Papers by Maurizio Giusto

Per una riflessione elementare e specifica sullo spazio architettonico.
il dono della percezione ... more Per una riflessione elementare e specifica sullo spazio architettonico.
il dono della percezione della luce sembra il principale mezzo attraverso il quale percepiamo lo spazio e i suoi parenti: volume superficie colore linea eccetera .
In realtà non abbiamo necessariamente bisogno dell'organo di senso primario (?) ovvero della vista per percepire lo spazio. Anzi.
Con questo non mi riferisco solo alla percezione mediata di sensi contigui, un cieco può avere una percezione ed una consapevolezza dello spazio anche maggiore di chi pur dotato dell'aiuto della luce guarda ma non "vede",!!
Così come un sordo può percepire l'armonia o il ritmo musicale semplicemente attraverso il tatto o semplicemente leggendo uno spartito. !!!
Intendo dire che lo spazio ha valenze conoscitive che vanno oltre e prescindono dai sensi primariamente coinvolti o supplenti. (pianta e prospetto sono anch'essi sparti, per chi sa leggerli )
Parlare di spazio significa essere consci che , come il tempo esso in qualche modo ci precede, non solo concettualmente o come categoria kantiana
è piuttosto di un bisogno psicofisico, una nostra emanazione, una sorta di noumeno... o, per meglio dire, l'ambito fenomenico che ospita la nostra necessità di costruire o scegliere o evolvere il "nostro spazio"
(attenzione qui dovrebbe esser chiaro che nel suo noumeno Kant parla d'altro).
Mi spiego, quando un cane o un uomo marcano per così dire il territorio non hanno lo stesso intento costruttivo e combattivo evolutivo di quando scelgono il colore di un cappello
(a meno che non sia uno di quei 6 del "pensare laterale" di De Bono).
Vale dire che se una creatura conquista uno spazio e ne esercita il possesso e il presidio lo stesso grado di disponibilità totale ed esclusiva non può pretendersi per il colore giallo del suo cappello.
Non si va dal notaio per poter essere proprietari dalla proprietà di un cappello di essere giallo.
Certo si potrebbe dire rovesciando i termini che oggi un colore potrebbe essere protetto da brevetto ed essere più presidiabile di un piccolo ranch che il cow boy vede come coronamento del sogno americano e il più delle volte come Mosè non vedrà mai. S
enza parlare poi dell'aleatorietà utopica del cosmopolitismo.
Tornando sui binari e semplificando: casa mia ,posso dire che è mia, non lo stesso posso dire di un generico cubo o sfera di un angolo retto o acuto o del colore rosso sebbene Tiziano col suo "rosso Tiziano" pare l'eccezione che conferma la regola.
In realtà si tratta di una meta-proprietà ovvero data considerazione che ogni singola appropriazione di forme elementari universali è episodica e non oggettiva e non può prescindere da un tessuto di condivisione .
(il socialwebsharing ne è un paradigma)
Per lo spazio l'appropriazione (da cui il concetto di confine) avviene come presidio di un sottoinsieme isolato distinto.
Nel caso del colore più che di appropriazione, si tratta di adozione che non può prescindere dalla universalità e trasversalità del colore:
E'
di fatto un condominio, un condomino simbolico per giunta.
Viceversa la singolarità e il primato percettivo dello spazio è che esso non solo si percepisce e ci avvolge come luce suono profumo superficie e aroma...
Lo spazio si Occupa e ci occupa.
Direte voi, a cosa ci conducono queste considerazioni apparentemente astratte intorno ad una riflessione primaria e antropologica sullo spazio?
Cambiano tutto.
Il Partenone è di tutti.
Quindi anche mio?
Non proprio...
cosa percepisco al suo cospetto?
cosa capisco?
cosa provo
Immaginate cosa provava invece chi vi entrava sapendo di averne l'esclusivo privilegio
Eppure molti vi entravano e moltissimi oggi calpestano i suoi resti...
Si badi bene esse considerazioni valgono per tutto lo spazio ... interiore esteriore, psichico e fisico, compreso quello cosmico, sebbene per i limiti postimi nel delimitare il perimetro di questo studio, pur non tralasciando ogni apporto disciplinare socio-psico-peda-antropologico neuroscientifico e finanche filosofico, mi interesseranno le ricadute specifiche dello spazio architettonico, la sua lettura ed interpretazione anche a prescindere ove occorra da esigenze funzionali, religiose, storiche, estetiche, costruttivo-teclologiche, quando non funzionali ad una analisi se vogliamo strutturale.
Insomma si vorrebbe analizzare l'esperienza spaziale con un approccio elementare e primario avulso da ogni categorizzazione accumulata nella storiografia e in altre discipline concorsuali sull'architettura.
Non avremo però la stoltezza di ignorare tutto il sapere dei giganti sulle spalle dei quali sediamo, non possiamo ignorare, l'Alberti, Bruno Zevi,Ledoux, Le Corbusier, Piranesi, Borromini, Brunelleschi e compagnia bella, e ci sarà utilissimo l'erudito lessico e la magia descrittiva di un Gillo Dorfles.
Si tratta di utilizzare la cultura architettonica accumulata nei secoli come sentieri tematici di lavoro ...mai come dogmi ...
Riducendo i costrutti più efficaci ai minimi termini, raggiungendo un linguaggio finalmente universale e non specialistico.
Raccontare l'emozione spaziale di una cattedrale o dell'abitacolo di un 747 o delle rovine di un tempio greco, con l'ambizione di distinguerli e valutarli
ad un linguaggio pareggiato con l'uomo comune, senza incrostatzioni.
Lo spazio può essere più eccitante di un buon risotto.
Il fatto è che finora pochi di noi sono educati a gustarlo e giudicarlo con la stessa facilità di un risotto perchè privi di strumenti sovrastrutturali e specialistici.
Sembrerà un paradosso partire con questa premessa (diciamolo pure complessa) e puntare ad un pensiero e un modello analitico dello spazio comprensibile da tutti eppure...
Sarà uno sforzo titanico (come sempre è) tendere agli elementi alla chiarezza, ed alla semplicità ma vorremmo parlare di spazio architettonico "come mangiamo"
1° postulato
Lo spazio senza tempo è insignificante, il tempo è il sentiero percettivo dello spazio
Kristeller/Garin/Burkardt a confronto
Drafts by Maurizio Giusto

Chissà forse quella notte all'idroscalo (senza per questo voler dissimulare alcunché su questioni... more Chissà forse quella notte all'idroscalo (senza per questo voler dissimulare alcunché su questioni di ambito sessuale) Pasolini portando a cena quel ragazzo facendogli delle domande indagando sul suo mondo e "sporcandosi" in quel mercato egli cercava nuovamente di capire...o addirittura indagare...... o almeno dirimere le sue contraddizioni e gli altrui dilemmi... e quelli dello stesso fenomeno della prostituzione...
Certo vi'erano altre modalità, altre forme di prudenza, meno pericolose per dare soddisfazione a semplici appetiti o pulsioni...
Ciò in un periodo in cui egli aveva già avuto segnali della sua "scomodità" quando egli cominciava certamente ad avvertire che attorno a lui si tesseva una ragnatela...e che una trappola mortale si stava preparando per lui...
Il Pelosi fu una'esca o addirittura un Giuda... e le circostanze inesplicabili della scena del delitto sembrano proprio suggerire lo svolgersi di una esecuzione capitale e insieme di rito sacrificale ...di un martirio e di una profanazione... dove la vittima si sentiva in qualche modo predestinata...come un agnello sacrificale sull'altare del Male...
Ciò che era chiaro è che non bastava uccidere il corpo di Pasolini ma stigmatizzandolo e schernendolo nella sua "anormalità" "schifosa" si volle delegittimare la sua poesia ... il suo pensiero ... il suo allarme... le sua accuse ... le sue sentenze....vanificandole infangandole...
Come in ogni martirio i carnefici non vi riuscirono.
Teaching Documents by Maurizio Giusto

In determinate condizioni una strategia ed il conseguente piano inteso come sistema integrato di ... more In determinate condizioni una strategia ed il conseguente piano inteso come sistema integrato di azioni specifiche e sinergiche, può essere metaforicamente assimilato ad un circuito elettrico a blocchi, ad esempio quello di un ricevitore televisivo a tubo catodico.
In tale dispositivo, mediante l’antenna, il segnale (o messaggio o grido di battaglia) perviene in forma codificata (strategia) o astratta (radiofrequenza) quindi, all’interno del circuito stesso viene pre-amplificato, decodificato, rimodulato e scisso nei suoi 2 principali canali ad esempio azione o "canale comunicativo testuale" (audio) e azione o "canale commerciale dimostrativo" (video) …
Interessante è notare che la metafora risulta particolarmente efficace e calzante nell’area di output (cinescopio) ove avviene la modulazione del pennello elettronico (messaggio base o segnale portante) che mediante il giogo di deflessione magnetica (bobine poste nel collo del tubo catodico) portano il sistema alla fruizione ottimale del target.
Infatti come l’immagine si forma attraverso la scansione orizzontale e verticale, così l’azione coordinata della forza vendita si manifesta e si sviluppa nelle coordinate topologiche di spazio (aree o regioni) e cronologiche di tempo come le fasi di una campagna vendita (lancio, promozione etc..) o fasi dello stesso disco dimostrativo di vendita (presentazione, illustrazione, motivazione ect)
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Papers by Maurizio Giusto
il dono della percezione della luce sembra il principale mezzo attraverso il quale percepiamo lo spazio e i suoi parenti: volume superficie colore linea eccetera .
In realtà non abbiamo necessariamente bisogno dell'organo di senso primario (?) ovvero della vista per percepire lo spazio. Anzi.
Con questo non mi riferisco solo alla percezione mediata di sensi contigui, un cieco può avere una percezione ed una consapevolezza dello spazio anche maggiore di chi pur dotato dell'aiuto della luce guarda ma non "vede",!!
Così come un sordo può percepire l'armonia o il ritmo musicale semplicemente attraverso il tatto o semplicemente leggendo uno spartito. !!!
Intendo dire che lo spazio ha valenze conoscitive che vanno oltre e prescindono dai sensi primariamente coinvolti o supplenti. (pianta e prospetto sono anch'essi sparti, per chi sa leggerli )
Parlare di spazio significa essere consci che , come il tempo esso in qualche modo ci precede, non solo concettualmente o come categoria kantiana
è piuttosto di un bisogno psicofisico, una nostra emanazione, una sorta di noumeno... o, per meglio dire, l'ambito fenomenico che ospita la nostra necessità di costruire o scegliere o evolvere il "nostro spazio"
(attenzione qui dovrebbe esser chiaro che nel suo noumeno Kant parla d'altro).
Mi spiego, quando un cane o un uomo marcano per così dire il territorio non hanno lo stesso intento costruttivo e combattivo evolutivo di quando scelgono il colore di un cappello
(a meno che non sia uno di quei 6 del "pensare laterale" di De Bono).
Vale dire che se una creatura conquista uno spazio e ne esercita il possesso e il presidio lo stesso grado di disponibilità totale ed esclusiva non può pretendersi per il colore giallo del suo cappello.
Non si va dal notaio per poter essere proprietari dalla proprietà di un cappello di essere giallo.
Certo si potrebbe dire rovesciando i termini che oggi un colore potrebbe essere protetto da brevetto ed essere più presidiabile di un piccolo ranch che il cow boy vede come coronamento del sogno americano e il più delle volte come Mosè non vedrà mai. S
enza parlare poi dell'aleatorietà utopica del cosmopolitismo.
Tornando sui binari e semplificando: casa mia ,posso dire che è mia, non lo stesso posso dire di un generico cubo o sfera di un angolo retto o acuto o del colore rosso sebbene Tiziano col suo "rosso Tiziano" pare l'eccezione che conferma la regola.
In realtà si tratta di una meta-proprietà ovvero data considerazione che ogni singola appropriazione di forme elementari universali è episodica e non oggettiva e non può prescindere da un tessuto di condivisione .
(il socialwebsharing ne è un paradigma)
Per lo spazio l'appropriazione (da cui il concetto di confine) avviene come presidio di un sottoinsieme isolato distinto.
Nel caso del colore più che di appropriazione, si tratta di adozione che non può prescindere dalla universalità e trasversalità del colore:
E'
di fatto un condominio, un condomino simbolico per giunta.
Viceversa la singolarità e il primato percettivo dello spazio è che esso non solo si percepisce e ci avvolge come luce suono profumo superficie e aroma...
Lo spazio si Occupa e ci occupa.
Direte voi, a cosa ci conducono queste considerazioni apparentemente astratte intorno ad una riflessione primaria e antropologica sullo spazio?
Cambiano tutto.
Il Partenone è di tutti.
Quindi anche mio?
Non proprio...
cosa percepisco al suo cospetto?
cosa capisco?
cosa provo
Immaginate cosa provava invece chi vi entrava sapendo di averne l'esclusivo privilegio
Eppure molti vi entravano e moltissimi oggi calpestano i suoi resti...
Si badi bene esse considerazioni valgono per tutto lo spazio ... interiore esteriore, psichico e fisico, compreso quello cosmico, sebbene per i limiti postimi nel delimitare il perimetro di questo studio, pur non tralasciando ogni apporto disciplinare socio-psico-peda-antropologico neuroscientifico e finanche filosofico, mi interesseranno le ricadute specifiche dello spazio architettonico, la sua lettura ed interpretazione anche a prescindere ove occorra da esigenze funzionali, religiose, storiche, estetiche, costruttivo-teclologiche, quando non funzionali ad una analisi se vogliamo strutturale.
Insomma si vorrebbe analizzare l'esperienza spaziale con un approccio elementare e primario avulso da ogni categorizzazione accumulata nella storiografia e in altre discipline concorsuali sull'architettura.
Non avremo però la stoltezza di ignorare tutto il sapere dei giganti sulle spalle dei quali sediamo, non possiamo ignorare, l'Alberti, Bruno Zevi,Ledoux, Le Corbusier, Piranesi, Borromini, Brunelleschi e compagnia bella, e ci sarà utilissimo l'erudito lessico e la magia descrittiva di un Gillo Dorfles.
Si tratta di utilizzare la cultura architettonica accumulata nei secoli come sentieri tematici di lavoro ...mai come dogmi ...
Riducendo i costrutti più efficaci ai minimi termini, raggiungendo un linguaggio finalmente universale e non specialistico.
Raccontare l'emozione spaziale di una cattedrale o dell'abitacolo di un 747 o delle rovine di un tempio greco, con l'ambizione di distinguerli e valutarli
ad un linguaggio pareggiato con l'uomo comune, senza incrostatzioni.
Lo spazio può essere più eccitante di un buon risotto.
Il fatto è che finora pochi di noi sono educati a gustarlo e giudicarlo con la stessa facilità di un risotto perchè privi di strumenti sovrastrutturali e specialistici.
Sembrerà un paradosso partire con questa premessa (diciamolo pure complessa) e puntare ad un pensiero e un modello analitico dello spazio comprensibile da tutti eppure...
Sarà uno sforzo titanico (come sempre è) tendere agli elementi alla chiarezza, ed alla semplicità ma vorremmo parlare di spazio architettonico "come mangiamo"
1° postulato
Lo spazio senza tempo è insignificante, il tempo è il sentiero percettivo dello spazio
Drafts by Maurizio Giusto
Certo vi'erano altre modalità, altre forme di prudenza, meno pericolose per dare soddisfazione a semplici appetiti o pulsioni...
Ciò in un periodo in cui egli aveva già avuto segnali della sua "scomodità" quando egli cominciava certamente ad avvertire che attorno a lui si tesseva una ragnatela...e che una trappola mortale si stava preparando per lui...
Il Pelosi fu una'esca o addirittura un Giuda... e le circostanze inesplicabili della scena del delitto sembrano proprio suggerire lo svolgersi di una esecuzione capitale e insieme di rito sacrificale ...di un martirio e di una profanazione... dove la vittima si sentiva in qualche modo predestinata...come un agnello sacrificale sull'altare del Male...
Ciò che era chiaro è che non bastava uccidere il corpo di Pasolini ma stigmatizzandolo e schernendolo nella sua "anormalità" "schifosa" si volle delegittimare la sua poesia ... il suo pensiero ... il suo allarme... le sua accuse ... le sue sentenze....vanificandole infangandole...
Come in ogni martirio i carnefici non vi riuscirono.
Teaching Documents by Maurizio Giusto
In tale dispositivo, mediante l’antenna, il segnale (o messaggio o grido di battaglia) perviene in forma codificata (strategia) o astratta (radiofrequenza) quindi, all’interno del circuito stesso viene pre-amplificato, decodificato, rimodulato e scisso nei suoi 2 principali canali ad esempio azione o "canale comunicativo testuale" (audio) e azione o "canale commerciale dimostrativo" (video) …
Interessante è notare che la metafora risulta particolarmente efficace e calzante nell’area di output (cinescopio) ove avviene la modulazione del pennello elettronico (messaggio base o segnale portante) che mediante il giogo di deflessione magnetica (bobine poste nel collo del tubo catodico) portano il sistema alla fruizione ottimale del target.
Infatti come l’immagine si forma attraverso la scansione orizzontale e verticale, così l’azione coordinata della forza vendita si manifesta e si sviluppa nelle coordinate topologiche di spazio (aree o regioni) e cronologiche di tempo come le fasi di una campagna vendita (lancio, promozione etc..) o fasi dello stesso disco dimostrativo di vendita (presentazione, illustrazione, motivazione ect)
il dono della percezione della luce sembra il principale mezzo attraverso il quale percepiamo lo spazio e i suoi parenti: volume superficie colore linea eccetera .
In realtà non abbiamo necessariamente bisogno dell'organo di senso primario (?) ovvero della vista per percepire lo spazio. Anzi.
Con questo non mi riferisco solo alla percezione mediata di sensi contigui, un cieco può avere una percezione ed una consapevolezza dello spazio anche maggiore di chi pur dotato dell'aiuto della luce guarda ma non "vede",!!
Così come un sordo può percepire l'armonia o il ritmo musicale semplicemente attraverso il tatto o semplicemente leggendo uno spartito. !!!
Intendo dire che lo spazio ha valenze conoscitive che vanno oltre e prescindono dai sensi primariamente coinvolti o supplenti. (pianta e prospetto sono anch'essi sparti, per chi sa leggerli )
Parlare di spazio significa essere consci che , come il tempo esso in qualche modo ci precede, non solo concettualmente o come categoria kantiana
è piuttosto di un bisogno psicofisico, una nostra emanazione, una sorta di noumeno... o, per meglio dire, l'ambito fenomenico che ospita la nostra necessità di costruire o scegliere o evolvere il "nostro spazio"
(attenzione qui dovrebbe esser chiaro che nel suo noumeno Kant parla d'altro).
Mi spiego, quando un cane o un uomo marcano per così dire il territorio non hanno lo stesso intento costruttivo e combattivo evolutivo di quando scelgono il colore di un cappello
(a meno che non sia uno di quei 6 del "pensare laterale" di De Bono).
Vale dire che se una creatura conquista uno spazio e ne esercita il possesso e il presidio lo stesso grado di disponibilità totale ed esclusiva non può pretendersi per il colore giallo del suo cappello.
Non si va dal notaio per poter essere proprietari dalla proprietà di un cappello di essere giallo.
Certo si potrebbe dire rovesciando i termini che oggi un colore potrebbe essere protetto da brevetto ed essere più presidiabile di un piccolo ranch che il cow boy vede come coronamento del sogno americano e il più delle volte come Mosè non vedrà mai. S
enza parlare poi dell'aleatorietà utopica del cosmopolitismo.
Tornando sui binari e semplificando: casa mia ,posso dire che è mia, non lo stesso posso dire di un generico cubo o sfera di un angolo retto o acuto o del colore rosso sebbene Tiziano col suo "rosso Tiziano" pare l'eccezione che conferma la regola.
In realtà si tratta di una meta-proprietà ovvero data considerazione che ogni singola appropriazione di forme elementari universali è episodica e non oggettiva e non può prescindere da un tessuto di condivisione .
(il socialwebsharing ne è un paradigma)
Per lo spazio l'appropriazione (da cui il concetto di confine) avviene come presidio di un sottoinsieme isolato distinto.
Nel caso del colore più che di appropriazione, si tratta di adozione che non può prescindere dalla universalità e trasversalità del colore:
E'
di fatto un condominio, un condomino simbolico per giunta.
Viceversa la singolarità e il primato percettivo dello spazio è che esso non solo si percepisce e ci avvolge come luce suono profumo superficie e aroma...
Lo spazio si Occupa e ci occupa.
Direte voi, a cosa ci conducono queste considerazioni apparentemente astratte intorno ad una riflessione primaria e antropologica sullo spazio?
Cambiano tutto.
Il Partenone è di tutti.
Quindi anche mio?
Non proprio...
cosa percepisco al suo cospetto?
cosa capisco?
cosa provo
Immaginate cosa provava invece chi vi entrava sapendo di averne l'esclusivo privilegio
Eppure molti vi entravano e moltissimi oggi calpestano i suoi resti...
Si badi bene esse considerazioni valgono per tutto lo spazio ... interiore esteriore, psichico e fisico, compreso quello cosmico, sebbene per i limiti postimi nel delimitare il perimetro di questo studio, pur non tralasciando ogni apporto disciplinare socio-psico-peda-antropologico neuroscientifico e finanche filosofico, mi interesseranno le ricadute specifiche dello spazio architettonico, la sua lettura ed interpretazione anche a prescindere ove occorra da esigenze funzionali, religiose, storiche, estetiche, costruttivo-teclologiche, quando non funzionali ad una analisi se vogliamo strutturale.
Insomma si vorrebbe analizzare l'esperienza spaziale con un approccio elementare e primario avulso da ogni categorizzazione accumulata nella storiografia e in altre discipline concorsuali sull'architettura.
Non avremo però la stoltezza di ignorare tutto il sapere dei giganti sulle spalle dei quali sediamo, non possiamo ignorare, l'Alberti, Bruno Zevi,Ledoux, Le Corbusier, Piranesi, Borromini, Brunelleschi e compagnia bella, e ci sarà utilissimo l'erudito lessico e la magia descrittiva di un Gillo Dorfles.
Si tratta di utilizzare la cultura architettonica accumulata nei secoli come sentieri tematici di lavoro ...mai come dogmi ...
Riducendo i costrutti più efficaci ai minimi termini, raggiungendo un linguaggio finalmente universale e non specialistico.
Raccontare l'emozione spaziale di una cattedrale o dell'abitacolo di un 747 o delle rovine di un tempio greco, con l'ambizione di distinguerli e valutarli
ad un linguaggio pareggiato con l'uomo comune, senza incrostatzioni.
Lo spazio può essere più eccitante di un buon risotto.
Il fatto è che finora pochi di noi sono educati a gustarlo e giudicarlo con la stessa facilità di un risotto perchè privi di strumenti sovrastrutturali e specialistici.
Sembrerà un paradosso partire con questa premessa (diciamolo pure complessa) e puntare ad un pensiero e un modello analitico dello spazio comprensibile da tutti eppure...
Sarà uno sforzo titanico (come sempre è) tendere agli elementi alla chiarezza, ed alla semplicità ma vorremmo parlare di spazio architettonico "come mangiamo"
1° postulato
Lo spazio senza tempo è insignificante, il tempo è il sentiero percettivo dello spazio
Certo vi'erano altre modalità, altre forme di prudenza, meno pericolose per dare soddisfazione a semplici appetiti o pulsioni...
Ciò in un periodo in cui egli aveva già avuto segnali della sua "scomodità" quando egli cominciava certamente ad avvertire che attorno a lui si tesseva una ragnatela...e che una trappola mortale si stava preparando per lui...
Il Pelosi fu una'esca o addirittura un Giuda... e le circostanze inesplicabili della scena del delitto sembrano proprio suggerire lo svolgersi di una esecuzione capitale e insieme di rito sacrificale ...di un martirio e di una profanazione... dove la vittima si sentiva in qualche modo predestinata...come un agnello sacrificale sull'altare del Male...
Ciò che era chiaro è che non bastava uccidere il corpo di Pasolini ma stigmatizzandolo e schernendolo nella sua "anormalità" "schifosa" si volle delegittimare la sua poesia ... il suo pensiero ... il suo allarme... le sua accuse ... le sue sentenze....vanificandole infangandole...
Come in ogni martirio i carnefici non vi riuscirono.
In tale dispositivo, mediante l’antenna, il segnale (o messaggio o grido di battaglia) perviene in forma codificata (strategia) o astratta (radiofrequenza) quindi, all’interno del circuito stesso viene pre-amplificato, decodificato, rimodulato e scisso nei suoi 2 principali canali ad esempio azione o "canale comunicativo testuale" (audio) e azione o "canale commerciale dimostrativo" (video) …
Interessante è notare che la metafora risulta particolarmente efficace e calzante nell’area di output (cinescopio) ove avviene la modulazione del pennello elettronico (messaggio base o segnale portante) che mediante il giogo di deflessione magnetica (bobine poste nel collo del tubo catodico) portano il sistema alla fruizione ottimale del target.
Infatti come l’immagine si forma attraverso la scansione orizzontale e verticale, così l’azione coordinata della forza vendita si manifesta e si sviluppa nelle coordinate topologiche di spazio (aree o regioni) e cronologiche di tempo come le fasi di una campagna vendita (lancio, promozione etc..) o fasi dello stesso disco dimostrativo di vendita (presentazione, illustrazione, motivazione ect)