Dipartimento di Studi Umanistici

The consumption of meat has never been a trivial practice in ancient Near Eastern societies, even when, and where, meat was available in large quantity -this being certainly the case more often than is commonly thought. The act of eating meat involves a wide range of symbolic meanings and ideological implications 2 , and the basic reason for it is quite obvious: the possibility of getting meat for food presupposes the killing and slaughtering of an animal, while its consumption implies a shared opinion that killing is necessary and right. This is why, as we all know, the performance of sacrifices is so closely related -at least in principle -to the practice of eating meat: for this is the only way to re-establish the kosmosthe right order provided by the gods -after the

This contribution is dedicated to a friend whom I never saw depressed in forty years. His optimism and his painstaking activism in the field of Ancient Near Eastern studies can be considered an achievement in itself. When I joined the Tell Beydar excavation in 1997, Mario had already started his activity at Tell Shiukh Fawqani, in the Tishrin region. The energy and intellectual curiosity he put into this adventure are reflected in the remarkable results he obtained in a very short time, impeccably described in the two huge volumes co-edited with Luc Bachelot. During that time and in the following years, when he had moved west to Tell Mishrife (Qatna), there have been many occasions for the two of us to share views and comments about the sites we were investigating and the perspectives of our work. No doubt, part of my notes below owe something to these discussions and to the glasses of spirits we enjoyed together, either in Aleppo, at the Baron hotel, or further east, in the Jazirah.

Uno dei maggiori ostacoli alla caratterizzazione strutturale della società eblaita è costituito dalla difficoltà di intendere adeguatamente (e quindi anche di tradurre) molti dei termini che indicano categorie di persone, sia in rapporto al loro status, sia, più in generale, alle loro funzioni e alla loro sfera di attività. Ciò è dovuto essenzialmente all'uso non tecnico (e talvolta traslato) che gli scribi eblaiti attribuiscono a termini che, in altre epoche e in altri contesti, hanno invece significato tecnico. E' noto, per esempio, che un termine come guruS può qualificare nella documentazione eblaita diverse categorie sociali, dal semplice lavoratore della terra, allo specialista (come può essere un fabbro o un carpentiere), al funzionario palatino. Si tratta in effetti di un termine orientato piuttosto alla distinzione di sesso che non ad una caratterizzazione sociale -e ciò non solo nelle liste di razioni alimentari, dove questo aspetto è più evidente. Per questo si dovrebbe rinunciare ad attribuire a guruS, che vale genericamente «uomo», significati del tipo «lavoratore», «dipendente» o altro, che suggeriscono connotazioni di tipo sociale che possono essere stabilite soltanto sulla base dei contesti specifici (e purtroppo di rado) 1 . Stesse considerazioni valgono ovviamente per dam «donna», ma anche per termini che qualificano raggruppamenti di persone a fini di contabilità, dal generico na-se\\ «persone», ai più specifici é-duru5 kl , ìr-a-nùm, ecc., che non comportano di per sé alcun riferimento alla funzione o al ruolo degli interessati 2 .

1. Questo convegno si occupa di "popoli eletti", ma nel mio contributo si tratterà poco o nulla di popoli e forse ancor meno di "elezione". Mi occuperò invece di paradigmi storiografici che hanno a che fare con ambedue questi concetti. Mi è stato chiesto di affrontare l'argomento partendo dal rapporto che lega i abiru, variamente attestati nelle fonti epigrafiche del Vicino Oriente preclassico, con la storia del "popolo eletto" per eccellenza, quello degli Ebrei ( ivrim). Credo che sotto questo profilo la mia trattazione sarà deludente, mentre forse più utili risulteranno alcune riflessioni che riconducono la problematica dell'elezione d'Israele nell'ambito d'uno scenario più vasto, che riguarda passaggi cruciali della storia del Vicino Oriente, dove Israele è solo uno dei protagonisti.

Lucio Milano 1. Devo premettere a questa relazione 1 che, occupandomi di un tema molto vicino a quello già trattato l'anno scorso in un analogo seminario su "Sistemi finanziari e monetari dell'antichità" (Roma, Banca d'Italia, 3 marzo 2000) 2 , darò per scontati una serie di elementi che riguardano il rapporto e la concorrenza tra argento e orzo come equivalenti di valore e come mezzi di pagamento e di tesaurizzazione in Mesopotamia e nel resto del Vicino Oriente a partire dal III millennio a.C. Inoltre devo sottolineare che la relazione non ha, vista la vastità del tema affidatomi dagli organizzatori di quest'"incontro di studio", carattere organico. Mi sono dunque limitato a cogliere degli spunti e delle riflessioni su aspetti particolari della problematica pre-monetaria in ambito vicino-orientale, che spero possano servire di stimolo alla discussione prevista dal programma.