Papers by Tatiana Calmasini

5 L'essere cittadini di Stati nemici, come si vedrà in seguito, veniva poi considerata un'aggrava... more 5 L'essere cittadini di Stati nemici, come si vedrà in seguito, veniva poi considerata un'aggravante in quanto, anche solo a causa di ciò, ci si rendeva sospettabili di spionaggio ai danni dell'Italia. 6 Cfr. i lavori di Giovanna Procacci: Dalla rassegnazione alla rivolta. Mentalità e comportamenti popolari nella Grande Guerra, Roma, Bulzoni, 1999; Warfarewelfare. Intervento dello Stato e diritti dei cittadini (1914-18), Roma, Carocci, 2013; Stato di guerra, regime di eccezione e violazione delle libertà. Le guerre mondiali in Asia orientale e in Europa. Violenza, collaborazionismi, propaganda, a cura di B.Bianchi, L. De Giorgi, G. Samarani, Milano, UNICOPLI, pp. 33-52; La società come una caserma. La svolta repressiva degli anni di guerra, in La violenza contro la popolazione civile nella grande guerra. Deportati, profughi, internati, a cura di Bruna Bianchi, Milano, UNICOPLI, 2006, pp. 283-304; Le limitazioni dei diritti di libertà nello stato liberale: il Piano di Difesa (1904Difesa ( -1935, l'internamento dei cittadini nemici e la lotta ai «nemici interni» (1915)(1916)(1917), in «Quaderni fiorentini. Per la storia del pensiero giuridico moderno», n. 38 Tomo 1 (2009), pp. 601-652; La giustizia militare e la società civile nel primo conflitto mondiale, in Fonti e problemi per la storia della giustizia militare, a cura di N. Labanca e P. Rivello, Torino, Giappichelli, 2004, pp. 187-215; L'internamento di civili in Italia durante la prima guerra mondiale, in «DEP -Deportate, Esuli e Profughe» n. 5/6, dicembre 2006, pp. 33-66. 7 Cfr. i lavori di Bruna Bianchi: La violenza contro la popolazione civile nella grande guerra. Deportati, profughi, internati, Milano, UNICOPLI, 2006; Cittadini stranieri di nazionalità nemica. Internamenti, espropri, espulsioni (1914-1920. Bibliografia, in «DEP -Deportate, Esuli e Profughe», n. 5/6, dicembre 2006, pp. 323-358; La protesta popolare nel Polesine durante la guerra, in Berti Giampietro (a cura di), Nicola Badaloni, Gino Piva e il socialismo padano veneto; atti del XX Convegno di studi storici: Rovigo, Palazzo Roncale, 16-17 novembre 1996, Rovigo, Minelliana, 1997; Crescere in tempo di guerra. Il lavoro e la protesta dei ragazzi in Italia (1915, Venezia, Cafoscarina, 1995. strettamente a quella delle sorti a cui andarono incontro altre «vittime dimenticate» come, ad esempio, i civili nemici deportati dai territori occupati, le minoranze etniche sospettate di scarsa lealtà dai governi stessi o, ancora, i rifugiati e i profughi costretti a vivere in campi nelle parti non occupate dei loro paesi, e su cui si concentrano molti degli studi comparsi a livello internazionale negli ultimi anni.

L'importante ruolo che le scritture di viaggio di mano femminile rivestono all'interno della lett... more L'importante ruolo che le scritture di viaggio di mano femminile rivestono all'interno della letteratura odeporica è stato compreso solo in tempi recenti, quando studiosi e critici hanno iniziato a dedicare le loro attenzioni anche a questa tipologia di testi. I resoconti delle viaggiatrici si dimostrano infatti capaci di mettere in luce aspetti inediti dei luoghi visitati e di proporre ai lettori una prospettiva differente e, per certi versi, complementare a quella maschile. A tale proposito, Luca Clerici, nella prefazione al volume Spazi Segni Parole -che propone interessanti, e talvolta poco conosciuti, profili di viaggiatrici dell'Ottocento e del Novecento italiano -scrive: "Proprio proiettando le caratteristiche del viaggio al femminile e delle sue protagoniste su quelle dei colleghi maschi -per differentiam ma pure per analogia -emergono alcune significative specificità, non di carattere "antropologico", ideologico e prospettico […], ma piuttosto sociale, motivazionale ed espressivo, nonché relative al circuito della comunicazione istituito dalle loro testimonianze." 1 Muovendo da queste considerazioni e premettendo la vastità dell'argomento, si prenderanno qui in esame tre testi odeporici di tre diverse viaggiatrici italiane e distribuiti lungo un arco temporale che va dalla metà dell'Ottocento agli anni 60 del Novecento, cercando di evidenziarne le molteplici particolarità in quanto scritti di viaggio "al femminile". Questo comunque non dimenticando la primaria necessità di contestualizzare le opere e i viaggi, nello spazio e nel tempo, e di considerare inoltre la personalità specifica di ogni autrice.

Negli ultimi anni alcuni storici hanno iniziato a percorrere una strada ancora poco considerata d... more Negli ultimi anni alcuni storici hanno iniziato a percorrere una strada ancora poco considerata dai loro colleghi e, in generale, dalla storiografia; una strada che consente di demolire l'idea e la percezione -ancora oggi dominante -che quando c'è una guerra, allora si può parlare di storia, mentre quando c'è pace no, o almeno non a pieno titolo. Di conseguenza, l'approccio alternativo proposto prevede di non considerare più le guerre come dei discriminanti che scandiscono le varie fasi storiche e, contemporaneamente, si assume l'incarico di non tralasciare più la pace dalla propria analisi. La pace, tuttavia, non è da intendersi come un dono del cielo, una fortuna o, peggio, un vero e proprio vuoto tra una guerra e l'altra, bensì va considerata in qualità di fondamentale risultato dell'attività e della cooperazione tra esseri umani: anzi, la pace è proprio questa operazione di lavorio incessante.
Il seguente elaborato mira ad approfondire uno dei molteplici aspetti del pensiero di Tolstoj, il... more Il seguente elaborato mira ad approfondire uno dei molteplici aspetti del pensiero di Tolstoj, il ripudio verso qualsiasi forma di violenza, che è parte della sua più ampia riflessione sulla religione. Il rifiuto della violenza in Tolstoj è totale e radicale: vale non solo nei confronti degli uomini, ma in generale verso tutti gli esseri viventi, umani e non. Da qui, e da un grande sentimento di compassione verso gli animali, le creature più indifese di fronte alla crudeltà umana, deriva la sua scelta di non cibarsi più di carne.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nell'agosto del 1914, e ancor più la decisione dell'Itali... more Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nell'agosto del 1914, e ancor più la decisione dell'Italia di prenderne parte l'anno successivo, persuase le donne italiane ad assumere una posizione riguardo a tale grave avvenimento. Quest'ultimo, fatto squisitamente politico e perciò prerogativa indiscussa degli uomini. Mai prima di allora si era verificata una simile circostanza, nemmeno in rapporto alla scottante tematica del diritto di voto, che aveva interessato unicamente i gruppi di suffragette e di femministe. Questo perché il conflitto che si prospettava era di una tale gravità e globalità, tanto da essere denominato dai contemporanei 'grande guerra', che nessuno, nemmeno le donne, poteva rimanere in silenzio. Di fronte al dramma che stava per consumarsi e del quale sembrarono essere coscienti fin da subito, a differenza invece della classe dirigente al governo, le donne passarono all'azione. Accomunate dalla volontà di intervenire e di dare il proprio apporto al nuovo quadro politico creatosi, il loro atteggiamento nei confronti del conflitto, nello specifico, variava però a seconda della classe sociale di appartenenza o dello schieramento politico a cui aderivano.
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