europeo, è la mostra di Venezia, tuttora in corso, dal titolo «Roma e i Barbari. La nascita di un nuovo mondo», che cerca di definire quale è l’identità romana e quale quella barbara, come le due culture si sono incontrate ed amalgamate: in altre parole, la mostra tenta di porre l’accento sull’«integrazione» tra i due differenti popoli quale ricchezza per «la promessa di un mondo nuovo».
L’orientamento degli studiosi però non è unanime nel tratteggiare la transizione dall’impero romano a quello carolingio, infatti, Brian Ward Perkins in un suo volume del 2005, sostiene, per alcune regioni dell’Impero d’Occidente, non solo un ritorno all’età del Ferro, ma addirittura a quella del Bronzo, riprendendo con nuove argomentazioni l’interpretazione catastrofista dello storico britannico Edward Gibbon.
Nonostante la divergenza di opinione sulla datazione di alcuni monumenti o le diverse interpretazioni su particolari aspetti, è oramai opinione comune che i Longobardi nell’arte, nella cultura scritta e nel diritto, recuperarono, continuarono e rinnovarono l’antichità romana classica e post classica, anticipando la renovatio della corte di Carlo Magno: i Longobardi seppero assimilare le forme dell’antico, caricandolo di nuovi significati e di una forte componente innovativa. In ultima analisi, pare possibile individuare nel processo di assimilazione e modificazione della cultura tardo antica avviato dal popolo longobardo la radice dell’Europa; per tale ragione, i centri di potere e di culto nodali in età longobarda (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio Torba, Campello sul Clitunno, Spoleto, Monte Sant’Angelo, Benevento) nei primi giorni del 2008 hanno sottoscritto un’intesa ed hanno presentato la candidatura per avere il riconoscimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Infine lo sguardo si allarga a tutto il territorio cremonese, con Lynn Arslan Pitcher che offre un catalogo, corredato dalle planimetrie elaborate di Paul Blockley, degli edifici di culto ritrovati nel corso degli scavi da lei seguiti come Ispettore della Soprintendenza archeologica negli ultimi quarant’anni, un contributo che offre la possibilità di inserire le vicende medievali di Piadena in un panorama più ampio e complesso.
Parole chiave: Bonifacio di Canossa, Piadena (Cremona), pieve, Santa Maria Assunta (Piadena).
Abstract - The paper is not intended to add new information about the Canossa family but rather, through the few surviving high-medieval documents and published studies, to reconstruct the envi- ronment of the lower Po Valley in which Bonifacio of Canossa operated when, leaving Emilia to expand his power and crossing the Po river, he moved into the territory of Cremona, settling in Piadena. I then examine the history of two different churches whose chronology is still under discussion: the first dat- ed between the end of the 10th cent and the beginning of the 11ith century and the second between the second half and the end of the 12th century. Finally, the first church is supposed to be traced back to Bonifacio, who had become the dominus of a court of 6000 square meters.
Keywords: Bonifacio of Canossa, Piadena (Cremona), parish church, Santa Maria Assunta (Piadena).
Una serie di mostre tenutesi in siti longobardi del nord Italia ha affrontato questo concetto attraverso differenti angolature; nel 1990 l’esposizione di Cividale del Friuli, oltre ad enucleare i caratteri etnici e le vicende storiche dei Longobardi nel primo secolo della loro presenza nella penisola, ha tratteggiato gli elementi salienti della civiltà fiorita nell’ambito del regno italico durante il secolo VII.
La mostra tenutasi nell’anno 2000 presso il Museo di Santa Giulia in Brescia esaminava gli aspetti istituzionali, politici, economici, culturali ed artistici; tale mostra si inseriva in un dibattito storiografico europeo ed italiano che ha portato ad un profondo rinnovamento degli studi sul periodo di passaggio tra il mondo classico e quello medievale, dibattito che ha appunto rivalutato l’impatto dei barbari sulle province dell’impero: non solo distruttori di una civiltà, ma forze che contribuirono al suo rinnovamento. È comunque utile ricordare che tale mostra poneva l’accento sull’ultimo secolo del dominio longobardo per dimostrare l’alto livello di civiltà raggiunto ed il fecondo apporto alla costruzione dell’Europa carolingia.
La recente mostra di Torino d’inizio 2008 si sofferma invece sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dai primi stanziamenti dei barbari in Occidente, che hanno preceduto la caduta dell’Impero, fino al consolidamento dei nuovi stati sorti sulle sue rovine. L’obiettivo era di definire, nel lungo periodo analizzato, un quadro delle trasformazioni strutturali per poter meglio apprezzare i cambiamenti introdotti nel primo secolo di dominazione longobarda.
Di respiro molto più ampio e con un taglio europeo, è la mostra di Venezia, tuttora in corso, dal titolo «Roma e i Barbari. La nascita di un nuovo mondo», che cerca di definire quale è l’identità romana e quale quella barbara, come le due culture si sono incontrate ed amalgamate: in altre parole, la mostra tenta di porre l’accento sull’«integrazione» tra i due differenti popoli quale ricchezza per «la promessa di un mondo nuovo».
L’orientamento degli studiosi però non è unanime nel tratteggiare la transizione dall’impero romano a quello carolingio, infatti, Brian Ward Perkins in un suo volume del 2005, sostiene, per alcune regioni dell’Impero d’Occidente, non solo un ritorno all’età del Ferro, ma addirittura a quella del Bronzo, riprendendo con nuove argomentazioni l’interpretazione catastrofista dello storico britannico Edward Gibbon.
Nonostante la divergenza di opinione sulla datazione di alcuni monumenti o le diverse interpretazioni su particolari aspetti, è oramai opinione comune che i Longobardi nell’arte, nella cultura scritta e nel diritto, recuperarono, continuarono e rinnovarono l’antichità romana classica e post classica, anticipando la renovatio della corte di Carlo Magno: i Longobardi seppero assimilare le forme dell’antico, caricandolo di nuovi significati e di una forte componente innovativa. In ultima analisi, pare possibile individuare nel processo di assimilazione e modificazione della cultura tardo antica avviato dal popolo longobardo la radice dell’Europa; per tale ragione, i centri di potere e di culto nodali in età longobarda (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio Torba, Campello sul Clitunno, Spoleto, Monte Sant’Angelo, Benevento) nei primi giorni del 2008 hanno sottoscritto un’intesa ed hanno presentato la candidatura per avere il riconoscimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.