Books by Andrea Dessardo

In ogni congresso del Partito popolare italiano fu sempre riservato spazio alla questione scolast... more In ogni congresso del Partito popolare italiano fu sempre riservato spazio alla questione scolastica, divenuta nei primi anni Venti uno dei principali temi di scontro politico.
In essa – in particolare nell’istruzione professionale, campo in cui i cattolici furono all’avanguardia - don Luigi Sturzo vedeva uno strumento privilegiato per l’elevazione delle classi subalterne e uno spazio di libertà da difendere dall’invadenza dello Stato. Nella scuola insomma andavano a incontrarsi le principali battaglie del popolarismo: l’autonomia municipale, il sostegno alle classi più povere, la difesa della libertà religiosa.
Questo libro mette in luce il maturare di tale consapevolezza nella vicenda biografica e negli scritti di don Luigi Sturzo, dagli anni in cui fu prima studente e poi insegnante di seminario, fino a quando, ormai anziano, intervenne a proposito del dibattito in corso all’Assemblea costituente, passando per il periodo della segreteria del PPI e per il lungo tempo trascorso in esilio.
Pochi tra i suoi biografi hanno ricordato che tra il 1912 e il 1917 era stato presidente regionale della “Nicolò Tommaseo” siciliana, l’associazione dei maestri cattolici, e che fu a capo del Segretariato “Pro Schola” dell’Unione popolare e membro del Consiglio provinciale scolastico di Catania, maturando così una diretta conoscenza dei problemi della scuola italiana.
FARESTORIA 1/2020 (a cura di C.Martinelli e A. Vannucchi) Riscoprire le radici storiche e le post... more FARESTORIA 1/2020 (a cura di C.Martinelli e A. Vannucchi) Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla ribalta e i suoi problemi, volente e nolente, sono diventati argomento di riflessione e dibattito collettivo. Il fascicolo affronta, in un'ottica interdisciplinare, alcuni nodi fondanti della storia della scuola e della didattica della storia: l'annosa questione tra accentramento e decentramento, la disoccupazione intellettuale, la posizione degli insegnanti nei confronti dello stato, le riforme degli anni Settanta e le loro ricadute sulla scuola d'oggi. La sezione di didattica della storia tematizza contenuti, strumenti e modalità d'applicazione, evidenziando le potenzialità della disciplina per la crescita dell'individuo e della collettività.

La Federazione mutò presto nome e forma e divenne vera e propria Associazione Magistrale Italiana... more La Federazione mutò presto nome e forma e divenne vera e propria Associazione Magistrale Italiana. Si volle intitolarla al grande educatore e filosofo dalmata, Nicolò Tommaseo, per met-tere in piena luce i due grandi amori che informarono la vita spirituale e tutta l'opera di Nicolò Tommaseo e che dovevano animare la nuova asso-ciazione: "Religione e Patria" [...]. Finalità della nuova associazione, era raccogliere in stretta collaborazione i maestri credenti veramente italiani per difendere, con gli interessi economici e professionali della categoria, i principi che soli possono portare a vero efficace progresso la scuola: "Religione e Patria", e avere così una scuola informata allo spirito cattolico e schiettamente italiana. Si cominciò un attivissimo lavoro di propaganda per scuotere coloro che pensavano possibile uno sdoppiamento di coscienza: essere cioè [...] per gli inte-ressi di carriera, pur mantenendo fede ai propri principi di Religione e di Patria. (da Storia dell'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo", a cura della sua ultima presidente, Maria Magnocavallo) Nata nel 1906 dalla secessione dall'Umn (Unione magistrale nazionale), l'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo" raccolse e guidò per ventiquattro anni i maestri elementari cattolici, giungendo a toccare i venticinquemila soci. La storia costituisce un tassello importante nel più vasto campo degli studi sul movimento cattolico, sulla sua partecipazione al dibattito socio-politico del primo Novecento, sui suoi rapporti con lo Stato e le gerarchie ecclesiastiche, con l'Azione cattolica, il Partito popolare e con il fascismo, delineando un percorso tutt'altro che univoco, e anzi problematico e contraddittorio, segnato da crisi periodiche, rivelatrici della difficoltà di dare ai cattolici italiani una rappresentanza politica unitaria. Alla sua presidenza si avvicendarono infatti uomini politici importanti, come Giuseppe Micheli e Cesare Nava, e semplici maestri che tale controllo politico mal sopportavano, spostando gli equilibri ora nel senso del collateralismo con il Ppi, ora verso l'indipendenza politica e l'aconfessionalità, in alcuni momenti mostrando sorprendente maturità democratica, in altri accettando di scendere a patti con il fascismo fino a sciogliersi nel 1930. È, quella dell'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo", una storia ancora poco nota proprio perché atipica nel grande mosaico del mo-vimento cattolico italiano, ma è, ovviamente, anche una storia impor-tante per lo sviluppo della scuola e della professionalità dei maestri italiani, di cui quelli cattolici furono una componente fondamentale e spesso culturalmente più consapevole.
Sulla base di una ricca documentazione inedita cinque specialisti ricostruiscono per la prima vol... more Sulla base di una ricca documentazione inedita cinque specialisti ricostruiscono per la prima volta in modo completo il passaggio epocale della scuola trentina dall'Impero austro-ungarico al Regno d'Italia avvenuto durante e dopo la Grande Guerra.

Giuseppe Lombardo-Radice (1879-1938) è uno dei massimi protagonisti della pedagogia italiana del ... more Giuseppe Lombardo-Radice (1879-1938) è uno dei massimi protagonisti della pedagogia italiana del Novecento, al rinnovamento della quale contribuì con opere di larga diffusione come le Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale (1913) e con riviste battagliere quali furono «Nuovi doveri», «Rassegna di pedagogia e politica scolastica», «L'Educazione nazionale». Giovanni Gentile lo volle a capo della direzione generale dell'istruzione elementare negli anni della riforma scolastica.
Questo volume, presentando un'ampia raccolta di documenti inediti custoditi presso l'archivio del Museo della Scuola e dell'Educazione «Mauro Laeng» di Roma, si concentra sull'impegno di Lombardo-Radice per far conoscere le sue proposte pedagogiche anche nelle province di lingua italiana soggette all'Austria, coltivando una fitta rete di corrispondenze con i docenti di Trieste e dell'Istria, i quali influenzarono alcune sue posizioni a proposito della necessità d'infondere alla scuola uno spirito più decisamente nazionale, poi confermate durante la partecipazione diretta alla Grande Guerra.
Particolare spazio è riservato alle lettere che gli scrisse il poeta Biagio Marin (1891-1985), tra il 1919 e il 1921 professore di letteratura italiana e pedagogia all'istituto magistrale di Gorizia.

Le “ultime trincee” del primo conflitto mondiale furono le scuole, nelle quali lo Stato italiano ... more Le “ultime trincee” del primo conflitto mondiale furono le scuole, nelle quali lo Stato italiano si impegnò, con alterni risultati, per controllare la cultura, le opinioni, la vita materiale delle famiglie e delle comunità nei territori acquisiti.
Questa ricerca sull’istruzione nelle nuove provincie nazionali all’indomani della Grande Guerra fornisce elementi di comprensione su passaggi storici fondamentali, tra la fine dell’Italia liberale e l’avvento del fascismo: la prima guerra
mondiale come “prova di maturità” per l’Italia; la questione dei confini; l’organizzazione delle scuole in Trentino e nella Venezia Giulia; l’eredità della scuola austriaca; l’educazione degli insegnanti; il rapporto tra scuola, religione e cultura popolare. Nella terza parte, molto più di un’appendice, si presentano episodi della vita politica e sociale della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia ricostruiti da fondi d’archivio: vicende emblematiche vissute dai protagonisti di ogni decisione politica: i cittadini, il popolo, i maestri, anche i più umili.

Dalla lotta politica in difesa dell'italianità a una proposta di normalizzazione e di allargament... more Dalla lotta politica in difesa dell'italianità a una proposta di normalizzazione e di allargamento della base democratica alle sinistre ed alla minoranza slovena. Questi, in sintesi, i compiti che si assunse la Democrazia cristiana nel corso dei primi vent'anni della sua azione di governo a Trieste, dal 1945 al 1965: si trattò di un'evoluzione culturale netta, ma che non avvenne d'improvviso, maturando invece progressivamente, e non senza contraddizioni. Tale dibattito trovò ampio spazio sul settimanale diocesano “Vita Nuova”, cui il presente lavoro ricorre per la prima volta quale fonte primaria per ricostruire le tappe del travagliato percorso politico e generazionale interno non solo al partito, ma al più complesso mondo cattolico triestino. Prendono forma attraverso le pagine del giornale, i profili dei protagonisti e dei comprimari di quell'epoca, gli scontri, le opposizioni interne, il ruolo dell'ordinariato diocesano, il complesso sistema del collateralismo.
Dall'introduzione dell'autore:
[…] Fin dall’inizio della sua esperienza, nel 1920, per ragioni peculiari legate alla natura del territorio di diffusione, «Vita Nuova» si propose ai lettori non come la voce ufficiale della Curia, come semplice bollettino diocesano, ma come una particolare espressione della Chiesa triestina e istriana. «È il foglio di una parte della popolazione cattolica» ha scritto al riguardo Liliana Ferrari: «Non è (e non aspira ad essere) il giornale “della” diocesi, ufficialmente plurilingue e con una curia che continua a essere capeggiata da vescovi non italiani. Possiamo definirlo un giornale di partito o di movimento». La situazione naturalmente mutò assai nei decenni successivi, soprattutto in virtù dell’evoluzione del contesto politico, ma si può con buona sicurezza affermare che «Vita Nuova» godette sempre di una certa autonomia. Solo per fare un esempio, anche un vescovo tradizionalmente definito – a torto o a ragione – accentratore e autoritario come mons. Antonio Santin, permise a don Edoardo Marzari, direttore nel 1938-39, di criticare apertamente alcune iniziative del regime fascista o consentì – come andremo a raccontare – negli anni Cinquanta a due giovani dossettiani di condurre il giornale su posizioni di inedita apertura a sinistra.
Papers by Andrea Dessardo
EducaA, 2024
We are going through a time of transition, a change of epoch symbolically started with the attack... more We are going through a time of transition, a change of epoch symbolically started with the attacks of September 11 th 2001, that is perhaps declaring the end of post-modern. While the latter was characterised by nihilism and lack of clear targets, the time that is being outlined seems instead to claim for a new axiology, as the previous moral apathy was no more sustainable. Our society is more worried by the need of protection and control, and invokes for limiting freedom in order to guarantee security. This general perspective has unavoidable consequences also in education, that is maybe experiencing a quick change of paradigm. The present essay tries to outline this new trend, particularly through the analysis of some recent books for children.

Pagine giovani, 2024
Alberto Manzi, nei primi anni della sua carriera di scrittore per ragazzi e prima di ottenere la ... more Alberto Manzi, nei primi anni della sua carriera di scrittore per ragazzi e prima di ottenere la notorietà televisiva, fu anche collaboratore, negli anni Cinquanta, de «Il Vittorioso», fortunata rivista per ragazzi promossa dalla Gioventù italiana di Azione cattolica. Il suo contributo fu perlopiù limitato alla divulgazione scientifica, ma offrì anche prove di giornalismo d'inchiesta e di letteratura in alcuni reportage. Tale sua collaborazione, tuttavia, risulta poco nota e appare, rileggendola oggi, non pienamente approfondita. Parole chiave: «Il Vittorioso»; riviste per ragazzi; divulgazione scientifica; America Latina; anni Cinquanta. ENCOUNTERS WITH NATURE, ENCOUNTERS WITH LIFE. ALBERTO MANZI COLLABORATOR OF «IL VITTORIOSO» In the first years of his career as author for the young and before achieving the celebrity on television, Alberto Manzi was also, in the Fifties, freelance of «Il Vittorioso» ["The Victorious"], a successful magazine promoted by the Italian Youth of Catholic Action. His contribution was mostly limited to scientific divulgation, but he offered also essays of journalistic inquiry and literature in some reports. This collaboration, however, is unacknowledged and seems, read today, not completely developed.
The law 477/1973 was approved in a moment in which the Italian catholic society was facing a hard... more The law 477/1973 was approved in a moment in which the Italian catholic society was facing a hard inner crisis, emerged in the post-Council season: the Catholic Action, the Italian catholic laity biggest aggregation, suffered a drastic drop in affiliations and its choice to give up the political side mobilisation was subject of incomprehensions and conflicts, that divided catholic people into tendencies, both expressions of different ways to live their faith witness and of different political positions. The collegial boards elections made evident these cleavages also in school.
Scholé, 2022
In questa stessa rubrica, sul secondo numero di «Scholé» del 2019 2 , commentammo le mosse del qu... more In questa stessa rubrica, sul secondo numero di «Scholé» del 2019 2 , commentammo le mosse del quarto governo Merkel e della sua ministra della Formazione e della Ricerca Anja Karliczek, concentrandoci sul punto critico per cui la scuola, in Germania, rimane, per dettato costituzionale, materia d'esclusiva competenza regionale, mentre il governo federale-come infatti si evince dal nome stesso del Ministero-s'occupa direttamente solo d'istruzione superiore e di formazione professionale 3. Tuttavia sottolineavamo già allora l'obiettivo di aumentare la collaborazione tra i due livelli di governo, soprattutto per via amministrativa, al fine di garantire un percorso formativo-e quindi

Lubelski Rocznik Pedagogiczny, 2022
Introduction: The paper analyses some children's books printed in Italy in the last two years in ... more Introduction: The paper analyses some children's books printed in Italy in the last two years in order to tell and explain to children the COVID-19 pandemic, assuming that the national case could be compared or generalized to the publishing markets of other countries. The starting hypothesis was that our time is characterized by a deep change in grounding values. Research Aim: The research aims to identify the recurrent themes offered to the attention of children during the pandemic, trying to understand on which ideas of society and human coexistence they are conceived. Method: The research has been carried out by reading the main children's books published on the pandemic issue and considering the national simultaneous political and cultural debate on the measures adopted to contain the virus spreading. Results: With some remarkable exceptions, children's books were strictly focused on health aspects and on the contagion prevention, rather than on more educational matters, often ignoring the youngsters' sufferance of the two last years, when children were not allowed to go to school, to meet friends and to have a normal social life. Conclusions: The analysis seems to confirm the starting hypothesis of a deep change in common sense and in the main values. The pandemic is maybe the turning point of a historical process which started on September 11, 2001, that I suggest to connect to the concept of "hyper-modern", introduced in the early hyper 2000s to signaling the running out of the post-modernist point of view.
Archiwa, Biblioteki i Muzea Kościelne
With a more attentive and more laical reinterpretation of biographies of St Louis Scrosoppi, a Fr... more With a more attentive and more laical reinterpretation of biographies of St Louis Scrosoppi, a Friulian priest who lived in the 19th century and was canonized by Pope John Paul II, the paper explains how the development of the congregation of St Cajetan Thiene’s Sisters of Providence – which he established – was due more to geopolitical reasons and the efforts of Udine archbishop Andrea Casasola than to St Louis’ activism, as has so far been attested. Moreover, St Louis Scrosoppi’s peculiar concern for troubled girls is most likely connected to this part of his life that has barely been examined by historiographers.
Gli Argonauti. Rivista di Studi Storico-Educativi e Pedagogici, 2022
li Argonauti è una rivista semestrale pubblicata dall'Università degli Studi di Messina, in forma... more li Argonauti è una rivista semestrale pubblicata dall'Università degli Studi di Messina, in formato elettronico open access, peer-reviewed, che accoglie contributi su tematiche di interesse storico-educativo e pedagogico. Le ricerche, gli studi ed i saggi critici che la rivista ospita riguardano prevalentemente la storia della scuola, delle istituzioni e delle pratiche educative nonché lo sviluppo storico della riflessione e della ricerca pedagogica nell'età moderna e contemporanea, con particolare attenzione ai mezzogiorni, alle aree di confine ed a quelle periferiche, anche in ottica comparata.

Gli Argonauti. Rivista di studi storico-educativi e pedagogici, 2022
Don Luigi Sturzo fu per quasi cinque anni, tra il 1912 e il 1917, presidente della Federazione si... more Don Luigi Sturzo fu per quasi cinque anni, tra il 1912 e il 1917, presidente della Federazione siciliana dell’Associazione magistrale “Nicolò Tommaseo”,
che riuniva i maestri cattolici italiani.
Quest’esperienza, finora pressoché ignorata dalla storiografia, si rivela assai interessante non solo perché permise al sacerdote di prendere
consapevolezza delle necessità della scuola italiana, ma anche per il carattere fortemente politico che all’associazione magistrale aveva dato il suo presidente nazionale Giuseppe Micheli, in anni in cui i cattolici italiani non erano ancora riuniti in un partito, poi fondato da don Luigi Sturzo nel 1919.
Father Luigi Sturzo has been, from 1912 to 1917, the president of the Association “Nicolò Tommaseo” Sicilian Federation, which used to connect Italian catholic teachers. This experience, as yet almost ignored in historiography, reveals itself very interesting not only because it permitted the priest to become aware of Italian school system needs, but also beacuse of the strongly political disposition the teachers’ association was given by its national president Giuseppe Micheli, in a time when Italian Catholics were not yet united in a party, then established by Father Luigi Sturzo in 1919.
Qualestoria n. 1, 2021
A forgotten event re-emerged from the archives: The resignation of the Civilian General Commissio... more A forgotten event re-emerged from the archives: The resignation of the Civilian General Commissioner for the Julian March Augusto Ciuffelli The historiography has for long time ignored the resignation of the Civilian General Commissioner for the Julian March Augusto Ciuffelli, who left his office after four months only at the beginning of December 1919. The archival research proves that the reason of his resignation was his decision to cancel the religious teaching in public schools, breaking the Austrian law still in force. The reaction of the population shows its loyalty to the Habsburg heritage, even when supporting the union to Italy.
In S. Polenghi, F. Cereda, P. Zini (a cura di), La responsabilità della pedagogia nelle trasforma... more In S. Polenghi, F. Cereda, P. Zini (a cura di), La responsabilità della pedagogia nelle trasformazioni dei rapporti sociali. Storia, linee di ricerca e prospettive, Pensa Multimedia, Lecce-Rovato (BS) 2021, pp. 946-953.
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Books by Andrea Dessardo
In essa – in particolare nell’istruzione professionale, campo in cui i cattolici furono all’avanguardia - don Luigi Sturzo vedeva uno strumento privilegiato per l’elevazione delle classi subalterne e uno spazio di libertà da difendere dall’invadenza dello Stato. Nella scuola insomma andavano a incontrarsi le principali battaglie del popolarismo: l’autonomia municipale, il sostegno alle classi più povere, la difesa della libertà religiosa.
Questo libro mette in luce il maturare di tale consapevolezza nella vicenda biografica e negli scritti di don Luigi Sturzo, dagli anni in cui fu prima studente e poi insegnante di seminario, fino a quando, ormai anziano, intervenne a proposito del dibattito in corso all’Assemblea costituente, passando per il periodo della segreteria del PPI e per il lungo tempo trascorso in esilio.
Pochi tra i suoi biografi hanno ricordato che tra il 1912 e il 1917 era stato presidente regionale della “Nicolò Tommaseo” siciliana, l’associazione dei maestri cattolici, e che fu a capo del Segretariato “Pro Schola” dell’Unione popolare e membro del Consiglio provinciale scolastico di Catania, maturando così una diretta conoscenza dei problemi della scuola italiana.
Questo volume, presentando un'ampia raccolta di documenti inediti custoditi presso l'archivio del Museo della Scuola e dell'Educazione «Mauro Laeng» di Roma, si concentra sull'impegno di Lombardo-Radice per far conoscere le sue proposte pedagogiche anche nelle province di lingua italiana soggette all'Austria, coltivando una fitta rete di corrispondenze con i docenti di Trieste e dell'Istria, i quali influenzarono alcune sue posizioni a proposito della necessità d'infondere alla scuola uno spirito più decisamente nazionale, poi confermate durante la partecipazione diretta alla Grande Guerra.
Particolare spazio è riservato alle lettere che gli scrisse il poeta Biagio Marin (1891-1985), tra il 1919 e il 1921 professore di letteratura italiana e pedagogia all'istituto magistrale di Gorizia.
Questa ricerca sull’istruzione nelle nuove provincie nazionali all’indomani della Grande Guerra fornisce elementi di comprensione su passaggi storici fondamentali, tra la fine dell’Italia liberale e l’avvento del fascismo: la prima guerra
mondiale come “prova di maturità” per l’Italia; la questione dei confini; l’organizzazione delle scuole in Trentino e nella Venezia Giulia; l’eredità della scuola austriaca; l’educazione degli insegnanti; il rapporto tra scuola, religione e cultura popolare. Nella terza parte, molto più di un’appendice, si presentano episodi della vita politica e sociale della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia ricostruiti da fondi d’archivio: vicende emblematiche vissute dai protagonisti di ogni decisione politica: i cittadini, il popolo, i maestri, anche i più umili.
Dall'introduzione dell'autore:
[…] Fin dall’inizio della sua esperienza, nel 1920, per ragioni peculiari legate alla natura del territorio di diffusione, «Vita Nuova» si propose ai lettori non come la voce ufficiale della Curia, come semplice bollettino diocesano, ma come una particolare espressione della Chiesa triestina e istriana. «È il foglio di una parte della popolazione cattolica» ha scritto al riguardo Liliana Ferrari: «Non è (e non aspira ad essere) il giornale “della” diocesi, ufficialmente plurilingue e con una curia che continua a essere capeggiata da vescovi non italiani. Possiamo definirlo un giornale di partito o di movimento». La situazione naturalmente mutò assai nei decenni successivi, soprattutto in virtù dell’evoluzione del contesto politico, ma si può con buona sicurezza affermare che «Vita Nuova» godette sempre di una certa autonomia. Solo per fare un esempio, anche un vescovo tradizionalmente definito – a torto o a ragione – accentratore e autoritario come mons. Antonio Santin, permise a don Edoardo Marzari, direttore nel 1938-39, di criticare apertamente alcune iniziative del regime fascista o consentì – come andremo a raccontare – negli anni Cinquanta a due giovani dossettiani di condurre il giornale su posizioni di inedita apertura a sinistra.
Papers by Andrea Dessardo
che riuniva i maestri cattolici italiani.
Quest’esperienza, finora pressoché ignorata dalla storiografia, si rivela assai interessante non solo perché permise al sacerdote di prendere
consapevolezza delle necessità della scuola italiana, ma anche per il carattere fortemente politico che all’associazione magistrale aveva dato il suo presidente nazionale Giuseppe Micheli, in anni in cui i cattolici italiani non erano ancora riuniti in un partito, poi fondato da don Luigi Sturzo nel 1919.
Father Luigi Sturzo has been, from 1912 to 1917, the president of the Association “Nicolò Tommaseo” Sicilian Federation, which used to connect Italian catholic teachers. This experience, as yet almost ignored in historiography, reveals itself very interesting not only because it permitted the priest to become aware of Italian school system needs, but also beacuse of the strongly political disposition the teachers’ association was given by its national president Giuseppe Micheli, in a time when Italian Catholics were not yet united in a party, then established by Father Luigi Sturzo in 1919.
In essa – in particolare nell’istruzione professionale, campo in cui i cattolici furono all’avanguardia - don Luigi Sturzo vedeva uno strumento privilegiato per l’elevazione delle classi subalterne e uno spazio di libertà da difendere dall’invadenza dello Stato. Nella scuola insomma andavano a incontrarsi le principali battaglie del popolarismo: l’autonomia municipale, il sostegno alle classi più povere, la difesa della libertà religiosa.
Questo libro mette in luce il maturare di tale consapevolezza nella vicenda biografica e negli scritti di don Luigi Sturzo, dagli anni in cui fu prima studente e poi insegnante di seminario, fino a quando, ormai anziano, intervenne a proposito del dibattito in corso all’Assemblea costituente, passando per il periodo della segreteria del PPI e per il lungo tempo trascorso in esilio.
Pochi tra i suoi biografi hanno ricordato che tra il 1912 e il 1917 era stato presidente regionale della “Nicolò Tommaseo” siciliana, l’associazione dei maestri cattolici, e che fu a capo del Segretariato “Pro Schola” dell’Unione popolare e membro del Consiglio provinciale scolastico di Catania, maturando così una diretta conoscenza dei problemi della scuola italiana.
Questo volume, presentando un'ampia raccolta di documenti inediti custoditi presso l'archivio del Museo della Scuola e dell'Educazione «Mauro Laeng» di Roma, si concentra sull'impegno di Lombardo-Radice per far conoscere le sue proposte pedagogiche anche nelle province di lingua italiana soggette all'Austria, coltivando una fitta rete di corrispondenze con i docenti di Trieste e dell'Istria, i quali influenzarono alcune sue posizioni a proposito della necessità d'infondere alla scuola uno spirito più decisamente nazionale, poi confermate durante la partecipazione diretta alla Grande Guerra.
Particolare spazio è riservato alle lettere che gli scrisse il poeta Biagio Marin (1891-1985), tra il 1919 e il 1921 professore di letteratura italiana e pedagogia all'istituto magistrale di Gorizia.
Questa ricerca sull’istruzione nelle nuove provincie nazionali all’indomani della Grande Guerra fornisce elementi di comprensione su passaggi storici fondamentali, tra la fine dell’Italia liberale e l’avvento del fascismo: la prima guerra
mondiale come “prova di maturità” per l’Italia; la questione dei confini; l’organizzazione delle scuole in Trentino e nella Venezia Giulia; l’eredità della scuola austriaca; l’educazione degli insegnanti; il rapporto tra scuola, religione e cultura popolare. Nella terza parte, molto più di un’appendice, si presentano episodi della vita politica e sociale della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia ricostruiti da fondi d’archivio: vicende emblematiche vissute dai protagonisti di ogni decisione politica: i cittadini, il popolo, i maestri, anche i più umili.
Dall'introduzione dell'autore:
[…] Fin dall’inizio della sua esperienza, nel 1920, per ragioni peculiari legate alla natura del territorio di diffusione, «Vita Nuova» si propose ai lettori non come la voce ufficiale della Curia, come semplice bollettino diocesano, ma come una particolare espressione della Chiesa triestina e istriana. «È il foglio di una parte della popolazione cattolica» ha scritto al riguardo Liliana Ferrari: «Non è (e non aspira ad essere) il giornale “della” diocesi, ufficialmente plurilingue e con una curia che continua a essere capeggiata da vescovi non italiani. Possiamo definirlo un giornale di partito o di movimento». La situazione naturalmente mutò assai nei decenni successivi, soprattutto in virtù dell’evoluzione del contesto politico, ma si può con buona sicurezza affermare che «Vita Nuova» godette sempre di una certa autonomia. Solo per fare un esempio, anche un vescovo tradizionalmente definito – a torto o a ragione – accentratore e autoritario come mons. Antonio Santin, permise a don Edoardo Marzari, direttore nel 1938-39, di criticare apertamente alcune iniziative del regime fascista o consentì – come andremo a raccontare – negli anni Cinquanta a due giovani dossettiani di condurre il giornale su posizioni di inedita apertura a sinistra.
che riuniva i maestri cattolici italiani.
Quest’esperienza, finora pressoché ignorata dalla storiografia, si rivela assai interessante non solo perché permise al sacerdote di prendere
consapevolezza delle necessità della scuola italiana, ma anche per il carattere fortemente politico che all’associazione magistrale aveva dato il suo presidente nazionale Giuseppe Micheli, in anni in cui i cattolici italiani non erano ancora riuniti in un partito, poi fondato da don Luigi Sturzo nel 1919.
Father Luigi Sturzo has been, from 1912 to 1917, the president of the Association “Nicolò Tommaseo” Sicilian Federation, which used to connect Italian catholic teachers. This experience, as yet almost ignored in historiography, reveals itself very interesting not only because it permitted the priest to become aware of Italian school system needs, but also beacuse of the strongly political disposition the teachers’ association was given by its national president Giuseppe Micheli, in a time when Italian Catholics were not yet united in a party, then established by Father Luigi Sturzo in 1919.
“Nicolò Tommaseo” and analysing the different opinions emerged inside of it facing up the
law proposal to transfer the administration of elementary schools to the State, the paper
observes the gradual acceptance by the Italian catholic of the structures of the State, point-
ing out the gap between the elite and the popular base of teachers’ catholic associationism.
among primary school teachers and for the pedagogic and didactic focalisation, sets some questions about
the development of that civic and political skills, which, because of their nature, cannot be considered by the
studies curriculum in Primary Education Sciences, even if they are ever more requested to teachers,
considered as the connection among school, families and the society.
» wrote Scipio Slataper, one of the most interesting and shrewd
writers from Trieste at the beginning of 20th century, reflecting
about some deep contradictions of its town politics and economics.
Nationality and economics seemed to be in opposition in that multicultural
town: its bourgeoisie was mostly linked culturally to Italy,
but the development and the wealth of Trieste depended on the
integrity of the Austrian–Hungarian empire, of whom it was the
biggest harbour and the fourth city by inhabitants. This contradiction
was mirrored also in middle schools. Family had to choose
for their children between “national” schools (the Italian language
communal gymnasiums and technical institutes) and the schools
that permitted a more probable access to the State administration:
the German Staatsgymnasium and the Realschule. The Italian gymnasium
was founded in 1856 by the Municipality of Trieste as a
challenge against the Government, which did not provide so far for
the higher education in the mother tongue. From the beginning
it was characterized by fervid nationalism, that intensified in the
first years of 20th century, when in the city, due to the rapidly increasing
industrialization, the national struggle between Italians and
Slovenes, involving Germans too, got even worse and harsher. This
accentuation of Italian characterization of bourgeoisie is evident in
school attendance. In 1890 the 39,2% of students attending the first
class at the Staatsgymnasium were Italians (the remaining ones were
not only Germans, but especially Slovenians and students from all
the empire provinces), 113 boys. Twenty years later, in 1910, they were only 70, the 21,9%. But in the same time, Slovenian students
grew up from 20% to about 50%. In that years Italians preferred
always more to give their children a national education instead to
offer them the possibility to have a career in Hapsburg bureaucracy.
This is, at the moment, a hypothesis, which need to be confirmed,
but it seems to be fruitful in studying the educational strategies of
the elites in a contrasting multicultural contest.